"Lorsignori", come li chiamerebbe Fortebraccio se fosse ancora vivo, hanno sempre la capacità di stupirci. Prendete Maurizio Sacconi. E' uno che è riuscito a vivere tutta la stagione del craxismo, traendone qualche non secondario beneficio, senza accorgersi che in casa socialista si rubacchiava. Sembra che dei guasti fatti dal craxismo si sia accorto solo il buon Formica, quando diceva che "il convento è povero, ma i monaci sono ricchi".
Andreotti, con l'ironia che lo contraddistingue, aveva creato, molti anni fa, un celebre aforisma: "In Italia ci sono due categorie di pazzi: quelli che credono di essere Napoleone, e quelli che pensano di poter risanare le Ferrovie dello Stato". Si fosse espresso dieci anni più tardi, siamo sicuri che avrebbe aggiunto un'altra categoria: "quelli che allontanare l'età pensionabile è "quasi urgentissimo". Dev'essere fatto quasi subitissimo, altrimenti anneghiamo, quasi certissimo".
Dev'essere fatto, quasi subitissimo, ma se possibile è meglio se a farlo saranno altri.
Ricordate la riforma Dini? Il passaggio al sistema contributivo, alla lunga, è forse il solo sistema sostenibile. Ma che senso ha proporre un passaggio al sistema contributivo talmente graduale che si sarebbe compiuto in un quarto di secolo?
E cosa dire del fantastico "scalone" messo nero su bianco dal precedente governo Berlusconi? Come sempre, si avvaleva dell'opera di un genio come Maroni, il tastierista di Varese. La riforma di Maroni era così "quasi urgentissima" che non l'ha fatta subito, ma ne ha fissato la data anni avanti, quando, secondo tutti i sondaggi, a governare (e a prendersi la patata bollente) sarebbero stati altri. Non solo, ma alla mezzanotte del 31 Dicembre 2007, si sarebbe scatenata la lotteria: fra i nati un minuto prima della mezzanotte, e i nati un minuto dopo, ci sarebbe stata la condanna ad altri tre anni di lavori forzati. Il "gratta e vinci", diciamocelo, sarebbe stato più equo.
Adesso ci riprova il post-craxiano Sacconi. Quello che il paese è povero, e quindi sono rischiesti sacrifici. Agli altri, possibilmente. Allego in calce un breve estratto dell'articolo di Repubblica che ci da notizia di quest'altra sacconata. Anche per Sacconi, come già per i suoi predecessori, la riforma è "quasi urgentissima", tanto che vforrebbe farla partire non già in Settembre 2008, ma, ancora una volta, "a babbo morto: nel 2013.
Il Sacconi, pura scuola craxian-berlusconiana, ha trovato un termine molto bello, per titolare il suo "libro bianco": "La vita buona nella società attiva". Che cazzo ci sia di buono nella vita che prospetta, non è dato capire. Libro Bianco? No: libro marron. Perchè, vista l'urgenza, non iniziamo subito? (...magari allungando l'età lavorativa di due mesi ogni anno solare...) Ma è semplice!!! perchè la riforma del saccone non è urgentissima, è "quasi" urgentissima. Ecco un piccolo estratto del sacconi-pensiero:
"...il welfare così com'è non va. È sorpassato dai tempi. Rischia di crollare sotto la ferrea legge della demografia (troppi anziani, pochi bambini) e dallo tsunami della globalizzazione. Alcune conseguenze già si vedono. Ma nei prossimi anni sarà dura: dal 2050 il costo della sanità potrebbe raddoppiare, mentre il sistema pensionistico avrà meno risorse. Dunque dal 2013 va rivisto all'insù anche il limite dei 62 anni per la pensione..."
La proposta arriva dal ministro del Lavoro Maurizio Sacconi, che s'è posto l'arduo compito di rifondare il welfare. E le pensioni, cui hanno messo mano prima Dini, poi Maroni e in ultimo Prodi. Al Consiglio dei ministri di ieri ha presentato un Libro Verde sul futuro del modello sociale, "La vita buona nella società attiva".
Noi, che siamo stronzi, e non ne abbiamo mai fatto mistero, sottoponiamo al Sacconi una piccola lista di problemi e domande:
-1) Se la riforma è urgentissima, perchè non iniziamo subito?
-2) Se la "riforma dello scalone" era così giusta, intelligente ed ineluttabile, perchè non la facciamo? in fondo, siamo già nel 2008... siamo in ritardo già di otto mesi. O no?
-3) Se il sistema attuale è la causa di tutti i mali italiani, come mai la gestione pensionistica dell'INPS, al netto degli impropri oneri assistenziali, è attiva?
-4) perchè non cominciamo da un segnale piccolo piccolo, equiparando il trattamento pensionistico dei parlamentari a quello degli altri cittadini? oppure sacconi (minuscolo) è convinto di essere "più uguale degli altri"?
-5) perchè coloro (e sono tantissimi, specialmente donne) che hanno versato in vita loro meno di dieci anni di contributi, devono regalare questi contributi a Sacconi (non avendo diritto neanche ad una lira di pensione), e non possono recuperare almeno i capitali inutilmente versati, magari aumentati solo dei ridicoli interessi di legge?
-6) come pensa sacconi di combattere la tremenda disoccupazione giovanile? tenendo con le catene al lavoro gli anziani ancora per qualche anno, e liberando i relativi posti di lavoro sempre più tardi?
-7) pensa sacconi che il problema demografico (invecchiamento della popolazione) si risolva ritardando sempre di più l'ingresso dei giovani nel mondo del lavoro "stabile", e quindi la possibilità di mettere su una famiglia?
Ci faccia sapere, Sacconi. Lei è sempre così pacato, quando parla... sembra quasi che, prima di parlare, si sia preso persino la briga di pensare. Non ci deluda.
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