Esattamente un anno fa, di questi tempi, si consumava un avvenimento epocale: Beppe Grillo trascinava in piazza folle osannanti, convinte che il comico avrebbe cambiato il corso della Storia con la sua mezza paginetta di minchiate pomposamente definita "Proposta di Legge di Iniziativa Popolare".
Ho contrastato questa cosa con tutte le mie forze, con alterni risultati. Alcuni (pochi) sono venuti sulle mie posizioni. Altri sono andati via indignati. Alcuni in silenzio; altri con raffinate allusioni a problemi di cateteri e pappagalli; altri (come alcuni mitici meettuppini brianzoli) con una serie di insulti e minacce, anche fisiche, di stampo fascista. Un tizio, tale Goldrake, mi ha scritto questa frase intelligente: "...la tua è tutta invidia da blogger fallito...".
A questo raffinato signore, e a tutti gli altri, un anno fa ho dato un appuntamento:
"...ci ritroviamo l'8 Settembre 2008?..."
Il tempo è galantuomo, ed io sono abituato a rispettare gli appuntamenti. Io ci sono. Presente. Goldrake, tu ci sei? E gli altri, gli indignati speciali che con diverso stile mi hanno insegnato a vivere, ci sono? Se ci sono, che battano un colpo. Che mi sbattano in faccia i risultati ottenuti. Oggi, di quella mitica giornata, resta solo un DVD ancora tristemente in vendita sulla bancarella telematica di Grillo Rag. Giuseppe, da Genova. Chissà se oggi il Rag. Grillo festeggerà l'anniversario del Nulla! E i referenda del ragioniere... qualcuno ne sa nulla? No?
"...ci ritroviamo il 25 Aprile 2009?..."
Di seguito sono riportati l'articolo di Michele Serra, e le mie considerazioni di un anno fa...
La giornata di ieri, nata da Internet, è anche un colpo all'idea di onnipotenza della tivù - La piazza di Grillo tra politica e populismo - Ma da qui in poi per lui e il suo movimento comincia il difficile - Altri sono finiti in niente dopo aver riempito le piazze (Michele Serra)
Piazza Maggiore a Bologna dove ieri si sono radunate 50 mila persone per il V-day di Grillo. LA COSA peggiore del "Vaffanculo Day" era il titolo, che dietro l'ammicco "comico" contiene tutta la colpevole vaghezza del populismo. (Vaffanculo, satiricamente parlando, è roba da Bagaglino, non da Beppe Grillo). Ma fermarsi alla crosta greve (e facile) non serve a capire, non aiuta a riflettere. Bisognerà, per esempio, ragionare un po' meglio sul concetto di "antipolitica", alla luce del successo politico del raduno nazionale convocato dal cittadino Giuseppe Grillo in arte Beppe.
Piazza Maggiore gremita per il comizio del leader, decine di altre piazze italiane con la gente in coda per firmare una proposta di legge di iniziativa popolare fatta da tre punti secchi secchi: no alla presenza di condannati in Parlamento, ineleggibilità dopo due legislature, elezione diretta di tutti i candidati. A cominciare dalla piazza piena, luogo simbolico per eccellenza di tutte le cause politiche, sbocco tradizionale di tutti gli umori che da individuali vogliono farsi pubblici, la giornata particolare di Beppe Grillo e dei suoi tanti compagni di avventura è difficilmente inquadrabile, nel male e nel bene, se non dentro il difficile momento politico e civile del Paese.
Il manifesto di convocazione, nella sua indubitabile rozzezza (dire che "dal '43 a oggi in Italia non è cambiato niente" è, per dirla con Grillo, una notevole belinata), era di contenuto squisitamente politico. Almeno due dei tre punti in oggetto (negare ai condannati il diritto di rappresentare il popolo, impedire alle segreterie dei partiti di nominare di straforo i candidati senza passare attraverso il vaglio degli elettori) sono molto difficilmente liquidabili come "qualunquisti". Esprimono, al contrario, un'insofferenza per larga parte condivisibile e condivisa da milioni di italiani, molti dei quali (senza bisogno di vaffanculo) hanno appena fatto la coda per il referendum Segni contro questa indecorosa legge elettorale proprio perché non sopportano più il piglio castale e l'autoreferenzialità malata delle varie leadership di partito. E chiedono la partecipazione diretta dei cittadini alla scelta della propria classe dirigente.
Più controverso il terzo punto, perché non è detto che congedare un ottimo politico dopo due sole legislature coincida con il miglioramento della qualità professionale della classe politica (anzi). Ma quello che lascia il segno, vedendo decine di migliaia di cittadini mobilitarsi attorno a Grillo, alle sue drastiche parole d'ordine, al suo ringhio esasperato, perfino alla sua presunzione di Unto dalla Rete, è constatare, piaccia o non piaccia, che un uomo famoso ma isolato, popolare ma ex televisivo, antimediatico suo malgrado o fors'anche per sua scelta, sia in grado di mobilitare una folla che molti dei piccoli partiti, pur radicatissimi nei telegiornali e sui giornali, neanche si sognano.
La rappresentanza di Grillo e del suo blog, dopo la giornata di ieri, esce dal discusso limbo del virtuale e diventa così reale da riuscire a contendere spazio (anche nei telegiornali) alla poderosa, inamidata routine dell'informazione istituzionale. Va ricordato che ieri, mediaticamente parlando, non era una giornata facile per un outsider sbucato dal suo blog. C'erano i funerali di Pavarotti, moltissimo sport di sicuro impatto (Monza, il rugby, il calcio, il basket), e bucare la copertura mediatica, ritagliarsi uno spazio importante, irrompere nel dibattito non era facile. Grillo c'è riuscito facendo leva solo su Internet, sulla piazza virtuale nella quale ha da tempo installato il suo podio di artista e di polemista. E' come se una pura ipotesi numerica si fosse materializzata di prepotenza, come se la qualità sfuggente di un'assemblea virtuale fosse diventata quantità evidente.
Questo costringe chi dubita della forza politica e culturale di Internet (compreso chi scrive) a rifare un po' di conti, perché la giornata di ieri, e questo Grillo lo sa, è soprattutto un colpo all'idea di onnipotenza della televisione, una breccia nel muro, un indizio non decisivo ma importante a favore del peso che la rete ha via via acquisito nel determinare orientamenti e scelte di massa.
Di qui in poi, naturalmente, comincia il difficile, per Grillo e per il "suo" movimento. E' proprio la natura rudemente politica delle richieste messe in campo che non consente comode ritirate nel mugugno o nello sberleffo. Si può essere genericamente riottosi o anche furibondi nella critica, ma una volta che l'umore raggrumato attorno a un leader popolare si fa piazza, si fa raccolta di firme, si fa manifestazione da titolo di telegiornale, muta la natura stessa della mobilitazione. Una proposta di legge non è una pasquinata, non è un gesto dell'ombrello contro il Palazzo, è un passo avanti dentro l'agorà, una pubblica assunzione di responsabilità.
Qui si misureranno il peso e il calibro di Grillo e del grillismo da un lato, e del "popolo dei blog" dall'altro: l'organizzazione del dissenso, la sua trasformazione in elemento di rottura e di rinnovamento, sono questioni che impegnano allo spasimo, dalla notte dei tempi, qualunque leader o partito o movimento, compresi molti di quei "professionisti della politica" che, per quanto casta o lobby o Palazzo, negli anni hanno via via dato voce a qualcosa di più che ai propri meri interessi personali. (Ed è proprio questa la debolezza di Grillo: l'indeterminato mugugno contro un "sistema" che contiene al suo interno diseguali responsabilità e diseguali idee rispetto agli assetti sociali, culturali, politici e istituzionali).
In altre parole, la rappresentanza della politica tradizionale è in crisi, ma sostituirla con altra politica è il solo metodo accertato di "cambiare lo stato delle cose", come già sapevano e dicevano i vecchi rivoluzionari. Amici e detrattori di Grillo, da oggi, seguiranno con mutata attenzione le sue mosse. Già altri movimenti impetuosi (da quello pro-giudici ai tempi di Mani Pulite ai girotondi a infiniti e ricorrenti subbugli studenteschi) sono finiti in niente dopo avere riempito piazze e giornali e telegiornali. E' mancata, in quei casi, la capacità di trasformare in peso politico l'investitura popolare. Anche in questo caso non resta che aspettare. Cominciando, intanto, a prendere atto di una giornata non consueta, non facilmente incasellabile. (Michele Serra)
...come tutti sanno, in questi giorni non sono stato fra i più entusiastici sostenitori del V-Day, per alcune ragioni che posso così riassumere:
- Non condivido la storia, peraltro imprecisata, delle due legislature (ho personalmente citato l'esempio di Bassanini, e vedo che Serra, sia pure senza far nomi, è sulla stessa linea)
- La scelta degli eletti da parte degli elettori è parte dei più ampi meccanismi della legge elettorale complessiva, e quindi la proposta del V-Day avrebbe avuto un suo valore se avesse presentato una legge elettorale popolare. Così non è stato, e questa legge popolare, anche se fosse votata ed approvata il parlamento, non sposterebbe di un centimetro i meccanismi attuali. Non si può votare con una legge che dice "gli eletti sono scelti dagli elettori", ma con una legge che parla dettaglatamente di collegi, sistemi, criteri e regole di formazione delle liste, e via annoiando.
- Infine, ho detto (e qui anche Serra non si è accorto), che la legge "fuori i condannati in secondo grado dal Parlamento", andrebbe condita con piccole, noiose ma indispensabili appendici appendici quali le necessarie (e preliminari) modifiche della legge costituzionale
Detto questo, non ho difficoltà ad ammettere di essermi sbagliato sulle previsioni di partecipazione all'evento, così come molti si sono sbagliati sulla critica al mancato "rebound" mediatico dell'evento stesso. Ieri i giornali sono stati abbastanza silenti (stritolati fra altri avvenimenti mediatici, e la paura di sponsorizzare la causa di un outsider); oggi, davanti all'indubbia portata dei numeri, hanno scelto di dare ampio spazio all'evento.
Oggi ho scelto di pubblicare, per intero e senza cambiare una virgola, l'articolo di Serra su Repubblica, perchè, fra quelli che ho letto, è quello che maggiormente rispecchia il mio pensiero.
Nei giorni scorsi, un tale che si firma Goldrake (?) mi ha scritto che "...la tua è tutta invidia da blogger fallito..."; si tranquillizzi, questo goldrake. Fra me e Grillo non c'è, e non potrebbe esserci, alcuna lotta a chi ce l'ha più grosso. Sarebbe una lotta ridicola, fra una formica ed un rinoceronte. Però sappia il mio amico goldrake che che non mi reputo un "blogger fallito". Come ho sempre detto, io non provo neanche a confrontarmi con Repubblica, col Washington Post o con Beppe Grillo. Io mi confronto con chi è partito dai miei stessi livelli di notorietà (0,00) e dalle mie stesse strutture (0,01). Detta in altro modo: non stiamo facendo, per quanto a questo genio ciò possa suonare strano, alcuna guerra di celodurismo e/o di celolunghismo. Non ci sono i presupposti. Stiamo facendo una discussione civile fra idee e metodi.
Sul blog di Grillo col Maestro (maiuscolo) che parla, e coi discepoli che ascoltano, e al massimo è loro consentito di scazzarsi, ma solo fra di loro su tutto, su tutti e senza freni. Sul Tafanus, col "vigile poco urbano" (minuscolo) che dirige il traffico, e coi partecipanti che discutono civilmente dell'argomento; e col "vigile urbano" che talvolta si degna persino di scendere dall'empireo e di dire la sua, uguale fra uguali.
La scossa data da Grillo sarà salutare per smuovere dal coma profondo i politici? Lo spero, ma sono animato dal pessimismo della ragione. Ma sul piano pratico (quello legislativo) queste proposte di legge di iniziativa popolare sono così generiche, così mal formulate, così impregnate di pura demagogia, che passeranno senza lasciare traccia. Accetto scommesse "a termine" (ci ritroviamo l'8 Settembre 2008?).
A meno che non siano riprese dalla politica di professione. Ma voi ce la vedete Forza Italia che accetta una legge ordinaria ed una costituzionale che tolga di mezzo i condannati? e cioè 20 persone della Casa delle Libertà Vigilate, incluso il padrone di casa? o un parlamento nel quale, avendo quasi tutti fatto due legislature, si autolicenzino? O i partiti maggiori che rinunciano ai propri poteri di autoconservazione?Credimi, amico (?) Goldrake, qui "l'invidia del pene", non 'c'entra un cazzo. Stiamo solo cercando di far funzionare al meglio ciò che ci resta di cervello, anche se non ti sembra molto...
Ecco... l'8 Settembre 2008 è arrivato. Beppe Grillo, o qualche suo servizievole meettuppino, o qualche fan non pentito, mi potrebbe ragguagliare sullo status della "legge di iniziativa popolare", e su quello dei referenda? Senza polemica: solo per farmi capire che ho sbagliato, e per consentirmi di chiedere scusa.
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