Stamattina, chi ha avuto la ventura di assistere alla trasmissione de "La7" condotta da Antonello Piroso, ha potuto vedere in diretta come si uccide una TV ex-quasi-libera.
Intanto il conduttore: quell'Antonello Piroso al quale il Tafanus aveva dedicato una lettera aperta, in occasione della conduzione di una trasmissione dedicata al commissario Calabresi. Presente in studio, senza alcun contraddittorio, il figlio del commissario Calabresi. Piroso commosso fino alle lacrime, che chiedeva un minuto di silenzio in ricordo del commissario, e che dedicava un commosso saluto alla moglie di Calabresi. Sulla moglie dell'"anarchico" Pinelli, entrato nella questura di Calabresi con le sue gambe, ed uscito volando da una finestra del quarto piano, neanche una parola.
Stamattina, una trasmissione dedicata in parte alla manifestazione di Roma, e in parte al film tratto dal libro di Gianpaolo Pansa, "Il sangue dei vinti". Il parterre era, se possibile, ancor più schifosamente e compattamente schierato a destra. Più che un parterre de roi, un parterre de droit.
Oltre al solito, ammiccante Piroso (reduce da tante battaglie combattute nel "Geniale" e a Panorama), un sempre più disgustoso Gianpaolo Pansa, ormai sempre più calato nel suo ruolo di "voce scomoda" autocertificata di sinistra. Insomma, il neo-fascista che avevamo sgamato da cinque anni abbondanti, e che ora, buttato fuori da giornali come Repubblica e l'Espresso (ero ora!), ha trovato rifugio in un giornaletto come il Riformista.
Gli altri partecipanti al dibattito erano il Direttore del giornale della Confindustria (Stefano Folli), un "opinionista del Corsera, già parlamentare di Forza Italia (Francesco Verderami), poi Oscar Giannino (laureato in giurisprudenza, ma sedicente economista, estrazione giornalistica da testate prestigiose come "Il Foglietto" e "Libbbero", nonchè autore di un prestigioso testo di economia politica dal titolo "Contro le tasse" (edizioni Mondadori - La Voce del Padrone, of course).
In questo parterre de droit l'unica voce timidamente dissenziente era quella di Jacopo Jacoboni della Stampa, giovanissimo, al quale Fascio Pansa dava sulla voce perchè un giovane non si può permettere di dissentire da un vecchio, secondo il nostro tollerante fascista di sinistra. Motivo principale del contendere? Il servizio che il giovane Jacoboni aveva fatto su "La Stampa", sul film tratto dalla nuova Bibbia del revisionismo italiano, "Il Sangue dei Vinti". Il tollerante Pansa, piuttosto irato, pretendeva di spiegare a Jacoboni come e perchè la sua intervista all'ex ministro Paolo Ferrero fosse fatta coi piedi. L'argomento del contendere era il film di Michele Soavi.
Un film che Paolo Ferrero ha definito, da sinistra, una "porcheria revisionista", dove tutto affoga nel melò. Però Maurizio Gasparri, che non manca di una certa incultura ed intolleranza, e non riesce mai a nascondere né l'una, nè l'altra, questo film non l'ha apprezzato per le ragioni opposte, e vuole addirittura che adesso se ne faccia un altro "a compensazione". Chi dovrebbe farlo, prodotto e diretto da chi, su quale sceneggiatura, il Gasparri non dice. Durante la proiezione scuote la testa, si agita, dall’atteggiamento si capisce che quella che finora è stata una polemica di sinistra passa alla destra, delusa da una lettura che non incrina il mito della Resistenza. Le parole sono diplomatiche ma chiare: «Il film mi è piaciuto, un bel romanzo, ma non c’è il sangue dei vinti».
Ecco alcuni passaggi dell'articolo de "La Stampa", che hanno dato adito a polemiche:
Il film si intitola "Il sangue dei vinti", ma sullo schermo scorre soprattutto il sangue dei partigiani, i vincitori. «Non è il libro di Pansa», si agita sulla sedia Ennio Albano, classe ‘14, repubblichino di Salò arrivato al Festival alla prima del film di Michele Soavi per essere ripagato in parte da quelle che considera bugie della storia: «Ancora una volta non hanno raccontato cosa è successo, la nostra verità» [...]
Pansa è soddisfatto, ma lo fa innervosire la decisione del Festival di accettare il film, ma fuori concorso. Meglio comunque che a Venezia, dov’è stato rifiutato. Sgarbo ancora non ricucito. «Il direttore della mostra Marco Müller ha detto che si aspettava un film gotico, ma che cosa significa?». E intanto Pansa annuncia il suo prossimo libro, uscita in maggio, sempre sulla guerra civile. «Insisto», dice e già immagina le polemiche [...]
Insomma, Pansa ha deciso: l'ultima parte della sua vita l'ha dedicata (e continuerà a farlo) allo studio storiografico delle malefatte dei partigiani. Le ha anche accuratamente contate e catalogate. Sono 19.801. Per la precisione. Ho passato gran parte della giornata a cercare di capire chi fosse questa 19.801ma vittima; questa piccola unità sfuggita al controllo della storia e del destino. Chissà che un giorno Sancho Pansa non si decida a fornirci qualche piccolo particolare in più... Tafanus
Altre informazioni sul dibattito seguito alla presentazione del film su questo link:
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