Leggo su "l'Unità" un tuo articolo, che rassomiglia terribilmente ad una excusatio non petita. Ne riprendo la parte centrale, rinviando chi volesse leggere tutto l'articolo al link seguente:
[...] stando alla Tv-Unica sembra invece che in quella piazza siano risuonate solo alcune frasi di due o tre interventi. E tutto il resto? E le altre tre ore e oltre? E le straordinarie poesie incivili di Camilleri? E le vere lezioni di democrazia «poetica» di Moni Ovadia e Ascanio Celestini? E il collegamento di commovente lucidità di Rita Borsellino? Tutti gli interventi, uno per uno, andrebbero citati, per la ricchezza di spunti che hanno offerto. E non doveva forse essere il silenzio dei media su tutto questo il principale motivo di indignazione?
Caro Flores, da bravo giornalista quale tu sei, indubbiamente non ignori la prima regola del gioco: non fa notizia il cane che morde l'uomo, ma l'uomo che morde il cane. Il "padrone dei media" non aspettava altro che un assist, e noi glielo abbiamo fornito. Anzi, per non sbagliare, gliene abbiamo forniti due. Per inciso: sono stato fra i primi a sottolineare l'elevato tenore degli interventi da te citati, ai quali ho aggiunto quello di Laura Belli, ed il saluto della Mannoia.
Non voglio però evitare di affrontare i temi che sono stati presi a pretesto per un linciaggio della manifestazione spesso precostituito in anticipo. Dunque, Beppe Grillo avrebbe offeso il capo dello Stato. Non ripeterò le argomentazioni sulla differenza tra offesa e critica, già svolte ieri analiticamente da Marco Travaglio. Voglio solo ricordare una circostanza di fatto. Una settimana fa il quotidiano Il Manifesto è uscito con una prima pagina dove campeggiava una foto enorme di Giorgio Napolitano e, a mo’ di unico titolo, una grande e inequivoca scritta: «L’ammorbidente». È più pesante il Napolitano-Morfeo evocato da Grillo o il perfido strale satirico del Manifesto? [...]
Caro Flores, non sono interessato a gare Grillo-Manifesto. Il Manifesto alcune volte mi rappresenta, altre volte no. Alla manifestazione di Piazza Navona, invece, avevo dato la mia adesione, quindi avevo il diritto di aspettarmi che non tradisse le aspettative mie e di altre migliaia di persone come me, che non sapevano del Grillo, altrimenti non avrebbero aderito. Il fatto che altri, eventualmente, abbiano fatto di peggio, non attenua per nulla il mio disagio.
Detto questo, a me lo stile e la logica politica di Beppe Grillo non piacciono. Non ho partecipato ai suo «V-day». Non considero il «vaffa» una conquista nella storia dell’eloquenza democratica. Ma abbiamo accettato, tutti noi promotori, che portasse in diretta il suo saluto alla manifestazione. Che Grillo porti un saluto alla Grillo mi sembra una tautologia, era del tutto immaginabile. Rispetto al suo standard di «vaffa» si è anzi contenuto, basta visitare il suo blog quotidiano per rendersene conto. Fargli portare il saluto è stato un errore, una concessione allo show-business, come scrive Curzio Maltese su Repubblica? È possibile, come tutte le cose controverse. Se non lo volevamo, però, dovevamo deciderlo prima e non invitarlo.
Caro Flores, in questo paragrafo affermi prima di "aver accettato" che portasse un saluto. Poche righe più avanti dici che "non dovevamo invitarlo". Non devo spiegare ad un giornalista come te che sono due cose diverse. Una cosa sarebbe "aver accettato", che presuppone un auto-invito. Altra, e più grave, sarebbe averlo invitato. Funzione passiva contro funzione attiva. Se a te "lo stile e la logica politica di Grillo non piacciono", avresti sbagliato sia ad invitarlo, sia ad accettare che altri del tuo gruppo lo invitassero (Di Pietro?), sia, infine, ad aver "accettato" che "portasse il suo saluto. Oltretutto, Grillo non ha "portato il suo saluto". La Mannoia, ha "portato il suo saluto": 45" d'orologio, e per far questo si è scomodata a venire in Piazza Navona. Grillo ha fatto un intervento di 10 minuti, dagli ozi di Porto Cervo, I suppose (niente di grave), insultando tutto e tutti, e dicendo un fracco di scemenze imbarazzanti.
Quanto alla satira di Sabina Guzzanti, il suo stile attuale appartiene ad un genere «cattivissimo» che negli Usa (e non solo) ha pieno riconoscimento di legittimità, grandissimo spazio e milioni di spettatori, e nessuna «unanime indignazione». Durante la recente visita di Ratzinger negli Stati Uniti, oltretutto, si sono dette e scritte - in quella democrazia da tutti ipocritamente proclamata a modello - contro il Romano Pontefice cose infinitamente più pesanti della «condanna all’inferno» pronunciata da Sabina [...]
Due precisazioni: il peccato eventuale di Sabina non condanna voi, perchè Sabina spesso fa cose molto intelligenti, quindi non era pregiudizialmente escluso che le facesse anche stavolta. Credo che molti siano rimasti sorpresi, non foss'altro per il linguaggio (non sono scandalizzato dalla sostanza: la sostanza non mi scandalizza. Mai). Ma, ancora una volta: non accetterei comunque giustificazioni del tipo "negli USA fanno di peggio", né, ancor meno, posso accettare la frase "...in quella democrazia da tutti ipocritamente proclamata a modello...". Da tutti, meno uno. Io non ho mai proclamato come mio modello alcun paese, e tanto meno gli USA.
Ma di quegli attacchi, il regime di Tg-Unico nulla ha mai fatto sapere ai telespettatori italiani. Del resto, chi dissente in genere fischia, lo hanno fatto perfino i commercianti con Berlusconi. A piazza Navona fischi non ce ne sono stati. Resta però, cosa di cui si preferisce non parlare ma di cui è doveroso parlare - col nostro linguaggio e il nostro stile - il problema della firma del Presidente della Repubblica al lodo-Alfano. Io voglio attenermi allo stile inderogabile della logica. E allora: cento costituzionalisti, a partire da numerosi presidenti emeriti della suprema corte, hanno alcuni giorni fa stilato un appello che dimostra al di là di ogni ragionevole dubbio come il lodo-Alfano sia anticostituzionale. Di più: nello stesso appello hanno dimostrato analoga anticostituzionalità della norma cosiddetta blocca-processi. Tale appello è stato controfirmato sul sito web di Repubblica, al momento in cui scrivo, da oltre 136 mila cittadini. Saranno molti di più quando leggerete questo articolo [...]
Le parti in gioco non sono due (Napolitano e i cento costituzionalisti), ma tre: c'è anche la Corte Costituzionale, la più importante di tutte. Il Giudice di ultima istanza. Ed allora diciamolo una volta per tutte: io sono coi Costituzionalisti (lo sono tanto, che ho linkato sul blog il loro appello). Purtroppo, il lodo Alfano, ultima versione, si avvicina moltissimo (diciamo che si sovrappone) a quanto viene fuori dal bocciato lodo Schifani, da modificare, eventualmente, secondo le indicazioni della Corte. Diciamo che Napolitano (quando e se il lodo arriverà alla sua firma) non potrà non firmarlo, proprio perchè rispetta il dettato della Corte (pena l'innescarsi di un devastante conflitto di attribuzioni). Diciamo, infine, che anche se la salva-berlusconi non fosse stata resa inutile dalla preventiva approvazione del lodo Alfano, sarebbe arrivata in aula innanzitutto come DDL e non come DL, e poi profondamente modificata proprio grazie alla "moral suasion" esercitata da Napolitano. Morfeo? Io credo che abbia fatto, e bene, ciò che poteva fare nelle condizioni date. Gli insulti contenuti nel "saluto" del comico sono quindi impropri nella forma, e scemi nella sostanza, soprattutto ove si consideri che il bravo Beppe (bravo come comico, una volta) ha asserito che "Napolitano ha firmato eccetera". Napolitano avrebbe firmato qualcosa, detto così, che non è ancora stata licenziata dalle camere.
Ora, delle due l’una. Posto che il Capo dello Stato è, secondo una definizione da tutti ripetuta, il «custode della Costituzione», o hanno ragione i cento costituzionalisti (la stragrande maggioranza della comunità degli studiosi della disciplina) e allora il presidente Napolitano non deve firmare le due leggi anticostituzionali in questione. Oppure non è censurabile che le firmi, anzi il suo è un atto dovuto, e allora hanno torto marcio quasi tutti i costituzionalisti italiani, e poiché tra loro ci sono numerosi ex-presidenti della Consulta, vorrebbe dire che la più alta corte della Repubblica è stata per anni in mano ad incompetenti. La logica non lascia scampo [...]
Verissimo: la logica non lascia scampo. E la logica mi dice che:
-a) per intanto stiamo discutendo di cosa eventualmente Napolitano firmerà o non firmerà, e non di cosa "abbia firmato", come da scemenze grillesche;
-b) Se, quando sarò il momento, la maggioranza di governo e la Corte Costituzionale la dovessero pensare in un modo, e Napolitano, insieme ai cento costituzionalisti, la dovessero pensare nel modo opposto, la firma di Napolitano, che ci piaccia o meno (e a me non piace) non potrà essere evitata. Al primo o al secondo giro. E a Napolitano resterebbe solo il potere di abbozzare, firmare, ed eventualmente rivolgere un appello al Popolo.
Come sempre cordialmente, Tafanus
(Ringrazio per la segnalazione dell'articolo)
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