Vittorio Zucconi spiega, con la sua esemplare chiarezza, come si vota negli USA. Solo i leghisti, e qualche ignorante di Arcore (Brianza) blatera di "elezione diretta" del Presidente.
Il 4 novembre gli americani eleggono il presidente degli Stati Uniti, vero? No, falso. O parzialmente falso.
Il sistema elettorale degli Stati Uniti è infatti piuttosto
complesso, frutto della forma federale dello Stato e della visione
aristocratica della democrazia che avevano i padri costituenti alla
fine del '700. Occorre comprenderne i tratti principali, se si vuole
capire come funziona la campagna elettorale.
* Il sistema elettorale americano è indiretto. Non sono
infatti i cittadini ad eleggere direttamente il presidente, ma 538
cosiddetti "grandi elettori" che si riuniscono il 15 dicembre a
Washington. I cittadini sulla scheda esprimono la preferenza per un
candidato presidente, ma in realtà eleggono una lista di "grandi
elettori" associati con lui.
* E' il singolo Stato che conta. I voti dei cittadini
(detti "voti popolari") si contano Stato per Stato, non al livello
nazionale. McCain può vincere in Texas e perdere in California, Obama
può vincere a New York e perdere in Arizona: colui che vince - anche di
uno solo voto - in uno Stato si prende tutti i "grandi elettori" in
palio in quello Stato (parziali eccezioni: i piccoli Maine e Nebraska,
che sono suddivisi in collegi elettorali), chi riesce a far eleggere
almeno 270 grandi elettori finisce alla Casa Bianca.
* Come votano i "grandi elettori". Tradizionalmente i "grandi elettori" sono tenuti a votare per il candidato alla Casa Bianca cui sono associati nelle schede, ma ci sono teoriche eccezioni.
* Come si dividono i "grandi elettori". Ogni Stato, piccolo o grande, ha diritto a due grandi elettori più tanti altri quanti sono i deputati inviati alla Camera dei rappresentanti. I deputati alla Camera sono attribuiti grossomodo secondo la popolazione, quindi gli Stati più grandi ne hanno di più. Così i piccoli Stati sono relativamente sovrarappresentati rispetto alla popolazione: il Vermont (circa 600.000 abitanti) ha tre "voti elettorali" e la California (35.000.000) ne ha 55.
* Gli Stati "banderuola". Le ultime settimane della
campagna elettorale si concentrano sugli swing states, cioè su quegli
Stati dove i sondaggi danno un esito incerto e dove pochi voti possono
far pendere la bilancia da una parte o dall'altra. Come già accadde
nell'ultima tornata elettorale, l'Ohio risulterà decisivo. In palio
anche Florida, Nevada, Colorado, North Carolina, Missouri, Indiana,
Virginia.
* La notte elettorale. Non essendoci un "Viminale" che fornisca e certifichi i risultati a livello nazionale, la notte elettorale si passa in attesa dei risultati dei singoli Stati. Le diverse catene televisive (ma ormai anche i quotidiani con i loro siti web) valutano exit poll, proiezioni e poi i dati effettivi e attribuiscono - secondo i loro calcoli - uno Stato a un contendente o a un altro, via via colorando di blu (per i democratici) e di rosso (per i repubblicani) le cartine del Paese.
In questo quadro, diventa chiaro che il vantaggio di Obama è molto più rilevante dei 7,5 punti che gli vengono assegnati come "voto popolare", essendo Obama in netto (e forse incolmabile) vantaggio in 5 degli otto stati chiave. Con questa debita precisazione, ad oggi la previsione più aggiornata, in termini di "Grandi Elettori" (ne servono 270 per vincere le presidenziali), è ricavabile dai dati disaggregati di [ pollster ], che assegnano ai contendenti questi dati:
- Obama: 306 GE
- McCain: 142 GE
- Incerti: 90 GE
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