Non è fantastoria. E' solo cronaca. Atroce cronaca di ieri. Cronaca insopportabile, e adesso ho paura che il mio essere anti-israeliano possa trasformarsi, col trascorrere dei giorni, in osceno razzismo anti-ebraico. Sarebbe un dramma nel dramma, per uno che ha trascorso la vita a "distinguere", e che ha fatto dell'antirazzismo una religione. Ricordo la sofferenza fisica che Marisa ed io abbiamo provato, al Museo della Shoah di Auschwitz, quando ci siamo trovati di fronte alla enorme vetrina dove erano ammucchiate milgiaia di scarpine di bambini...
La storia dei figli di Samira ferisce per la sua cruda, feroce, programmata inevitabilità. Quando si sganciano tonnellate di bombe su una realtà come quella prigione a cielo aperto che è diventata la striscia di Gaza, l'unica cosa che sorprende è che i casi "Samira" non siano decine. A Gaza sono rinchiusi in "cattività" un milione e mezzo di palestinesi che non hanno alcuna via di fuga. L'Egitto non vuole farli uscire, Israele non vuole farli entrare. Non resta che buttar loro addosso qualche centinaio di bombe, e chi c'è c'è...
Quello che colpisce, in tutta questa storia, è innanzitutto la ferocia becera dei governanti israeliani: quando alla domanda sui bambini uccisi la Livni risponde, con meno di dieci parole: "...purtroppo in guerra anche i civili pagano il prezzo...", senti una indifferenza verso la vita altrui che fa paura. Senti anche la stupidità di un comportamento che anzichè avviare a soluzione il problema palestinese, ne allontana all'infinito la soluzione.
Purtroppo i "civili che pagano un prezzo" sono già un esercito, e i bambini sono già più di venti. In tutto il mondo, e non solo a Napoli, "i figli sò 'piezzi 'e core". Hamas non dimenticherà, i paesi della Lega Araba ritroveranno ragioni per rafforzare e coordinare il loro odio. Moderati come il sottoscritto dovranno lottare per non diventare razzisti. Obama dovrà combattere fra la sua propensione umanitaria, il suo provenire da una etnia fortemente discriminata nei secoli, ed il realismo che gli imporrà di tenere conto della potenza della lobby ebraica negli USA.
Poi ti viene in mente che fra due mesi ci sono le elezioni in Israele, e che probabilmente questi stronzi non si stanno difendendo da un terrorismo che cogli sputafuoco kassam è riuscito a produrre tre morti in due anni, ma si stanno difendendo dalla perdita delle poltrone, in una lotta esibita fra celoduristi, ed allora ti prende uno sconforto estremo, perchè pensi che al peggio non c'è mai fine. Il sonno della ragione genera mostri. Tafanus
EREZ - Avevano tra i 4 e i 17 anni. Fino a due giorni fa giocavano tranquille assieme agli altri fratelli nella stanza della loro casa a Jabaliya, poco distante da Gaza City. L´altra notte un lampo le ha portate via. Tutte insieme. Per sempre. Jawaher, 4 anni, Dina, 8, Samar, 12, Ikram, 14, Tahrir, 17 anni. Se qualcuno scriverà un giorno una pagina sulla guerra fra Israele e Hamas, almeno una riga dovrebbe andare ai civili di Gaza. Come tutti i conflitti armati, ogni parte ha il suo carico di dolore e di morte. Ma la vicenda delle cinque sorelle Balusha sembra portare con sé qualcosa di particolarmente atroce.
È la madre Samira, scossa dai singhiozzi, il volto ferito dalle macerie che hanno sepolto la sua abitazione, a raccontare la storia. «Ero immersa nel sonno. Il boato dell´esplosione non l´ho nemmeno sentito. A svegliarmi è stato il soffitto, che ci è piombato in testa. Mi sono trovata coperta di macerie. Con le braccia ho cercato di spostarle, per respirare un po´ d´aria. Poi sono stata fulminata dal pensiero che dovevo salvare i miei figli».
«Il mio pensiero è andato subito a Bara», la neonata di 13 giorni che dormiva accanto ai genitori. La culla si era rovesciata e ribaltandosi l´aveva protetta. «Ho messo la piccola nelle braccia di mio marito Anwar, che era ferito, e sono andata nella stanza a fianco, dove stavano tutti gli altri figli». Vista la scena, Samira è svenuta. Si è svegliata solo dopo il ricovero in ospedale. Ha chiesto delle figlie che mancavano all´appello. Qualcuno le ha detto una bugia pietosa: «Sono ferite, forse le hanno ricoverate altrove». Samira ha capito tutto.
La famiglia Balusha era composta da otto figlie e un maschio, Muhammad, che dormiva nella stanza nei genitori e si è salvato. Dice la donna tra le lacrime: «Se venisse ucciso anche solo un bambino israeliano, il mondo intero si indignerebbe, e il Consiglio di sicurezza dell´Onu verrebbe riunito. Ma il sangue dei nostri bambini non conta niente per il mondo. Questo è un crimine di guerra e chi lo ha fatto dovrebbe essere portato davanti alla giustizia» [...]
Jabaliya è uno dei tanti campi profughi di cui è disseminata la Striscia. Bambini che giocano scalzi nella polvere, bevono dove possono, crescono come animali in una gabbia. Intorno ci sono decine di case distrutte o danneggiate dopo che un F16 israeliano ha colpito la vicina moschea Imad Aqel, ora in parte rovinata sull´abitazione dei Balusha.
Ieri al Parlamento israeliano il ministro della Difesa, Ehud Barak, ha suscitato le ire dei deputati arabi quando ha affermato che a Gaza finora «sono rimasti uccisi circa 300 terroristi». «E i bambini? Quanti bambini palestinesi sono rimasti uccisi?», gli ha chiesto polemicamente il parlamentare Taleb a-Sana. Alla tv il ministro degli Esteri, Tzipi Livni, ha detto: «Purtroppo in guerra anche i civili pagano il prezzo». In tre giorni il massiccio bombardamento israeliano sulla striscia di Gaza ha causato 345 morti, 61 dei quali civili. Almeno 23 delle vittime sono bambini.
(Repubblica, 30/12/08)
Voglio anche riportare un comunicato che Tafanus ha pubblicato qialche settimana fa. E' un comunicato del [Forum Palestina] che è corredato da una cartina (peraltro di pessima qualità) dalla quale si vede come, un pezzetto alla volta, ai palestinesi sia stato tolto letteralmente il terreno sotto i piedi:
"Nel disinteresse quasi totale dell'opinione pubblica, e con la complicità dei cosiddetti paesi democratici, in Palestina continua a consumarsi la tragedia di un popolo privato dei suoi diritti elementari, primo fra tutti il diritto ad una vita degna per sé e per i propri figli. Le politiche di occupazione e chiusura dei governi israeliani oltre che impedire con la forza e con l'illegalità lo sviluppo e la crescita pacifica di una popolazione, il suo diritto a determinarsi come entità politica in uno Stato, così come previsto dal diritto internazionale, mettono una seria ipoteca sulla possibilità di un futuro di pace per tutti coloro che convivono nella Palestina storica.
Questa politica è il logico compimento di più di sessant'anni di strategie tese all'esclusione e al rifiuto del diverso che, sin dal 1948, hanno reso palese l’obiettivo dei governi israeliani: avere uno stato ebraico puro, una terra dove il numero degli arabi fosse ridotto al minimo. La resistenza palestinese, in tutte le forme che essa ha sviluppato in questi anni, è stato l'unico argine all'annientamento di un popolo, alla sua definitiva scomparsa e dispersione. A questa resistenza noi sentiamo di dover portare la nostra solidarietà sollevando e tenendo ancora viva la questione palestinese in occidente e nel nostro paese.
In questo quadro vanno inserite le tante manifestazioni di solidarietà internazionale, da quelle più piccole, organizzate quotidianamente dal tessuto associativo che opera attraverso i tanti momenti di solidarietà diretta, alle operazioni di rottura dell'infame embargo anti-palestinese, come quella portata avanti di recente a Gaza. Per tenere desta questa attenzione, specie in un contesto fortemente segnato dalla regressione politico-culturale dell'Italia verso uno strisciante razzismo di massa, è necessario anche giungere a manifestazioni pubbliche e di massa che, negli anni scorsi, hanno contribuito a mantenere, con le poche forze disponibili, la questione palestinese dentro l'agenda politica italiana, a dispetto di quanti avrebbero voluto marginalizzare il problema. Le priorità sono quelle degli ultimi anni, anche se col passare del tempo la situazione è andata sempre più peggiorando" [...]
P.S. Per prevenire eventuali obiezioni: sono contro ogni forma di terrorismo. Sono contro chi si fa saltare in aria in un ristorante o in un bus, e sono contro chi abbatte le due torri facendo 2.750 morti. E tuttavia, nella storia a volte il terrorismo diventa "l'atomica degli impotenti", l'unica arma da usare contro la potenza dei prepotenti. Non definirò mai "terrorismo" la Resistenza, o la rivoluzione francese, o la Rivoluzione d'Ottobre. Quando cessano le armi della ragione, il vuoto che si crea viene riempito da ciò che residua. Le bombe di Israele, i petardi di Hamas. Tafanus
Ricevo da Viviana Vivarelli di [Masada.org] questa lettera aperta di Padre Manuel Musallam, parroco di Gaza, membro di Pax Christi, sull’ attacco israeliano a Gaza, e la pubblico integralmente:
FERMATEVI SUBITO, FERMIAMOCI TUTTI!
"Quello in corso a Gaza e’ un massacro, non un bombardamento, e’ un crimine di guerra e ancora una volta nessuno lo dice". Un inferno di orrore, morte e distruzione, di lutti, dolore e odio si sta abbattendo in queste ore sulla Striscia di Gaza e sul territorio israeliano adiacente.
A voi, capi politici e militari israeliani, chiediamo di considerare che insieme ai 'miliziani' di Hamas state colpendo, uccidendo e ferendo centinaia di civili palestinesi. Non potete non averlo calcolato. Non potete non sapere che a Gaza non esistono obiettivi da mirare chirurgicamente. Non potete non aver messo in conto che da troppo tempo e’ la popolazione di Gaza a vivere sotto embargo, senza corrente elettrica, senza cibo, senza medicine, senza possibilita’ di fuga. Le vostre crudeli operazioni di guerra compiono opera di morte su donne, bambini e uomini che non possono scappare ne’ curarsi e sopravvivere, essendo strapieni gli ospedali e vuoti i forni del pane. Ascoltate i vostri stessi concittadini che operano nelle organizzazioni israeliane per la pace: "Siamo responsabili della disperazione di un popolo sotto assedio. Hamas da settimane aveva dichiarato che sarebbe stato possibile ripristinare la tregua a condizione che Israele riaprisse le frontiere e permettesse agli aiuti umanitari di entrare. Il governo d'Israele ha scelto consapevolmente di ignorare le dichiarazioni di Hamas e ha cinicamente scelto, per fini elettorali, la strada della guerra".
FERMATEVI SUBITO!
A voi, capi di Hamas, chiediamo di considerare che i vostri razzi artigianali lanciati verso le cittadine israeliane poste sul confine, sono strumenti ulteriori di distruzione e, per fortuna raramente, di morte, e creano inutilmente paura e tensione tra i civili. Sono una assurda e folle reazione all'oppressione subita, che si presta come alibi per un'aggressione illegale. Se foste piu’ potenti, capi di Hamas, vorreste forse raggiungere i livelli di distruzione dei vostri nemici? E non essendolo, a che scopo creare panico, odio e desiderio di vendetta nei civili israeliani che vivono a fianco alla vostra terra? Quali strategie di desolazione, disumane e inefficaci, state perseguendo?
FERMATEVI SUBITO!
E noi donne e uomini che apparteniamo alla 'societa’ civile', FERMIAMOCI TUTTI! Sostiamo almeno un minuto accanto a tutti i civili che soffrono. Alle centinaia di ammazzati palestinesi, che per noi non avranno mai nome e volto, come alla vittima israeliana. Alle centinaia di feriti palestinesi e ai fortunatamente pochi feriti israeliani. A chi ha perso la casa. A chi non puo’ curarsi. E poi, tutti insieme, alziamo la voce: non e’ questa la strada che portera’ Israele a vivere in pace e sicurezza. Non e’ questa la strada che portera’ i palestinesi a vivere con dignita’ in uno Stato senza piu’ occupazione militare, libero e sovrano. I media italiani in questi giorni hanno purtroppo mascherato una folle e premeditata aggressione -e soprattutto l'insopportabile contesto di un assedio da parte di Israele che per mesi ha ridotto alla fame un milione e mezzo di persone- scegliendo accuratamente alcuni termini ed evitandone altri. La maggior parte dei quotidiani e telegiornali hanno affermato che "e’ stato Hamas a rompere la tregua". Invece il 19 dicembre e’ semplicemente scaduta una tregua della durata concordata di sei mesi. L'accordo comprendeva: Il "cessate il fuoco", la sua estensione nel giro di qualche mese alla Cisgiordania e la fine del blocco di Gaza. Questi impegni non sono stati rispettati da Israele (25 palestinesi uccisi solo dalla firma dell'accordo) e quindi Hamas non l'ha rinnovato. Ancor piu’ precisamente, gia’ ai primi di novembre, Israele aveva rotto la tregua con una serie di attacchi a Gaza uccidendo altri 6 palestinesi.
Aiutiamoci allora a valutare criticamente le analisi spesso falsate dei media per dare maggior forza ad altre voci diventate grida: Solo poche ore fa, proprio a Gaza, il Patriarca di Gerusalemme celebrava la Messa di Natale riprendendo il suo Messaggio natalizio:"Siamo stanchi. La pace e’ un diritto per tutti. Siamo in apprensione per l'ingiusta chiusura imposta a Gaza e a centinaia di migliaia di innocenti. Siamo riconoscenti a tutti gli uomini di buona volonta’ che non risparmiano sforzi per spezzare questo blocco." La strada intrapresa invece, lastricata di sangue e macerie, condurra’ la gente qualsiasi al macello. E i suoi capi alla sconfitta. In primo luogo alla sconfitta umana.
Padre Manuel Musallam
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