Normalmente i leghisti si dividono in tre categorie: I catecumeni, I piagnoni e gli sgamati. I catecumeni sono coloro che umanamente schifati dai capi di ogni colore, volendo a tutti I costi dir la loro, si aggrappano – per incultura o disperazione - a vane, mirabolanti e contraddittorie promesse, sperando in una futurissima quanto improbabile soddisfazione. Nel giocondo e passato regno borbonico si definivano anche “lazzari” non tanto alludendo alla loro discussa attitudine lavorativa, quanto alla connaturale – sovente incolpevole - povertà ed ignoranza. I piagnoni sono coloro che invece, essendo affetti da vizi, in parte congeniti ed in parte acquisiti, del tipo accidia, mancanza di intraprendenza, rifiuto della responsabilità, timore delle decisioni in proprio, attesa fideistica delle virtù altrui, decidono di credere alle menzionate mirabolanti promesse, nella fallace speranza di trovare senza faticare ristoro ai propri difetti. Gli sgamati invece sono coloro che pure essendo appartenuti in passato ad una delle precedenti categorie, hanno avuto il dono della folgorazione berlusconiana. Ovvero hanno ben compreso che é comodissimo predicare gagliardamente e far carriera fidando sulla forza elettorale di catecumeni e piagnoni, é altrettanto comodissimo godere dei privilegi conseguenti, ma é spaventosamente pericoloso tradurre in pratica le idee proclamate, per il fondato e temutissimo rischio di essere retrocessi alle categorie di passata appartenenza, non solo perdendo le prebende, ma dovendo tornare a lavorare per campare modestamente. In particolari casi il far parte degli sgamati, senza aver però perso totalmente I ricordi delle precedenti appartenenze, porta a crisi interiori che sfociano in etilismo, disturbi della personalità, per arrivare ad altre più complesse ed invalidanti patologie.
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Ciò premesso é dunque evidente che i leghisti, nonostante le predette ricorrenti crisi esistenziali, seguano pedissequamente i dettati della convenienza berlusconiana, anche se in macroscopico contrasto, proprio con i principi da loro proclamati. Ma pare che i leghisti siano, mal contati, il 10% degli italiani, o ottimisticamente il 15% aggiungendovi una fetta di simpatizzanti occulti. Vi é poi, ahimè, un buon 25% di concittadini che di berlusconismo campa ed anche benino senza faticare come I comuni mortali. Ma fatta anche questa deduzione resta il 60% di noi a cui é evidente, anche senza dover leggere o comprendere le descrizioni dotte e forbite di giornalisti e politici, che il Berlusconi è riuscito a comprarsi l’Italia e la sta trattando come una sua attività personale. Attività dove agli ossequienti con mansioni direttive tipo lo schifoso (perdonate) Fede va patrimonio e moglie in parlamento, agli esecutori di manovalanza resta il posto di lavoro a contratto individuale e salario di sussistenza (sempre che l’obbedienza sia pronta, assoluta, deferente e soprattutto silente), agli ignavi inutili é concesso vivere (e delinquere) alla giornata purché non disturbino gli asseverati nel sistema. Infine per chi si azzarda a manifestare anche un minimo di dissenso vi é l’ostracismo e la miseria. Difatti é principio fondamentale della filosofia berlusconiana che chi mangia gratis da re, particolarmente se sa di non meritarlo, si trasforma in servo ossequiente, mentre chi non sa la mattina se mangerà a mezzogiorno, penserà a riempirsi la pancia senza aver tempo di sindacare il volere dei superiori. Sani concetti che hanno fatto la fortuna di potenti dittatori e che hanno tenuto (e tengono) nella miseria e sottosviluppo I popoli per secoli.
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Dunque sappiamo senza bisogno di tante cerimonie e sofismi il nostro passato, presente e futuro. Ora ai tempi di Bertoldo chi comandava era scelto per appartenenza ereditaria ed usava I gabellieri e la forca per amministrare il proprio potere. Dunque chi pur ben sapendo il proprio destino, ma avendo solo due braccia si conformava alla sofferenza imposta aveva un’attenuante ed una speranza. Quella che a furia di creare scontenti il loro numero divenisse tale da poter rovesciare con la forza fisica gli sfruttatori, pur con tutti gli eccessi ed errori conseguenti.
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Noi invece – P E R A D E S S O – I capi li eleggiamo. Nel nostro mondo il potere si basa sul consenso e non sulla forca. Dunque – mica per parafrasare il Di Pietro – perché quel 60% - stimato dalla matematica di Bertoldo – non scende per strada – pacificamente – a manifestare il proprio dissenso per leggi assurde e lesive dei più elementari diritti ed interessi della gente onesta?
Quando avevo qualche decennio di meno e facevo l’operaio in filatura e lo studente alla sera, nel mio piccolo, se le ferrovie non ci facevano funzionare I treni mica si faceva I piagnoni, mica si spaccavano I vagoni che avevano già 50 anni, semplicemente ci si sedeva sui binari, soprattutto quando viaggiavano quei treni che allora in prima pagata da noi portavano I capi. Per carità non si otteneva il 100% ed I ritardi c’erano ancora, ma l’autorità ci portava rispetto, cosa che adesso no fa più.
E.S.
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