Benvenuto nel mondo di coloro che hanno scoperto (magari tardivamente), una cosina che si chiama "questione morale". Meglio tardi che mai, Cavaliere. Però, come sa, noi siamo "cazzuti", e ci piacerebbe capire perchè lei scopre oggi qualcosa che tale Enrico Berlinguer aveva scoperto più di trent'anni fa. E come mai persino uno come Rino Formica, amico di un suo caro amico "morto in esilio" ad Hammamet, predicava che "il convento era povero, ma i monaci erano ricchi...
Benvenuto, anche se ha scoperto la "questione morale" solo adesso, che può finalmente parlare a reti TV e a Mondadori unificate di qualche sospetto di porcherie nel PD. Niente a che vedere, numericamente, con le porcherie successe nella sua parte politica, ma neanche con quelle che sembrano costellare la sua vita di imprenditore e di politico, anche se lei ormai vive al riparo da tutto, protetto da una pesante coltre di lodi. Lodi non intesi come "elogi", ma come lodo Schifani, Cirielli, Cirami, Alfano... Lodi intesi come strumenti coi quali oggi lei, piduista confesso, può ergersi a giudice della morale di un partito, che non riesce a mettere insieme, fra tutti i suoi parlamentari, la metà delle cosine che lei, da solo, riesca a collezionare. Per non parlare di tutto il complesso dei suoi vassalli e scherani.
Ed allora, nel darle il benvenuto fra noi umani che conoscono da un pezzo la "questione morale", vogliamo riassumere il suo carico di "questioni "immorali" non risolte, se non attraverso lo scudo (anzi, gli scudi) che i suoi scherani le hanno fornito. Lei oggi, Cavaliere. potrebbe stuprare una monaca in Duomo, durante la messa, accoltellando eventuali soccorritori, e poi tornare a casa sua, afferrare un microfono, e predicare agli altri di "questione morale"
Ma di che cazzo stiamo parlando? Cavaliere, si liberi dal peso immane di tutti questi "scudi", poi torni, che proviamo a parlarne, serenamente, da pari a pari. Nel frattempo, le facciamo omaggio dell'aggiornamento della situazione, in termini di "questione morale", sua e dei suoi scherani. Vorremmo che si rendesse conto che è un tema sul quale le conviene glissare, o al massimo far parlare la sua "bocca per procura" Mara Carfagna. Non si esponga personalmente su un tema che le è così estraneo...
Un'ultima cosa, Cavaliere: lei si scandalizza, giustamente, se nel campo "delle sinistre" si scopre qualche magagna. Ci creda, ci scandalizziamo anche noi. Ma voi avete portato in parlamento "chiacchierati, inquisiti, rinviati a giudizio, e persino portatori di condanne definitive", quando già le loro malefatte erano acclarate. Inizi con l'essere scandalizzato da se stesso. Tafanus, un "coglione" come lei.
LA LISTA CHE NON SCANDALIZZA IL CAVALIERE. [da società civile ]
Arnoldi Gianantonio
Deputato della Repubblica. Segretario di Forza Italia a Bergamo. Secondo le accuse della procura di quella città, però, avrebbe falsificato le tessere del suo partito per aumentarne il numero. Arnoldi, inoltre, è accusato di aver falsificato alcune firme per la presentazione del Ps di Gianni De Michelis, travasandole da quelle raccolte per Forza Italia. Ma i capi d'accusa più pesanti nei suoi confronti arrivano dalla procura di Milano: falso in bilancio e bancarotta, nell'ambito di un'inchiesta (tuttora in corso) sul crac Gipielle del 2000, che ha individuato una serie di società cessate, liquidate, svanite nel nulla o trasferite alla titolarità di prestanome extracomunitari.
Battaglia Antonio
Senatore della Repubblica. Da avvocato ha difeso, tra gli altri, Leoluca Bagarella, capo militare dei Corleonesi. In politica, è un esponente di An di Temini Imerese. Giuffrè lo cita tra i politici in contatto con Cosa nostra.
Berlusconi Silvio
Presidente del Consiglio dei ministri nel 1994 e nel 2001. Il suo nome di compare nelle liste della loggia massonica segreta P2: fascicolo 625, numero di tessera 1816, data di iniziazione 26 gennaio 1978. In un'audizione alla commissione parlamentare sulla P2, Berlusconi ammette di essersi iscritto alla P2 all'inizio del 1978 su invito di Gelli. Conferma la sua iscrizione alla loggia al processo P2, nel novembre 1993.
• Nel settembre 1988, invece, in un processo per diffamazione da lui intentato contro alcuni giornalisti, Berlusconi dichiara al giudice:"Non ricordo la data esatta della mia iscrizione alla P2, ricordo che è di poco anteriore allo scandalo". Per questa dichiarazione Berlusconi viene denunciato per falsa testimonianza. Il processo per falsa testimonianza si conclude nel 1990: Berlusconi viene dichiarato colpevole, ma il reato è estinto per intervenuta amnistia.
• Berlusconi è stato accusato di aver pagato tangenti a ufficiali della Guardia di finanza, per ammorbidire i controlli fiscali su quattro delle sue società. In primo grado è stato condannato a 2 anni e 9 mesi per tutte e quattro le tangenti contestate, senza attenuanti generiche. In appello, la Corte concede le attenuanti generiche: così scatta la prescrizione per tre tangenti. Per la quarta (Telepiù), l'assoluzione è concessa con formula dubitativa, secondo il comma 2 art. 530 cpp. La Cassazione, nell'ottobre 2001, conferma le condanne per i coimputati di Berlusconi Berruti, Sciascia, Nanocchio e Capone (dunque le tangenti sono state pagate), ma assolve Berlusconi per non aver commesso il fatto, seppur richiamando l'insufficienza di prove.
• Per 21 miliardi di finanziamenti illeciti a Bettino Craxi, passati attraverso la società estera All Iberian, in primo grado è condannato a 2 anni e 4 mesi. In appello, a causa dei tempi lunghi del processo scatta la prescrizione del reato. La Cassazione conferma.
• Berlusconi è rinviato a giudizio per aver falsificato i bilanci Fininvest (processo All Iberian 2). Il dibattimento, dopo molte lungaggini e schermaglie procedurali, è iniziato presso il Tribunale di Milano. Ma Berlusconi ha cambiato la legge sul falso in bilancio: il processo è stato sospeso. Intanto è scattata anche la prescrizione.
• Berlusconi è stato indagato (anche sulla base di una voluminosa consulenza fornita dalla Kpmg) per la rete di 64 società e conti off shore del gruppo Fininvest (Fininvest Group B) che, secondo l'accusa, ha finanziato operazioni "riservate" (ha scalato società quotate in Borsa, come Standa e Rinascente, senza informare la Consob; ha aggirato le leggi antimonopolio tv in Italia e in Spagna, acquisendo il controllo di Telepiù e Telecinco; ha pagato tangenti a partiti politici, come la stecca record di 21 miliardi di lire data a Craxi attraverso la società All Iberian). La rete occulta della Finivest-ombra ha spostato, tra il 1989 e il 1996, fondi neri per almeno 2 mila miliardi di lire. Per questo Berlusconi è stato chiamato a rispondere di falso in bilancio. Ma nel 2002 ha cambiato la legge sul falso in bilancio, trasformando i suoi reati in semplici illeciti sanabili con una contravvenzione e soprattutto riducendo i tempi di prescrizione del reato (erano 7 anni, aumentabili fino a 15; sono diventati 4). CosÏ il giudice per le indagini preliminari nel febbraio 2003 ha chiuso l'inchiesta: negando l'assoluzione, poichè Berlusconi e i suoi coimputati (il fratello Paolo, il cugino Giancarlo Foscale, Adriano Galliani, Fedele Confalonieri) non possono dirsi innocenti; ma decidendo di prosciogliere tutti i 25 imputati, poichè il tempo per il processo, secondo la nuova legge, è scaduto. La procura ricorre in Cassazione, che all'inizio di luglio 2003 applica per la prima volta il "lodo Schifani", decidendo la sospensione del processo per Berlusconi.
• Berlusconi è stato rinviato a giudizio per aver deciso il versamento in nero di una decina di miliardi dalle casse del Milan a quelle del Torino calcio, per l’acquisto del calciatore Gianfranco Lentini. Il dibattimento di primo grado si è concluso con la dichiarazione che il reato è prescritto, grazie alla nuova legge di Berlusconi sul falso in bilancio.
• Berlusconi è accusato di comportamenti illeciti nelle operazioni d'acquisto della società Medusa cinematografica, per non aver messo a bilancio 10 miliardi. In primo grado è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per falso in bilancio. In appello, assoluzione con formula dubitativa, confermata in Cassazione.
• Berlusconi è accusato di appropriazione indebita, frode fiscale e falso in bilancio per l’acquisto dei terreni intorno alla sua villa di Macherio. In primo grado è assolto dall'appropriazione indebita e dalla frode fiscale. Per i due falsi in bilancio contestati scatta la prescrizione. In appello è confermata l'assoluzione per i due primi reati; è assolto per uno dei due falsi in bilancio, per il secondo si applica l'amnistia.
• Berlusconi è accusato di aver pagato i giudici di Roma per ottenere una decisione a suo favore nel Lodo Mondadori, che doveva decidere la proprietà della casa editrice. Il giudice dell'udienza preliminare Rosario Lupo ha deciso l'archiviazione del caso, con formula dubitativa. La Procura ha fatto ricorso alla Corte d’appello, che nel giugno 2001 ha deciso: per Berlusconi è ipotizzabile il reato di corruzione semplice, e non quello di concorso in corruzione in atti giudiziari; concesse le attenuanti generiche, il reato dunque è prescritto, poiché risale al 1991 e la prescrizione, con le attenuanti generiche, scatta dopo 5 anni. Il giudice ha disposto che restino sotto processo i suoi coimputati Cesare Previti, Giovanni Acampora, Attilio Pacifico e Vittorio Metta.
• Berlusconi è accusato di aver corrotto i giudici durante le operazioni per l'acquisto della Sme. Rinviato a giudizio insieme a Cesare Previti, Renato Squillante e altri. Il processo di primo grado si è celebrato presso il Tribunale di Milano, dopo che la Cassazione ha respinto la richiesta di spostare il processo a Brescia o a Perugia, per legittimo sospetto reintrodotto per legge nell'ottobre 2002. Un'altra legge, il "lodo Schifani", votata con urgenza nel giugno 2003, impone la sospensione di tutti i processi a cinque alte cariche dello Stato, tra cui il presidente del Consiglio. Ma è stata giudicata incostituzionale dalla Corte costituzionale. Il processo è cosÏ ripreso fino alla sentenza: concesse le attenuenti generiche, il reato è prescritto.
• Berlusconi, Dell’Utri e altri manager Fininvest, responsabili in Spagna dell'emittente Telecinco, sono accusati di frode fiscale per 100 miliardi e violazione della legge antitrust spagnola. Sono ora in attesa di giudizio su richiesta del giudice istruttore anticorruzione di Madrid, Baltasar Garzon Real. Il giudice Garzon ha chiesto di processare Berlusconi in Italia o di poterlo processare in Spagna. Di fatto, il processo è sospeso.
• Berlusconi e altri manager Fininvest sono indagati a Milano per aver prodotto fondi neri e distratto soldi da Mediaset attraverso meccanismi di compravendita di diritti televisivi. L'indagine è in corso, con le accuse, per Berlusconi, di appropriazione indebita aggravata, frode fiscale e falso in bilancio.
Berruti Massimo Maria
Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, nelle liste di Forza Italia. Da ufficiale della Guardia di finanza, nel 1979 ebbe la sorte di interrogare un giovane imprenditore emergente di nome Silvio Berlusconi, a proposito della confusa situazione proprietaria e finanziaria della sua società Edilnord. Berlusconi rispose che della Edilnord era soltanto un "semplice consulente". Berruti, nel suo rapporto conclusivo, prese per buona la versione di Berlusconi, permettendo così l'archiviazione dell'accertamento valutario che ipotizzava la dipendenza della Edilnord da società estere. Poi si dimise dalla Guardia di finanza e andò a lavorare per Berlusconi.
• Da consulente Fininvest, è stato arrestato, nel 1994, per favoreggiamento a Berlusconi nell'inchiesta sulle tangenti alla Guardia di finanza. Condannato in primo grado (10 mesi) e in appello (8 mesi). Sentenza definitiva, con condanna confermata dalla Cassazione.
• Come avvocato del gruppo Fininvest, ha trattato, fra l’altro, l’acquisto del calciatore Gigi Lentini (poi oggetto di un processo in cui è imputato). Nel gennaio 1994 Berlusconi gli ha affidato l’organizzazione della campagna elettorale di Forza Italia a Sciacca e nella provincia d’Agrigento. Con buoni risultati, tra i quali il coinvolgimento di Salvatore Bono (cognato del boss dell’Agrigentino Salvatore Di Gangi) e di Salvatore Monteleone, arrestato nel 1993 per concorso in associazione a delinquere di stampo mafioso e diventato, appena uscito dal carcere, referente di Forza Italia a Montevago. Per i suoi servizi, Berruti e stato premiato con un posto in Parlamento già dal 1996. Con il Berruti avvocato e poi politico, convive il Berruti uomo d’affari: in Sicilia possedeva una societa, la Xacplast, che un rapporto dei carabinieri indicava come partecipata da uomini d’onore delle famiglie mafiose di Sciacca. Il collaboratore di giustizia Angelo Siino ha parlato anche di un incontro tra Berruti e il boss Nino Gioè, proprio nel periodo di progettazione delle stragi del 1992-93.
Biondi, Alfredo
Deputato della Repubblica. Eletto per Forza Italia. Avvocato, ex deputato liberale, ex ministro della Giustizia nel primo governo Berlusconi (quando tentò, invano, di far passare il famoso "decreto salvaladri"). Nel 1998 ha patteggiato la pena di 2 mesi di arresto e 6 milioni di multa per frode fiscale: aveva evaso le tasse su parcelle professionali per quasi 1 miliardo.
Bossi, Umberto
Deputato della Lega nord, eletto a Milano. Ministro per le riforme. Ha precedenti penali per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, ai quali somma il vilipendio alla bandiera. Ha detto in pubblici comizi che lui con il tricolore «si pulisce il culo». Dalla procura di Verona è stato indagato per attentato all'integrità dello Stato, per presunte attività eversive delle "camicie verdi" Per uscire da questa situazione, il ministro della Giustizia Castelli e altri esponenti della maggioranza hanno presentato proposte di leggi su misura per depenalizzare i reati commessi da Bossi e amici. Ma il leader indiscusso del Carroccio è stato condannato, con sentenza definitiva confermata dalla Cassazione, anche per tangenti: 8 mesi al processo per la maxitangente Enimont, per un contributo di 200 milioni regalati da Carlo Sama e incassati dal cassiere Patelli.
Brancher, Aldo
Deputato della Repubblica. Eletto in Veneto. Era prete paolino e manager pubblicitario di Famiglia cristiana. Don Aldo, giovane e brillante, era il braccio destro del mitico don Emilio Mammana, che aprì il primo ufficio pubblicità di Famiglia cristiana a Milano, facendo uscire il settimanale dall'ambiente provinciale di Alba e dalle sacrestie. Grazie a don Mammana, Famiglia cristiana divenne uno dei settimanali italiani più venduti e più ricchi di pubblicità. Accanto a don Mammana c'era sempre lui, don Aldo, pretino giovane e spregiudicato, guardato con un po' d'apprensione dalle segretarie, per via dei suoi modi, non proprio da prete fedele al voto di castità. I soldi che faceva girare erano tanti e il ragazzo era svelto. Forse troppo. Tanto che don Zega, allora direttore di Famiglia cristiana, arrivò ai ferri corti con don Aldo. Sarà per questo, o per una donna che era entrata stabilmente nella sua vita, ma comunque Brancher lasciò i paolini, cambiò vita, abbandonò il sacerdozio.
Ma non la pubblicità: divenne collaboratore di Fedele Confalonieri e manager di Publitalia. "Don Aldo sta facendo carriera", dicevano di lui i suoi vecchi colleghi di Famiglia cristiana. La carriera sembrò interrompersi nel 1993, quando fu arrestato da Antonio Di Pietro per tangenti (300 milioni al ministro della Sanità Francesco De Lorenzo, per la pubblicità contro l'Aids assegnata dal ministero alle reti Fininvest). Condannato (in appello) a 2 anni e 8 mesi per falso in bilancio e violazione della legge sul finanaziamento ai partiti. Per la sua fedeltà aziendale fu premiato: divenne responsabile di Forza Italia nel Nord e poi, nel 2001, candidato alla Camera in Veneto, eletto senza problemi e subito nominato da Berlusconi sottosegretario alle Riforme e alla devoluzione. Lavora accanto al neo-ministro Umberto Bossi, che ha convinto ad abbandonare i toni anti-Berlusconi per allearsi nel 2001 con Forza Italia.
Briguglio, Carmelo
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nella quota proporzionale, sotto il simbolo di An. è indagato per il business della formazione professionale: gli inquirenti sospettano che durante il suo incarico di assessore regionale al Lavoro abbia favorito enti di formazione della sua provincia.
Brusco, Francesco
Deputato della Repubblica. Esponente del Ccd, salernitano, eletto in Campania. Viene rinviato a giudizio per abuso d'ufficio, a scopo patrimoniale, nella gestione degli appalti per il prolungamento di una tangenziale. (...in che senso, "tangenziale"?...)
Calderoli, Roberto
Deputato della Repubblica. Esponente della Lega nord, di cui è segretario. Come Bossi, è stato condannato nel 1998, in primo grado, a 8 mesi per resistenza e oltraggio a pubblico ufficiale, per aver partecipato ai disordini davanti alla sede della Lega in via Bellerio; è indagato per scontri con la polizia a Brescia; e per attentato all'integrità dello Stato nell'inchiesta di Verona sulle "camicie verdi". E' anche titolare di "strani rapporti correntizi" con la BPL di Fiorani...
Cantoni, Giampiero
Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà (Forza Italia) in Lombardia. Banchiere, socialista, fu presidente della Bnl. è stato inquisito e arrestato per corruzione, bancarotta fraudolenta e altri reati. Se l'è cavata con alcuni patteggiamenti (ha patteggiato pene per circa 2 anni e risarcito 800 milioni di lire).
Cicchitto, Fabrizio
Deputato della Repubblica. Eletto per Forza Italia nel collegio di Corsico (Milano). Il suo nome compare nelle liste della loggia massonica P2: fascicolo 945, numero di tessera 2232, data di iniziazione 12 dicembre 1980. All'epoca della scoperta degli elenchi Cicchitto era deputato e membro della direzione del Psi. è uno dei pochi ad aver ammesso di aver sottoscritto la domanda di adesione.
Comincioli, Romano
Senatore della Repubblica. Eletto nel collegio di Lodi per la Casa delle libertà. Compagno di scuola e poi manager e prestanome di Berlusconi, era in contatto con Gaspare Gambino, imprenditore siciliano vicino a Pippo Calò, il cosiddetto cassiere romano di Cosa nostra. Attraverso Comincioli, la Fininvest realizzò affari con il faccendiere sardo Flavio Carboni. Cambiali con girata di Comincioli passarono a uomini della Banda della Magliana per poi finire nelle mani di Pippo Calò. Per i suoi rapporti con Cosa nostra e banda della Magliana è stato imputato a Roma. Accusato per bancarotta fraudolenta, è stato latitante per alcune settimane. Poi imputato nel processo per le false fatture di Publitalia.
Craxi, Vittorio (detto Bobo)
Deputato della Repubblica. La sua prima campagna elettorale, quando entrò per la prima volta nel Consiglio comunale di Milano, fu pagata da Mario Chiesa, imputato numero uno di Mani pulite, che usò le tangenti raccolte e poi confessate. Suoi materiali elettorali furono trovati durante un sequestro a un imputato nel processo Duomo connection. Nelle sentenze di condanna a suo padre, Bettino Craxi, si accenna a denaro delle tangenri usato per comprare "un appartamento a New York", o per pagare al figlio Bobo l'affitto di una "casa in Costa Azzurra".
Cusumano Nuccio
Deputato della Repubblica, Udeur. Fu arrestato nel 1999, quando era sottosegretario al Tesoro (governo di centrosinistra). è sotto inchiesta per le tangenti all'ospedale Garibaldi di Catania. Malgrado l'arresto e l'indagine in corso, è stato ugualmente candidato dall'Udeur e poi eletto deputato. Ora è in attesa di processo.
D’Alì Antonio
[...] la famiglia D’Alì ha avuto come campieri alcuni membri delle famiglie mafiose dei Messina Denaro. Francesco Messina Denaro, il vecchio capomafia di Trapani, fu per una vita fattore dei D’Alì, prima di passare la mano – come boss e come “fattore" – al figlio Matteo Messina Denaro, classe 1962, che dopo essere stato uno degli alleati più fedeli di Totò Riina ai tempi dell’attacco stragista allo Stato è oggi considerato il boss emergente di Cosa nostra, forse il nuovo capo della mafia siciliana, all’ombra del vecchio Bernardo Provenzano. A riprova dei rapporti tra la famiglia D’Alì e il boss, l'allora vicepresidente della Commissione parlamentare antimafia Nichi Vendola nel 1998 esibì i documenti che provano il pagamento a Matteo Messina Denaro, ufficialmente agricoltore, di 4 milioni ricevuti nel 1991 dall’Inps come indennità di disoccupazione. A pagargli i contributi era Pietro D’Alì, fratello di Antonio il senatore e di un Giacomo D’Alì che, negli anni Settanta, era stato attivista di un gruppo neofascista siciliano.
Anche il fratello di Matteo Messina Denaro, Salvatore, ha lavorato per i D’Alì: è stato funzionario della Banca Sicula e poi, nel 1991, è passato alla Commerciale. Peccato che nel 1998 sia stato arrestato per mafia.
C’è un’altra vicenda in cui le strade dei D’Alì si incrociano con quelle dei boss di Cosa nostra. Francesco Geraci, notissimo gioielliere di Castelvetrano, gran fornitore di preziosi alla famiglia di Totò Riina, dopo essere stato arrestato con l’accusa di essere uno dei prestanome di Riina, ha raccontato: “Nel 1992 Matteo Messina Denaro mi ha chiesto di acquistare dai D’Alì un terreno per 300 milioni da regalare a Riina. Si tratta della tenuta di Contrada Zangara, a Castelvetrano. I firmatari del contratto sono Francesco Geraci il gioielliere e Antonio D’Alì il futuro senatore. “Io sono intervenuto solo al momento della firma, racconta Geraci. “Dopo la stipula andai spesso alla Banca Sicula e mi feci restituire i 300 milioni". Quel terreno, poi, nel 1997 è stato confiscato in quanto considerato parte dei beni di Riina.
Gli impegni di senatore a Roma non lo distolgono dall’attività a Trapani: con Francesco Canino (Cdu) e Massimo Grillo (Ccd) costituisce il triumvirato informale che decide la politica della città. Anzi, ne è l’uomo emergente, mentre gli altri due hanno dovuto negli ultimi anni accusare dei colpi. è questo triumvirato che nel maggio 1998 raggiunge l’accordo per candidare a sindaco di Trapani Nino Laudicina. Pochi giorni dopo l’elezione, Canino (uno dei politici più bersagliati dalle critiche di Mauro Rostagno) viene arrestato per concorso nell’associazione mafiosa che avrebbe monopolizzato gli affari e spartito gli appalti del Comune di Trapani. Poi, nell’ottobre 2000, tocca all’assessore Vito Conticello, arrestato mentre intasca una tangente. Era entrato in giunta solo otto mesi prima, spinto da D’Alì, che subito dopo l’arresto lo difende: “Conosco la capacità lavorativa dell’assessore Conticello e la sua correttezza; mi auguro, pertanto, che il risultato dell’azione investigativa al più presto riveli una diversa valutazione dei fatti". Salvatore Cusenza, della segreteria regionale dei Democratici di sinistra, insieme ai politici dell’opposizione denuncia il partito degli affari e chiede chiarezza. D’Alì ribatte: “Colgono ogni occasione per criminalizzare gli avversari, con tentativi di sciacallaggio politico di stampo bolscevico".
ll 24 aprile di quest’anno è il turno del sindaco Laudicina, arrestato per corruzione con altre sette persone. Perfino il vescovo di Trapani grida: “è arrivata l’ora di reagire. No allo strapotere, è ora di svegliarci!". D’Alì dichiara: “Nessuno può arrogarsi il diritto di giudizi sommari, né di strumentalizzazioni". Da oggi comunque Antonio D'Alì, un tempo oggetto di indagini di polizia, alla polizia darà ordini.
Degennaro, Giuseppe
Senatore della Repubblica, Casa delle libertà. è il patron di imprese come Baricentro e Barialto, oltre che il capofila della società che gestisce l'interporto di Bari. è stato condannato a 1 anno e 4 mesi per voto di scambio: secondo i giudici avrebbe pagato per ottenere una contropartita di circa 2 mila voti di preferenza. Il partner dello scambio, però, sarebbe stato il pericoloso clan mafioso locale dei Capriati. Nel 2002, nuova indagine: il suo gruppo avrebbe ottenuto illecitamente prestiti dalla Banca Meridiana, nonostante 115 miliardi di esposizione debitoria.
Dell’Utri, Marcello
Senatore della Repubblica. Eletto nel 2001 nel collegio più chic di Milano. La legislatura precedente era deputato. Tra i collaboratori più vicini a Berlusconi fin dagli anni Settanta, è considerato l'´inventore", nel 1993, di Forza Italia.
• Accusato di bancarotta fraudolenta per il crac Bresciano (un'azienda del discusso finanziere siciliano Filippo Alberto Rapisarda).
• Arrestato nel 1995 dai magistrati di Torino per le false fatture di Pubblitalia; indagato per i fondi neri di Pubnlitalia anche a Milano (nel 1994 aveva evitato l'arresto solo grazie alla soffiata del Tg5 di Enrico Mentana, che dando la notizia aveva fatto cadere le esigenze di custodia cautelare). è stato condannato definitivamente a 2 anni per frode fiscale e false fatturazioni a Torino (false fatture Publitalia); ha patteggiato 6 mesi a Milano per altre vicende di false fatture Publitalia.
• A Milano è stato condannato per estorsione aggravata (per aver mandato il boss di Cosa nostra Vincenzo Virga a fare il "recupero crediti" nei confronti di Vincenzo Garraffa, titolare di una squadra di pallacanestro sponsorizzata da Publitalia).
• A Palermo è stato condannato a 9 anni in primo grado per concorso esterno nell'associazione mafiosa Cosa nostra e processato per calunnia aggravata nei confronti di alcuni collaboratori di giustizia (Dell'Utri aveva assoldato due falsi pentiti perchè raccontassero di essere stati convinti in carcere ad accusare Dell'Utri di mafia).
• A Madrid, in Spagna, è accusato di gravi irregolarità nella gestione di Telecinco.
Complessa la sua vicenda processuale, costellata di leggi su misura. A Torino, nel 1998, è condannato in appello a 3 anni e 2 mesi per false fatture e frode fiscale continuata della società Publitalia. Ma prima che la sentenza diventasse definitiva, il Parlamento (a maggioranza Ulivo) approvò in tutta fretta una legge che permetteva il patteggiamento anche in Cassazione: Dell'Utri la usò, rimediando uno sconto che ridusse la pena a 2 anni e 6 mesi, sotto la soglia dei 3 anni oltre i quali si deve entrare in carcere. Restava aperto il problema delle pene accessorie: 5 anni d'interdizione dai pubblici uffici. Perso, in forza di quella pena, il seggio in Parlamento, Dell'Utri sarebbe finito in cella, perchè nel frattempo i giudici di Palermo avevano chiesto il suo arresto per la vicenda dei falsi pentiti. Dell'Utri chiede allora che gli sia applicato l'indulto del 1989 (anche se gran parte dei reati contestati sono successivi). La Corte d'appello di Torino respinge la richiesta, ma poi la Cassazione l'accoglie: così niente pene accessorie, niente arresto. La pena definitiva scende ancora, in sede d'esecuzione, a 1 anno e 8 mesi (sotto la soglia dei 2 anni, quindi senza neppure l'obbligo dell'affidamento ai servizi sociali), perchè il governo Amato (centrosinistra) depenalizza alcuni reati fiscali e finanziari.
Da Milano, intanto, arrivano altre piccole pene per false fatture e falso in bilancio, considerate "in continuazione" con la condanna di Torino. La pena complessiva, dunque, risale oltre i 2 anni. Ci pensa la nuova legge sul falso in bilancio (2001, governo Berlusconi), che risolve il problema. A Palermo i due processi d'argomento mafioso (quello per concorso esterno squaderna una imponente mole di prove della vicinanza tra Dell'Utri e Cosa nostra) arrivano alle fase finali, quando una apposita legge (quella cosiddetta "d'attuazione" dell'articolo 68 della Costituzione, che con il contributo del verde Marco Boato dilata a dismisura i privilegi e le immunità dei parlamentari) si rendono inutilizzabili, nei confronti di deputati e senatori, i tabulati telefonici. Proprio i tabulati erano la prova dei contatti tra Dell'Utri e i falsi pentiti assoldati per azzerare le accuse di mafia. L'accusa si oppone a gettare alle ortiche quelle prove, perchè raccolte comunque prima del provvidenziale arrivo della legge. Il processo è continuato.
Del Pennino, Antonio
Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà. è tra i repubblicani che con Giorgio La Malfa sono passati con Berlusconi. Una testimone racconta che a fine anni Settanta Del Pennino era tra i frequentatori delle bische clandestine gestite a Milano da Angelo Epaminonda. Lì era chiamato "Del Pennazzo". Il 13 maggio 1992, agli albori di Mani pulite, quando era deputato del Pri e capogruppo repubblicano alla Camera, è stato raggiunto da un'informazione di garanzia. L'ipotesi di reato: ricettazione, per aver ricevuto denaro provento di tangenti. Nel 1993 la Camera ha respinto la richiesta di autorizzazione a procedere per violazione delle norme sul finanziamento pubblico dei partiti: i magistrati di Milano l'avevano richiesta per contributi in denaro che Del Pennino avrebbe ricevuto da fondi neri costituiti presso l'associazione industriale lombarda (Assolombarda). A luglio 1994 ha patteggiato una pena di 2 mesi e 20 giorni (convertita nella sanzione di 4 milioni) nel processo per le tangenti Enimont. A ottobre 1994 altro patteggiamento: di una pena di 1 anno, 8 mesi e 20 giorni per tangenti relative alla Metropolitana milanese. Alla fine del 2000 Antonio Del Pennino è rientrato nel Pri, giusto in tempo per partecipare al "ribaltino" che ha portato il glorioso partito ad allearsi con Berlusconi.
Del Turco Ottaviano
Senatore della Repubblica. Eletto in Abruzzo, con il recupero proporzionale, nella lista del Girasole. Del Turco fa parte del partito socialista di Enrico Boselli, alleato con il centrosinistra. è stato dirigente sindacale, vicesegretario generale della Cgil. Poi, dopo il crollo di Bettino Craxi accusato di tangenti, nel 1993 è stato eletto segretario del Psi. è stato ministro nel secondo governo Amato. Il costruttore Vincenzo Lodigiani, arrestato per tangenti nel 1993, ha dichiarato di aver dato soldi anche a Del Turco, quando era dirigente sindacale. Ora è di nuovo stato messo sotto accusa (ed anche in prigione) per una nuova storia di tangenti.
De Rigo Walter
Senatore della Repubblica, Casa delle libertà (Forza Italia), è stato processato per avere nei primi anni Novanta utilizzato in maniera illecita finanziamenti dell'Unione Europea. Se l'è cavata con una condanna patteggiata: 1 anno e 4 mesi per truffa ai danni del ministero del Lavoro e della Cee per 474 milioni di lire in cambio di falsi corsi di qualificazione professionale per la sua azienda..
Drago Giuseppe
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, a Modica. Notabile ed ex vicepresidente nazionale del Ccd, 45 anni, ex presidente della Regione siciliana (tra il 1998 e il 1999), nel 2003 è stato condannato a 3 anni e 3 mesi a Palermo per peculato e abuso d'ufficio: aveva prelevato 230 milioni di lire dalle casse regionali. La Corte dei conti gli ha poi imposto di restituire le somme, come ha fatto con il suo predecessore, Giuseppe Provenzano, di Forza Italia, anch’egli inquisito per gli stessi motivi.
Firrarello Giuseppe
Senatore della Repubblica, Forza Italia. Ex democristiano, andreottiano, è stato accusato di tangenti per l'appalto dell'ospedale Garibaldi di Catania. Nel 1999 la procura chiese anche di poterlo arrestare, ma il Senato negò l'autorizzazione a procedere. Erano circolate trascrizioni di intercettazioni telefoniche che lo accusavano pesantemente, ma ora non ve n'è più traccia: sparite. In una videocassetta, invece, è ancora possibile vedere e sentire il mafioso Enrico Incognito urlare: "Firrarello, anche tu mi hai abbandonato". Nel 2001, passato dall'Udeur a Forza Italia, è stato rieletto. Per lui è stato chiesto il rinvio a giudizio per concorso esterno in associazione mafiosa, turbativa d'asta e corruzione.
Frigerio Gianstefano
Deputato della Repubblica. Forza Italia. Eletto in Puglia. Un nome, una garanzia. Già, ma qual è il nome? Nel collegio dove Silvio Berlusconi l’ha candidato, in Puglia, è Carlo Frigerio, com'era scritto sui manifesti. A Milano, dove da decenni fa politica, è Gianstefano. Eppure è sempre lui: come segretario regionale della Dc in Lombardia (e cassiere occulto del partito) ha incassato decine di tangenti, è stato arrestato tre volte tra il 1992 e il 1993, è stato coinvolto in molti processi. è accusato di aver accettato mazzette per le discariche lombarde, per il depuratore di Monza, per gli appalti alle Ferrovie Nord. Alcune tangenti le ha ammesse, pur minimizzando il proprio ruolo. Ha confessato, per esempio, di aver ricevuto 150 milioni da Paolo Berlusconi, in cambio dei permessi alla Fininvest per gestire la discarica di Cerro Maggiore.
Ha accumulato tre condanne definitive: 1 anno e 4 mesi per finanziamento illecito ai partiti, 1 anno e 7 mesi per finanziamenti illeciti e ricettazione, 3 anni e 9 mesi per corruzione e concussione. Ciò nonostante, dopo aver lasciato la Dc si è inventato una nuova vita come consigliere personale di Silvio Berlusconi e influente membro di Forza Italia, di cui dirige il centro studi. Mentre i giudici dell’esecuzione stavano esaminando le sentenze definitive che pesano su di lui per decidere il cumulo della pena da scontare, Gianstefano scompare e ricompare, in Puglia, Carlo: lì si è conquistato un bel seggio in Parlamento. Il 31 maggio, primo giorno di riunione della nuova Camera dei deputati, Frigerio è stato arrestato. Dovrà scontare in definitiva una pena di 6 anni e 5 mesi. Affidato poi ai servizi sociali, ha avuto il permesso dal giudice di sorveglianza di frequentare il Parlamento per qualche giorno al mese: come pratica di riabilitazione (ma il giudice forse non conosceva il tasso di devianza di quell'ambiente...). Così Frigerio, che fuori dal Parlamento non può votare perchè colpito da una pena accessoria che gli inibisce temporaneamente i diritti di voto, dentro il Parlamento vota e decide le leggi per tutti gli italiani.
Galvagno Giorgio
Deputato di Forza Italia. Ex sindaco socialista di Asti, nel 1996 ha patteggiato 6 mesi e 26 giorni di carcere per inquinamento delle falde acquifere, abuso e omissione di atti ufficio, falso ideologico, delitti colposi contro la salute pubblica (per l’inquinamento delle falde acquifere) e omessa denuncia dei responsabili della Tangentopoli astigiana nello scandalo della discarica di Vallemanina e Valleandona (smaltimento fuorilegge di rifiuti tossici e nocivi in cambio di tangenti).
Gianni Giuseppe
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, nel collegio di Augusta. Giuseppe, detto Pippo, è esponente del Cdu. Ha 53 anni, è medico di Solarino ed ex sindaco di Priolo. Deputato regionale dal 1991 al 1996 per la Dc, è poi transitato nell’Udeur di Clemente Mastella ed è stato anche componente della commissione Sanità. Nel 1998 è stato arrestato e poi condannato a tre anni (tribunale di Siracusa, primo grado) per una mazzetta di 25 milioni per l’appalto di lavori nella pineta cittadina. Il leader del Cdu Rocco Buttiglione lo aveva definito «un prezioso capitale per la sua città, per la regione e per l’intero partito». Dopo la condanna lo ha nominato coordinatore regionale del Cdu siciliano.
Giudice Gaspare
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia. Forzista doc. Nel 1998, quando era vicecoordinatore per la Sicilia di Forza Italia, la procura di Palermo chiese il suo arresto per complicità con la mafia. Silvio Berlusconi commentò: "Essendo Giudice vicecoordinatore di Forza Italia in Sicilia e avendo avuto quindi rapporti con l’onorevole Gianfranco Micciché, non si può neppure immaginare alcun alone di dubbio intorno a lui, perché altrimenti non avrebbe potuto avere quell’incarico". Secondo l’accusa, Giudice era al diretto servizio della cosca mafiosa di Caccamo, i cui uomini si vantavano di averlo fatto eleggere e gli telefonavano fin dentro il palazzo di Montecitorio per ricordargli la sua dipendenza e per ordinargli che cosa doveva fare: "Gasparino, guarda che siamo stati noialtri a metterti lì", gli ripetevano. Gli elementi raccolti dall’accusa erano tali da far escludere alla giunta parlamentare per le autorizzazioni a procedere che ci fosse fumus persecutionis nei confronti del parlamentare. Perfino il "supergarantista" Filippo Mancuso, in giunta, non aveva avuto nulla da eccepire contro la richiesta dei magistrati. Eppure la Camera dei deputati il 16 luglio 1998 bocciò (303 voti a 210, con 13 astenuti) la richiesta d’arresto. Non solo, i deputati sottrassero al giudice elementi di prova: impedirono (287 voti a 239, con 3 astenuti) l’utilizzo processuale dei tabulati Telecom, quelli da cui erano documentati i rapporti e la dipendenza di Giudice dagli uomini delle cosche.
La Malfa Giorgio
Deputato della Repubblica. Ex segretario del Pri ai tempi della "prima repubblica", ha portato il suo partito ad aderire alla Casa delle libertà. è stato condannato con sentenza definitiva a 6 mesi per aver percepito finanziamenti illeciti, provenienti dalla maxitangente Enimont.
Lo Porto Guido
Deputato della Repubblica. Eletto a Palermo (quota proporzionale). Oggi è un esponente di An e parlamentare della Casa delle libertà. Tanti anni fa, il 24 ottobre 1969, quando aveva 32 anni, fu fermato vicino a Palermo dai carabinieri insieme a quattro camerati (tra cui Pierluigi Concutelli, capo militare dell’organizzazione neofascista Ordine nuovo). Nella sua automobile fu trovata una quantità considerevole di armi da guerra avvolte in carta da giornale. Concutelli fu condannato a 2 anni, Lo Porto a 16 mesi. Lo Porto è stato poi indagato (senza conseguenze penali) per rapporti con ambienti mafiosi.
Maceratini Giulio
Parlamentare della Repubblica. Come militante delle organizzazioni neofasciste italiane, negli anni Sessanta e Settanta ha avuto un ruolo importante nella strategia della tensione. Dirigente dapprima, a partire dal 1960, di un gruppo neonazista e antisemita chiamato Gioventù mediterranea, in stretta relazione con il gruppo Avanguardia nazionale di Stefano Delle Chiaie, Maceratini è poi diventato dirigente di Ordine nuovo, l'organizzazione di Pino Rauti. Quando le due organizzazioni eversive di Delle Chiaie e Rauti si riuniscono nel Fronte nazionale, in vista del golpe di Junio Valerio Borghese del 1970, Giulio Maceratini è nominato da Borghese dirigente giovanile del Fronte. Due anni prima, nel 1968, era tra i giovani che parteciparono a un famoso viaggio "di studio" nella Grecia dei colonnelli. Maceratini fu poi, secondo una testimonianza al processo di piazza Fontana, uno dei responsabili dei campi paramilitari neofascisti in Italia. Intervistato da Paolo Biondani sul Corriere della sera nel dicembre 2002, il neofascista Martino Siciliano ha dichiarato: «Ho sentito con le mie orecchie Rauti e Maceratini spiegare che dovevamo passare all’eliminazione fisica degli avversari politici».
Maroni Roberto
Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Varese. Leghista, ex ministro dell'Interno nel primo governo Berlusconi. E' coinvolto in tre inchieste giudiziarie. Per gli scontri con la polizia, inviata a perquisire la sede della Lega a Milano, è stato condannato definitivamente a 4 mesi e 20 giorni per resistenza a pubblico ufficiale. Come capo delle "camicie verdi", è stato indagato dalla procura di Verona per reati come attentato contro l'integrità dello Stato. Infine, la procura di Roma lo ha indagato per favoreggiamento di una presunta compravendita di voti.
Mauro Giovanni
Deputato della Repubblica. Eletto in Sicilia, a Ragusa. Esponente di Forza Italia. Quando era presidente della Provincia di Ragusa, nell’agosto 1998, fu arrestato con alcuni suoi collaboratori con l’accusa di corruzione: avrebbe ricevuto denaro da sei professionisti che volevano ottenere incarichi per lo studio e lo sviluppo di progetti ambientali (come la bonifica delle discariche e il piano territoriale provinciale) finanziati dall’Unione europea. Al momento dell’arresto, il coordinatore regionale di Forza Italia Gianfranco Miccichè denunciò l’inizio di "una campagna d’agosto" contro il suo partito e lo definì"uno dei più stimati amministratori siciliani". Il capo d’imputazione era pesante: "associazione per delinquere finalizzata ad atti di corruzione". In attesa che si concludesse il processo a suo carico, è entrato in Parlamento. Subito dopo, nel giugno 2001, è stato condannato in primo grado a 1 anno e 2 mesi.
Miccichè Gianfranco
Viceministro dell'Economia, uomo forte di Forza Italia in Sicilia. Pi˜ volte è stato sfiorato da sospetti di rapporti con uomini di Cosa nostra. Il boss Mario Fecarotta, arrestato perchè prestanome di Riina, lo ha chiamato al telefono 38 volte in due mesi, chiamandolo Gianfrancuccio e chiedendogli aiuto per un appalto. Miccichè è stato anche coinvolto in una brutta storia che ha a che fare con la cocaina: uno spacciatore siciliano, poi arrestato, lo andava a trovare fin dentro il ministero.
Pisanu Giuseppe
Deputato della Repubblica. Nel secondo governo Berlusconi è finalmente ministro: di un nuovo dicastero che si chiama "Attuazione del programma di governo". Nell'estate 1981, Pisanu, sardo e amico di Armando Corona (che poi diventerà Gran Maestro della massoneria) conosce in Sardegna il banchiere Roberto Calvi (tessera P2 numero 1624). L'uomo che fa incontrare Calvi e Pisanu è Flavio Carboni, faccendiere sardo che era in contatto con un imprenditore milanese che voleva fare affari in Sardegna: Silvio Berlusconi (tessera P2 numero 1816). Pisanu è il padrino politico di Carboni, che presenta come un «interlocutore valido per le forze politiche richiamantesi alla stessa aspirazione, cioè quella cattolica». Dichiara Pisanu al magistrato titolare dell'indagine su Calvi e il suo Banco Ambrosiano: «Il Carboni si diceva congiuntamente interessato alle televisioni private in Sardegna: ciò in un'ottica di inserimento nella regione del circuito televisivo Canale 5, facente capo al signor Silvio Berlusconi di Milano. Il Carboni mi spiegò che il Berlusconi aveva interesse a espandere Canale 5 alla Sardegna, talché lo stesso Carboni si stava interessando per rilevare a tal fine la più importante rete televisiva sarda, Videolina. Sempre riferendosi all'oggetto delle sue attività, il Carboni mi disse di essere in affari con il signor Berlusconi non solo con riferimento all'attività televisiva, ma anche con riguardo a un grosso progetto edilizio di tipo turistico denominato "Olbia 2".
Poi Carboni ebbe vari guai giudiziari. Girò assegni del Banco Ambrosiano agli usurai della Banda della Magliana. Subì arresti e condanne. Ma almeno fino alla primavera 1982 restò in stretto contatto con Giuseppe Pisanu che, mentre era sottosegretario al Tesoro, si interessò attivamente della vicenda Calvi-Ambrosiano. Nei mesi frenetici che precedono la scoperta della bancarotta dell'Ambrosiano e la fuga all'estero di Calvi, Pisanu incontra Calvi per quattro volte, sempre accompagnato da Carboni. L'ultimo appuntamento avviene il 22 maggio 1982, quando Pisanu vola a Milano sull'aereo di Carboni.
Alla Commissione parlamentare d'inchiesta sulla P2, dichiarerà Angelo Rizzoli: «A proposito dell'Andino, Calvi disse a me e a Tassan Din che il discorso dell'onorevole Pisanu in Parlamento l'aveva fatto fare lui. Qualcuno mi ha detto che per quel discorso Pisanu aveva preso 800 milioni da Flavio Carboni». Dopo lo scandalo P2 e il crac Ambrosiano, nel gennaio 1983 Pisanu è indotto a dimettersi da sottosegretario al Tesoro. «A causa di fatti incontrovertibili», secondo una dichiarazione del deputato radicale Massimo Teodori al Corriere della sera: «I rapporti strettissimi e continuativi fra Pisanu e Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi tramite Carboni; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni per la sistemazione del Corriere della sera; i rapporti di Pisanu con Calvi e Carboni quando, sottosegretario al Tesoro, il ministro prendeva importanti decisioni sull'Ambrosiano» (Corriere della sera, 22 gennaio 1983).
Il 18 luglio 1982 Calvi fu trovato impiccato sotto un ponte di Londra. Pisanu, dopo le sue dimissioni, scomparve per molto tempo dalla scena. Ricompare nel 1994, quando torna in Parlamento e diventa vicecapogruppo dei deputati di Forza Italia: lasciata la Dc, si è schierato con il partito di Berlusconi, ex socio d'affari del suo protetto Carboni. E Berlusconi, nel 2001, pur di dargli una poltrona da ministro, inventa il curioso dicastero dell'"Attuazione del programma". Accanto, alle riunioni di governo, avrà il più feroce dei suoi accusatori, ai tempi della vicenda Calvi: Mirko Tremaglia.
Previti Cesare
Deputato della Repubblica. Eletto a Roma. Avvocato personale di Silvio Berlusconi, ha ereditato l’incarico professionale dal padre, che aiutò il giovane Silvio a fondare la Fininvest, in un turbine di strane società svizzere e di anonime fiduciarie. è dunque uno dei consulenti che conoscono i segreti delle origini di Berlusconi. Nato a Reggio Calabria, crebbe professionalmente nello studio del padre, a Roma. Pur non avendo mai rinnegato le sue origini politiche neofasciste, nel 1994 Berlusconi gli chiese di "scendere in campo" con Forza Italia e lui accettò un posto al Senato prima e un ministero poi. Nel 2003 è stato condannato, in primo grado, a 11 anni nel processo "toghe sporche" Imi-Sir-lodo Mondadori, per aver corrotto i giudici di Roma perché emettessero sentenze favorevoli a Silvio Berlusconi e alla Fininvest. E a 5 anni nel secondo processo "toghe sporche", quello sulla compravendita della Sme. Cesare Previti ha rischiato (come Amedeo Matacena e Gianni De Michelis) di non trovare posto nelle liste di Forza Italia. Per lui però Berlusconi alla fine ha fatto un’eccezione, piazzandolo nel posto sicuro di capolista di Forza Italia nel proporzionale in Calabria, oltre che nel collegio uninominale di Roma Tomba di Nerone.
Salini Rocco
Senatore della Repubblica. Eletto per la Casa delle libertà in Abruzzo, nel collegio di Teramo. Presidente democristiano della giunta regionale abruzzese nei primi anni Novanta, fu arrestato (con l'intera giunta) nell'ambito di un'indagine giudiziaria sui finanziamenti europei alla Regione. L'accusa: aver falsificato la graduatoria per l'assegnazione dei fondi. Patteggiò una condanna a 1 anno e 4 mesi.
Scajola Claudio
[...] quando i magistrati di Milano cominciano a indagare sui casinò, Borletti racconta dell’incontro e i tre confermano. Ecco allora che anche Scajola viene arrestato. Nella loro requisitoria, i pubblici ministeri Corrado Carnevali e Marco Maiga scrivono: «Sono stati raccolti elementi sufficienti per giustificare e imporre il rinvio a giudizio dei due prevenuti (cioè Vento e Scajola, ndr). A loro carico vi sono le dichiarazioni precise e dettagliate della parte offesa (Borletti, ndr), inequivoche nella loro portata accusatoria; le stesse dichiarazioni hanno trovato conferma in numerose testimonianze (Lorenzo Acquarone, Sergio Carpinelli, Pier Giusto Jaeger)»
Il giudice istruttore Paolo Arbasino, ricevute le richieste del pubblico ministero, non ritiene invece che gli elementi a carico di Scajola siano sufficienti per un rinvio a giudizio e il 31 gennaio 1989 lo proscioglie. Scajola aveva spiegato di essere andato all’incontro con Borletti, ma soltanto per capire la situazione, che era alquanto confusa. Ritorna subito a fare politica. Torna a sedere sulla poltrona di sindaco nel 1990, sempre sotto le bandiere della sua Dc. Nel 1995 ci riprova, ma intanto la Dc si è dissolta in cento rivoli. Mette in piedi una lista fai-da-te, «Amministrare Imperia», che si scontra con una lista dell’Ulivo e una del Polo. Nella foga della campagna elettorale, degli avversari di Forza Italia e An dice: «Sono soltanto dei fascisti». Vince il centrosinistra. Ma l’anno dopo, nell’aprile 1996, mostra di essersi ricreduto: si candida alla Camera per Forza Italia e viene eletto. Amministratore tenace, organizzatore efficiente, democristiano a 24 carati, si fa subito notare da Silvio Berlusconi, che gli affida un compito impegnativo: costruire il partito. Nominato coordinatore nazionale di Forza Italia, lavora sodo. Trasforma il “partito di plastica” in un partito vero.
Come premio, Berlusconi gli affida il più delicato dei ministeri, quello dell’Interno: con Scajola, al Viminale torna un democristiano doc, uno della tempra dei Taviani, Scelba, Restivo... Scajola, per i suoi trascorsi è, effettivamente, un esperto del ramo. A Genova, però, non lo dimostra: responsabile dell'ordine pubblico al G8, sbaglia tutto. Poi lascia senza protezione il consulente ministeriale Marco Biagi. Quando questi viene ucciso dalle Br, Scajola prima scarica le responsabilità sui prefetti, a cui aveva dato ordini di ridurre le scorte; poi dichiara che Biagi, colpevole di chiedere insistentemente di essere protetto, era un "rompicoglioni". Troppo perfino per il panorama politico italiano, anche perché le dichiarazioni di Scajola vengono riportate da due grandi quotidiani, Corriere della sera e Sole 24 ore. Scajola è così costretto alle dimissioni da ministro. Sostituito da uno che a sua volta dieci anni prima era stato costretto a dare le dimissioni da sottosegretario (Pisanu, vedi...). Dopo un periodo di quarantena, Berlusconi ha comunque ripescato Scajola e gli ha ridato una poltrona di governo.
Selva Gustavo
Deputato della Repubblica. Eletto nel collegio di Treviso. Ex democristiano, oggi è esponente di An. Il suo nome compare negli elenchi della loggia massonica P2: fascicolo 623, numero di tessera 1814, data di iniziazione 26 gennaio 1978. All'epoca, Selva era direttore del Gr2 Rai. Ha smentito di essere iscritto alla loggia. Sospeso dalla Rai dal Consiglio d'amministrazione, ha presentato ricorso al pretore del lavoro, che però lo ha respinto. Più di recente. è stato beccato a chiamare un'ambulanza solo per arrivare in tempo, a sirene spiegate, ad un appuntamento TV. Più squallido di così...
Sgarbi Vittorio
Deputato della Repubblica, Forza Italia. Grande difensore di Craxi nel Parlamento del 1992 (allora vi era entrato come deputato liberale), è un pregiudicato: docente assenteista, ha preso lo stipendio senza andare a insegnare. Per questo Ë stato condannato in via definitiva a 6 mesi per truffa aggravata e continuata ai danni dello Stato, cioè del ministero dei Beni culturali. Questo non ha impedito che Berlusconi lo nominasse nel suo governo sottosegratario ai Beni culturali.
Sodano Calogero
Senatore della Repubblica. Eletto ad Agrigento. Membro del Ccd (ora Udc), è stato sindaco di Agrigento. Ha subito una condanna definitiva a 1 anno e 6 mesi per abuso d’ufficio finalizzato a favorire i costruttori abusivi in cambio di favori elettorali. Con Sodano sono stati condannati a un anno di reclusione anche alcuni suoi ex assessori. Gli imputati, secondo l’accusa, non avrebbero posto in essere né provvedimenti né iniziative per bloccare l’abusivismo edilizio tra il 1991 e il 1998, non solo nella Valle dei Templi, ma in tutta la città. Imputato in un altro processo per irregolarità urbanistiche in contrada Favara e nella realizzazione di un depuratore, ha cercato, invano, di bloccare il dibattimento appellandosi alla legge Cirami.
Sterpa Egidio
Deputato di Forza Italia. Dirigente del Partito liberale, Ë stato condannato a 6 mesi in via definitiva per la tangente Enimont.
Sudano Domenico
Senatore della Repubblica, Ccd. Catanese, ex andreottiano, nel 1995, in qualità di presidente di una Usl, è stato condannato per un concorso truccato. Ha patteggiato una pena di un anno e mezzo e ha evitato il carcere, approdando poi in Parlamento.
Tomassini Antonio
Senatore della Repubblica, Forza Italia. E' stato condannato per falso, con sentenza definitiva, nel 2000, perché quando era medico a Busto Arsizio aveva contraffatto e poi distrutto la cartella clinica di una bambina nata con problemi cerebrali. Forza Italia lo ha subito nominato responsabile della Sanità per Forza Italia e presidente della commissione Sanità del Senato.
Verdini Denis
Deputato della Repubblica. Eletto nel proporzionale, a Firenze, nelle liste di Forza Italia. A Firenze lo chiamano il Berlusconi della Toscana. Presidente della banca Credito cooperativo fiorentino, dopo un'ispezione della Banca d'Italia nel suo istituto, è stato indagato per falso in bilancio. è editore del Giornale della Toscana e possiede quote del Foglio di Giuliano Ferrara. Il pubblico ministero di Firenze ha chiesto per Verdini anche un rinvio a giudizio per violenza sessuale: sarebbe saltato addosso, nel suo ufficio, a una signora che andava a chiedergli di ottenere un prestito dalla sua banca.
Vito Alfredo
Deputato della Repubblica, Forza Italia. Eletto in Campania. Noto ai bei tempi della Prima Repubblica come "Mister centomila preferenze". Fu indagato, arrestato e processato per tangenti. Condanna definitiva e 2 anni patteggiati e oltre 4 miliardi di lire restituiti per 22 episodi di corruzione a Napoli.
Dopo le accuse, Alfredo Vito indossò il saio del pentimento: "Torno alla mia famiglia; con la politica ho chiuso". Scrisse: "Lascio il mio vecchio partito, la Dc, e invito tutti i parlamentari inquisiti a seguire il mio esempio: fatevi da parte, perché solo così si potrà procedere al rinnovamento dei partiti e della classe politica". Patteggiò la condanna e restituì parte del malloppo. Quei quasi 5 miliardi sono stati impiegati per costruire un parco pubblico alla periferia di Napoli, ribattezzato dalla fantasia popolare "Parco Mazzetta". Ma non ha mantenuto la promessa di stare lontano dalla politica: ha riallacciato i contatti di un tempo, ha riaperto un ufficio a Roma ed è tornato alla carica con la Nuova democrazia cristiana (fondata nel 2000 insieme con Flaminio Piccoli). Nel 2001 è stato accolto a braccia aperte nella Casa delle libertà, che lo ha portato in Parlamento.
Vizzini Carlo
Senatore della Repubblica. Eletto in Sicilia. Palermitano, ex segretario del Psdi, cinque volte deputato (la prima a soli 28 anni), tre volte ministro, è stato responsabile tra l’altro del dicastero delle Poste e di quello della Marina. Nel 1993 è rimasto coinvolto nello scandalo Enimont con l’accusa di aver ricevuto un finanziamento illecito di 300 milioni. Condannato in primo grado, in appello strappa una prescrizione.
Amministratori pubblici, consiglieri comunali, provinciali, regionali
Abelli Giancarlo
Assessore regionale in Lombardia. Politico pavese, passato dalla Dc a Forza Italia, e manager della sanità lombarda. E fu chiamato dal presidente della Regione, Roberto Formigoni, come consigliere per la sanità. Abelli era contemporaneamente amico e consulente anche del professor Giuseppe Poggi Longostrevi, organizzatore di una colossale truffa (almeno 60 miliardi sottratti alla Regione Lombardia), che ha coinvolto centinaia di medici i quali stilavano ricette false o per prestazioni gonfiate o inutili. Formigoni ha tenuto al suo fianco Abelli anche dopo il suo coinvolgimento nello scandalo delle ricette d'oro di Poggi Longostrevi. Anzi, nel maggio 2000 da consulente lo ha fatto diventare assessore (alle Politiche sociali: la Sanità era già saldamente nelle mani di Carlo Borsani, An, un altro politico che da anni sta in quel posto, periodicamente battuto dagli scandali, ma non si accorge di niente).
Abelli viene rinviato a giudizio il 24 maggio 2000, proprio il giorno in cui insieme a tutti gli altri assessori della nuova giunta formigoniana presta il suo "giuramento alla Lombardia e al suo popolo" (una concessione alla Lega passata a sostenere l'ex nemico Formigoni). Viene processato per aver fatto false fatture per oltre 70 milioni di lire ricevuti tra il 1996 e il 1997 da Poggi Longostrevi, che, prima di togliersi la vita, li aveva spiegati così: "Dovevo tenermi buono un personaggio politico che nel settore contava molto". E poi aveva aggiunto: "Alcuni sono stati costretti alle dimissioni solo per un sospetto, altri sono stati premiati con la nomina ad assessore".
La sentenza arriva nel 2003: Abelli è assolto dall'accusa di frode fiscale, perché la nuova legge fiscale stabilisce che le fatture false siano punite solo nel caso vi sia «il dolo specifico di far evadere le tasse»: e Abelli alle tasse non pensava neppure, quando intascava i soldi di Poggi Longostrevi. Le motivazioni della sentenza affermano però che Abelli ha intascato ´72.800.000 lire per una consulenza non effettiva". Ha insomma preso quei soldi per chiudere gli occhi sulla corruzione: ´La consulenza mascherava un versamento in denaro al politico per guadagnarne i favori», stabilisce la sentenza. Che cita Longostrevi: «Per me pagare Abelli era come stipulare un'assicurazioneª. Dopo la sentenza, Abelli resta tranquillamente al suo posto.
Formigoni Roberto
Presidente della Regione Lombardia. E' stato coinvolto in alcune complesse vicende politico-giudiziarie, senza peraltro avere mai condanne.
• Scandalo "ricette d'oro". Non ha visto né sentito nulla dell'estesissimo sistema di corruzione architettato dal professor Giuseppe Poggi Longostrevi, che negli anni Novanta ha truffato almeno 90 miliardi alla Regione, facendo fare a centinaia di medici ricette false o per prestazioni gonfiate o inutili. Nella motivazione della sentenza che condanna per corruzione 175 medici che avevano accettato il "sistema Longostrevi", si afferma che la Regione ha favorito la truffa. I giudici hanno così dimezzato i risarcimenti alla Regione, per ´concorso di colpaª: per ´l'inidoneitý, per non dire assenza, dei controlliª. Nessuna responsabilità penale accertata per Formigoni, ma certamente la responsabilità politica di non aver saputo vigilare su un settore da sempre a rischio di corruzione. E responsabilità politica di aver voluto ai vertici della sanità regionale – prima come suo consulente, poi come assessore alle Politiche sociali – Giancarlo Abelli, amico di Longostrevi e sua sponda politica in Regione.
• Discarica di Cerro. Roberto Formigoni ha ricevuto un avviso di garanzia il 14 luglio 2000, per la gestione della discarica di Cerro Maggiore, per la quale era già stato condannato Gianstefano Frigerio, che aveva ricevuto una tangente da 150 milioni da Paolo Berlusconi. Nel 1995, quando scoppiò in Lombardia la cosiddetta "emergenza rifiuti", Formigoni indirizzò a Cerro (che avrebbe invece dovuto chiudere) tutta la spazzatura regionale e si impegnò a pagare al proprietario, Paolo Berlusconi, 300 milioni al giorno per altri due anni. Nel 1999 ci fu un accordo per bonificare la discarica. Il compito spettava ai proprietari, Berlusconi e soci, che in cinque anni d’attività avevano realizzato, secondo un rapporto della Guardia di finanza, "ricavi effettivi per almeno 240 miliardi". Invece Formigoni fece pagare la bonifica a un'altra azienda, in cambio del permesso per aprire un supermercato sull'area della discarica. Nel corso delle indagini è emerso anche un appunto scritto a mano, il verbale di una riunione tenutasi a Milano 2 alla presenza di Paolo Berlusconi e degli altri soci della discarica. Il foglietto parla della costituzione, attraverso false fatture, di fondi neri all’estero per oltre 10 miliardi, preparati per pagare in nero nuove discariche e tangenti ai politici. Sul foglietto sono indicate anche alcune cifre ("500 milioni", "200 milioni"...) con accanto nomi o abbreviazioni ("Form", "Pozzi"...). Chi è"Form"?
• Lombardia Risorse. Formigoni è stato indagato per la gestione della società regionale Lombardia Risorse (un fallimento da 22 mila miliardi).
• Fondazione Bussolera-Branca. Formigoni è stato indagato e poi rinviato a giudizio, su richiesta dei magistrati Alberto Robledo e Fabio De Pasquale, per abuso patrimoniale d’ufficio nella gestione della Fondazione Bussolera-Branca, che gestiva un patrimonio di 170 miliardi, poi dirottati dai suoi amministratori verso impieghi diversi da quelli voluti dal fondatore (la valorizzazione del patrimonio rurale dell’amato Oltrepò pavese). Da questa vicenda giudiziaria è uscito penalmente pulito. Restano i fatti: la fondazione è stata strappata ai suoi gestori (il professor Lancellotti), spolpata e svuotata, con l'assenso della Regione. Formigoni partecipa nell’aprile 1999 a una cruciale riunione con l’assessore regionale all’Agricoltura Francesco Fiori, il funzionario Maurizio Sala, oltre naturalmente al suo braccio destro, Nicola Maria Sanese, potentissimo direttore generale lombardo. Dopo la riunione, la Regione emette quattro delibere: alla fondazione Bussolera-Branca è imposto di rinunciare a tutte le cause che aveva avviato per difendersi dagli attacchi; poi di modificare lo statuto per far entrare nel consiglio d’amministrazione due nuovi consiglieri, Giulio Boscagli, cognato di Formigoni, e Niccolò Querci, all’epoca segretario particolare di Silvio Berlusconi e ora deputato di Forza Italia.
• Oil for food. Formigoni Ë citato nei rapporto americani come il destinatario di contratti petroliferi per 24,5 milioni di barili di greggio, assegnati a prezzi di favore dal regime iracheno di Saddam Hussein.
Giuliano Gianni
Presidente della Provincia di Imperia. Coinvolto nella vicenda del casinò di Sanremo. Vedi Scajola, Claudio.
Musotto Francesco
Presidente della Provincia di Palermo. Avvocato, ex socialista, passa a Forza Italia. Arrestato per mafia, perché nella sua casa di campagna viene ospitato un boss mafioso latitante. Assolto. Dopo la morte di Falcone, l'assessore al Turismo della sua giunta, su sua sollecitazione e col suo consenso, dichiara: «Stiamo valutando, attraverso lo studio di statistiche, la possibilità di dimostrare che a causa della strage di Capaci il flusso turistico in provincia di Palermo ha subito un calo e quindi un danno economico». Fa pubblicare sui giornali siciliani comunicati in occasione delle commemorazioni della strage di Capaci in cui non compare mai la parola mafia.
...ecco, Cavaliere... noi abbiamo fatto del nostro peggio per dimostrare l'abissale distanza che c'è fra lei e la questione morale. Ora tocca a lei, o a qualche sua "portavoce". Speriamo che apra bocca, ma solo per dire qualcosa. Magari di sensato...
Ci scusiamo per la lunghezza del post ma, parafrasando quel tizio che diceva "...non sono io ad essere razzista, è lui che è negro...", vorrei dire "...non sono io che sono prolisso, sono loro che sono in tantissimi a rubare..."
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