Unione Europea: illegittimo il finanziamento di 300 milioni.
L'Italia ha «agito in modo illegittimo»: la Commissione europea torna a spiegare a chiare lettere che i 300 milioni di euro versati per Alitalia che il governo Berlusconi ha trasformato da prestito ponte a finanziamento in conto capitale fanno sorgere «seri dubbi» sulla sua compatibilità con il mercato comune.
Come si ricorderà, prima delle elezioni dell’aprile scorso, fallita la trattaiva con AirFrance, il governo Prodi aveva concesso un prestito ponte alla compagnia di bandiera: soldi che avrebbero dovuto tamponare l’emergenza e che sarebbero dovuti essere restituiti entro il settembre 2008. Poi era arrivato il governo Berlusconi, ma nessuna traccia della «cordata» di imprenditori italiani che avrebbero dovuto salvare Alitalia e che era stata uno dei tormentoni della campagna elettorale del futuro premier. E così Berlusconi e i suoi hanno pensato bene di prendere tempo e trasformare il prestito ponte in un finanziamento da non restituire più.
È qui che interviene Bruxelles, con l’apertura di una procedura d’infrazione: l’11 giugno scorso la Commissione europea ha avviato l’indagine sugli aiuti all’Alitalia, ora il testo è stato pubblicato sulla Gazzetta Ufficiale. Il sovvenzionamento pubblico per la compagnia aerea italiana aveva fatto scatenare anche le reazioni di molti altri operatori, uno su tutti RyanAir furibondo con chi ha drogato il mercato.
Il punto è che si è viziato il principio della concorrenza perché nessun privato, vista la situazione finanziaria «gravemente compromessa» di Alitalia avrebbe acconsentito a concedere alla compagnia «qualsiasi prestito e, a maggior ragione, un prestito» poi imputabile «in conto capitale», come ha fatto il governo Berlusconi. Insomma, il governo deve dare spiegazioni perché il finanziamento ad Alitalia non può essere giustificato né come «aiuti di Stato per il salvataggio e la ristrutturazione di imprese in difficoltà», né, come ha provato a sostenere il governo, come strumento per garantire ordine pubblico e continuità territoriale.
Infine, va segnalata la quantomeno insolita posizione della Cisl in tutta questa vicenda. La trattativa con AirFrance è saltata anche perché il piano dell’ad francese Spinetta prevedeva troppi tagli: ora invece il segretario della Cisl Raffaele Bonanni si dice disposto a sedersi al tavolo anche se dovessero esserci 4 mila esuberi, il doppio di quelli previsti oltralpe. Quanto ai silenzi del governo, Bonanni sembra apprezzare: «Con il vecchio governo - ricorda Bonanni - ogni giorno c'era un ministro che diceva che l'azienda stava fallendo, con conseguenze sulla vendita dei biglietti e danni per una società quotata in Borsa: ne ho sentite di tutti i colori e io stesso ci capivo poco». Ora si preferisce dire che va tutto bene, anche se non è vero.
(l'Unità - 22.07.08)
...chi ha nascosto la cordata di Berlusconi, smetta di fare il pirla, e la tiri fuori. Ormai sono passati più di tre mesi dalle elezioni. Come si cide: "ogni bel gioco dura poco", e questa faccenda di nascondere la cordata sta diventando di cattivo gusto...
P.S.: Bonanni fa finta di essere coglione, o è coglione davvero? ai fascisti dell'ANPAC l'ardua sentenza.
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