Intorno al 1514, quasi cinquecento anni fa, Machiavelli, nel capitolo de “Il Principe” dal titolo “De principatibus mixtis” scrisse:
“Li omini mutano volentieri signore credendo migliorare; e questa credenza gli fa pigliare l’arme contro a quello; di che s’ingannano, perché veggono poi per esperienza avere peggiorato”
Non c’è dubbio che queste parole risuonino al giorno d’oggi più che familiari. E’ un ritornello che da cinque secoli ripropone, anche se in forme diverse, la medesima sostanza: “l’omini” si stancano presto di ciò che hanno, per rincorrere chimere di benessere, correndo appresso al primo pifferaio magico che li sappia incantare a dovere, ovvero che sappia offrire loro – a parole e vaghe promesse – quello che ognuno, senza impegno nè fatica, spera di ottenere.
Ciò che nel passato implicava “pigliare l’arme”oggi, nei regimi democratici, o con parvenza e pretesa di essere tali, si risolve col mettere la croce sul nome o sul simbolo del pifferaio di turno. Così come ho cercato di rendere esplicito nell’articolo sul fascionanismo, gli strumenti cambiano, ma il ritornello è sempre lo stesso.
Questa breve premessa, vuole essere il sipario che si apre sul teatrino della farsa dell’intima natura umana.
Fare analisi di ordine generale, può certamente servire per rendersi conto che la Storia è quello che è. Non tanto per consolarci e, da bravi rinunciatari, infilarci le pantofole di fronte all’ineluttabile, ma per cercare delle vie d’uscita.
Nei giorni nostri risalta il fatto che la dialettica, in precedenza dispersa in mille rivoli di rivalità, vada sempre concentrandosi in due fazioni, anche se non radicalmente definite, con obiettivi contrapposti. In quasi tutti i Paesi della civiltà occidentale, la dialettica politica si avvicenda tra due partiti: uno con tendenza socializzante, l’altro con tendenze elitarie. Marx previde quest’ultima fase come la dialettica tra borghesia e proletariato, applicando però alla sua interpretazione la logica del torneo, così che, ottimisticamente pronosticò la vittoria del proletariato. Infelicemente, per le sue previsioni, il principio della dialettica non si risolve mai, nemmeno con i rigori, con la vittoria di una tesi o di un’antitesi, ma sulla linea di una sintesi. Ed è proprio questa sintesi che ci riguarda da vicino.
Il proletariato, come forza dirompente non e’ che una vaga definizione. Chi si sente oggi proletario alzi la mano e gli indicherò il nome di un buon psicanalista. Ciò che resta al di là di intellettualismi anacronistici, è semplicemente il succo che si spreme da una situazione che vede in contrasto chi intende il vivere civile in senso sociale e chi invece lo intende in senso individuale. Tra chi si preoccupa anche del prossimo e chi si preoccupa solo del proprio.
L’Italia oggi è vittima di uno stallo dovuto alla mancanza di un’opposizione che offra una sintesi in termini laici e concreti tra questi due opposti modi d’intendere la società. Una sintesi che sappia offrire vantaggi individuali, attraverso un migliore equilibrio ed una maggiore perequazione tra le parti sociali.
Come? Vediamolo partendo da un aneddoto storico: Menenio Agrippa, si è reso famoso per aver domato nella Roma d’un tempo, la rivolta degli schiavi, con la storiella secondo cui se le mani si fossero rifiutate di portare il cibo alla bocca, si sarebbero anch’esse indebolite ed infine avvizzite . Però si dimenticò di dire che se il cibo portato alla bocca dalle mani fosse servito solo ad ingrassare la trippa, lasciando le mani al fresco, il risultato, infine, sarebbe stato lo stesso. Così che la trippa avrebbe dovuto ricorre, per mantenersi, a succhiare pillole vitaminiche.
L’opposizione che avrebbe potuto significare veramente qualcosa in Italia si è incancrenita su posizioni anacronistiche, tirando l’acqua esclusivamente al mulino delle mani, e svilendo tutto il resto, sventolando falci e martelli, chiodi e bulloni. Sventolando inesistenti proletari, diritti idealizzati di paradisi teorici, che nella concezione pratica comune ripropongono solo rifondazioni di sanguinose dittature, disastri economici ed eccidi di massa, il tutto condito in salsa intellettualistica.
Infine è giusto sostenere i sacrosanti diritti delle mani che portano il cibo alla bocca, ma nell’ottica di una società pluriorganica è anche e forse più giusto sostenere tesi un poco più realistiche ed equilibrate.
In mancanza di meglio, “li omini” preferiscono ancora chi offre loro sogni ed illusioni, a chi promette realtà scalcinate ed improbabili.
SOCIAL
Follow @Tafanus