L'ex "sport-pulito", da dieci anni tradisce sistematicamente la passione dei tanti appassionati. Una delusione via l'altra. E' ancora lecito scaldarsi per questi personaggi, che erano vissuti come eroi del sudore e della fatica, specie se contrapposti ai viziatissimi velinari del pallone?
C'era qualcosa di eroico, di drammatico, nella percezione della fatica sovrumana di questi eroi. E' comprensibile come sulle salite leggendarie del Tour e del Giro si assiepassero, a volte, centinaia di migliaia di appassionati, anch'essi puliti, se confrontati alle tifoserie organizzate e violente del calcio. Sulle strade della leggenda folle sterminate di appassionati sostenevano calorosamente e sinceramente chiunque fosse primo (a prescindere dalla nazionalità), quasi con lo stesso calore col quale si applaudiva chi arrancava, stremato dalla fatica, nelle retrovie. Era rispetto per la fatica. Era la consapevolezza che il più ricco fra i ciclisti guadagnava, faticando come una bestia, come il cinquantesimo calciatore, o come il centesimo tennista.
Poi è iniziata la storia brutta del doping, e la caduta degli dei. La prima, brutta ferita inferta alla nostra ingenua passione per questo sport è iniziata 10 anni fa, con la cacciata di Marco Pantani, il "Pirata" da un Tour de France che si accingeva a vincere a modo suo, stroncando gli avversari, uno dopo l'altro, a furia di scatti. Uno, cinque, dieci... alla fine, come da copione, tutti mollavano, e l'eroe con la bandana andava via solitario.
Restare senza miti popolari nello sport popolare era stata una cosa durissima, per gli appassionati. Poi, anni dopo, timidamente spunta un nuovo campione: Ivan Basso, quello che "King Armstrong" aveva pronosticato come suo successore. Una personalità opposta a quella mediatica di Pantani. Basso, pur correndo da grandissimo campione, in termini di segni esteriori non andava mai sopra le righe. Mai una bandana, mai un orecchino, mai uno scatto inutile in un momento inutile. Con Ivan Basso, le mitiche strade del ciclismo avevano ricominciato a conoscere le folle d'antan...
Poi, due anni fa, una nuova doccia gelata. Anche Basso "si faceva". Anche Basso squalificato. Se il ciclismo non era defunto, certamente era in stato precomatoso. Il ciclismo DEVE essere sudore e sangue. Non ci si può esaltare, come accade per dieci tappe al Tour, per lunghi trasferimenti di 250 chilometri, e per una volata finale che crea spettacolo per due miseri minuti finali.
Quest'anno, appare all'orizzonte quello che sembra essere il nuovo Pirata. Si chiama Riccardo Riccò, soprannominato "Il Cobra". Guascone, a volte troppo, ma non privo di talento. Lascia ben sperare. Secondo al Giro, partecipa a sorpresa al Tour, che non doveva correre, e sul Col d'Aspin compie una grande impresa. Passa qualche giorno, e finisce in galera: positivo al CERA (Epo di terza generazione). Fine di un altro mito.
Oggi, infine, la notizia che ci ha fatto più male: probabile squalifica per doping di Marta Bastianelli, 23 anni, campionessa del mondo in carica. L'anno scorso il Tafanus aveva dedicato un entusiastico (e quindi imprudente) post alla Bastianelli, in occasione della sua netta vittoria del mondiale su strada, a 22 anni, sui grandi "mostri" dell'Est. La nostra delusione di oggi è direttamente proporzionale all'ammirazione ed all'affetto coi quali avevamo scritto di questo evento.
Non sappiamo come finirà questa ennesima brutta storia. Quel che è certo, è che oggi ci sentiamo traditi da persone che abbiamo amato, e ci sentiamo orfani, deprivati delle emozioni che solo lo sporti "più bello del mondo" riusciva ancora faticosamente a regalarci.
In calce, il post che avevamo dedicato, a caldo, a Marta Bastianelli. Sono passati solo 10 mesi, sembra passato un secolo:
Bella Italia! Marta Bastianelli campionessa del mondo di ciclismo su strada
Vincere con distacco, a Stoccarda, a vent'anni. Arrivare
da sola, a Stoccarda, dove i tedeschi erano già pronti a festeggiare la loro
favoritissima campionessa. Mettere in riga tutte le superwomen tedesche,
olandesi, russe. Dare agli "auslaender" italiani, ai "macaroni" italiani, un
attimo d'orgoglio indimenticabile.
Una terza piazza per un'altra
italiana, la Bronzini (omen nomen!); quinta la Cantele. Una squadra compatta,
affiatata, altruista. Un trionfo per la piccola Bastianelli, figlia di un
autista d'autobus e di una "addetta" ad una impresa di pulizie. Ecco, questa è
l'Italia che ci piace...
P.S.: Quando i controlli antidoping si fanno seri, le superwomen della mitteleuropa e le russe affondano miseramente.
Ecco come Repubblica riporta la notizia:
Doping, positiva la Bastianelli, iridata 2007 di ciclismo su strada. Esclusa dalle Olimpiadi in attesa delle controanalisi. La campionessa mondiale avrebbe utilizzato uno stimolante vietato
Nel settembre 2007 aveva trionfato nei mondiali di Stoccarda. La madre: "Solo un farmaco per perdere peso"
PECHINO - Ancora doping nel ciclismo italiano. Marta Bastianelli, campionessa del mondo su strada e speranza azzurra per una medaglia a Pechino, è stata trovata positiva ad uno stimolante. Il controllo anti doping è stato effettuato il 5 luglio durante gli europei Under 23 di Verbania. La Bastianelli è tra le convocate per le Olimpiadi di Pechino. L'azzurra è stata subito esclusa dalla squadra [...]
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