Correva il giorno 25 Novembre 2007. Il Tafanus pubblicava questo post:
La "macelleria cilena" del G8: il pool dei boia continua a salire di grado.
Ci piacerebbe sapere (ma forse non lo sapremo mai), cosa stia succedendo di devastante nella testa di Giuliano Amato, e di conseguenza in quella di Romano Prodi, di Di Pietro e di tanti altri personaggi dell'agognato governo di Centro-Sinistra ai quali avevamo affidato le nostre speranze di un radicale cambiamento di marcia.
Avevamo malamente digerito (anzi, a dire il vero, non lo avevamo digerito affatto) che Pollari fosse premiato, all'inizio di quest'anno, con la nomina a Consigliere di Stato a Palazzo Chigi. Pollari,
è bene ricordarlo, al di là delle sue responsabilità dirette o
indirette nel sequestro di un cittadino egiziano, ha organizzato un
ufficio di dossieraggio illegale, da lui stesso guidato (nessuno
contesta la circostanza). I suoi uomini migliori erano parte integrante
di un network spionistico che si è avvalso delle tecnologie e della
collaborazione della Security di un'impresa privata, la Telecom (pure
qui, nessuna contestazione del fatto). Pollari, è bene ricordarlo, era
stato nominato Capo degli spioni del Sismi nel 2001, dal Governo
Berlusconi appena insediato.
Il mese scorso ha suscitato giustamente scandalo la decisione di Di Pietro e dei suoi di votare col Centro-Destra contro l'istituzione di una commissione d'inchiesta sulla "macelleria cilena" della scuola Diaz. Nè Grillo, nè Travaglio, abituali ed attenti fustigatori di costumi, hanno trovato nulla da ridire. Di Pietro ha fatto una indecorosa retromarcia solo sotto la pressione dei bloggers, e grazie ai suoi stessi (ex) estimatori, che lo hanno riempito di insulti sul suo blog. Pensavamo fosse finita. Invece ieri siamo stati costretti a leggere la seguente notizia:
Luperi promosso - La senatrice Giuliani “avvisa” il governo
La risicatissima maggioranza di governo al Senato rischia di incrinarsi
dopo la promozione di uno dei dirigenti di polizia presenti al G8 ai
vertici dei servizi segreti. «La promozione di un dirigente imputato
per le violenze a Genova nel 2001, Giovanni Luperi, è impossibile da
digerire». Lo afferma la sen. Haidi Giuliani, che presenterà
un’interrogazione parlamentare in merito. «Dopo la manifestazione di
sabato scorso, pacifica e bellissima, che chiedeva l’istituzione della
commissione d’inchiesta, dalle istituzioni - osserva la madre di Carlo
Giuliani - ci arriva questa risposta: la promozione di uno di coloro
che ha partecipato ai pestaggi e alle torture di quella che è stata
chiamata la notte cilena, a Genova. Credo che si stia creando un solco
incolmabile tra il popolo dell’Unione e un governo che aveva tra i suoi
impegni la commissione parlamentare sul G8, lo disattende per poi
premiare i responsabili della gestione dissennata, anticostituzionale e
antidemocratica dell’ordine pubblico in quei giorni».
Giovanni Luperi, ex vicedirettore dell’Ucigos, è stato nominato ieri capo del Dipartimento analisi dell’Aisi (Agenzia informazioni e sicurezza interna), l’ex Sisde. Luperi è tra gli imputati per la sanguinosa irruzione nella scuola Diaz durante il G8 di Genova. L’ex capo della polizia Gianni De Gennaro si era speso personalmente a suo favore durante le indagini sulle violenze delle forze dell’ordine, venendo anche interrogato come testimone, nel suo ufficio nella capitale. Luperi, inizialmente indagato per le lesioni ai danni degli ospiti della scuola, era stato prosciolto da questa accusa e rinviato a giudizio per falso in atto pubblico, calunnia aggravata e abuso d’ufficio. La nomina di Luperi è l’ennesimo spostamento all’interno dei servizi segreti italiani, dopo la riforma di un anno fa. Leggi il servizio.
Vittorio Agnoletto, già leader del Genoa Social Forum e oggi
europarlamentare, chiede il ritiro del provvedimento e attacca il
governo. Immediata anche la reazione del Comitato verità e giustizia,
che segue le vicende giudiziarie e politiche successive al G8 genovese.
«Siamo senza parole - è scritto in un comunicato - . La promozione
di uno dei dirigenti imputati al processo Diaz è un nuovo insulto
all’etica costituzionale, una nuova bastonatura per chi fu vittima
delle violenze e degli abusi nella “famigerata “notte dei manganelli”,
definita a suo tempo “una notte cilena” dall’attuale ministro degli
Esteri. La sospensione dello stato di diritto avvenuta a Genova nel
luglio 2001 non ha portato a scelte serie e forti in difesa delle
garanzie costituzionali. Né il governo del tempo, né quello attuale
hanno chiesto scusa alle vittime,
sospeso i dirigenti implicati, promosso una commissione parlamentare
d’inchiesta, come dovrebbe avvenire in un paese democratico, fedele
alla lettera e allo spirito della Costituzione. Si è legittimato
l’operato delle forze di polizia, protagoniste di ripetute violazioni
dei diritti umani e civili. La partecipazione al sanguinoso blitz alla
Diaz, che ha macchiato in modo indelebile l’immagine della polizia di
stato, sembra aver favorito le carriere dei dirigenti rinviati a
giudizio. I cinque-sei imputati di grado più alto sono stati tutti
promossi. La nomina dell’imputato Luperi a un ruolo così delicato
nell’ambito dei servizi segreti è una triste e preoccupante conferma
dell’incapacità del potere politico di garantire e difendere i diritti
democratici di tanti cittadini umiliati nelle strade, nelle scuole e
nelle caserme di Genova durante il G8 del 2001».
La nomina di Luperi era stata preceduta da quella di Gratteri, altra figura-chiave della "notte cilena". Gratteri nel 2001 era a capo dello Sco, oggi è al vertice del Dipartimento Centrale Anticrimine. Nomine, tra le tante, che hanno sollevato dure critiche specie dall'estrema sinistra. Proprio nei confronti di Gratteri poi, ha annunciato un'interrogazione Graziella Mascia di Rifondazione Comunista.
Ora arriva il possibile rinvio a giudizio di Gianni De Gennaro,
ex capo della polizia italiana e oggi capo gabinetto del ministro
dell'Interno Giuliano Amato. E' possibile che su di lui si abbatta
l'onta di una richiesta di rinvio a giudizio. In queste ore sono,
infatti, in fase di notifica i cosiddetti Acip, ovvero gli atti con cui
si avvisano gli indagati e i loro difensori, che si sono concluse le
indagini e possono prendere visioni degli atti.
L'inchiesta che coinvolge De Gennaro nasce anch'essa dal processo per l'irruzione alla Diaz. Nel corso di un'udienza in cui venne chiamato come testimone l'ex questore del capoluogo ligure Francesco Colucci, rilasciò una serie di dichiarazioni per le quali, la procura, chiese l'iscrizione al registro degli indagati per falsa testimonianza. Per il reato di istigazione alla falsa testimonianza fu invece indagato De Gennaro. Nel corso di una conversazione tra Colucci ed un collega, intercettata durante altre indagini, l'ex questore si sarebbe compiaciuto per aver soddisfatto il "capo". Interrogato a luglio, De Gennaro ha spiegato che Colucci potrebbe aver equivocato quella che era solo una chiacchierata sulla vicenda Diaz. La spiegazione non avrebbe però convinto i pm Enrico Zucca e Francesco Cardona Albini, e con loro il procuratore aggiunto Mario Morisani.
Ora noi chiediamo, associandoci alla Senatrice Giuliani e a tutte le persone indignate in Italia e nel mondo, che finalmente qualcuno paghi, possibilmente non con il solito "promoveatur ut abmoveatur". Troppo poco, troppo indecente. Per una vera e propria sospensione della democrazia fortemente avallata, sostenuta e poi difesa da quattro fascisti, vogliamo una giustizia vera. Che Di Pietro, Giuliano Amato, Romano Prodi se ne facciano una ragione. Noi non molleremo.
A Giuliano Amato chiediamo di attenersi, nella scelta dei suoi collaboratori, a criteri di selezione etica almeno pari a quelli adottati da Marcello Dell'Utri nella selezione degli stallieri di Arcore. E' chiedere troppo?
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Oggi, a distanza di quasi un anno, Repubblica, per la firma di Massimo Calandri, pubblica questo articolo, ultimo (?) tassello mancante alla ricostruzione dei giorni in cui a Genova il governo Berlusconi si gemellò con la Santiago di Pinochet.
Diaz, l´ultima immagine dello
scandalo: ecco l´uomo delle istituzioni che porta le molotov. In una
ricostruzione della Bbc si vede un uomo che introduce nella scuola le
bottiglie incendiarie
di Massimo Calandri - Repubblica
Eccola la fotografia-simbolo di quella notte maledetta .
Inedita. Oscura. Inquietante. È stata estrapolata da un filmato girato
da un operatore Rai e depositato dalle parti civili il mese scorso. Nel
mosaico riportato qui sotto, è il quadrato sulla destra in alto. Si
riconoscono il cortile della scuola Diaz, le
sagome dei funzionari di polizia che si allontanano dopo aver
chiacchierato a lungo intorno al sacchetto azzurro con le due bottiglie
incendiarie. Sullo sfondo le grandi finestre dell´istituto, le
stanze illuminate. E a sinistra - piccolino, cerchiato di rosso - il
profilo di un uomo sulla soglia dell´ingresso laterale. È di spalle, in
borghese, indossa un casco protettivo. Nella mano sinistra stringe
qualcosa. Sì. È il sacchetto azzurro delle molotov. Accanto riporta una
didascalia in inglese, perché l´immagine fa parte di un´inchiesta
giornalistica della Bbc di prossima pubblicazione: «Naples Digos
Inspector entering Diaz Pertini». Si tratta cioè del fantomatico
ispettore della Digos di Napoli che introduce materialmente nella
scuola le molotov della vergogna, una della prove fasulle - la "regina" delle prove false - con cui la Polizia di Stato avrebbe voluto "giustificare" il massacro e le manette ai 93 no-global.
Il documento è paradossalmente eccezionale. Perché da un lato
rappresenta il punto di non ritorno della vicenda: ecco come le forze
dell´ordine hanno truccato le carte, barato, mentito fin dalla prima
ora di quella notte dannata. È tutto vero: fu un
pestaggio cinico e bestiale, e i servitori dello Stato preferirono
raddoppiare l´orrore - aggiungendo alla carneficina l´ingiustizia della
prigione - piuttosto che ammettere le proprie responsabilità, il
fallimento. Ma d´altro canto, quella spaventosa bugia è così
chiara, solare, che persino alcuni avvocati della difesa nella loro
recente arringa la davano per scontata. Alla Diaz abbiamo imbrogliato,
embé?La catena è stata definitivamente ricostruita nel corso di quasi quattro anni di dibattimento e centocinquanta udienze.
L´agente Michele Burgio prende le due molotov - che erano state sequestrate nel pomeriggio durante gli scontri di corso Italia dal vice-questore Pasquale Guaglione, e da lui affidate a Valerio Donnini, padre degli specialissimi nuclei anti-sommossa e capo di Burgio - e nel cortile della scuola le consegna al vice-questore Pietro Troiani. Il funzionario le mostra al collega Massimiliano Di Bernardini [...] Qualche minuto più tardi, il sacchetto azzurro delle molotov è impugnato da Giovanni Luperi
e mostrato agli altri super-poliziotti che gli si fanno intorno. E
questa, di immagine, la conosciamo bene. Quello che succede dopo ce
l´hanno raccontato gli stessi protagonisti in negativo del blitz. Luperi, attuale direttore dell´ex Sisde,
ricorda di aver chiamato una funzionaria che stava all´esterno della
scuola. Perché mai? Per affidarle il reperto, che pure in quel momento
- visti gli sviluppi successivi - aveva una straordinaria importanza
investigativa. Bene: Luperi chiama Daniela Mengoni e le dice di
avere cura delle molotov. E la Mengoni che fa? A sua volta chiama un
sottufficiale. «Credo fosse un ispettore della Digos di Napoli».
Credo,
dice. Non ne conosce il nome, non è in grado di riconoscerlo. Nessuno
degli ispettori Digos napoletani, rintracciati anni dopo dai
magistrati, corrisponde a quello indicato dalla donna. E dunque, con
lui e il sacchetto si avvicina all´entrata secondaria della scuola
Diaz. Chissà perché. Si avvicina, e gli affida la prova «regina». Le
molotov, che il nostro codice equipara ad armi da guerra. La prova
intorno alla quale avrebbero poi giustificato l´intera operazione.
«Tienile un momento, che devo fare una cosa». Lo molla lì. Quando torna,
le bottiglie incendiarie saranno allineate sul lenzuolo che ospiterà il
resto dell´"arsenale" sequestrato ai fantomatici Black Bloc della Diaz:
i coltellini multiuso, le sottile anime in alluminio degli zaini fatte
passare per spranghe, gli assorbenti femminili, la biografia del
reverendo Jesse Jackson fatta passare per materiale "eversivo". E i
picconi, le mazze rubate da un vicino cantiere.
Alla
storia si aggiunge oggi quest´ultima immagine. Quella dell´ispettore
Digos di Napoli che entra nella scuola. C´è poi un altro fotogramma che
ritrae lo stesso uomo mentre esattamente cinque minuti prima entra
nella scuola, un camicione blu fuori dai pantaloni di colore beige. È
quello in basso a sinistra. A fianco, nel terzo riquadro, l´ispettore
leaving - che la lascia - la Diaz. La visiera del casco ben calata a
nascondere il volto. Sono trascorsi altri quattro minuti. Nove in
tutto. Per entrare, piazzare le bottiglie e andarsene. Ma tornando al
riquadro lassù in alto, quello dell´ingresso delle molotov nella
scuola, vale la pena di sottolineare i due funzionari indicati dalla
Bbc.
Uno è appunto Luperi, oggi ai vertici del ministero
dell´Interno. Nel processo ha rifiutato di essere interrogato,
preferendo le "dichiarazioni spontanee". Senza contraddittorio. Ha
spiegato che quella sera lui era tutto sommato rimasto ai margini
dell´operazione. Era soprattutto preoccupato di portare i colleghi a
cena, ricordava. L´altro era Spartaco Mortola, adesso questore
vicario a Torino, allora capo della Digos di Genova. L´ufficio cui
vennero affidate per la custodia le molotov, il reperto trasformatosi
in un boomerang per la Polizia di Stato. Le bottiglie furono "accidentalmente" distrutte dagli stessi agenti. Questa è un´altra storia, verrebbe da scrivere. Ma purtroppo la storia è sempre la stessa.
(12 novembre 2008)
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