Sono passati sette anni, da quell'11 Settembre, e non faremmo mai dell'ironia, oggi, su quella tragedia. Non sono uno scherzo, 2.749 morti solo a New York. Però la tragedia delle Due Torri non può farci dimenticare le tragedie, ancora peggiori, che le prove muscolari di George Dabliu, The Idiot, hanno sparso per il mondo.
Ci sarà tempo e modo per approfondire (magari senza mai arrivare ad una conclusione certa) i tanti, troppi misteri di quel giorno. Musulmani che fanno costosissime scuole di pilotaggio, dicendo di non essere interessati alle tecniche di atterraggio, ma solo al pilotaggio manuale in volo, senza insospettire nessuno; passaporti che, nel cuore dell'inferno che ha liquefatto l'acciaio, sono saltati fuori ancora leggibili, sia pure in parte; aerei che attraversano da parte a parte un'ala del Pentagono, senza lasciare traccia di se, e producendo un "buco" la cui sagoma rassomiglia, in forma e dimensione, più al buco di un "cruise" che di un aereo di linea.
Ci sarà tempo e modo di parlare dell'idiota texano, che mentre gli sussurrano all'orecchio dei primi attentati, continua come niente fosse la sua visita ad una scuola, con canzoncine e bacettini. E del successivo eroismo, che lo spinge a fare il "Commander in Chief" della crisi nascosto fra le nuvole, sul suo aereo presidenziale. Così come si dovrà capire perchè, in un'area, come il Nord-Est, che era stata segnalata a rischio forte di attentati spettacolari, solo due miseri caccia siano stati pronti a levarsi in volo armati.
Dovremo capire perchè, nonostante siano stati identificati quasi subito, fra gli imbarcati sugli aerei coinvolti, sauditi ed altri arabi non iracheni, le attenzioni del Grande Idiota si siano concentrate subito contro l'Iraq e contro il nemico del Babbo, Saddam. Diciamo la verità: è difficile da capire perchè, mentre negli USA, il giorno dopo la tragedia, nessuna persona normale riusciva a decollare o atterrare, tutto il clan della famiglia di Bin Laden, che contava numerosi "business partners" dell'idiota, abbiano potuto levarsi in volo e sparire senza problemi dagli USA, per sempre.
E' difficile capire perchè si sia messo nel mirino l'Iraq, quando era certa o quasi la responsabilità di Al Qaeda e di Bin Laden. Questa organizzazione in Iraq non esisteva. No... non c'entra la salvaguardia della vita umana degli americani. Già in marzo (sono passati 6 mesi) il Generale David Petraeus "ammetteva" 4.000 militari morti in Iraq (per dire... altre tre torri). Nessuno conosce il numero degli invalidi, dei mutilati, dei fuori di testa creati per far contento l'uomo col barboncino sotto braccio. Senza le bramosie del "vendichiamo papy" di questo idiota, il mondo occidentale non avrebbe conosciuto le vergone "cinesi" di Abu Grahib e di Guantanamo.
Bin Laden, nonostante i Predator, i sensori che sentono uno scarafaggio a 100 metri di profondità, Echelon e tutte le minchiate tecnologiche Made in USA, sembra sia fuggito in motorino; sembra sia dove tutti sanno che dovrebbe essere, e cioè al confine fra Afghanistan e Pakistan; sembra che riesca a sfuggire al Commander in Chied, da otto anni, nonostante la necessità di girare con attrezzature per la dialisi al seguito.
Saddam Hussein non è stato "trovato"; è stato comprato, esattamente per 25 milioni di dollari. Nel Settembre 2004 il NYT calcolava che la guerra in Iraq costasse agli americani (vite umane e mutilati esclusi) 123.000 dollari al minuto; 177 milioni di dollari al giorno. Se il problema fosse stato quello di catturare e togliere di mezzo il cattivone nemico di papy, l'idiota avrebbe potuto cavarsela col costo di 4 (quattro) ore di guerra. Ora l'idiota non sa come richiudere la pentola che ha scoperchiato, ed il popolo americano continua a pagare e morire.
La "Coalizione dei Volenterosi" si è liquefatta come neve al sole. Al Qaeda, che in Iraq non esisteva, grazie a noi "volenterosi" prende sempre più piede. Ma il capitolo più doloroso, sul quale tutte le cifre sono un azzardo, è quello dei morti civili: uomini, donne, vecchi, bambini. Morti per le "bombe amiche", per le malattie, per le carenze di alimentazione e di farmaci. Dite che ci odiano? E cos'altro dovrebbero fare? Mandarci baci e lanciarci petali di rose? Ma cazzo, proviamo a misurare quale fosse l'odio anti-occidentale sette anni fa, e qual'è adesso!In calce, vorrei postare gli estratti di alcuni articoli che "azzardano" delle cifre sui "morti collaterali" di questa orrenda idiozia collettiva, che ha purtroppo coinvolto anche noi, grazie a Silvio, il miglior amico di tutti (da George Dabliu, a Vladimir, ad Erdogan, a Josè Maria Aznar... tutti: non se ne lascia scappare uno).
LA GUERRA AL TERRORE - Sette anni dopo. Niente Bin Laden. In cambio moltissimi morti
(di Carla Reschia - La Stampa)
Lo sceicco saudita resta introvabile. Come il conto delle vittime civili dei conflitti scatenati in Iraq e Afghanistan.
11 settembre 2008. Da “quell’11 settembre” sono passati sette anni, si sono aperti due fronti di guerra – Iraq e Afghanistan – e lo sceicco del terrore Osama bin Laden resta l’elusivo fantasma che fu fin dall’inizio. Bush, agli sgoccioli del suo mandato, assicura che «continuerà a dargli la caccia finchè non sarà assicurato alla giustizia».
Il Pentagono annuncia che, allo scopo, è cambiata la strategia e i Predator, i sofisticati drone spia, hanno intensificato i voli tra le montagne dell’Afghanistan. A queste ricognizioni seguono attacchi che danno i risultati che sappiamo – anzi che non sappiamo mai con esattezza – ma che non contano mai fra le tante vittime, talebane e non, l’inafferrabile miliardario.
Del resto, per stessa ammissione di Washington, in sette anni l’unica volta in cui gli Stati Uniti sono riusciti a risalire a lui è stato nel dicembre 2001 quando ebbero conferma che Bin Laden si trovava a Tora Bora, regione afghana al confine col Pakistan. Da allora il nostro ha evitato di lasciare nuovi recapiti e la caccia aerea, secondo gli ufficiali americani, non basta. Occorrerebbe “sviluppare una rete di informazioni nelle più isolate regioni tribali del Pakistan, dove si ritiene che sia nascosto il capo di Al Qaida”.
Peccato che non si possa fare. Anche perché, secondo funzionari pachistani intervistati dal Washington Post, questa strategia esclusivamente bombarola ha finito per esasperare vieppiù gli afgani e nessuno nelle zone tribali è disposto a collaborare con gli americani, nemmeno per la faraonica taglia di 25 milioni di dollari che pende sul turbante di Osama.
Quelli che non sono mancati, in questi anni, sono i morti. Vittime di attentati che nessuna strategia “preventiva” ha potuto impedire, in ogni parte del mondo, da Bali, alla Spagna, al Marocco, a Londra. Soldati colpiti da fuoco nemico e amico. E “danni collaterali” tanto numerosi quanto mal o mai calcolati in Iraq e in Afghanistan. Qui oltre 800 civili sono stati uccisi solo quest'anno, secondo fonti della Nato e del governo afgano, mentre si perde – forse perché nessuno lo calcola – il numero totale di vittime innocenti. Restando solo agli ultimi anni, secondo Human Rights Watch nel 2006, furono almeno 929 i civili afgani uccisi in scontri legati al conflitto armato. Di questi, almeno 699 sono morti durante attacchi condotti dai talebani (inclusi attentati suicidi e indiscriminati contro obiettivi civili, mentre furono 116 quelli uccisi durante i raid alleati. Nel 2007, i civili morti sono stati 1.633, e fra di loro almeno 321 sono stati quelli caduti per errore sotto i colpi americani.
In quanto all’Iraq il sito Iraq Body Count stima in almeno 90 mila le vittime civili dal 2003, ma anche in questo caso è difficile mettere insieme i dati, o anche solo trovarli. Insomma, sono dati fantasma. Come Bin Laden.
(Carla Reschia)
AFGHANISTAN: TROPPI CIVILI MORTI, NATO CAMBIA "REGOLE"
La Nato ha deciso di cambiare le regole di ingaggio dei militari in Afghanistan per limitare il numero di vittime civili, triplicate tra il 2006 e il 2007. La novita' piu' importante riguarda le perquisizioni nelle case che dovranno essere condotte solo dai militari afghani, possibilmente con il consenso dei residenti. A riferirlo e' il "Guardian". "Le direttive tattiche dovranno essere affinate in modo da dare maggiore chiarezza ai comandanti impegnati sul campo, bisogna istruire di nuovo i comandanti, ri-enfatizzare quanto tutti debbano stare attenti" quando si bombarda e si coprono le azioni delle truppe di terra, ha spiegato un ufficiale al quotidiano inglese. L'ordine e' arrivato dal generale David McKiernan, capo della missione. Il generale ha anche chiesto al Comando centrale Usa di riaprire l'inchiesta sul bombardamento dello scorso mese, che avrebbe ucciso 90 persone, tra cui 60 bambini, dopo la diffusione di immagini e filmati con i cadaveri. La notizia delle nuove regole fa seguito a un rapporto dell'organizzazione "Human Right Watch", secondo cui in un anno e' triplicato il numero dei morti civili nei raid aerei della coalizione internazionale. Gia' lo scorso anno la Nato aveva deciso di impiegare bombe meno pesanti nei raid aerei per ridurre il rischio di colpire civili.
Repubblica - Ultim'ora
NEW YORK - Dal marzo 2003 a luglio 2006 la guerra in Iraq ha provocato la morte di 601.027 civili iracheni.
La cifra in realtà è una media tra un minimo di 426.369 decessi e un massimo di 793.663. Si tratta del più accurato studio sui devastanti effetti della guerra sulla popolazione civile, condotto dalla Scuola Medica Bloomberg dell’Università Johns Hopkins, che sarà pubblicato dalla rivista di medicina inglese «Lancet» e che è stato anticipato mercoledì dal «New York Times». Il presidente americano George W. Bush ha replicato che «queste cifre non sono credibili», aggiungendo che anche il segretario alla Difesa Donald Rumsfeld e il comandante del contingente in Iraq, generale George Casey, sono del suo stesso avviso.
Corsera
IRAQ - Secondo la rivista francese Navires & Histoire N°45 di Dicembre, le truppe statunitensi avrebbero subito, dall'inizio della guerra all'Iraq al 15 novembre 2007: 5862 soldati uccisi, 42243 mutilati o feriti gravemente, 6788 sono i disertori e i renitenti. A questo numero vanno aggiunti 231 soldati inglesi uccisi e 3075 feriti. Inoltre gli altri contingenti hanno subito 202 soldati uccisi e 2703 feriti.
Le agenzie dei contractors e dei mercenari hanno subito, fino al 15 novembre 2007, 4986 morti. I camionisti stranieri uccisi sono 998. Vanno aggiunti 154 membri delle Nazioni Unite, e 236 giornalisti. Bisogna aggiungervi 5150 volontari e civili arabi morti in Iraq. Gli iracheni hanno avuto 392038 morti entro il 15 novembre 2007; 40086 i soldati e i miliziani uccisi dal 1° maggio 2003 al 15 novembre 2007. I civili uccisi dal 1 maggio 2003 al 15 novembre 2007 sono 162.530.In totale, afferma la rivista francese, alla data del 15 novembre 2007, nella guerra e nell'occupazione dell'Iraq sono morte 404626 persone.
Intervista al Generale David Petraeus
"Quattromila morti Usa, ma in Iraq siamo vicini alla svolta"
(FRANCESCA CAFERRI - Repubblica - 25 marzo 2008)
BAGDAD - Sono quattromila i morti americani in Iraq dall'inizio della guerra. Nel giorno in cui il contatore della morte raggiunge la cifra tonda e apre dibattiti e polemiche negli Stati Uniti, il generale David Petraeus, comandante in capo delle forze Usa, sorseggia caffè nero nel suo quartier generale insediato in quello che era il palazzo presidenziale di Saddam Hussein.
Sorride e cerca di trasmettere un ottimismo che le cifre non sembrano giustificare: "La situazione migliora rispetto a pochi mesi fa. Abbiamo dei momenti difficili, è vero, ma la sicurezza in Iraq si sta lentamente rafforzando. Al Congresso dirò che la strada che abbiamo preso è quella giusta. Ed è la sola possibile. È presto per parlare di vittoria ma, continuando così, ci arriveremo" [...]
I COSTI DELLA GUERRA
Due associazioni statunitensi hanno pubblicato ieri una nuova analisi dei costi della guerra in Iraq ( 144 miliardi di dollari ) e delle modalità alternative di spesa per migliorare la sicurezza USA interna ed esterna.
Le due associazioni, indipendenti ed apartitiche, monitorando costantemente i costi della guerra in Iraq, hanno verificato che il costo quotidiano e' di 177 milioni, 122.820 dollari al minuto. Questi dati sono stati pubblicati in un annuncio a piena pagina sul New York Times del 30 agosto 2004, e quindi sono, quasi certamente, ormai superati. In peggio.
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