Ma in mano a chi è finita l'informazione, in Italia? Il Direttore di uno dei più prestigiosi quotidiani regionali italiani, "La Nazione", Francesco Carassi, beccato a chiedere ed ottenere mancette, vacanze gratis, gettoni in consigli d'amministrazione, per appoggiare le manovrine e manovrette immobiliari di Salvatore Ligresti, personaggio alquanto "discusso", neo-capitano coraggioso della CAI, un passato border-line fra Sicilia, Craxi, speculazioni edilizie, incursioni in Piazza Affari (suoi), cliniche che bruciano 11 persone, Berlusconi... affari non proprio limpidi, qualche guaio giudiziario di troppo. Lo stesso Ligresti Presidente della Clinica Galeazzi, quella nella quale, nel 1997, arsero vive 11 persone, perchè nella camera iperbarica dove si trovavano scoppiò un incendio, alimentato dell'ossigeno. Il sorvegliante non sorvegliava. Nel serbatoio (vuoto) del liquido antincendio c'erano le ragnatele. Ma il Direttore de "La Nazione", ormai dimissionato per evidente incompatibilità d'immagine dal gruppo Monti-Riffeser, proclama: "...solo gossip..."
Il direttore de "La Nazione" Carassi col Ministro Altero Matteoli
Quello che segue è un estratto dell'articolo del Corsera sull'argomento.
«La Nazione» finisce nella bufera - Il direttore lascia e si dimette - Giornata choc in via Paolieri: giornalisti in assemblea, l'Ordine chiede le carte alla Procura. Vacanze, articoli, cene nelle telefonate intercettate
Il direttore de «La Nazione» Francesco Carrassi si è dimesso. È uno degli effetti del terremoto politico-giudiziario provocato dall'inchiesta della magistratura sull'area di Castello sequestrata mercoledì scorso. Il nome e la voce di Carrassi compaiono più volte tra le 1.500 pagine degli atti dell'indagine. C'è un capitolo lungo 38 pagine dedicato al rapporto tra Carrassi e Rapisarda nell'informativa del Ros arrivata sul tavolo dei magistrati che stanno indagando sull'affaire Castello. «Alla partita per la conclusione dell'operazione Castello — scrivono gli investigatori — partecipa anche il direttore del quotidiano La Nazione» grazie alla sua amicizia con Fausto Rapisarda, braccio destro di Ligresti.
IL GIORNO PIU' LUNGO. La giornata più lunga di Carrassi, direttore del quotidiano fiorentino dall'aprile 2002, inizia ieri mattina di buon'ora con le prime telefonate che annunciano la bufera. Su «Repubblica» ci sono tutte le intercettazioni che lo coinvolgono. Il comitato di redazione — rappresentanza sindacale dei giornalisti — chiede un incontro per chiarire. «Non mi dimetto, non ho rubato nulla», ripete a tutti con il viso pallido e tirato. In via Paolieri la tensione si taglia con il coltello. La redazione è sotto choc. Si riunisce l'assemblea dei giornalisti e in serata, mentre ancora si discute su cosa fare e come farlo, arriva la comunicazione dell'azienda: il direttore si è dimesso, l'editore Andrea Riffeser ha accolto le dimissioni. Direttore ad interim sarà l'attuale vice direttore Mauro Avellini. Sul giornale di oggi verrà ufficializzata la notizia.
VACANZE, ARTICOLI, FOTO E CENE. Nelle conversazioni intercettate dai carabinieri del Ros si parla di tutto. Degli articoli di giornale che devono uscire, della casa ammobiliata che Carrassi sta cercando e delle sue vacanze a costo zero. «Sul prezzo della casa non ti preoccupare — gli dice Rapisarda — dimmi tu cosa vuoi pagare, che problema c'è? Se ti piace...». Si parla di una vacanza a Villasimius, in Sardegna, in un villaggio di proprietà di Fondiaria: «È fatta dal 4 al 18 agosto?», chiede Carrassi. «Vai tranquillo Frankie», è la risposta. «Fausto se c'è da pagare qualcosa io pago ». «No, no, anche lì puoi andare alla spa, tutto come l'anno scorso, tutto gratis». «Io comunque dico che mi hai fatto un bello sconto, va bene?». Si parla anche delle aspirazioni di Carrassi di assumere un incarico nel gruppo Fondiaria come responsabile delle relazioni esterne: «Ne ho parlato all'ingegnere — dice Rapisarda — ci sta riflettendo ». «Ma come mai ci pensa così tanto?». «Ma è una cosa importante Frankie, ci sta pensando».
GLI ARTICOLI. Commentano gli articoli pubblicati su La Nazione: «Mi sembra che io abbia esaudito il tuo desiderio mettendo sul giornale "per la città", "per il bene". Ho messo anche la foto dell'ingegnere. Ma è così che noi bisogna lavorare eh Fausto». In cambio Carrassi mette il giornale al servizio degli amici, si offre come mediatore tra il gruppo e Provincia e Regione. E va in televisione a sponsorizzare una cordata di imprenditori guidata da Ligresti per rilevare l'Alitalia: «Oggi sono in televisione alla trasmissione Piazza Grande su Rai Due — dice a Rapisarda — parlo di lui e dell'Alitalia, cioè io dico così: "c'è questa cordata, io sono disposto a fare qualcosa per il mio Paese". Dico così, va bene?» [...]
RIUNIONE DELL'ORDINE. Il caso Carrassi — fa sapere l'Ordine dei giornalisti della Toscana — sarà affrontato nella riunione di mercoledì del consiglio. Il presidente dell'Associazione stampa toscana Stefano Sieni, «auspica che si faccia chiarezza al più presto. Nessuna ombra, infatti, può gravare sul fondamentale diritto- dovere di cronaca e sui tanti giornalisti che lo esercitano ogni giorno con scrupolo e coraggio». Più duro il segretario generale della Fnsi Franco Siddi: «Sono una brutta, bruttissima notizia. Ci battiamo da sempre per la lealtà dell'informazione, la trasparenza e contro ogni commistione impropria di ogni affare diverso dalla genuinità delle notizie. Se addirittura — aggiunge Siddi — le notizie vengono costruite per favorire progetti imprenditoriali, politici o altro saremmo all'aberrazione. Errori possono sempre capitare, gli orrori sono una dannazione. Vorremmo sperare che il direttore non abbia compiuto orrori, ma certamente se lo ha fatto ciò non riguarda la generalità dei colleghi onesti che ogni giorno si battono e lavorano tra mille difficoltà per offrire al pubblico un'informazione corretta e trasparente.
LA DIFESA DI CARRASSI. «Non ho fatto nulla di cui pentirmi, comunico ai colleghi del quotidiano che mi ha aggredito che rifarei domani tutto ciò che ho fatto sino ad ora». Lo afferma il direttore del quotidiano «La Nazione» Francesco Carrassi, che oggi ha dato le dimissioni dopo la pubblicazione sulle pagine fiorentine di Repubblica di intercettazioni telefoniche tra lui e Fausto Rapisarda, uno stretto collaboratore di Salvatore Ligresti, indagato - insieme allo stesso Ligresti, ad alcuni professionisti e a due assessori comunali di Firenze - nell’inchiesta sull’area Fondiaria-Sai di Castello alla periferia nord del capoluogo toscano. «Ho ritenuto di rimettere il mandato di direttore responsabile del quotidiano La Nazione - dice Carrassi - nelle mani dell’editore Andrea Riffeser Monti per un atto di riguardo nei confronti dell’editore stesso, del corpo redazionale e dei lettori del quotidiano che ho l’onore di dirigere». «Mi è stato chiaro sin dall’inizio la assoluta inconsistenza delle notizie relative alla mia persona diffuse dal giornale concorrente nella città di Firenze. Ho trovato conferma dalle notizie che ho acquisito in queste ore, che nella migliore delle ipotesi quanto diffuso dal quotidiano in questione è puro gossip, anche mal costruito», aggiunge Carrassi.
Corsera
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Chi è Salvatore Ligresti
Chiacchierato per i suoi presunti rapporti con la mafia, è finito in carcere per l'inchiesta "mani pulite" e condannato a 2 anni e 4 mesi di reclusione. Ha scontato la sua pena affidato ai servizi sociali. Salvatore Ligresti, il costruttore travolto dagli scandali, il tangentista che dava mazzette direttamente a Craxi, l'imprenditore che grazie ai suoi buoni rapporti con la politica è stato salvato dalle banche quand'era sull'orlo del fallimento, ora vive una nuova vita dorata grazie al nuovo sodalizio col neoduce Berlusconi, per conto del quale nel luglio 2004 è diventato amministratore delegato della Rcs Media Group, che controlla il Corriere della Sera.
Il feeling tra l'ingegnere di Paternò e il cavaliere piduista di Arcore però non è di vecchia data. Don Salvatore negli anni '80 era un concorrente di Berlusconi, come lui costruiva la sua fortuna sul mattone. Entrambi erano sponsorizzati dal PSI di Craxi, ma Ligresti ha sempre avuto riferimenti politici più ampi e articolati, che spaziano da AN alla vecchia DC.
Nato nel 1932 a Paternò, in Sicilia, da famiglia agiata, ha frequentato il liceo classico e poi l'università a Padova, dove ha conseguito la laurea in Ingegneria. Negli anni '50 si trasferisce a Milano e si lega a Michelangelo Virgillito e Raffaele Ursini, originari anche loro di Paternò. Gli insegnarono il "corsarismo" in finanza tanto che il giovane Ligresti superò il maestro e "rilevò" da Ursini il primo pacchetto di azioni Sai. Avrebbe dovuto essere una vendita simulata, ma Ligresti sostenne di aver regolarmente pagato e una sentenza gli diede ragione. La sua fortuna crebbe rapidamente tanto che negli anni '80 Ligresti era l'immobiliarista più potente di Milano. In questi anni acquista a destra e a manca quote azionarie di società di gran nome come Cir, Pirelli e Montedison. Sotto l'ala di Cuccia e di Craxi entra in Mediobanca.
Nel 1986 scoppia lo scandalo delle aree d'oro: Ligresti viene indagato per corruzione, ma alla fine se la cava con piccole condanne per abusi edilizi. Il 16 luglio '92 finì a San Vittore. Dopo quattro mesi mise a verbale una deposizione fiume che consentì ai magistrati di arrivare a Craxi. I guai seri arrivarono con l'inchiesta Eni-Sai, coimputati l'ex finanziere Sergio Cusani e lo stesso Craxi. Altre vicende giudiziarie le ha chiuse col patteggiamento: quelle per le tangenti per i piani edilizi di Pieve Emanuele e per l'ampliamento del palazzo di giustizia di Milano e il processo per la svendita del patrimonio immobiliare dell'Ipab.
Proprio grazie agli stretti rapporti con il mondo della politica e ai molti favori ricevuti da quello bancario, Mediobanca in particolare, nel luglio 2001 tenta una prima scalata ai vertici della Montedison in quel momento oggetto del desiderio della Fiat per l'acquisto della quale aveva lanciato un'Opa (Offerta pubblica d'acquisto). Grazie alla sua compagnia di assicurazioni, la SAI, acquista un primo 6,7% di Fondiaria, la compagnia d'assicurazioni fiorentina controllata proprio dalla Montedison, con l'impegno di rilevarne un ulteriore 22,2%. Dietro alle quinte la direzione di Mediobanca che, in quel momento grande nemica della Fiat, vuole impedire a tutti i costi che gli Agnelli si impossessino di Fondiaria.
Inizialmente stoppata dall'organismo di controllo della Borsa (Consob), secondo la quale per l'acquisto di Fondiaria occorre essere più trasparenti lanciando un'Opa sul 100% del capitale, Ligresti è a questo punto costretto a cercare una strada alternativa che trova grazie all'aiuto del gruppo di banche Jp Morgan Chase, Interbanca, Mittel e Commerzbank guidate dal finanziere Francesco Micheli, che compra il pacchetto di Fondiaria per poi rigirarlo alla SAI. Si è venuto così a costituire il binomio societario SAI-Fondiaria che, se affiancato alle Generali, già nell'orbita di Mediobanca, è un colosso nel campo assicurativo.
Ora, come sostenitore di Berlusconi, Ligresti si sta lanciando in una nuova stagione di grandi speculazioni edilizie in tutto il paese, da Milano dove si è aggiudicato la vecchia Fiera per costruirci un nuovo quartiere avvenieristico e un'area a ridosso della stazione Garibaldi per costruirvi una "città della moda", a Torino, dove è a caccia di aree dismesse, a Capo Taormina in Sicilia dove ha in progetto un grande albergo, a Firenze dove si prepara a cementificare la Piana di Castello grazie ai nuovi amici del "centro-sinistra" di Domenici.
13 giugno 2005 [ da PMLI.it ]
Noi, con molta umiltà, vorremmo sapere due cose, da chi può dircele:
- Quale sia stato, in questa brutta storia di speculazione fiorentina, il ruolo del Sindaco Domenici.
- Se vi siano (e quali siano) rapporti di parentela o d'affari fra l'avvocato Fausto Rapisarda, brasseur d'affaires di Ligresti e trait-d'union co, direttore de "La Nazione", ed il Carlo Alberto Rapisarda bancarottiere, ed ex "donatore di lavoro" dei fratelli-gemelli Marcello e Alberto Dell'Utri, ai tempi della bancarotta della F.lli Bresciano di Rapisarda.
E' chiedere troppo? Tafanus
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