Molte cose mi hanno sempre fatto sentire vicino Joe Henderson, questo fantastico, e troppo sottovalutato sassofonista. In primo luogo le sue grandi qualità umane. Joe è uno di quelli che non hanno mai fatto a spallate per farsi largo. Si è fatto largo malgré soi, senza aprirsi la strada a spallate. Era uno di quei personaggi capaci di sorridere, entrando in un jazz club, e di dire buonasera in quel modo che ti faceva capire che "he was just meaning it", intendeva proprio dirti che ti augurava di passare una buona serata. Poi iniziava a suonare, e se amavi la buona musica, una buona serata te la regalava davvero. Con il suo suono vellutato, riusciva a trasmettere un senso di pace e di grande rilassatezza.
Joe Henderson è morto San Francisco nel 2001, a 64 anni, per un collasso cardiaco, a seguito di un lungo periodo di malattia dovuto ad un enfisema polmonare. Henderson aveva smesso di suonare pubblicamente già da un più di un anno a causa dei suoi problemi di salute.
Henderson, sottovalutato per gran parte della sua straordinaria carriera, aveva finalmente raccolto i frutti del suo lavoro quando, nel 1992, a 55 anni (8 anni prima di smettere definitivamente di suonare a causa del suo enfisema) aveva firmato un contratto con la Verve, con la quale ha pubblicato una serie di album, tre dei quali, Lush Life, So Near, so Far e Double Rainbow gli permisero di vincere altrettanti premi Grammy come miglior sax tenore.
Strano, ma io ero già un "cultore" di Joe Henderson da un quarto di secolo, da quando gli avevo sentito suonare, in quintetto con, fra gli altri, un pianista che lascerà una traccia indelebile nella storia del jazz - parlo di McCoy Tyner - la celeberrima "Blue Bossa". Erano i primi anni sessanta, lui ed io eravamo giovani, e il luogo era di grande suggestione: il "Badewanne", il tempio berlinese del modern jazz, in una suggestiva stradina alle spalle della Kudamm.
Per uno strano segno del destino, quando, tornato in Italia, andai alla Ricordi a cercare "qualcosa" di Joe Henderson: era appena uscito il suo primo LP, sempre con McCoy Tyner. Sapete come si intitolava l'album? "Page One", ed il titolo trainante era la mia "Blue Bossa"
Da quella "prima pagina" l'ho sempre seguito ed apprezzato, ben oltre la magnifica esecuzione di Lush Life, che proporrò in un'altra occasione.
Ora, mentre a gran velocità la brutta musica scaccia la buona, voglio, prima che se ne perdano le tracce, proporvi questa grande esecuzione, che sembra nata per poter accompagnare sia i nostri momenti lieti, che i nostri momenti tristi.
Joe Henderson e McCoy Tyner: Blue Bossa
Download joe_henderson_blue_bossa.mp3
P.S.: Avevo preparato questo post nel pomeriggio, prima di apprendere, all'ora di cena, di quella che spero sia l'ultima tragedia che mi ha colpito in questo schifo di 2008, anno bisestile. Il mio amico Mario, che aveva perso la moglie da due anni per un tumore, oggi era atteso a pranzo dal figlio. Non vedendolo arrivare, il figlio ha provato a telefonargli. Non ricevendo risposta, è andato a casa sua. La macchina del papà era parcheggiata in strada. La sera prima Mario aveva in programma di andare a teatro. Ha bussato alla sua porta, ma nessuno ha risposto. Hanno sfondato la porta. Mario era li, steso per terra, nell'ingresso, ancora con l'abito scuro ed il cappotto addosso.
Quando ti afferrano quelle domande cretine e fuori tempo... la prima cosa che mi è venuta in mente: stava uscendo per andare a teatro, o era appena rientrato? ed eventualmente, cambierebbe qualcosa? Per un attimo l'ho invidiato. Anch'io, quando sarà il mio momento, vorrei andarmene così, senza saperlo, in un attimo... in giacca e cravatta...
Poi ho pensato al figlio, a quello che deve aver provato dopo aver aperto quella porta... Alla fine di questo schifo d'anno mancano solo 11 giorni... Ciao, Mario... almeno tu non saprai mai se il 2009 sarà migliore o peggiore del 2008... Tafanus
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