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Sette regioni mantengono le altre, che farebbero fatica a tenere aperti ospedali e scuole. Da Bolzano alla Sicilia, ecco chi rischia la crisi, con la riforma voluta dalla Lega.
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Raffaele Lombardo, viceré berlusconiano in Sicilia, c'è andato giù duro. All'inizio di agosto, celebrando i primi cento giorni da presidente della Regione, ha detto di non considerare l'unità d'Italia un vantaggio per la storia siciliana. Subito dopo, però, ha annunciato che tratterà con il ministro leghista Roberto Calderoli, artefice del federalismo fiscale prossimo venturo, il modo per salvaguardare il fiume di denaro pubblico che affluisce nell'isola, facendone la regione più assistita d'Italia.
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L'ambiguità di Lombardo, autonomista a parole, ma centralista quando si tratta di incassare, ha una spiegazione semplicissima. La questione siciliana è uno dei punti critici che il governo di Silvio Berlusconi dovrà affrontare per regalare agli alleati della Lega Nord e all'Italia intera il federalismo fiscale, una riforma che nel Meridione preoccupa i più. Il motivo lo mostra la figura di pagina 46. Nessun'altra regione ha un bilancio così negativo fra le spese sostenute complessivamente dalle amministrazioni pubbliche sul suo territorio e le entrate fiscali raccolte dai cittadini che lo abitano. Un saldo che in Sicilia è un baratro: oltre 13,2 miliardi di euro.
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IN SETTE PAGANO PER TUTTI
I dati, elaborati dall'Ufficio Studi dell'Associazione degli artigiani (Cgia) di Mestre, descrivono il punto da cui parte l'Italia per intraprendere la riforma federalista. Il fattore chiave è il residuo fiscale, la differenza fra quanto lo Stato incassa dai cittadini di ogni regione e quanto spende per loro. Su 19 regioni e due province autonome, solo sette hanno un residuo positivo: si va dai 38 miliardi della Lombardia ai 2 delle Marche, passando per Veneto, Emilia Romagna, Piemonte, Toscana e Lazio. Se si considerano i dati per abitante, nella classifica dei più tartassati, restano in vetta i lombardi, o almeno quelli che pagano le tasse: ogni anno elargiscono alla pubblica causa 4 mila euro a testa, seguiti dagli emiliani con 3.656. I più fortunati invece sono i valdostani: grazie alle prerogative dell'autonomia incamerano circa 4.191 euro l'uno […]
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CHI CI PERDE DI PIU’ COL FEDERALISMO IN SALSA CALDEROLA?
Elaborando i dati messi insieme dalla CGIA, abbiamo messo in fila le regioni che attualmente attingono di più alle casse dello stato centralista. In altri termini, una regione come la Val D’Aosta, con un deficit pro-capite di 4.191 €, è quella che perderebbe più di tutte col federalismo.
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Valle d'Aosta (4.191)
Sicilia (2.648)
Calabria (2.598)
Basilicata (2.311)
Molise (2.115)
Sardegna (1.419)
Puglia (1.403)
Campania (1.137)
Provincia di Trento (1.007)
Abruzzo (875)
Umbria (602)
Friuli Venezia Giulia (576)
Provincia di Bolzano (565)
Liguria (530)
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Lazio 707
Toscana 1.358
Piemonte 1.375
Marche 1.439
Veneto 3.292
Emilia Romagna 3.656
Lombardia 4.000
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(Tra parentesi i dati negativi - Fonte: Elaborazione Ufficio Studi CGIA Mestre su dati Conti Pubblici Territoriali (Ministero dello Sviluppo Economico)
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...ecco... il federalismo fiscale in salsa bossian-calderoliana non si farà mai; le sette regioni "below the line" (dal Lazio alla Lombardia), ci guadagnerebbero. Ma alcune (Lombardia, Veneto), voterebbero a destra COMUNQUE: che si faccia o non si faccia loro il regalo del federalismo fiscale. Per affinità elettiva. Quindi sarebbe inutile regalar loro dei soldi. Altre (Emilia e Romagna, Toscana, Marche) voterebbero a sinistra comunque, per ragioni speculari. Le uniche regioni in vendita sarebbero eventualmente il Piemonte ed il Lazio.
Tutte le regioni "over the line". e cioè dalla Val d'Aosta alla Liguria, avrebero da perdere, e a volte anche tanto. Ecco, qualcuno questi conticini inizia a farli. A cominciare da quel leghista del sud da operetta che risponde al nome di Lombardo, controfigura di Totò Cuffaro. Può permettersi di togliere dale tasche di ogni siciliano (vecchi e bambini inclusi), 2.645 euro a testa? No, non può.
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Tanto è vero che, incontrando il Calderolo, ha già spiegato che si. il Federalismo si farà, lo abbiamo "messo nel programma", e su questo abbiamo "preso i voti". Però, insomma, con una certa gradualità... Diciamo, una moratoria di dieci anni?
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Calderolo dovrà risalire quelle valli della bergamasca che aveva così baldanzosamente disceso, e spiegare che si, per carità! il federalismo è cosa fatta. Però inizieremo nel 2018, altrimenti due terzi di italiani si incazzano come biscie. Lo faremo, lo faremo. Nel lungo termine.
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Maynard Keynes usava dire che a lui del "lungo termine" non fregava una mazza, perchè nel lungo termine saremo tutti morti. Anche Calderolo, anche Lombardo.
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