Caro Senatore, nonché Vice-Direttore del Geniale,
apprendiamo da un articolo di Repubblica, che riprende un post sul suo blog, che lei ha cambiato idea su Berlusconi. Adesso il suo donatore di lavoro la fa vomitare. Meglio tardi che mai. Noi stiamo vomitando dal 1994: dal famoso video con la calza della "scesa in campo" (ricorda? ..."l'Italia à il paese che amo"...). Nel nostro vomitare quotidiano non siamo soli. Siamo in gradevole compagnia dei suoi figlioli, dai quali lei avrebbe tanto, ma tanto da imparare...
Ma noi non votiamo solo al pensiero di Berlusconi, Senatore Guzzanti. Noi vomitiamo, da anni, anche pensando al suo lavoro di giornalista (usiamo questo termine solo per convenzione semantica). Noi vomitiamo per il lavoro sporco che lei ha svolto, in combutta coi Trantino, coi Vito, col "Conte" Igor Marini (consulente di Marcinkus "ma anche" scaricatore di frutta e verdura ai mercati di Brescia, nonchè, letteralmente, "avanzo di galera"), con lo scopo di demolire, con mezzi "vomitevoli", l'immagine di Fassino, di Dini, di Prodi, su mandato, immagino, del suo "donatore di lavoro".
Noi vomitiamo pensando alla pregevole opera da lei svolta, con l'aiuto di tale Scaramella, sulla monnezza del dossier Mitrokin, che TUTTI i servizi europei hanno visto e buttato nel cesso, perchè chiaramente fasulli come i famosi "diari" di Mussolini, o come le teste di Modigliani scolpite col Black & Decker...
Sono ANNI, egregio, che Berlusconi non perde occasione per parlare dell'amico Putin, per ergersi a suo avvocato, e addirittura per sparare minchiate circa l'ingresso della Russia nella Nato, e persino nella UE! Sono anni di foto "pappa e ciccia", di ospitate in villa in Sardegna, o in dacia col nano in colbacco, e lei scopre solo oggi che Berlusconi è culo e camicia con Putin? Lentino, di riflessi, per essere un "giornalista"...
Nella ipotesi a lei più favorevole, avrebbe dovuto iniziare a vomitare, pensando a Berlusconi, non oltre il 7 ottobre 2006, data dell'assassinio della giornalista Anna Politkovskaja (ricorrenza che ieri ci siamo colpevolmente lasciati sfuggire, travolti dai grandi successi che sta conoscendo, in questi giorni, il mondo liberale liberista libertario che lei così bene rappresenta. Si sapeva già allora chi fosse Putin (noi, veramente, lo sapevamo dagli anni lontani del KGB...). Invece, il 1° Dicembre 2006 (due mesi dopo la mattanza della bravissima giornalista (lei si!... giornalista), Repubblica ci regala intercettazioni mai smentite nelle quali lei tresca con il celeberrimo "consulente" Mario Scaramella... Non ha dimenticato, vero, Senatore?
Per fare un servizio giornalistico completo sui vomiti suoi e nostri, pubblichiamo la sua dichiarazione di "vomito" su Berlusconi (un po tardiva, neh?); l'ultimo articolo di Anna Politkovskaja (ben altra statura, Vice Direttore Guzzanti!), e tanto per non farci mancare niente, le intercettazioni, da vomito, delle telefonate fra lei e Mario Scaramella. Sperando che così capisca perché noi non vomitiamo solo pensando a Berlusconi, ma anche pensando a lei.
Esprimiamo tutta la nostra solidarietà ai suoi figlioli. Non è bello, avere un padre di cui vergognarsi!
Tafanus
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Paolo Guzzanti ha cambiato idea: Berlusconi? Lo fa vomitare.
ROMA - "Berlusconi mi fa vomitare". Paolo Guzzanti, deputato Pdl ed ex presidente della Commissione Mitrokhin, attacca frontalmente il presidente del Consiglio. Dal proprio sito internet Guzzanti torna a difendere la Georgia, invasa da Mosca, e attacca la Russia di Putin. Quello stesso leader politico che Silvio Berlusconi non perde occasione di lodare. Un comportamento che a Guzzanti non va giù. E non lo manda a dire.
Stavolta a scatenare la polemica sono le frasi dette ieri da Berlusconi nel corso della riunione del gruppo Pdl alla Camera. Ecco, secondo Guzzanti, la descrizione dei fatti: "Berlusconi ha superato se stesso paragonando il presidente georgiano Saakashvili a Saddam. Ho vomitato. Ieri sera ho ascoltato da Berlusconi parole terribili e inaccettabili che non avrei mai voluto ascoltare. Di questa storia ne ho abbastanza. Ciò che ho trovato più grave, inaccettabile e nauseante è stato il tono con cui Berlusconi ha ripetuto a megafono le storie della propaganda russa, dicendo che 'bisognava ad andare a prendere quello là, quel Saddam', intendendo il presidente Saakashvili. Mi fa schifo e non capisco l'allineamento col capo del Kgb al potere".
Guzzanti - a cui recentemente è stata levata la scorta - non si ferma e rivela anche un dialogo che sarebbe stato raccontato da Berlusconi. "Mi telefona Bush e mi dice: hai visto cosa ha fatto il tuo amico Putin? - scrive Guzzanti riferendo le parole del premier - ma Putin è amico mio quando fa le cose che non ti piacciono e amico nostro quando fa quelle giuste? Sentiamo, che ha fatto? E Bush: 'Ha cancellato tutti i candidati dalle elezioni locali, tutti, e li ha sostituiti con uomini suoi, dal primo all'ultimo. "Allora - ricostruisce sempre Guzzanti citando il Cavaliere - io vado a Mosca e dico: cos'è questa storia dei candidati? E Putin: ma sai, avevano candidato tutta gente sui 70 anni, quindi erano tutti legati al passato sovietico. Ho voluto dare una svecchiata e ho ordinato di far mettere quarantenni, gente che dirige aziende. Va bene, dico io". Un atteggiamento che Guzzanti critica duramente. Una reazione troppo morbida, quella del premier italiano, che il deputato della Pdl non tollera: "Berlusconi ha anche detto che quella russa non sarà proprio una democrazia perfetta, ma sapete, ci vuole del tempo per passare dal totalitarismo alla democrazia".
Conclusione al vetriolo. "Ieri sera avevo l'impressione di ascoltare qualcuno che esprimesse parole, sorridenti per di più, per giustificare Hitler". Un qualcuno che si chiama Berlusconi.
(Repubblica - 8 ottobre 2008)
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QUALCOSA DI SERIO... L'ultimo articolo di Anna Politkovskaja, la giornalista russa uccisa il 7 ottobre 2006
Tutti ci chiedono: "L'assassinio di Anna Politkovskaja è collegato all'articolo sulle torture in Cecenia che stava preparando e di cui aveva parlato durante una trasmissione di radio "Svoboda” (Libertà) giovedì 5 ottobre, un giorno prima della sua morte?" Oggi in questa pagina pubblichiamo dei frammenti di due materiali che Anna stava preparando, ma non conclusi. Il primo è un testo contenente le testimonianze dirette di vittime delle torture, confermate da analisi mediche.
Il secondo consiste di fotografie sulle quali si sarebbe dovuto basare un secondo testo, mai scritto. Queste immagini, in possesso della Politkovskaja, raccontano le torture subite da cittadini, la cui identità è ignota. Il video (facciamo appello alla persona che lo ha consegnato ad Anna di farsi viva) è stato girato dagli stessi carnefici. Si presume siano funzionari delle forze dell’ordine governative cecene.
(La redazione della Novaja Gazeta)
TI CHIAMIAMO TERRORISTA: L'uso della tortura nel programma antiterrorismo in Nord Caucaso
Ogni giorno ho sulla mia scrivania decine di cartelle: le copie degli incartamenti riguardanti cause penali di persone in carcere per "terrorismo" oppure, per il momento, solo indagate. Perché qui la parola "terrorismo" è tra virgolette? Perché la stragrande maggioranza di queste persone sono state etichettate con questo marchio, quindi sono solo terroristi di nome, ma non di fatto. Nel 2006 questa prassi di "marchiatura dei terroristi" non ha semplicemente sostituito un’autentica lotta al terrorismo, ma ha anche trasformato in potenziali terroristi tutti coloro i quali desiderano vendicarsi. Quando i magistrati e i tribunali non agiscono secondo la legge e per punire i colpevoli, ma invece ubbidiscono a ordini della politica e vanno a caccia dei criminali designati dal Cremlino per compiacere la sua volontà in materia di antiterrorismo, le cause penali spuntano come funghi.
La produzione in serie di confessioni "spontanee" fornisce ottimi dati al programma di "lotta contro il terrorismo nel Caucaso del Nord". Ecco cosa mi hanno scritto le madri di un gruppo di giovani prigionieri ceceni: "...in realtà, queste penitenziari correzionali sono dei veri e propri campi di concentramento per i condannati ceceni, che subiscono ogni genere di discriminazione etnico-razziale. Non possono uscire dalle loro celle e dai blocchi di isolamento. La maggioranza, per non dire la quasi totalità, viene condannata con accuse inventate, senza che esistano prove a sostenerle. L' essere detenuti in condizioni terribili, il vedere la propria dignità umiliata, generano in loro un odio verso tutto e tutti. Quello che ritorna da noi è un intero esercito il cui futuro è stato rovinato...". Dico la verità: ho paura del loro odio. Ne ho paura perché quest'odio, prima o poi, scoppierà e strariperà come un fiume in piena. E proprio tutti diventeranno degli estremisti, ma non quelli che li hanno torturati.
Le questioni dei "marchiati come terroristi" è il campo nel quale si scontrano faccia a faccia due diverse concezioni ideologiche di quello che succede nell'ambito delle "operazioni antiterroristiche nel Caucaso settentrionale": combattere l’illegalità con la legge? Oppure applicare la "nostra" illegalità alla “loro”? Questo scontro provoca una pioggia di scintille che minaccia il presente e il futuro. Come risultato di questa "marchiatura a terroristi" c’è l'aumento del numero di coloro che non si rassegnano a questa situazione. Non molto tempo fa l'Ucraina ha estradato, su richiesta russa, un certo Beslan Gadaev, ceceno, arrestato all'inizio di agosto durante un controllo documenti in Crimea, dove risiedeva in seguito a emigrazione forzata dalla Russia. Ecco alcune righe di una sua lettera datata 29 agosto:
"...dopo essere stato estradato dall'Ucraina a Groznyi, sono stato trascinato in un ufficio, dove mi hanno chiesto se avessi ucciso membri della famiglia Salichovyi, un certo Anzora e un suo amico. Ho giurato di non aver ucciso nessuno e di non aver mai sparso una goccia di sangue, né russo, né ceceno. Loro hanno risposto: "No, li hai uccisi". Ho di nuovo negato. Dopo di che hanno immediatamente cominciato a picchiarmi. Per prima cosa mi hanno colpito due volte con un bastone vicino all'occhio destro. Quando mi sono ripreso da questi colpi, mi hanno fatto girare, mi hanno ammanettato e mi hanno infilato il bastone tra le braccia, in modo che non potessi muovere né le braccia, né le mani. Poi mi hanno afferrato, o meglio, hanno afferrato questo bastone, e mi hanno appeso a due armadietti, ad un'altezza di circa un metro. Subito dopo mi hanno avvolto un cavo attorno ai mignoli e, dopo pochi secondi, hanno cominciato a far passare la corrente e contemporaneamente a picchiarmi dove potevano con un manganello di gomma. Siccome il dolore era insopportabile, ho cominciato a gridare, a chiamare l'Altissimo, e a pregarli di smettere. Per tutta risposta, mi hanno messo sulla testa un sacchetto di plastica nero, in modo da non sentire quello che dicevo. Non so di preciso per quanto hanno continuato, ma ad un certo punto ho cominciato a perdere i sensi per il dolore. Dopo essersi accorti che stavo perdendo conoscenza, mi hanno tolto il sacchetto dalla testa e mi hanno chiesto se avrei confessato. Ho risposto che l'avrei fatto, anche se non sapevo di cosa stessero parlando. L'ho fatto solo perché la smettessero di torturarmi almeno per un po'.
Allora mi hanno tirato giù dagli armadietti, hanno tolto il bastone e mi hanno sbattuto per terra. Mi hanno detto: "Parla". Ho risposto che non avevo niente da dire. Al che hanno ricominciato a picchiarmi sull'occhio destro con il bastone con cui mi avevano tenuto appeso. I colpi mi hanno fatto rotolare sul fianco e, mentre ero quasi svenuto, sentivo che mi bastonavano dove capitava. Poi mi hanno riappeso agli armadietti e hanno ricominciato tutto da capo. Non so
per quanto è durata, continuavano a farmi rinvenire con dell'acqua. Il giorno dopo mi hanno lavato e mi hanno spalmato qualcosa in faccia e sul corpo. Più o meno verso l'ora di pranzo è entrato un funzionario del comune. Mi ha detto che erano arrivati dei giornalisti e che avrei dovuto confessare tre omicidi e alcuni furti e che se non l'avessi fatto avrebbero ricominciato a torturarmi e avrebbero anche abusato sessualmente di me. Ho acconsentito. Dopo l’intervista con i giornalisti, i miei torturatori, usando le stesse minacce a sfondo sessuale, mi hanno obbligato a confessare che tutte le percosse, da loro ricevute, me le ero invece procurate durante un tentativo di fuga.”
Zaur Zakriev, avvocato di Beslan Gadaev, ha comunicato agli esponenti di Memorial che nel territorio di Groznyi sono state perpetrate violenze fisiche e psicologiche sul suo cliente. Secondo la dichiarazione di Zakriev il suo assistito ha confessato di aver compiuto atti di banditismo nel 2004 nei confronti di esponenti delle forze dell’ordine. Ma nella questura di Groznyj hanno ottenuto da lui anche la confessione di crimini da lui non commessi avvenuti nel villaggio di Starye Atagi della regione di Groznyj. Secondo l'avvocato, le torture subite da Gadaev hanno lasciato evidenti lesioni sul suo corpo. I medici del reparto di isolamento 1 di Groznyi dove è attualmente detenuto Gadaev (accusato di "associazione a delinquere" secondo l'articolo 209 del Codice Penale della Federazione Russa) hanno stilato un rapporto che, in base alle visite effettuate su di lui, elenca numerosi segni di percosse, lesioni quali cicatrici, abrasioni, ecchimosi, bruciature, costole rotte, oltre che danni permanenti ad organi interni. Per tutte queste violazioni dei diritti dell'uomo, l'avvocato Zaur Zakriev ha presentato ricorso al procuratore generale della Repubblica Cecena.
Anna Politkovskaja
Nel video (trovato tra i dischetti della giornalista), due uomini, presumibilmente appartenenti a una struttura governativa cecena (gli stessi che hanno girato il filmato), hanno preso due giovani e li stanno torturando. Uno dei due giovani è seduto su un veicolo, sanguina copiosamente (è ben visibile un coltello che spunta vicino al suo orecchio). Un altro è stato apparentemente buttato fuori dalla macchina e giace sull'asfalto. I torturatori non sono visibili, si sente solo parlare in dialetto ceceno.
http://www.peacereporter.net/
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E QUALCOSA DI SPORCO E DI IDIOTA... Le intercettazioni delle telefonate fra Il vomitevole Senatore Paolo Guzzanti, ed il suo "consulente" Mario Scaramella.
Nelle telefonate le manovre per far apparire il premier Prodi uomo del Kgb - "Così incastreremo Prodi" - il piano Scaramella-Guzzanti - Le trappole emergono dal lavoro dei pm di Napoli
Nella lingua inglese, c'è un'efficace formula per definire il piano preparato nei segreti della "Commissione Mitrokhin" contro Romano Prodi. La formula è character assassination, la distruzione della reputazione, l'annientamento della sua credibilità, l'assassinio di una persona non nel suo corpo, ma nella sua identità morale, professionale, sociale. Il senatore Paolo Guzzanti è determinatissimo a trovare elementi che possano diventare, una volta pubblici, la tomba politica dell'antagonista di Silvio Berlusconi. Li chiede, li invoca, li pretende, dal suo consulente privilegiato Mario Scaramella e il "professore" non lesina al presidente della Commissione parlamentare d'inchiesta occasioni, opportunità posticce, piani di aggressione privilegiati e subordinati. Prodi deve diventare l'uomo di fiducia del Kgb in Italia. Potrebbe non bastare e, allora, il "professore" consiglia al senatore di autorizzare altre manovre. Nella Repubblica di San Marino si possono creare le condizioni per accusare Prodi di essere finanziato da Mosca attraverso la Cassa di Risparmio e, da qui, a Nomisma. La confezione di questi falsi documenti sarebbe dovuta finire sul tavolo del procuratore di Bologna. Se le testimonianze, raccolte dai transfughi del Kgb in Europa, non dovessero essere sufficienti, il "professore" si dichiara disponibile a raccogliere direttamente a Mosca altri dossier del Kgb compromettenti.
Forte di una lettera del ministro degli Esteri Gianfranco Fini, dovrebbe però avere il placet del "Capo" per evitare problemi con Vladimir Putin. Infine, le Coop. Si potrebbe organizzare un'evidenza del loro legame con la criminalità organizzata. Una convergenza d'interessi che si consuma nell'indifferenza, tutta politica, delle "toghe rosse" della procura di Napoli. Un bel piano, no, alla vigilia delle elezioni.
Paolo Guzzanti mostra sempre grande entusiasmo per le fantasiose trovate del suo collaboratore. Che appare molto interessato a capire, anche per il suo futuro professionale, qual è la parte in commedia di Silvio Berlusconi. Guzzanti, come leggeremo, lo rassicura: "... Annuiva gravemente... Ha voglia di giocare all'attacco".
La storia delle trappole preparate dentro il Parlamento con i poteri speciali attribuiti a una commissione di inchiesta contro Romano Prodi, allora candidato premier, a soli tre mesi dalle elezioni, si può, in fondo, raccontare con due sole telefonate tra quelle intercettate per ordine della Procura di Napoli, oggi nel fascicolo trasmesso al pubblico ministero di Roma.
La prima telefonata ci racconta come potessero apparire buffi, grotteschi, ridicoli, i tentativi di Mario Scaramella agli occhi di chi, tra gli altri, avrebbe dovuto accreditare le sue frottole. Come l'ucraino Aleksander Talik.
Il 5 gennaio 2006, conversando con la moglie, le dice: "Tu capisci? Mario sembra un bambino. È tutta una cosa che non quadra. Io non capisco niente, sembra un gioco. Tutte queste storie sul Kgb, sugli attentati. Mi fa schifo tutto questo. Io non capisco tutte queste combinazioni stupide. Non capisco proprio la ragione di queste cose. Mario mi porta questo che ha scritto Andreij (Andreij Ganchev, interprete ufficiale della commissione Mitrokhin). Ma chi è Andreij? Andreij può scrivere quello che vuole, dico io. Per me ha lo stesso valore che scrivere su un muro che Aleksander è scemo. È la stessa cosa. Che senso ha tutto questo? Mario ha nominato alcuni personaggi: grandi colonnelli, eccetera. Dice che Andreij ha dato le informazioni a questo colonnello del Fsb. Ma dico io: questo colonnello non ha niente da fare che scrivere queste cose deliranti? Delirio assoluto, incomprensibile. Mi capisci?". La saggia moglie, Natasha, la fotografa con concretezza con un paio di parole: "Sasha, loro hanno semplicemente inventato questa storia".
I fabbricanti della storia inventata li si può vedere all'opera qualche giorno dopo. E' il 28 gennaio del 2006. Sono le 10 e 59 minuti. Paolo Guzzanti e Mario Scaramella discutono per 21 minuti e 37 secondi.
Mario Scaramella: "Il segnale che io ho avuto è questo: non c'è un'informazione Prodi uguale agente Kgb, ma parliamo di "coltivazione", contatti".
Paolo Guzzanti: "Coltivazione è abbastanza, eh?!".
Scaramella: "Per me, è moltissimo. È quello che mi viene detto. A questo punto, non pretendete una dichiarazione da chicchessia che dica "Prodi è un agente"".
Guzzanti: "Perché, "coltivato" invece si?".
Il problema del senatore e del suo collaboratore è chiaro. Non possono accusare Romano Prodi di essere un agente e dunque ripiegano su una formula meno assertiva, ma più malignamente suggestiva. Romano Prodi è stato un uomo "coltivato" dal Kgb. Il problema dei due signori è di costruire un supporto di testimonianze che regga in pubblico, perché, come dice Guzzanti, "non è una lite tra giornali, qui si finisce poi in tribunale". Tocca a Scaramella trovare il testimone chiave. Vladimir Bukovskij (intellettuale dissidente riparato a Londra, scambiato dai sovietici nel 1976 con il comunista cileno Luis Corvalan) si è chiamato fuori con una considerazione che non fa una piega "Se attacchiamo politici occidentali, quando non abbiamo documenti, poi perdiamo credibilità, anche quando invece abbiamo i documenti". "Comunque - racconta Scaramella a Guzzanti - non arriviamo a dire che Prodi è un agente del Kgb in questi termini. Quello che è certo è che i russi consideravano Prodi amico dell'Unione Sovietica".
Guzzanti si infuria: "Scusa Mario, abbi pazienza! Per me, agente o "coltivato" va bene. "Amico dell'Unione Sovietica" non significa un cazzo! Che mi frega a me? Che ti pare una notizia, "Prodi amico dell'Unione Sovietica"? Ci aveva pure [rapporti] con l'Istituto Plecanov. Mi stai a prendere per il culo, scusa? "Coltivato" a me va benissimo, perché l'espressione "coltivato" significa quel che significa nel linguaggio di intelligence".
A questo punto, il "professore" propone come testimone chiave Oleg Gordievskij (ex colonnello del Kgb, riparato a Londra nel 1985, autore con Cristopher Andrew de "La Storia segreta del Kgb"). Ma c'è una difficoltà. Oleg non ne vuole sapere di mettere tra virgolette "Prodi agente del Kgb", perché "questo non è accaduto", dice. Scaramella però conviene che si può lavorare sul discorso di "coltivazione" [...]
Definiti i passaggi successivi del piano, Scaramella cerca di capire da Guzzanti, il suo "Capo", qual è l'opinione del "Capo" di Guzzanti su quel che stanno cucinando. A chi pensare se non a Silvio Berlusconi? Proprio al presidente del Consiglio in carica in quel gennaio 2006, sembra far riferimento il senatore di Forza Italia quando informa il consulente di come sono andate le cose.
Scaramella: "Tu hai qualche dettaglio in più dell'incontro con il Capo?".
Guzzanti: "La notizia ha avuto un forte impatto. Io quando vado da lui gli dico le cose a voce ma, contemporaneamente, gli metto sotto il naso un appunto scritto in cui ci sono le stesse cose che gli sto dicendo e nell'appunto scritto - che lui s'è letto e riletto sottolineando i punti salienti, scrivendo 1, 2, 3, come fa lui - ci sono le cose di cui abbiamo parlato come futuro... Annuiva gravemente, come uno che non solo è..., anzi, quando io ho detto: "Sai, il problema di questa faccenda è che, se noi andiamo a un processo, poi è una (parola incomprensibile)... è una cosa in cui dobbiamo dimostrare ciò che diciamo", e lui, sorprendendomi un po',... però ho capito che ha voglia di giocare all'attacco. Ha detto: "Beh, un momento! Intanto però, li costringiamo a difendersi". Questa l'ho trovata una reazione estremamente positiva. (...) E contemporaneamente io gli dico: "Guarda, ... ti porto il risultato [...]
Guzzanti: "Ma i tempi? Tutto deve essere consegnato al più tardi per venerdì prossimo".
Scaramella: "Per il 10, eh? E allora mi organizzo questa settimana di andare a Mosca (...) Se puoi fare tu un passaggio, visto che noi abbiamo la lettera di Fini che dice: "Ho dato istruzioni...", si potrebbe fare lunedì un passaggio. Io vado da martedì, mercoledì. Vado a Mosca e torno con un bottino anche più grasso dell'agenzia ecologica [...]
[ Testo completo intercettazioni Guzzanti - Scaramella ]
(1 dicembre 2006) Repubblica
Ecco, Senatore Guzzanti. Questo è quanto... dovrebbe essere sufficiente a farle capire perchè noi vomitiamo da tanto tempo... esattamente da 14 anni e mezzo. E perchè non vomitiamo solo pensando a Berlusconi.
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CHI E' MARIO SCARAMELLA
La resistibile ascesa di Mario Scaramella - di Claudio Gatti Il Sole24Ore
Per 18 anni Mario Scaramella si è presentato presso giornali, procure, organi nazionali e internazionali spacciandosi per professore universitario con cattedre a Napoli, Londra, Stanford, San José e Bogotà oltre che segretario generale di un'importante organizzazione intergovernativa, l'Ecpp. Non era né l'uno né l'altro e nella prima parte della nostra inchiesta abbiamo raccontato com'è riuscito a passarla liscia per oltre un decennio. Ma come ha fatto poi a traslocare dal campo della criminalità ambientale a quello dell'intelligence sovietica, diventando consulente della Commissione parlamentare Mitrokhin? Come mai il presidente di quella commissione, il senatore di Forza Italia Paolo Guzzanti, ha deciso di affidargli una serie di compiti estremamente delicati come quello di acquisire documenti ed effettuare ricerche presso istituzioni e organismi dell'ex Unione Sovietica, e addirittura di cercare «collegamenti tra l'intelligence sovietica, il terrorismo islamico e altre strutture eversive straniere»?
Si potrebbe essere tentati di rispondere cinicamente che in questa vicenda l'incredibile si è spesso rivelato possibile. Ma c'è una spiegazione più pedestre (e puntuale): la sua candidatura fu sponsorizzata da Lorenzo Matassa, magistrato distaccato a tempo pieno presso la Commissione Mitrokhin. Abbiamo perciò girato a lui la domanda: «Nel 2002 avevo incontrato Scaramella al convegno del Cira (il Centro italiano di ricerche aerospaziali che aveva ospitato un incontro organizzato da Scaramella, nonostante un'email di avvertimento che lo descriveva come un millantatore, ndr). In quell'occasione ebbi modo di intuire che aveva diretti rapporti anche con alti rappresentanti di pubbliche istituzioni russe. Ricordai quest'ultima circostanza circa un anno dopo allorché, presso la commissione Mitrokhin, si manifestò la necessità di acquisire la sentenza di condanna per tradimento irrogata nei confronti del defezionista del Kgb (Mitrokhin, ndr); per questo motivo prospettai al presidente Guzzanti la possibilità di utilizzare i contatti istituzionali del professor Scaramella in Russia». Quando abbiamo chiesto che cosa c'entri il mondo spaziale con il Kgb, Matassa si è limitato a dire che i contatti di Scaramella al Cira «saranno stati dei militari, vicini al Cremlino... e poi comunque non ci sono "serviziologhi"» [...]
Il fatto che, nella Commissione Mitrokhin, Matassa non sia stato il solo a dare credito a Scaramella non giustifica però nessuno. «Scaramella si presentava molto bene, conosceva le lingue straniere e sapeva tenere lunghi discorsi. Ma non diceva nulla», osserva il professor Paolo Oliviero, che per anni ha denunciato menzogne e trucchi di Scaramella. «Io mi sono accorto che era un imbroglione proprio da quello. Perché non solo non era in regola con le carte o i titoli, ma neppure con la sostanza di quello che diceva» [...]
Se volete incrementare la quantità di vomito, andate al link sottostante, dove è dettagliatamente riportato il curriculum di Mario Scaramella, sedicente Professore.
[ Inchiesta del Sole24Ore su Scaramella ]
Altre esilaranti notizie su questo malfattore, se avete ancora qualcosa da vomitare, potete trovarle su Wikipedia: roba da non credere, se non fosse che è roba accertata per acta...
[ Biografia di Scaramella su Wikipedia ]
Alla prossima tornata di vomito, ricostruiremo le "magnifiche sorti e progressive" dei rapporti del nostro con tale Conte Igor Marini...
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