Miriam Makeba è morta con generosità, così come è vissuta. Per molti della mia generazione, per anni, la Makeba è stata solo un incomprensibile tormentone da discoteca, col grande successo del suo "Pata Pata", fine anni '60, che ha accompagnato alcune estati della nostra vita come una gioiosa colonna sonora che infondeva allegria, gioia di vivere, spin, ma il tutto ad un livello abbastanza epidermico e disinformato.
Come si può essere distratti, da giovani! Il successone della sua vita, "Parta Pata", è del '67, ma il suo grande impegno politico era già cominciato da un pezzo, e le aveva procurato solo guai.
Leggiamo del "Sole24Ore: "...pur essendo già una cantante di successo, alla fine degli anni '50 Makeba ricavava ancora pochissimi introiti dalle sue registrazioni, e non riceveva royalties; per questi motivi iniziò a ipotizzare di lasciare il Sudafrica per gli Stati Uniti.
Nel 1960 partecipò al documentario anti-apartheid Come Back, Africa e fu invitata al Festival del cinema di Venezia; una volta in Europa stabilì di non rimpatriare. Si trasferì a Londra, dove conobbe Harry Belafonte, che la aiutò a trasferirsi negli Stati Uniti e farsi conoscere come artista [...]
Nel 1966 Makeba ricevette il Grammy per la migliore incisione folk per l'album An Evening with Belafonte/Makeba, inciso insieme a Belafonte. L'album trattava esplicitamente temi politici relativi alla situazione dei neri sudafrica sotto il regime dell'apartheid. Nel 1963 portò la propria testimonianza al comitato contro l'apartheid delle Nazioni Unite. Il governo sudafricano rispose bandendo i dischi di Makeba e condannandola all'esilio. Nel 1968 sposò l'attivista per i diritti civili Stokely Carmichael; l'evento generò controversie negli Stati Uniti, e i suoi contratti discografici furono annullati. Makebe e Carmichael si trasferirono in Guinea, dove divennero amici del presidente Ahmed Sekou Tourè e di sua moglie.
Makeba si separò da Carmichael nel 1973, e continuò a cantare soprattutto in Africa, Sudamerica ed Europa. Svolse anche il ruolo di delegata della Guinea presso le Nazioni Unite, vincendo il Premio Dag Hammarskjold per la Pace nel 1986..."
Miriam Makeba è morta esattamente come è vissuta: lottando per un mondo più giusto, lottando per i più deboli, per i diseredati e per gli abbronzati di tutto il mondo. E' morta dopo aver vissuto una di quelle vite degne di essere vissute, e dopo averci impartito una grande lezione di impegno civile. L'ultima, purtroppo. Ecco come descrive il Corsera la sua "ultima volta":
Muore Miriam Makeba - Il malore sul palco, subito dopo gli applausi per «Pata Pata», il suo brano simbolo, durante il Concerto per Saviano. La cantante sudafricana era a Castel Volturno per l'esibizione contro camorra e razzismo. Inutili i soccorsi
MILANO — Aveva appena finito di cantare, e insieme agli altri artisti salutava il pubblico. Poi, mentre tutti applaudivano, lei ha taciuto. Ha chiuso gli occhi ed è svenuta. Miriam Makeba è morta pochi minuti dopo in ospedale, per una crisi cardiaca. È successo a Castel Volturno (Caserta), dove la cantante sudafricana simbolo della lotta all'apartheid, l'artista nota nel mondo come Mama Africa, aveva accettato di esibirsi. Sebbene stanca e malata, non ha voluto dire di no agli organizzatori del concerto di solidarietà a Roberto Saviano. Soprattutto perché si sarebbe tenuto nel paese dove meno di due mesi fa sei innocenti ragazzi ghanesi, sono stati trucidati dalla camorra. Miriam Makeba aveva 76 anni. Dal 2005, dopo aver condotto una trionfale tournée in tutto il mondo, aveva cominciato a soffrire di gravi problemi fisici che la costringevano a muoversi in carrozzella.
Anche ieri mattina, durante la visita al centro d'assistenza Fernandez, si era presentata su una sedia a rotelle, accompagnata da sua nipote e da una badante. Aveva la febbre. In serata il concerto, e la sua esibizione che, verso le 21.30, seguiva in scaletta quella di Maria Nazionale. «Ha cantato davanti a poche decine di persone — racconta Jean Milongo, mediatore culturale del Fernandez — e lei sembrava infastidita. Parlando in inglese ha detto: mi avete fatto aspettare troppo tempo, e adesso non c'è più nessuno». Sebbene debilitata, la Makeba ha voluto ugualmente onorare il suo impegno. Stringendo il microfono tra le mani giunte, immobile su una sedia, ha cantato tre pezzi. Poi si è di nuovo rivolta al pubblico, composto quasi solo da africani che vivono nei ghetti di baracche e vecchie case cadenti sulla foce del Volturno: «Voleva andarsene, ma l'hanno trattenuta — aggiunge Milongo —. Hanno invocato "Pata Pata", e lei non ha saputo dire di no». Poi, poco prima che sul palco improvvisato calasse il sipario, il malore: «Erano tutti in piedi, c'era Idris che ringraziava. Io l'ho vista svenire mentre qualcuno cercava di sorreggerla. Mi sono avvicinato, ed ho sentito che urlavano: un medico, chiamate un medico»...
P.S.: apprendo solo ora che ieri, a Castel Volturno, agli operai che montavano il palco per il concerto anti-camorra di Miriam Makeba, è stato chiesto il pizzo. Questo paese ha ormai perso qualsiasi barlume di umanità.
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