Oggi Libbbero online pubblica il solito articolo moralizzatore. Riguarda il maldestro tentativo di infilare, nascosto fra le pieghe degli emendamenti, uno sconcio salvacondotto per i bancarottieri che hanno contribuito, in maniera e misura diverse, a rovinare decine di migliaia di famiglie. Questa cosa da magliari non è stata scoperta né da Libbbero, né dall'opposizione, che non si è ancora risvegliata dal suo lungo sonno. E' stata scoperta dalla Gabbanelli, che ne avrebbe fatto il tema della trasmissione di domenica prossima, grazie alle famigerate mailing-lists di toghe rosse. Noi speriamo che la trasmissione la faccia lo stesso, arricchendo la sua inchiesta con le perle che si sono aggiunte negli ultimi giorni. Fra le tante, vogliamo segnalarne solo due:
-1) L'indignazione del ministro..... Tremonti, che tuona: "o va fuori l'emendamento, o va fuori il Ministro dell'Economia". Una sfida allettante. Saremmo quasi tentati, per il bene del paese, si optare per la salvezza dei bancarottieri che si tentava di salvare, pur di mandare a casa questo cartaro dell'economia.
Aggiungiamo che il Tremonti, orgogliosamente autocertificato Ministro dell'Economia, ci ricorda il Maroni del '94. Quello firmava il decreto salvaladri di Biondi, e poi, davanti all'esplosione spontanea della protesta di piazza, alimentata anche dai militanti della lega, ha affermato, facendo ridere tutta Italia, di aver firmato il decreto di Biondi senza averlo letto. Tremonti è fatto della stessa pasta. Delle due l'una: o è un imbroglione, che ha approvato la legge sapendo cosa c'era dentro, ed oggi cerca di scaricarsi della sua parte di responsabilità. Oppure non ha letto ciò che firmava. E, trattandosi non di un decreto che approva la costruzione di una fontanella in piazza a Sondrio, ma della sconcia e contestata legge salva-Alitalia, è assimilabile al ridicolo suonatore di tamburelli del varesotto, che approvava leggi salvaladri "senza averle lette". Tertium non datur.
-2) L'indignazione di Littorio Feltri, quasi-direttore di Libbbero, che di professione, come tutti sanno, fa l'indignato speciale. Nel numero di Libbbero online oggi, si indigna contro "coloro che ci hanno provato", a salvare certe facce di c....
Ecco cosa scrive oggi Littorio nella sua articolessa, che trasuda indignazione da tutti i pori:
Ci hanno provato Volevano salvare i bancarottieri
(Littorio Feltri - Libbbero - 10/10/08 )
Non l’hanno fatta franca, ma per un pelo. C’è voluto Giulio Tremonti per bloccare tutto e cancellare l’inghippo. Il piano d’altronde era congegnato bene. Nel predisporre il nuovo assetto di Alitalia, in base al quale il commissario Fantozzi, subentrato buon ultimo a una serie di amministratori diciamo pure discutibili, è stato affrancato da ogni responsabilità, una manina lesta (...) (...) ha introdotto una norma subdola grazie alla quale qualsiasi manager, compresi quelli birichini o incapaci, non paga mai dazio. L’autore materiale del trucchetto, interrogato in proposito, ha minimizzato: la mia regola è stata male interpretata; non intendevo assolutamente assolvere l’intera categoria di dirigenti da castigare. Vabbé. Se lo dice lui. Sta di fatto che se il ministro del Tesoro non si fosse impuntato, minacciando addirittura le dimissioni se una simile legge fosse entrata in vigore, tra alcuni giorni gli italiani avrebbero scoperto che i grandi capoccia “assassini” di aziende non devono rispondere dei loro peccati. Immaginatevi le reazioni, le accuse al governo, la figuraccia... (continua)...
Il resto dell'articolo, data l'autorevolezza di chi lo ha scritto, è disponibile solo a pagamento. E poichè per nostra natura non daremmo a Littorio Feltri neanche un cent, dobbiamo rinunciare a leggerlo. Però, dato che siamo d'animo gentile, e non ci piace lasciare Littorio Feltri nel dubbio, vogliamo generosamente aiutarlo, "a gratis", dandogli i nomi delle (non della) manine, che peraltro sono su tutti i giornali fin fa ieri, e quindi, a cercar bene, avrebbe potuto trovarle anche Littorio. Ecco per esempio cosa scrive Repubblica di ieri:
Il governo salva Geronzi, Tanzi e Cragnotti
(Repubblica — 09 ottobre 2008 - Liana Milella)
ROMA - Un' altra? Sì, un' altra. E per chi stavolta? Ma per Cesare Geronzi, il presidente di Mediobanca negli impicci giudiziari per via dei crac Parmalat e Cirio. La fabbrica permanente delle leggi ad personam, col marchio di fedeltà del governo Berlusconi, ne produce un' altra, infilata nelle pieghe della legge di conversione del decreto Alitalia. Non se ne accorge nessuno, dell' opposizione s'intende, quando il 2 ottobre passa al Senato. Eppure, come già si scrivono i magistrati nelle maling list, si tratta d'una «bomba atomica» destinata a far saltare per aria a ripetizione non solo i vecchi processi per bancarotta fraudolenta, ma a bloccare quelli futuri.
Con un semplice, e in vero anche mal scritto, articolo 7bis che modifica la legge Marzano sui salvataggi delle grandi imprese e quella sul diritto fallimentare del 1942. L'emendamento dice che per essere perseguiti penalmente per una mala gestione aziendale è necessario che l'impresa si trovi in stato di fallimento. Se invece è guidata da un commissario, e magari va anche bene come nel caso della Parmalat, nessun pubblico ministero potrà mettere sotto processo chi ha determinato la crisi. Se finora lo stato d'insolvenza era equiparato all'amministrazione controllata e al fallimento, in futuro, se la legge dovesse passare com'è uscita dal Senato, non sarà più così.
I cattivi manager, contro cui tutti tuonano, verranno salvati se l'impresa non sarà definitivamente fallita. Addio ai processi Parmalat e Cirio. In salvo Tanzi e Cragnotti. Salvacondotto per l'ex presidente di Capitalia Geronzi. Colpo di spugna anche per scandali di minore portata come quello di Giacomelli, della Eldo, di Postalmarket. Tutto grazie ad Alitalia e al decreto del 28 agosto fatto apposta per evitarne il fallimento. Firmato da Berlusconi, Tremonti, Scajola, Sacconi, Matteoli. Emendato dai due relatori al Senato, entrambi Pdl, Cicolani e Paravia. Pronto per essere discusso e approvato martedì prossimo dalla Camera senza che l' opposizione batta un colpo. Ma ecco che una giornalista se ne accorge. È Milena Gabanelli, l'autrice di Report, la trasmissione d'inchieste in onda la domenica sera su Rai3.
Lavora su Alitalia, ricostruisce dieci mesi di trattative, intervista con Giovanna Boursier il commissario Augusto Fantozzi, gli chiede se è riuscito a garantirsi «una manleva», un salvacondotto per eventuali inchieste giudiziarie. Lui risponde sicuro: «No, io non ho nessuna manleva». Ma quel 7bis dimostra il contrario. Report ascolta magistrati autorevoli, specializzati in inchieste economiche. Come Giuseppe Cascini, segretario dell'Anm e pm romano dei casi Ricucci, Coppola, Bnl. Il suo giudizio è senza scampo. Eccolo: «Se la norma verrà approvata non saranno più perseguibili i reati di bancarotta commessi da tutti i precedenti amministratori di Alitalia, ma neppure quelli compiuti da altri manager di società per cui c'è stata la dichiarazione d'insolvenza non seguita dal fallimento».
Cascini cita i casi: «Per i crac Cirio e Parmalat c'è stata la dichiarazione d'insolvenza, ma senza il fallimento. Il risultato è l'abrogazione dei reati fallimentari commessi da Tanzi, Cagnotti, dai correi». Non basta. «Subito dovrà essere pronunciata sentenza di assoluzione perché il fatto non è più previsto dalla legge come reato per tutti gli imputati, inclusi i rappresentanti delle banche».
Siamo arrivati a Geronzi. Chiede la Gabanelli a Cascini: «Ma la norma vale anche per lui?». Lapidaria la risposta: «Ovviamente sì». Le toghe s'allarmano, i timori serpeggiano nelle mailing-list. Come in quella dei civilisti, Civil-net, dove Pasquale Liccardo scrive: «Ho letto la nuova Marzano. Aspetto notizie sulla nuova condizione di punibilità che inciderà non solo sui processi futuri ma anche su quelli in corso». Nessun dubbio sulla portata generale della norma. Per certo non riguarderà la sola Alitalia, ma tutte le imprese.
Vediamolo questo 7bis: stabilisce: «Le dichiarazioni dello stato di insolvenza sono equiparate alla dichiarazione di fallimento solo nell'ipotesi in cui intervenga una conversione dell'amministrazione straordinaria in fallimento, in corso o al termine della procedura, ovvero nell'ipotesi di accertata falsità dei documenti posti a base dell'ammissione alla procedura».
La scrittura è cattiva, ma l'obiettivo chiaro: finora i manager delle grandi imprese finivano sotto processo per bancarotta a partire dalla sola dichiarazione d'insolvenza. Invece, se il 7bis passa, l'azione penale resterà sospesa fino a un futuro, e del tutto incerto, fallimento definitivo. Commentano le toghe: «Una moratoria sine die, un nuovo colpo di spugna, una mano di biacca sulle responsabilità dei grandi manager le cui imprese sono state salvate solo grazie alla mano pubblica». Con un assurdo plateale, come per Parmalat. S'interromperà solo perché il commissario Bondi evita il fallimento. Ma che la salva-Geronzi sia costituzionale è tutto da vedere. Gli esperti già vedono violati il principio d'uguaglianza e quello di ragionevolezza. Il primo perché la norma determina un'evidente disparità di trattamento tra i poveri Cristi che non accedono alla Marzano, falliscono, e finiscono sotto processo, e i grandi amministratori. Il secondo perché l'esercizio dell'azione penale dipende solo dalla capacità del commissario di gestire l'azienda in crisi. Se la salva, salva pure l' ex amministratore; se fallisce, parte il processo. Vedremo se Berlusconi andrà avanti sfidando ancora la Consulta. - LIANA MILELLA
Ecco, ora Littorio che di mestiere fa il fustigatore di costumi, anzichè scrivere in maniera impersonale "ci hanno provato", senza dirci "chi" ci ha provato, può completare l'articolessa, e magari attaccarci anche l'usuale pistolotto moralizzatore che non si fa mancare mai, quando fa "giornalismo d'inchiesta" sui comunisti (affittopoli docet). Conosce i fatti, le conseguenze dei fatti se la legge passerà, l'ignoranza di Tremonti, gli autori materiali, e può persino, in una botta d'intelligenza, risalire induttivamente ai mandanti.
Ma noi eravamo rimasti colpiti, di striscio, anche dalla storia che fra i "beneficiati" ci fosse anche l'affossatore di Postalmarket. Ci ricordava qualcosa, poi ci è venuto in mente: ma si! il tizio era un Senatore Emerito della Repubblica, eletto in Forza Italia! ...abbiamo ripescato un vecchio articolo di Marco Travaglio sull'Espresso del 20 gennaio 2000, che riguarda il Salvatore di Postalmarket, Eugenio Filigrana:
"...si chiama Eugenio Filograna, è nato a Lecce, vive a Milano, nel 1996 fu eletto senatore per Forza Italia, ma subito traslocò nell'Udr e poi nell'Udeur. Nel '98 ha rilevato Postalmarket (vendite per corrispondenza), distribuendone subito il catalogo a tutti i colleghi di Palazzo Madama. Ora, sulla copertina del primo numero 2000, campeggia il suo faccione al posto delle tradizionali top model. Segue, all'interno, un'"Intervista alla proprietà". Cioè a Lui. Da non perdere.
COM'È UMANO, LEI!
Domanda: "Senatore, Lei ha salvato l'azienda dalla chiusura e restituito sicurezza ed entusiasmo a 758 lavoratori che stavano per varcare la soglia della disoccupazione. Perché?".
"Perché ho il virus dell'imprenditore... Lo slogan "soddisfatti o rimborsati" è alla base della nostra filosofia... Diciamo che mi sento in prestito alla politica. Vi ho investito sacrifici e tempo in un momento che ritenevo di emergenza per il nostro Paese". Il terribile 1996.
TRANSENNATE LE EDICOLE.
Domanda: "Senatore, perché si è messo in copertina?".
"Narcisismo? Protagonismo? Niente di tutto questo. Non dimentichi la recente "rivoluzione" delle casalinghe contro i calendari con foto di belle donne nude. Vogliono foto di uomini. Eccomi. Anche se non sono nudo". Dopo Raoul Bova, Lui.
JURASSIK PORK
A pagina 409, alla voce "Salute", c'è il reparto "Stare insieme con piacere e sicurezza". Consigli per gli acquisti: 9 diversi tipi di profilattici; un bel paio di "manette dell'amore" ("in acciaio, ricoperte di pelouche sintetico, misura universale. Con coppia chiavi", sic); e un fiammante "vibromassaggiatore flessibile in plastica", che "funziona a pile". Ha tutta l'aria di un vibratore. Chissà che ne diranno i leader dell'Udeur, Clemente Mastella e la piissima Irene Pivetti. Soddisfatti, o rimborsati?
Caro, libbberissimo Littorio, è vero. Ci hanno provato. Sono stati gli amici suoi, e di quello statista che lei incita quotidianamente a proseguire nella sua azione da statista, chiamandolo affettuosamente Silvio. Meno male che Silvio c'è. Ma ringraziamo Iddio anche per averci dato Littorio.
Tafanus
P.S.: Eugenio Filograna, proprietario della Postalmarket, in data 21.11.02 è stato arrestato con l'accusa di aver distratto 5 milioni di euro ad una cooperativa di cui era amministratore di fatto ma non di diritto, facendola fallire.
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