L'analisi della sconfitta non lascia spazio a speranze di ripresa nel breve termine, perché nel breve termine siamo pronti a ripetere tutti gli errori che ci hanno condotti alla catastrofe delle politiche di aprile. L'Abruzzo è solo un rialzo della febbre largamente annunciato, all'interno di una febbriciattola che ormai ci trasciniamo da anni. Andando avanti così perderemo ancora, perderemo sempre, perderemo sempre peggio. Nel breve termine perderemo sempre: nel lungo termine, parafrasando Galbraith, saremo tutti morti...
Il PdL non ha vinto. Sembra paradossale, ma è così. Ha preso il 35% dei voti, una larghissima maggioranza relativa come primo partito, ma alle politiche aveva preso il 42%. Ha perso sette punti, nonostante noi gli abbiamo fatto prima il cadeau Del Turco, poi quello della rissa fra PD e IdV sulla scelta del candidato presidente; poi, il regalo, ormai abituale, di presentarci divisi. Infine, il regalo di scegliere un candidato che ha preso meno voti personali di quanti non ne abbia preso l'opposizione nel suo complesso. Evidentemente non era un candidato di grande appeal. Costantini, chi era costui? un ex Asinello, ex Margherita, ex-tutto, pronto a saltare sul carro del vincitore, o almeno del "meno perdente".
Ha perso il PD, in maniera catastrofica. Era ampiamente previsto. è dalla strategia per le politiche che Veltroni cerca di far combaciare il concavo col convesso. Non è fisicamente possibile. Veltroni cede il candidato presidente a Di Pietro, il quale comunque, nonostante il grande successo dell'IdV, non ha i numeri per vincere la guerra, ma solo la sua battaglia di bottega contro il PD. Il partito di Di Pietro, che esprime il candidato presidente, ovviamente guadagna un fottio di voti (l'elettore italiano non è molto abituato a praticare il voto disgiunto); Di Pietro guadagna voti anche perchè fa una campagna che non tende a rafforzare una coalizione (che sa benissimo che perderà COMUNQUE), ma a rafforzare se stesso all'interno della coalizione. Abbiamo sentito Di Pietro più impegnato a fare campagna contro il PD che contro la destra. Veltroni, come in aprile lascia fare. Si, ma anche.
In aprile avevamo apprezzato l'idea del partito unico: chi vuole starci, ci stia, ma DENTRO il simbolo del PD. Alla fine sono cominciate le eccezioni: niente deroghe per la Bonino, che lealmente si è sciolta nel PD; niente deroghe per i partiti di sinistra, che sono andati per conto loro in otto (i 4+4 di Nora Orlandi). Deroghe solo per Di Pietro, che ha potuto stare nel PD col proprio simbolo. Qualcuno sa spiegarmi che cazzo significa? Di Pietro è salito sul taxi di Veltroni, si è fatto trasportare oltre le colonne d'Ercole delle soglie di sbarramento, ha pagato la corsa, ed è sceso. Niente gruppo parlamentare unico, come era negli accordi. Prendi i soldi e scappa.
Veltroni ha imparato la lezione? Neanche per sogno. Lui "dialoga". Il Cav. gli porta via le TV, la costituzione, le speranze economiche del paese, e lui dialoga. Il Contadino Furbo ha capito che col bastardo non si dialoga, si lotta, e lo fa. A modo suo, cioè non troppo pulito. Perchè mentre prende formalmente a cazzotti Berlusconi (che sa di non poter battere), usa strumenti di lotta che, strada facendo, gli portano gli unici regali ai quali, grazie alla dabbenaggine di Veltroni, può sperare di aspirare: lo spostamento di voti dai mollaccioni" del PD al suo partito. Forse un giorno dovremo imparare che contare un po di più o un po di meno all'interno di una coalizione comunque perdente non è una gran politica.
Ora è giunto il tempo di "ricominciare da sinistra". Concettualmente, da sinistra: questione morale declinata nei fatti e non a parole; opposizione dura e pura in parlamento. Al Senato, se tornassimo al filibustering, non gli faremmo muovere foglia. Ritorno alla difesa dei ceti sociali di riferimento della sinistra. Veltroni deve farsene una ragione. Non può sempre fare regali ai DC della Margherita, al populismo di Di Pietro, alle voglie di poltroncine delle otto sinistre, sempre a spese di ciò che resta dell'ex "partito maggiore" di questa coalizione allo sfascio, e non pagare mai pegno.
La sinistra faccia la sinistra, non cerchi il dialogo coi banditi. Ci stanno (giustamente) massacrando per la storiaccia brutta del sindaco di Pescara arrestato con una sfilza di accuse da far paura. Bene, la prossima volta stiamo più attenti a chi candidiamo. Però avete notizia del fatto che nella stessa inchiesta sono implicati per pagamento di mazzette i Toto padre e figlio, amiconi del nano, ai quali il nano ha appena regalato 2400 miliardi di lire, accollando a noi tutti i debiti della fallimentare AirOne? Qualcuno, da sinisra, è passato al contrattacco, chiedendo spiegazioni? Ha presentato o presenterà una interrogazione urgente, per sapere se sia ancora il caso di imbarcare un probabile bandito nella Nuova Alitalia, sanandogli tutto il passivo accumulato dalla sua azienda, anche per la necessità di pagare mazzette?
La sinistra deve ritornare a fare la sinistra. In coalizione. Che senso ha aver fuori dalla sinistra Angius, Mussi, Salvi, e stare nello stesso partito con Binetti e Calearo? Condizione indispensabile per questa ri-mutazione è intanto la cacciata di Veltroni (per il quale il Tafanus, sbagliando, si è molto battuto alle politiche). Nelle democrazie, cavallo che perde si cambia. Veltroni ha perso, e continua a percorrere con sempre maggior convinzione la strada che ci ha condotti oltre l'orlo del baratro. Vada via.
Il Partito Democratico esisteva, ed è stato anche in grado, talvolta, di vincere. E in alcune situazioni particolari persino di stravincere. Si chiamava Ulivo. Era una coalizione con delle regole. Ciò che resta del PD sono i DS di D'Alema, quelli di Veltroni, i DC di Rutelli, quelli di Parisi. Tutti in lotta contro tutti. Quanto può durare? Fino a ieri, speravo nella "dipartita" del cavaliere, come unica possibilità di ritorno al governo del paese. Oggi non più. Siamo conciati talmente male che ci batterebbe anche un centro-destra guidato da Bondi o da Gasparri. Un Partito Unico del centro-sinistra con numeri tali da aspirare ad essere maggioranza nel paese non esisterà MAI. Siamo un paese tendenzialmente di centro-destra, e lo saremo finchè non passeremo attraverso la catarsi di un disastro economico e sociale collettivo.
Torniamo, ed alla svelta, ad una politica di coalizione. Coalizione, ma con regole vincolanti, e non con le regole "flaccidamente elastiche" che hanno caratterizzato nascita e morte del PD. REGOLE significa che su ogni problema la coalizione si chiude in conclave, e ne esce con una decisione presa a maggioranza, vincolante per tutti. Corollario: il fair-play secondo il quale NESSUNO dovrebbe sentirsi poi autorizzato a dire "si, però io ho votato in dissenso".
Abbiamo bisogno anche di Rutelli e della Binetti? teniamoceli, ma che accettino le regole e le decisioni fissate dalla maggioranza della coalizione, lealmente, anche quando queste decisioni stanno loro strette. Lo stesso dicasi per i 4+4 della sinistra-sinistra. Io, data la mia età, sono ormai rassegnato a morire berlusconiano, ma prima di crepare, vorrei ancora lottare, con le poche forze che mi restano, affinchè le mie figlie, i miei nipoti, i giovani disperati che anche attraverso questo blog lanciano i loro disperati SOS, possano avere almeno una speranza.
Facciamolo, prima che torni in auge qualche focolaio di P38, mai completamente estinto. La disperazione ingrossa i ruscelli del dissenso, e questi possono gonfiarsi fino a diventare fiumare incontrollabili, generare una nuova ondata di resistenza armata. La Destra non aspetta altro. Vuole solo un pretesto, uno qualsiasi, per far sparire, con la scusa dell'emergenza, quelle quattro libertà in croce che ancora malvolentieri tollerano. Tafanus
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