Impicchiamolo, questo stronzo di Ambrogino, che ormai è diventato un pretesto per risse, insulti incrociati, provocazioni da quattro soldi, figure di merda di livello planetario. Anzi, visto che dovrebbe essere d'oro (peso specifico 20, se non erro), buttiamolo nel "Naviglio che fu Grande", e in 24 ore sarà sepolto nella melma, per sempre.
L' AMACA - (Michele Serra - 28 maggio 2006)
Finalmente sappiamo perché Dario Fo, il teatrante italiano più rappresentato nel mondo, a Milano, la sua città, non ha neanche due assi per recitare. «è vero che ha vinto il Nobel. Ma ha rifiutato l'Ambrogino d'oro». Lo ha spiegato Tiziana Maiolo in un dibattito tivù, con l' aria puntuta e precisina di chi inchioda l'avversario politico a una colpa inappellabile. Si intuiva che la Maiolo, nelle ore immediatamente precedenti il dibattito, aveva telefonato a Stoccolma per avvertire la giuria del Nobel che quel Fo, da loro sventatamente premiato, aveva però rifiutato l'Ambrogino. E dunque, per quel minimo di solidarietà che deve intercorrere tra premi così prestigiosi, non sarà il caso di revocargli il Nobel, al Fo? E comunque - cercando di entrare nella psicologia della Maiolo - fare qualcosa che ristabilisca un minimo di equità tra i milanesi illustri e quelli non illustri, come la Maiolo, che pur di avere un Ambrogino sarebbe disposta a salire a mani nude sulla Madunina come l'Uomo Ragno, e invece guarda quello lì, quel pallone gonfiato, che con la scusa di essere un Nobel snobba il nostro bell'Ambrogino... Mi è tornata in mente la storia di un mio lontano parente, che con la scusa di essere ambasciatore a Pechino trascurava il suo appartamento di Novara. La portiera non gliela perdonò mai.
I nuovi oligarchi padroni di Milano - (Curzio Maltese - 12 gennaio 2007)
«Vuoi vedere come siamo ridotti?». Dario Fo apre la finestra del suo studio, indica l' orizzonte e domanda: «Dov'è Porta Romana?». Guardo fuori e Porta Romana non c'è più. Non si vede, cancellata da un mega cartellone pubblicitario. I milanesi che non guardano mai in alto, tanto c'è poco da vedere, forse non se ne accorgono. Ma qui è sparita la porta più antica della città, il simbolo di duemila anni di storia. "Porta Romana bella" strangolata dai cartelloni, circondata dai buchi dei lavori in corso. «A Roma coprirebbero il Colosseo con le mutande di Dolce & Gabbana?» [...] Il Nobel più snobbato della storia estrae un suo magnifico disegno di palazzi e canali: «Questo si dovrebbe fare, scoperchiare i navigli, tornare ai tempi di Stendhal. Invece stanno vuotando la Darsena per farci i garage. Milano è così, si pugnala da sola» [...]
Ma ora il grigiore e la noia delle periferie hanno invaso il centro: la città non è mai stata così anonima e invivibile come oggi. Nessun grande progetto o evento, la convivialità consumata nel rito dell'happy hour, il dibattito cittadino confinato alla rissa annuale per l'assegnazione dell'"Ambrogino d'oro", il gusto della modernità ridotto a una maniaca opera di lifting urbano. Più brutta e più ricca di sempre, avvelenata dall'aria più irrespirabile d'Europa[...]
Chi comanda oggi a Milano? L' ultimo padrone della città è stato Bettino Craxi. Berlusconi, con tutto il suo potere, in città non ha mai fatto sistema. Oggi per capire chi comanda bisogna inseguire l'unica sicura traccia nel caos cittadino: i danèe. Dalla bufera di Mani Pulite in poi è successo questo, che una montagna infinita di soldi e di potere è passata di mano [...]
"A me piacerebbe per esempio che Malpensa non fosse uno dei peggiori aeroporti del mondo. Ma ci è andato?". Ci sono andato. Un'ora almeno di coda fra check-in e controlli, la metà dei voli in ritardo, il maresciallo che mi ha mostrato negli schermi le facce degli addetti ai bagagli già licenziati per furto e tutti riassunti: un suk. Fra i ricchi milanesi non se ne trova più uno che ammetta d'aver votato Berlusconi [...]
Sa qual è il vero problema di Milano? Che attira soldi da cinque continenti ma non persone. Gli uomini d'affari vengono, concludono e scappano. Il declino della politica milanese è cominciato da tempo, dal folgorante esordio del primo sindaco "nuovista", Marco Formentini: «Dobbiamo tornare a essere una grande capitale europea» annunciò e aggiunse: «Come Boston!».
«Politica e affari viaggiano ognuno per suo conto» dice Umberto Veronesi, memoria storica della città «Ma non è questo gran vantaggio. Il vecchio sistema è franato nel disonore ma all'origine aveva un suo slancio mecenatesco, una visione d'insieme dell'interesse generale e perfino una certa tempra etica, quasi giansenistica. Sa com'è nato l'Istituto dei tumori? Sono andato a casa di Enrico Cuccia e gli ho esposto il progetto. Lui ha fatto dieci telefonate e in un'ora c'erano i soldi. Adesso ho da anni il progetto di una città della salute che renderebbe Milano capitale europea delle biotecnologie. Ne ho parlato con tutti, politici e imprenditori. Entusiasti. Ma non c'è uno solo che abbia il potere di dire: questa cosa si farà». L' ultimo contatto diretto del professor Veronesi con il Comune risale a quindici anni fa: «Volevano un'idea per migliorare la salute dei milanesi e gliel'ho data: costruite trecento chilometri di piste ciclabili, come ad Amsterdam. Fantastico! Hanno urlato e poi Formentini ha riaperto il centro al traffico»[...]
Ambrogini: un balletto desolante (Fabrizio Ravelli - 18 ottobre 2008)
Mancano tre giorni alla scadenza, le forze politiche hanno tempo fino a martedì per avanzare le candidature all'Ambrogino d'oro. C'è ancora un discreto spazio, quindi, per assistere al tradizionale gioco di società: la rissa sui nomi, le proposte provocatorie, il mercato notturno che all'alba produce un miserevole compromesso. All'alba non è un modo di dire: ogni volta tirano le cinque del mattino litigando. Il gioco, visto dal di fuori, può anche essere divertente. I protagonisti di sicuro si divertono: si fa a chi spara la proposta in grado di mandare in bestia gli avversari, o quanto meno di far lievitare come un bombolone indigesto l'inevitabile polemica. Si tratta, però, di un divertimento ormai logorato che sarebbe meglio accantonare. Non sarà così nemmeno quest'anno. Si conoscono già alcune candidature. I Verdi chiedono di dare l' onorificenza allo scrittore Roberto Saviano, e fin qui niente da dire. Carlo Fidanza di An vorrebbe dare l'Ambrogino al regista Spike Lee, per l' evidente motivo che secondo una vulgata approssimativa il suo ultimo film "Il miracolo di Sant'Anna" dipinge i partigiani come cattivi e irresponsabili. Matteo Salvini della Lega propone un premio alla memoria di Joerg Haider, il leader della destra xenofoba austriaca morto da pochi giorni in un incidente stradale.
Ogni anno, questo giochino messo in scena dalle forze politiche cittadine offusca il senso dell'Ambrogino. Il senso della massima onorificenza milanese è quello - trasparente, magari un po vecchiotto ma limpido - di premiare i cittadini che, con l'attività di una vita o con il gesto di un attimo, hanno onorato la comunità. Tutto qui, ed è tanto. Ci sono molte persone che lo meritano, e molte che lo ricevono con gioia e con orgoglio. Il gioco al massacro sulle candidature provocatorie, avanzate solo per litigare, fa un gravissimo torto a tutti questi milanesi. I loro nomi spariscono, dietro il polverone alzato dalla rissa. E, per di più, sporca il valore del premio. Negli anni, si è allungato l'elenco di quelli che hanno rifiutato un Ambrogino, o si sono detti indisponibili a concorrere. Solo per nominarne qualcuno: Giampaolo Pansa, Dario Fo, la famiglia di Camilla Cederna, don Virginio Colmegna, don Verzé. Qualche nome è stato vergognosamente cancellato solo per fare dispetto: basti ricordare che l'anno scorso Forza Italia si oppose al premio per Enzo Biagi, con il pretesto che la candidatura era stata avanzata fuori tempo. In qualche caso, si è entrati nella farsa: Albertini volle proporre Robert De Niro, e quello rifiutò. Da qui a martedì, e poi fino al 7 dicembre, vedremo se il vergognoso giochino è destinato a ripetersi. Le premesse ci sono. Inutile chiedere alle forze politiche di astenersi dalla rissa. E allora, meglio sarebbe togliergli il giochino dalle mani. Affidare la scelta a un gruppo di saggi senza incarichi di partito. Oppure arrendersi, e ammettere che l'Ambrogino è morto.
Ambrogini, vertice nella notte: accordo solo su Pippa Bacca (Alessia Gallone e Stefano Rossi - 25 novembre 2008)
No a Enzo Biagi, ni a Roberto Saviano, sì a Pippa Bacca e Romeo Primo Priotto, il ferroviere in pensione che morì per salvare due bambini a Porto Tolle. Cancellate le candidature show, meglio la milanesità. Con questi orientamenti la commissione Ambrogini si è riunita ieri sera per decidere le benemerenze civiche da assegnare il prossimo 7 dicembre. La trattativa a oltranza, segnata da veti e liti, a notte fonda non era ancora conclusa ed esposta a qualunque sorpresa. Una volta ritirata, data la delicatezza del momento, la candidatura di Beppino Englaro, padre di Eluana, il grande scoglio era Biagi. «Irrinunciabile», diceva Pierfrancesco Majorino, capogruppo del Pd. «Lo vuole anche il sindaco», aggiungeva Davide Corritore (Pd e membro della commissione come vicepresidente del consiglio). «Ce lo hanno promesso lo scorso anno», concludeva Francesco Rizzati (Pdci). Compatto il muro alzato da An e Fi: «Biagi ha già avuto ogni riconoscimento possibile, è anche al Famedio». Lo scontro era ovviamente politico, concreto il rischio di Ambrogini votati dalla sola maggioranza, come nel 2005, quando la frattura sul nome di Oriana Fallaci si rivelò insanabile. «Se non passa Biagi non voterò nessuno dei loro», proclamava Basilio Rizzo (Lista Fo). Quanto a Saviano, lo scrittore napoletano non voleva essere coinvolto in beghe di partito, desiderio trascurato da chi lo ha candidato nel centrosinistra. Così la cittadinanza onoraria (senza Ambrogino) è sembrata un compromesso possibile. Stop invece, già nella scrematura del pomeriggio dei 140 papabili, ai nomi avanzati per fare spettacolo: Jorg Haider (Lega), Spike Lee (An), Zlatan Ibrahimovic (Pdci).
Spazio, invece, ai protagonisti di atti eroici, come Priotto. Mentre il sindaco Moratti caldeggiava Pippa Bacca (Giuseppina Pasqualino di Marineo), l'artista uccisa durante un viaggio performance verso Gerusalemme. Consenso anche su Mario Melazzini (medico che studia la Sla), Nedo Fiano (ex deportato), il ghanese Eddy e, fra le istituzioni, la Mondadori centenaria nel 2008, e il Conservatorio (bicentenario). In calo le quotazioni della Borsa: il suo 2008 è tutto da dimenticare...
Con tutto il rispetto dovuto ai vivi e ai morti, questo Ambrogino è diventato, fin dai tempi di Albertini e della polemica su Dario Fo, una sbobba vomitevole. Impicchiamo l'Ambrogino, per salvare il poco che resta del decoro di Milano.
Trovo sconvolgente che ad oggi la candidata della sindachessa Moratti sia Pippa Bacca. Questa povera ragazza, finché non è stata uccisa, non la conosceva nessuno. E' morta per quella che lei chiamava una "performance", e che io ho definito, suscitando polemiche, una stronzata allucinante: quella di attraversare la Turchia, il Kurdistan, l'Iraq da sola, in autostop, vestita da sposa. E' finita in tragedia, come era molto probabile, e non "col senno di poi", ma "col senno di prima".
Ammesso che l'impresa fosse riuscita, quale risultato si sarebbe ottenuto? Sarebbe cessata la guerra in Iraq? si sarebbero sposati ed affratellati i popoli? Non credo. Pippa Bacca avrebbe avuto il suo momento di notorietà, le sue foto sui giornali, le sue tre comparsate nei talk-show in TV, e tutto sarebbe finito li. In Iraq, la gente avrebbe continuato a saltare in aria, as usual.
Sindachessa, ci ripensi. Per quanto questo ambrogino (minuscolo d'obbligo) sia ormai squalificato come una patacca di latta, l'assegnarlo all'autrice di una impresa che è diventata tale solo dopo la tragedia della morte, mentre prima poteva essere qualificata solo come una imprudente stupidata, sarebbe un pessimo esempio per tutti. Significherebbe incentivare le stupidate mediatiche, a scapito degli atti umili ed utili di eroismo vero.
Ho avuto miei amici morti per cause civili vere. Carlo Assereto, Geologo, morto col figlio adolescente, sepolto da una frana innescata da una scossa di assestamento del terremoto del Friuli, mentre ne studiava l'evoluzione. Non è stato mai più dissepolto. Enzo Baldoni, giornalista, rapito e ammazzato mentre, con un convoglio, cercava di portare sollievo, cibo, medicinali agli abitanti di Falluja assediata. A.P., volontario della Croce Rossa, portato via dall'AIDS contratta per aver portato soccorso, senza sufficienti protezioni, alle vittime di un incidente stradale, una delle quali sieropositiva.
Mi creda, sindachessa, con tutto il rispetto per i morti e per i loro familiari: se proprio questa pagliacciata degli ambrogini dovesse sopravvivere a se stessa ed alla classe politica milanese, sarebbe meglio farne un uso più serio e dignitoso. Tafanus
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