...se comandassero donne come Maria Star...
"Facciamo l’ipotesi, così astrattamente, che ci sia un partito al potere, un partito dominante, il quale però formalmente vuole rispettare la Costituzione, non la vuole violare, in sostanza.. Non vuol fare la marcia su Roma e trasformare l’aula in alloggiamento per i manipoli; ma vuol istituire, senza parere, una larvata dittatura. Allora, che cosa fare per impadronirsi delle scuole e per trasformare le scuole di Stato in scuole di partito? Si accorge che le scuole di Stato hanno il difetto di essere imparziali.
C’è una certa resistenza; in quelle scuole c’è sempre, perfino sotto il fascismo c’è stata. Allora, il partito dominante segue un’altra strada (è tutta un’ipotesi teorica, intendiamoci). Comincia a trascurare le scuole pubbliche, a screditarle, ad impoverirle. Lascia che si anemizzino e comincia a favorire le scuole private. Non tutte le scuole private. Le scuole del suo partito, di quel partito. Ed allora tutte le cure cominciano ad andare a queste scuole private. Cure di denaro e di privilegi. Si comincia persino a consigliare i ragazzi ad andare a queste scuole, perché in fondo sono migliori si dice di quelle di Stato. E magari si danno dei premi, come ora vi dirò, o si propone di dare dei premi a quei cittadini che saranno disposti a mandare i loro figlioli invece che alle scuole pubbliche alle scuole private. A “quelle” scuole private.
Gli esami sono più facili, si studia meno e si riesce meglio. Così la scuola privata diviene una scuola privilegiata. Il partito dominante, non potendo trasformare apertamente le scuole di Stato in scuole di partito, manda in malora le scuole di Stato per dare la prevalenza alle scuole private. Attenzione, amici, in questo convegno questo è il punto che bisogna discutere. Attenzione, questa è la ricetta.
Bisogna tener d’occhio i cuochi di questa bassa cucina. L’operazione si fa in tre modi: ve l’ho già detto. Rovinare le scuole di Stato. Lasciare che vadano in malora. Impoverire i loro bilanci. Ignorare i loro bisogni.
Attenuate la sorveglianza e il controllo sulle scuole private. Non controllarne la serietà. Lasciare che vi insegnino insegnanti che non hanno i tioli minimi per insegnare. Lasciare che gli esami siano burlette. Dare alle scuole private denaro pubblico. Questo è il punto. Dare alle scuole private denaro pubblico".
Piero Calamandrei – discorso pronunciato al III Congresso in difesa della Scuola Nazionale a Roma l’11 febbraio 1950.
...sembra scritto ieri... sono passati 57 anni e otto mesi. Gli scritti di alcuni "grandi vecchi" non invecchiano mai. Alcuni "pensieri" di giovani virgulti alla Gelmini puzzano di pesce marcio anche se formulati a 35 anni di età. 35 anni buttati al vento. Braccia sottratte all'agricoltura. E dire che Maria Star avrebbe potuto proficuamente (forse) aiutare il vecchio genitore nella cura dei campi...
Chi è stato Piero Calamandrei
Nato a Firenze nel 1889, morto Firenze nel 1956, giurista e scrittore politico. Di antica famiglia di giuristi (suo padre, professore e avvocato, era stato anche deputato repubblicano), si era laureato a Pisa nel 1912. Nel 1915 era già docente di procedura civile all’Università di Messina e, tolta la parentesi della prima guerra mondiale, avrebbe insegnato a Modena (1918), a Siena (1920) e, dal 1924 sino ai suoi ultimi giorni, nell’Ateneo fiorentino di cui fu rettore. Calamandrei aveva partecipato da volontario alla guerra 1915-18 come ufficiale di Fanteria, ma nonostante la promozione a tenente colonnello, preferì riprendere la carriera accademica.
L’avvento del fascismo lo portò ad impegnarsi contro la dittatura. Di qui la collaborazione con Salvemini e poi con i fratelli Rosselli, con i quali fondò il Circolo di Cultura di Firenze che, nel 1924, dopo essere stato devastato dagli squadristi, fu definitivamente chiuso per ordine prefettizio. La violenza fascista non spaventò il professore, che partecipò alla pubblicazione del "Non mollare" e all’associazione “Italia Libera”, che avrebbe più tardi ispirato il movimento “Giustizia e Libertà” e poi il Partito d’Azione. Piero Calamandrei, che aveva anche aderito all’Unione Nazionale Antifascista promossa da Giovanni Amendola e che, nel 1925, aveva sottoscritto il manifesto degli intellettuali antifascisti redatto da Benedetto Croce, dopo il consolidarsi della dittatura tornò ai suoi studi giuridici (sua è l’Introduzione allo studio delle misure cautelari del 1936), pur mantenendo sempre i contatti con l’emigrazione antifascista.
Socio nazionale dell’Accademia dei Lincei e membro della regia commissione per la riforma dei codici, fu uno dei principali ispiratori del Codice di procedura civile del 1940. Ciononostante, quando gli fu chiesto di sottoscrivere una lettera di sottomissione a Mussolini, Calamandrei preferì dimettersi dall’incarico universitario, che avrebbe ufficialmente ripreso, come rettore, alla caduta del fascismo. L’atteggiamento dell’eminente studioso, com’ebbe a scrivere Norberto Bobbio, “fu di solitario disdegno...”, poiché “...verso i padroni e i loro servitori, non si saprebbe dire quale dei due detestasse di più”.
Calamandrei, che nel 1942 fu tra i fondatori del Partito d’Azione, dopo l’armistizio, inseguito da un mandato di cattura, si rifugiò in Umbria. Di qui seguì, “con trepidazione e fierezza”, la nascita e l’espansione del movimento partigiano, mantenendo contatti e collaborando con la Resistenza, nella quale fu particolarmente attivo il figlio Franco.
Dopo la Liberazione, Piero Calamandrei fu nominato membro della Consulta nazionale e dell’Assemblea Costituente in rappresentanza del Partito d’Azione. Quando il PdA si sciolse, entrò a far parte del Partito socialdemocratico, per il quale fu eletto deputato nel 1948. Nel 1953, contrario alla “legge truffa”, sostenuta anche dai socialdemocratici, prese parte, con l’amico Ferruccio Parri, alla fondazione di “Unità Popolare”, che contribuì ad impedirne l’approvazione. Fondatore, del settimanale politico-letterario Il Ponte, che diresse dopo la Liberazione per dodici anni, Piero Calamandrei fu anche direttore della Rivista di diritto processuale, de Il Foro toscano e del Commentario Sistematico della Costituzione Italiana. Molto apprezzato dai cultori del Diritto, il suo Elogio dei Giudici scritto da un avvocato e, memorabile per efficacia, l’epigrafe dettata da Calamandrei per la Lapide ad ignominia, che il Comune di Cuneo ha dedicato al generale nazista, criminale di guerra, Albert Kesselring.
(Note biografiche tratte dal sito dell'ANPI)
IL NUOVO SQUADRISMO: Nel filmato il racconto di Curzio Maltese:
[ Lo squadrismo fascista: tollerato o organizzato? ]
Roma, 29 ott. - (Adnkronos) - Il governo dovrebbe dovrebbe riferire alla Camera sugli incidenti avvenuti a piazza Navona durante le manifestazioni studentesche contro il decreto Gelmini. L'appuntamento con l'aula di Montecitorio potrebbe esserci stasera, ma piu' verosimilmente nella giornata di domani.
GLI "SLOGA" DEI MIEI NIPOTINI
Ci hanno pensato molto, in classe, ed alla fine, per la manifestazione di domani, hanno partorito quanto segue:
Gelmini, ignorante, dimettiti all'istante.
Il futuro dei bambini non fa rima con Gelmini.
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