Seconda fuga a Tricastin in 16 giorni
Cento operai della centrale nucleare del Tricastin, dove alcuni giorni fa c'era stata una fuga di materiale radioattivo, sono stati contaminati «leggermente» da elementi fuorusciti da una tubatura nella reattore numero 4, fermo per manutenzione. Lo ha reso noto la direzione di EDF. È il secondo incidente nella stessa centrale. Il 7 luglio nella centrale nucleare di Tricastin, regione di Vaucluse, una perdita di acqua radioattiva contaminò anche i fiumi vicini. Gli operai irradiati nella centrale di Tricastin, che si trova a oltre 200 chilometri dall'Italia, sono stati contaminati dal cobalto 58. [...]
I 97 dipendenti sono stati evacuati d'urgenza dalla centrale quando l'allarme della contaminazione si è messo a suonare per una fuga nel reattore numero 4. Fra i 97, sarebbero 91 ad aver presentato segni di contaminazione al cobalto 58, un «metallo bianco» che entra nella composizione di leghe speciali, pneumatici e coloranti ma che, attivato a livello radio, è presente nei reattori e, da solo, possiede il 39% di tutta l'attività irradiante. [...]
L'Istituto vigilanza sui rischi nucleari francese però pubblicherà un avviso sull'incidente, una procedura insolita perchè normalmente l'Asn pubblica l'avviso a partire dal livello uno. Ma secondo la portavoce, la decisione è stata presa per via del contesto (tre incidenti nucleari in quindici giorni) e dell'esposizione di un centinaio di persone. La dose radioattiva rilasciata, tuttavia, è stata definita «poco importante».
Solo lunedì scorso si è avuta notizia della contaminazione di altri quindici operai dell'impianto nucleare di Saint Alban, nella regione dell'Isere (sud della Francia) per la fuoriuscita di liquido radioattivo. Lo rendeva noto sempre l'Edf, l'azienda elettrica francese. «Gli operai sono stati leggermente contaminati nel corso di un intervento di manutenzione su un cantiere dell'unità produttiva numero due», ha indicato un responsabile della direzione.
Molte polemiche sulla possibilità che l'Italia possa riabbracciare il nucleare, come vuole il governo Berlusconi. «Sul gravissimo incidente alla centrale nucleare di Tricastin nel Sud Est della Francia, che vede coinvolti cento operai, le autorità italiane vigilino attentamente», dichiara il senatore Roberto Della Seta del Pd. «Un fatto di una gravità inaudita che mette a rischio la vita di migliaia di persone e i cui effetti non siamo ancora in grado di determinare. Più che ad una centrale sembra di essere di fronte ad un colabrodo».
Per Ermete Realacci «uno dei problemi che il nucleare porta con se è la mancanza di trasparenza. È sconcertante che solo oggi venga resa nota la notizia che 100 operai siano rimasti contaminati dopo l'incidente della centrale di Tricastin», afferma Realacci, ministro dell'Ambiente del Governo Ombra del Pd. «Non è neanche chiaro - aggiunge - se ci sia stato o meno un nuovo incidente. Chiediamo al Ministro dell'Ambiente e al Governo italiano di chiedere urgentemente all'Aiea di riferire senza omissioni quanto accaduto in Francia». Per Angelo Bonelli dei Verdi «la catena d'incidenti alle centrali nucleari francesi dimostra quanto il ritorno all'atomo sia altamente pericoloso. Il nucleare radioattivo è, infatti, è insicuro e costoso e non è una soluzione nè alla questione climatica che a quella energetica». Angelo Bonelli dei Verdi ha commentato la notizia dell'avvenuta contaminazione di circa 100 lavoratori della centrale atomica francese di Tricastin a 160 chilometri dal confine con l'Italia. «Il Governo Berlusconi abbandoni la follia del ritorno a nucleare - ha concluso Bonelli - se così non fosse si compierebbe una vera e propria truffa nei confronti dei cittadini sulle cui spalle ricadrebbero gli enormi costi economici, sociali ed ambientali. Siamo pronti a mobilitarci per contrastare questo imbroglio ai danni degli italiani».
Per l'ex ministro dell'Ambiente, Alfonso Pecoraro Scanio«Si tratta di un vero e proprio allarme nucleare: quattro incidenti a centrali atomiche nel Paese più attrezzato dal punto di vista tecnico dimostrano quanto sia rischioso il ritorno all'atomo - afferma -. Se il governo non rinuncerà a questa vera e propria follia di tornare al nucleare - conclude - lavoreremo per promuovere un nuovo referendum».
...un incidente nucleare al giorno toglie il medico di torno. Come la mela. Solo che l'incidente nucleare, al contrario della mela, toglie di torno il medico, e fa arrivare il becchino. Sconcertanti le dichiarazioni di Scajola:
"...ho visto che questi episodi sono tutti sotto il livello minimo di pericolosita. Mi domando se questa enfatizzazione non sia eccessiva...". Ad affermarlo e' il ministro dello Sviluppo economico Claudio Scajola commentando i recenti incidenti accaduti in alcune centrali francesi..."
Questo stronzo è lo stesso stronzo che "si domandava" se Marco Biagi, quando denunciava di essere stato minacciato e chiedeva una scorta, non fosse alla caccia di status-symbols. Insomma, un rompicoglioni. Ora Marco Biagi è un rompicoglioni morto, e Scajola uno stronzo vivo.
A questo stronzo vorrei ricordare che il sottoscritto, per una "lieve contaminazione" da cobalto, subita nei primi anni '60 presso il "Centre d'Etude pour l'Energie Nucléaire" di Mol (Belgio), a distanza di anni si "sfaldava" la pianta dei piedi annerita, indurita, insensibile. Ad altri è andata peggio. A questo stronzo, che straparla di cose che non capisce e non conosce, vorrei ricordare che soldati italiani, che hanno avuto contatti con una cosina dal nome innocuo come "uranio spento", continuano ad ammalarsi ed a crepare. Chi volesse saperne di più, può leggere questo articolo:
LA MORTE LENTA DELL'URANIO SPENTO
FACCIAMO UNA BELLA CENTRALE NUCLEARE AD IMPERIA: Quest'uomo merita la sua "centrale di terza generazione e mezza" sotto casa. In his backyard. Ecco chi è questo Scajola:
"...Claudio Scajola ha 60 anni. Si iscrive giovanissimo alla Direzione della DC. Prova a laurearsi in legge, ma non completa gli studi. Riesce a raccattare una laura nel 2000, a 52 anni, honoris politicae. Nel 1980 venne eletto nel Consiglio comunale di Imperia, che, dopo due anni, lo elesse sindaco, ma dopo un anno fu costretto a dimettersi a causa di pesanti accuse giudiziarie.
Nella vicenda, relativa a un appalto per la gestione del Casinò di Sanremo, Scajola venne coinvolto inizialmente nelle indagini per essere stato presente a un incontro segreto in Svizzera insieme a una delle parti in gara [...] Nell'elezioni politiche del 1996 venne eletto deputato nel "Polo per le Libertà".
La magnifica gestione del G8
Nel 2001 Scajola viene nominato ministro dell'Interno. Sotto la sua gestione avvengono i Fatti del G8 di Genova. Nel febbraio 2002, il ministro Scajola dichiarò in relazione all'organizzazione del G8 di avere autorizzato ad aprire il fuoco in caso di ingresso dei manifestanti nella zona rossa ("...Fui costretto a dare ordine di sparare..."). Tali dichiarazioni suscitarono sconcerto e vivaci polemiche. Vittorio Agnoletto, portavoce del movimento no-global, chiese le dimissioni del ministro, sostenendo che le affermazioni di questi costituivano prova dell'esistenza di "un piano di repressione organizzato da governo, carabinieri e servizi segreti. In seguito Scajola ritrattò, definendo "non del tutto propria sotto il profilo giuridico e approssimativa se estrapolata dal contesto" la dichiarazione da egli stesso rilasciata e affermando di non aver mai dato ordine alle forze dell'ordine di aprire il fuoco sui manifestanti.
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Il caso Biagi e le dimissioni
Nel 2002 venne assassinato Marco Biagi, consulente del governo. Scajola finì al centro di polemiche poiché il ministero da lui diretto aveva tolto la scorta a Marco Biagi nonostante questi avesse manifestato preoccupazione per la propria vita. Il 30 giugno 2002 il Corriere della Sera e il Sole 24 Ore pubblicarono una chiacchierata tra Scajola e i giornalisti:
"...a Bologna hanno colpito Biagi che era senza protezione ma se lì ci fosse stata la scorta i morti sarebbero stati tre. E poi vi chiedo: nella trattativa di queste settimane sull'articolo 18 quante persone dovremmo proteggere? Praticamente tutte». E a questo punto il ministro sorprende i presenti quando gli viene detto che Biagi era comunque una figura centrale nel dialogo sociale: protagonista del patto di Milano, coautore del Libro Bianco, consulente del ministero del Welfare, della Cisl, della Confindustria. C'è un attimo di silenzio, Scajola volta le spalle, si blocca, azzarda: «Non fatemi parlare. Figura centrale Biagi? Fatevi dire da Maroni se era una figura centrale: era un rompicoglioni che voleva il rinnovo del contratto di consulenza". Tali affermazioni portarono alle dimissioni di Scajola il 4 luglio 2002.
Dall'8 maggio 2008 ricopre la carica di Ministro dello Sviluppo Economico nel Governo Berlusconi. E' in questa nuova funzione, assolutamente spropositata rispetto al suo curriculum, che ha iniziato a straparle di nucleare, coprendosi di ridicolo in tutto l'orbe terracqueo.
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