La vittima è un laureando in economia e figlio di un ministro del paese africano - Il giovane è stato prima insultato: «Sporco negro, torna al tuo paese». Poi sono arrivati calci e pugni
GENOVA - Un ventiquattrenne angolano, Assuna Benvindo Muteba, figlio di un dirigente del ministero del'Innovazione dell'Angola e studente laureando in economia e commercio a Genova, è stato aggredito, insultato e ferito venerdì notte di fronte a testimoni da 13 estremisti di destra. Il giovane, attraverso le pagine del quotidiano genovese «Corriere Mercantile» , ha denunciato l'aggressione subita venerdì notte sulla passeggiata Anita Garibaldi di Genova Nervi. Sul caso indaga la polizia di Genova che sta procedendo all'identificazione degli aggressori. Il ventiquattrenne ha riportato lesioni al capo e agli arti giudicate guaribili in otto giorni dai medici del pronto soccorso dell'ospedale San Martino di Genova che lo hanno visitato e dimesso.
PRIMA GLI INSULTI, POI L'AGGRESSIONE - Secondo quanto riferito dalla vittima e dalla ragazza che era con lui, in principio otto giovani italiani dall'aspetto e dai modi di estremisti di destra hanno preso a insultare il giovane angolano. Avrebbero pronunciato frasi pesantissime: «Stasera ho voglia di picchiare qualcuno. Guarda sta passando uno sporco negro...quasi quasi mi sfogo con lui. Puzzi, lo sai negro? Te ne devi tornare al tuo paese, in Africa. Ti ammazzo», avrebbe detto uno di questi. Il ventiquattrenne ha cercato di evitare contatti, senza riuscirvi. Gli otto gli si sono fatti intorno e hanno preso a malmenarlo. Al primo gruppo di aggressori si sono unite altre cinque persone. Solo quando la ragazza ha chiamato la polizia, il gruppo si è dileguato. «È stato terribile - racconta il giovane sulle pagine del quotidiano - Mi arrivavano colpi da ogni parte. Al volto, alle gambe, all'addome. Non riuscivo a respirare, non vedevo nulla. E poi gli insulti, terribili. Non voglio neppure ripeterli. Cosa ho pensato in quel momento? Solo a non cadere, a rimanere in piedi. Se fossi finito a terra probabilmente a quest'ora non sarei qui a raccontare questa storia».
Questa edificante storia ferragostana mi è stata segnalata da Diabolik, che ringrazio. Qualche giorno fa, in un post intitolato
.
ROMA "CITTA' APERTA": A UNA MANICA DI STRONZI
.
avevo volutamente usato, in maniera iterativa, l'epiteto di "stronzi", a carico di chi aveva eseguito e tollerato un episodio di razzismo molto meno grave di quello appena segnalato da Genova.
.
Alcuni lettori del blog (onorevoli post-craxiani o neo-berlusconiani, fascisti post-Fiuggi, patani, nonchè alcuni destinatari della newsletter) avevano recriminato non tanto sul merito dei fatti (che sono incontrovertibili), quanto sul linguaggio usato per definirne gli autori.
.
Questa volta non ripeterò lo stesso errore. Anzi, farò di meglio: chiederò alle persone la cui sensibilità ho ferito involontariamente con l'articolo precedente, di indicarmi loro delle definizioni "appropriate" per questi tredici gentiluomini, coerenti con l'accaduto, ed al contempo "politically correct". Insomma, una sorta di quadratura del cerchio.
SOCIAL
Follow @Tafanus