(di Alberto Statera - Repubblica "Affari & Finanza"
Torneo dichiaratorio agostano di prim'ordine quest'anno, messo in scena dai ministri del governo Berlusconi, nonostante i ripetuti inviti del capo (da che pulpito) alla sobrietà mediatica. Ne è uscito uno sciocchezzaio tra i più pregevoli degli ultimi anni.
Fino a Ferragosto in testa alla classifica dei dichiaratori figurava, secondo la contabilità tenuta da Iacopo Jacoboni su La Stampa, il ministro degli Esteri Franco Frattini, causa la guerra in Georgia. Poi il ministro si è eclissato tra le barriere coralline delle Maldive. Così la palma dichiaratoria agostana è passata di diritto a Gianfranco Rotondi.
Vecchio democristiano non pentito, ministro dell'Attuazione del Programma, Rotondi è un recordman della dichiarazione, dotato di una prontezza e di una velocità senza pari, capace di passare le giornate nel suo buen retiro di Pineto degli Abruzzi in ininterrotto collegamento telefonico con l'Ansa a dichiarare e dichiarare. In soli quindici giorni è riuscito a rilasciare 53 dichiarazioni su tutto lo scibile umano: quasi 3,6 esternazioni al giorno. Una sola volta ha fallito, quando incautamente ha comunicato che le condizioni di salute del suo antico mentore politico Antonio Gava, già morente, erano "stabili", al punto che il vecchio leader aveva al telefono "una voce ferma e serena".
Ignazio La Russa si è fatto onore con 43 esternazioni, seguito da Luca Zaia, Maurizio Sacconi, Altero Matteoli, Giulio Tremonti e Claudio Scajola. Roberto Maroni, con una media di 1,8 esternazioni al giorno si è ben difeso, se non con la quantità la metà di Rotondi con la qualità. Tra le sue ‘perline’ estive forse la più pregevole è quella su Flavio Tosi. Il sindaco di Verona che in campagna elettorale girava per la città con al guinzaglio una bestia feroce che presentava come "el leon che magna el teròn". Questo bel tipo per Maroni "oltre che guidare la Regione Veneto, potrebbe anche fare il presidente del Consiglio".
Verso fine agosto tutto è cambiato con l'irrompere della frenesia mediatica del ministro della Pubblica amministrazione Renato Brunetta che dalla modesta media di 1,2 dichiarazioni al giorno è schizzato con la campagna contro gli statali fannulloni ad un tasso dichiaratorio incalcolabile. Alquanto ammirato di sé, forse appena un pizzico egocentrato, il ministro è arrivato a rivelare di essere "a dieta psicobiologica", di avere di fronte al water nella sua casa di Todi una pila di riviste d'architettura, di amare la paste e fagioli che cucina personalmente e soprattutto testuale di essere "uno da vaffanculo".
Ma nel delirio dichiaratorio il massimo riconoscimento estivo va a Mariastella Gelmini, ministro dell'Istruzione, severa maestrina dalla penna rossa che vuole riportare ordine a scuola con i grembiulini per gli scolari, il voto in condotta, la disciplina, la rivalutazione del merito, insomma una restaurazione della vecchia scuola devastata dal Sassantotto e dagli insegnanti ignoranti provenienti dal Sud. In quel meridione dove nel 2002 Mariastella si trasferisce temporaneamente da Brescia per sostenere l'esame di avvocato. Perché? Semplice, perché a Reggio Calabria l'esame è più facile che a Brescia.
Beccata su un blog la ministra che fa? Chiede scusa per la furbizia, ammette l'errore giovanile? Niente affatto. Dichiara: "La mia famiglia non poteva permettersi di mantenermi troppo a lungo agli studi. Dovevo iniziare a lavorare e quindi dovevo superare l'esame per l'abilitazione". Ma a Brescia solo il 30% dei candidati passava. E allora che fa Mariastella ? "Insieme con altri 3040 amici, abbiamo deciso di andare a fare l'esame a Reggio Calabria".
Ecco la dichiarazione estiva da esporre nelle aule delle elementari vicino al crocifisso e alla fotografia del presidente Napolitano, per formare tanti furbetti in grembiulino con 10 in condotta.
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