La Cai? Viaggia già in ritardo - I rinvii della nuova compagnia scavano ulteriori buchi nei conti. E pregiudicano il business futuro
(di Vittorio Malagutti - l'Espresso)
Sopravviverà Alitalia al salvataggio di Alitalia? Nel gran polverone di voci e notizie spesso contraddittorie tra loro, ancora non si riesce a capire come e quando prenderà il volo la Cai di Roberto Colaninno e soci. Decollo a novembre, sosteneva qualche inguaribile ottimista solo tre mesi fa, quando venne reso pubblico il progetto Fenice targato Intesa Sanpaolo. Giochi fatti a inizio di dicembre, assicuravano ancora la settimana scorsa i tifosi della cordata di pronto soccorso. Niente da fare. La nuova compagnia decollerà "dopo le vacanze di Natale", ha annunciato martedì 2 dicembre il ministro delle Attività produttive Claudio Scajola. E il suo collega Maurizio Sacconi, titolare del Welfare, commenta che tutto va come previsto: "Non è uno spostamento significativo", afferma.
Questione di punti di vista. Il 16 novembre scorso, intervistato in tv da Fabio Fazio, il commissario straordinario Augusto Fantozzi aveva dichiarato che il decollo del primo aereo targato Cai "non si può rinviare oltre il primo dicembre". Per poi aggiungere che "ci sono migliaia di creditori che hanno fornito beni e servizi alla compagnia e che potrebbero dolersi se si dovesse far volare Alitalia (quella vecchia, ndr.) un mese in più". Adesso che il closing definitivo del contratto è stato rinviato al 12 dicembre, e che la nuova compagnia esordirà non prima del 10 gennaio, Fantozzi si salva in corner. E spiega che, comunque vada, dal primo dicembre "gli effetti economici connessi alla gestione" sono di competenza degli aspiranti compratori. Tradotto dal burocratese dovrebbe significare che costi e ricavi dell'azienda in via di trasferimento fanno già capo a Cai anche se Colaninno assumerà il comando solo il mese prossimo. Resta da capire come la prenderanno quelle "migliaia di creditori" minacciosamente evocati da Fantozzi tre settimane fa in tv. Molti di loro si sentono già poco garantiti da una compagnia in via di smobilitazione. Ma nell'esercito dei fornitori di Alitalia potrebbero essere ancora di più quelli che proprio non riescono a fidarsi di Colaninno e dei suoi 15 volonterosi soci. Tanto più che i ritardi nella chiusura dell'operazione mettono a dura prova la compattezza della cordata.
Da tempo il fondo Clessidra gestito da Claudio Sposito (ex Fininvest) sembra pronto a defilarsi. Mentre il primo dicembre la presidente di Confindustria, Emma Marcegaglia ha dovuto uscire allo scoperto per confermare il suo impegno tra le fila dei compratori. Un impegno messo in dubbio dalle indiscrezioni rilanciate dalla trasmissione televisiva Report. Ecco perché Cai nei giorni scorsi è stata costretta a fornire nuove garanzie concrete. In sostanza, gli acquirenti di Alitalia hanno accettato di versare 80 milioni al commissario come acconto sugli oneri di gestione dal primo dicembre al 12 gennaio, cioè il termine ultimo entro il quale i nuovi proprietari dovranno prendere il comando della compagnia di bandiera. L'intesa, annunciata martedì 2 dicembre, serve proprio a rassicurare la platea dei creditori. Serve a scongiurare iniziative (pignoramenti, richiesta di sequestri) che potrebbero atterrare definitivamente un'azienda che viaggia da mesi con l'acqua alla gola. Quegli 80 milioni rappresentano una spesa supplementare per Cai. Una spesa non da poco, se si considera che gli acquirenti si sono impegnati a versare al momento della firma del contratto definitivo (prevista a questo punto per il 12 dicembre) solo 100 milioni. Altri 327 milioni in contanti saranno versati nell'arco (al massimo) di due anni, mentre 625 milioni rappresentano l'accollo di debiti che gravano su Alitalia. Si arriva così al prezzo definitivo di 1.052 milioni.
In altre parole Colaninno è pronto a pagare 80 milioni per far fronte alle perdite della compagnia fino al momento del passaggio delle consegne. Fanno due milioni al giorno. Questa somma, di per sé, appare già come un campanello d'allarme sulle condizioni di Alitalia. Lo confermano i bilanci. Nei primi otto mesi del 2008 la compagnia è andata in rosso per 649 milioni. Come dire che viaggiava in perdita per 2,7 milioni al giorno. Per quanto riguarda il periodo di gestione commissariale, scattata a settembre, non sono disponibili dati ufficiali. Fantozzi, però, ha dovuto far fronte a costi inferiori rispetto ai suoi predecessori. Infatti, la voce carburante si è ridotta di almeno il 30 per cento in confronto ai picchi di luglio. La cassa integrazione a rotazione per tutti i dipendenti ha messo a carico dello Stato buona parte delle spese per il personale e, infine, a novembre, sono stati tagliati più del 40 per cento dei voli giornalieri. Nonostante questi consistenti risparmi, lo stesso Fantozzi prevede che per dicembre e l'inizio di gennaio le perdite giornaliere dovrebbero comunque aggirarsi intorno ai 2 milioni. Com'è possibile? Gli analisti azzardano una sola spiegazione. Nei tre mesi di gestione commissariale anche i ricavi sono crollati. Tra scioperi, cancellazioni di voli e incertezze sul destino della compagnia i passeggeri disposti a volare Alitalia si sono ridotti sensibilmente, forse addirittura della metà rispetto a un anno fa. La situazione non dovrebbe migliorare neppure sotto Natale, tradizionalmente uno dei periodi di maggior traffico dell'anno. Morale: a gennaio Fantozzi consegnerà a Colaninno un'Alitalia in perdita e ridotta ai minimi termini. Per riportarla in quota servirà un miracolo. Oppure i soldi di Air France.
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