Sono certo che alcuni – o molti – di voi si saranno domandati cosa diavolo stanno cercando attraverso l’armamentario che il 10 settembre scorso a Ginevra è stato messo in moto, tra tremiti di panico ed alti lai da parte del popolo non addetto ai lavori. Potrebbe sembrare complicato ma in pratica non lo è: si cerca il bosone di Higgs. Parrebbe, detto così, che lo scienziato scozzese Peter Higgs, abbia smarrito una specie di “sarchiapone”, un mostriciattolo bavoso e pericolosissimo, che ora sia necessario scovare, scavando gallerie sotto la ridente cittadina svizzera, poiché capace di farci ingoiare da un buco nero, per poi, non contento del risultato, farci esplodere in un mini-big-bang
Ora, conformemente ai principi costituzionali del Tafanus, proviamo a separare i fatti dalle pugnette. Cominciamo, per chi volesse capirlo in termini semplificati, a stabilire cosa sia il bosone di Higgs e cosa rappresenta nel mondo della scienza.
In primo luogo stabiliamo che il bosone di Higgs è una ipotetica particella elementare dotata di massa e prevista dal modello standard della fisica delle particelle. È l'unica particella del modello standard a non essere stata ancora osservata. I modelli standard nella fisica delle particelle sono strutture ovviamente teoriche che si fondano essenzialmente su equazioni, il cui risultato può a volte implicare l’esistenza di una parte mancante, anche se non ancora individuata, ma essenziale per dare allo schema, una simmetria conforme al risultato. In termini d’esempio molto ma molto semplicistico, se mi ritrovo questa somma:
3 + 5 + 2 + X = 16,
mi è facile supporre che X sia l’addendo mancante e che non può avere altro valore che 6
Non per niente il bosone di Higgs viene anche definito come la particella X e che per la stessa ragione, l’esempio che ho scelto è composto da 4 addendi, tali sono gli elementi che compongono – o dovrebbero comporre – la struttura del modello standard.
Ci verrebbe da chiederci se davvero sia così importante stabilire in concreto l’esistenza di questa particella mancante, per accettare la teoria come tale. Ebbene si: è importante, non per la quotidianità della nostra esistenza, ma nei confronti della teoria che sta a monte della particella mancante all’appello. Questa particella – il bosone - gioca un ruolo fondamentale all'interno del modello: la teoria la indica come portatrice di forza del Campo di Higgs che si ritiene permei l’universo (una specie di etere, se mi è concesso il paragone) e dia massa a tutte le particelle. Teoria che in assenza di un riscontro in concreto sull’esistenza effettiva del bosone, resta un ipotesi e niente di più. Il ritrovamento di questa particella, confermerebbe le origine dell’universo come oggi vengono teorizzate.
Personalmente e fortunatamente non sono il solo, non avrei scommesso un centesimo bucato, sul ritrovamento di questa particella, per il semplice fatto che non aderisco in modo assoluto alla teoria che fissa le origini dell’universo nell’esplosione di un grumo di materia concentrata (o buco nero): cosiddetto Big-Bang. Anche qui per tenere separati i fatti dalle pugnette, rimando chi ne fosse interessato ad un articolo da me pubblicato in questo blog dal titolo: “l’eclissi del big-bang. Ecco il link, per chi volesse approfondire:
Il che significa, nell’ottica che mi compete, che il bosone di Higgs e conseguente teoria del campo omonimo, per dirla in termini tafanamente provocatori, è solo una bufala. Ma una bufala da una decina di miliardi di euro.
Fatto sta che oggi, 10 ottobre 2008, nel momento in cui scrivo, esattamente ad un mese dalla messa in funzione dell’acceleratore di particelle di Ginevra, avvenuto tra l’osanna e l’entusiasmo di gran parte degli esponenti della fisica teorica, è avvolto nell’ossimoro di uno strepitoso silenzio. Silenzio che ovviamente nasconde la speranza che il pubblico dimentichi in fretta il fiasco ovattato dalla scarsa comprensione del grosso pubblico, dalle cui tasche sono stati spillati questi quattrini, e facilmente rabbonibile, con argomenti simili a quelli che usava don Abbondio, in latino, per incantare gl’umili paesani.
charly brown
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