Vedo che l'argomento Di Pietro appassiona come 15 mesi fa appassionava l'argomento Grillo. Anche allora il 90% dei lettori del blog era schierato col comico. Sono bastati due mesi, e le proporzioni, se ricordo bene, si erano già invertite. Erano cominciati i distinguo, poi le prese d'atto dell'assoluta inutilità del comico (che è peggio della dannosità).
Darò una risposta cumulativa, e sarà davvero l'ultima, perchè non intendo imbarcarmi in una nuova discussione come quella su Grillo del settembre 2007. Però preciso una cosa: quando mi si pongono delle domande, e fornisco puntuali risposte, mi piacerebbe sentirmi dire "hai torto" o "hai ragione", e non assistere sempre allo spostamento del bersaglio. Perdinci, ed approfondire, qualche volta?
Un solo esempio: mi è stato chiesto perchè non mi piace Di Pietro. Ho risposto, fra le altre cose, che non mi piace per la sua difesa al Generale Delle Spigole e per il contemporaneo attacco a Visco. Caspita! Nessuno di coloro che mi aveva posto la domanda mi ha detto più una parola. Nè per dirmi "non sono d'accordo", nè per dirmi "sono d'accordo, me n'ero dimenticato". Idem sulla commissione G8. Quindi, poichè questo modo di discutere a "bersaglio mobile" mi stanca e non mi piace, scriverò le risposte alle obiezioni fin qui pervenute in un solo post, ma non risponderò ad ulteriori obiezioni, lasciando campo libero e spazio alle vostre rifflessioni. Quindi cercherò di essere esaustivo (dal mio punto di vista, of course) in questo post.
Il bersaglio sbagliato del tribuno populista
(di Massimo Giannini - Repubblica)
NON è la prima volta che dalla piazza dipietrista si levano voci critiche all'indirizzo del presidente della Repubblica. Ma è la prima volta che il tribuno di quella piazza fa interamente sue quelle critiche. Le condisce di pesanti contestazioni istituzionali.
E addirittura le inasprisce di vaghe allusioni criminali.
"Napolitano dorme, l'Italia insorge". Questo recitava lo striscione esposto durante la manifestazione organizzata dall'Idv contro la riforma della giustizia, che ha innescato l'intervento della forza pubblica e il successivo affondo dal palco di Antonio Di Pietro. Più che offensivo, lo slogan è bugiardo. Di fronte alle forzature che il governo Berlusconi sta imprimendo o minacciando al sistema politico e giudiziario, non è
vero che "l'Italia insorge". E meno che mai è vero che "Napolitano dorme". Il Capo dello Stato ha esternato più volte, nei limiti che il ruolo gli consente e che la Costituzione gli assegna. Si può discutere sull'intensità e il tono delle sue esternazioni. Ma parlare di "sonno", davvero, è una palese sciocchezza.
Il problema non è lo striscione, ma quello che è venuto dopo. È grave che, nel contestare la rimozione di quel tazebao, Di Pietro accusi il presidente della Repubblica di non esercitare la sua funzione di "arbitro". È grave che, in un crescendo di presunti "addebiti" istituzionali in cui si mescolano i fatti più diversi (dalla criticata promulgazione del Lodo Alfano alla supposta riabilitazione dei terroristi "sapientoni"), Di Pietro si spinga a dire "il silenzio è mafioso". Ed è persino più grave il comunicato con il quale l'ex pm cerca di ridimensionare l'incidente. Non fa nessuna retromarcia: si limita a chiarire di non aver voluto offendere Napolitano, ma ribadisce, quasi a nome della piazza che rappresenta, di aver esercitato un sacrosanto diritto di "critica politica".
Oltre che oltraggiose, le parole del leader dell'Idv sono pretestuose. Di Pietro, nella sua foga populista, sbaglia totalmente il bersaglio. Lo sbaglia sul piano istituzionale. Nel momento in cui imputa al Quirinale il mancato veto sul Lodo Alfano, cade ancora una volta nella furia giustizialista, e a tratti un po' qualunquista, del girotondismo e del grillismo. L'ultima norma salva-premier è e resta una legge-vergogna, tagliata a misura del Cavaliere. Ma come già accadde con il Lodo Schifani ai tempi di Ciampi, anche il Lodo Alfano ai tempi di Napolitano non appare "manifestamente incostituzionale", e dunque il presidente della Repubblica, Costituzione alla mano, è chiamato alla promulgazione. Sarà la Consulta, nel suo successivo giudizio di merito, a valutarne l'effettiva legittimità.
Ma Di Pietro sbaglia il bersaglio anche sul piano politico. Non ci stancheremo mai di ripetere che queste intemerate di piazza contro il Capo dello Stato, oltre che sfibrare e indebolire il fronte delle opposizioni, rischiano di squilibrare il gioco dialettico tra i poteri, "consegnando" alla maggioranza il Quirinale. È un errore imperdonabile. La "fisarmonica dei poteri presidenziali", come l'ha definita una volta Giuliano Amato, può essere suonata in modo più o meno ampio.
Ma Napolitano, come Ciampi prima di lui, incarna al meglio la teoria schmittiana del Capo dello Stato come "custode della Costituzione e garante dell'unità statuale". Sarebbe bene che tutti, proprio tutti, rispettassero il suo ruolo di "presidente garante", e non di "presidente governante". Di Pietro, tanto più in un parlamento nel quale la sinistra radicale è scomparsa e la sinistra riformista è confusa, può svolgere un ruolo importante nell'azione di contrasto a questo centrodestra arrogante e autoritario. Purché lo eserciti in modo costruttivo verso i suoi alleati e soprattutto responsabile verso le istituzioni.
Al contrario di quello che sostiene dal palco di Piazza Farnese, il tribuno populista dell'Idv non vuole affatto un "arbitro". Pretende un "giocatore", che ovviamente giochi come piace a lui. In Italia, nonostante gli usi strumentali e gli abusi congiunturali che ha subito, la nostra Costituzione prevede altre regole. Ed è una fortuna che sia così.
Firmato: Massimo Giannini - Controfirmato: Tafanus
Inizio col dire che sono d'accordo con alcuni di voi nel ritenere che a volte Napolitano può essere stato troppo moderato nelle sue reazioni. Nel contempo, concordo COMPLETAMENTE con chi ha ricordato i limiti davvero stretti dei poteri reali di Napolitano. Devo ricordare che viviamo in una Democrazia Parlamentare e non in un Regime Presidenziale? O fare un trattato sulle differenze? Non ho le competenze e il tempo per farlo, ma TUTTI abbiamo il tempo di leggere molto sull'argomento.
Cominciamo dall'inizio, e sgombriamo il campo, per piacere, da mie sospettate antipatie personali per Di Pietro. Correva l'autunno del 1994. Era stato appena presentato il famoso "decreto salvaladri", a firma Alfredo Biondi. Il "girotondismo", nell'accezione attuale, non era ancora nato. Ebbene, senza che nessuno organizzasse la cosa, in piena notte si sono ritrovati in tantissimi, con un freddo boia, a fare un
girotondo ante litteram intorno al Palazzo di Giustizia di Milano, a circondare in un ideale abbraccio protetttivo il pool "Mani Pulite". Ogni tanto si intravedevano i personaggi, dietro le finestre illuminate del Palazzo: scorrevano le sagome di Borrelli, di Davigo, di Colombo, di D'Ambrosio, di Di Pietro, e partivano i cori di incoraggiamento, gli applausi. Tutta notte.
Io c'ero. Ho pagato la notte brava con una broncopolmonite. In molte città italiane sono nate, sia pure su scala più ridotta, manifestazioni spontanee di questo tipo. Il decreto Biondi è stato ritirato. Maroni, autorevole (?) membro del Berlusconi 1°, vista la piega presa dagli avvenimenti (a manifestare con noi "comunisti" c'erano anche tante bandiere della Leg)a, ha detto una frase esilarante, che è stata consegnata alla storia di questo paese: "ho firmato quel decreto, ma non lo avevo letto". Fantastico.
Posso, provocatoriamente, chiedere a ciascuno di voi di tentare di ricordare come ha passato quella sera? Dov'era? cosa faceva? Io, come ho passato la mia sera, l'ho appena detto. L'ho passata a tifare Di Pietro, Davigo, Colombo, D'Ambrosio, Borrelli.
Posso chiedere anche quanti di voi, nel settembre del 2007, sono corsi con più o meno convinzione a sostenere le "magnifiche sorti e progressive" del grillismo, ed oggi con Grillo non prenderebbero più neanche un caffè al banco? Così, per capire e far capire come certe passioni siano di una caducità proporzionale alla loro intensità.
Quando ho avuto la prima volta la sensazione di trovarmi davanti ad un populista? Lo ricordo con estrema precisione: è stato quando, al termine di una udienza, si è tolto platealmente la toga da magistrato. Eleonora Duse che sviene aggrappata ad una tenda non avrebbe potuto far meglio. Una persona seria si sarebbe dimessa inviando una lettera raccomandata al CSM. Con discrezione, e non in favore di telecamera. Di Pietro abbandonava la magistratura, con un "beau geste" da film muto, e si gettava ufficialmente in politica. O qualcuno pensava che abbandonasse la magistratura per tornare a fare il muratore in Germania?
"Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi!" (Bertold Brecht)
Ma cominciamo dalla fine: NON MI PIACCIONO i tizi che fanno affermazioni perentorie, e poi, spaventati dalle reazioni da loro stessi innescate, smentiscono, rettificano, balbettano, e sparano minchiate come quella di Di Pietro (scuola Berlusconi?): "sono stato frainteso; mi hanno attribuito cose che non ho detto; le mie critiche non erano rivolte al Presidente. Esticazzi. Tutti i giornali e tutti i politici, di qualsiasi colore, improvvisamente impazziti? Impazziti insieme? Chi ha versato nell'acquedotto di Roma qualche gas esilarante? A me capita, più spesso di quanto non vorrei, di dire qualche minchiata. Poi, però, quando mi convinco di aver detto la minchiata, in genere me ne dolgo e chiedo scusa, non "rettifico", non accuso nessuno di avermi frainteso. Sparare minchiate e "rettificare", accusando altri di aver distorto il proprio pensiero, è ciò che a Napoli si chiama
"tirare la petrella e nascondere la manella". Non mi è mai piaciuto il sistema, e mai mi piacerà.
Ma ripartiamo dall'inizio: perchè non mi piace Di Pietro. Risalgo con la memoria ad episodi poco edificanti (e pazienza se è stato inquisito a Brescia e prosciolto da ogni ipotesi di reato. Ci sono reati che hanno rilievo penale, e ci sono comportamenti che non hanno rilievo penale, ma hanno tanto a che fare col buon gusto, con l'etica, e con la famosa storiella della moglie di Cesare. Li vogliamo ricordare, se non altro per "capitoli"?
-a) Qualcuno ricorda la storia del pacco di milioni avuti in prestito da un costruttore che sarebbe poi finito nella rete di Mani Pulite, e restituiti solo quando la cosa stava per venire alla luce? Sia il prestito che la restituzione sono avvenuti senza assegni, senza bonifici, senza contratti scritti. Sono stati restituiti in contanti, sembra avvolti in carta da giornale. E' reato? No. E' solo una cosa che Saverio
Borrelli, o Colombo, o Davigo, o D'Ambrosio non avrebbero mai fatto.
-b) Qualcuno ricorda la storia di una Mercedes a chilometri zero acquisita fraziosamente a prezzo simbolico dal proprietario della MAA Assicurazioni, anche lui finito poi nel tritacarne? La stessa MAA con la quale la Signora Di Pietro aveva un ricco contratto di consulenza come avvocato? Ancora una volta: nessun reato. Ma cose che non sarebbero successe ai succitati colleghi di Di Pietro, e che nel palazzo di giustizia di Milano hanno creato un certo imbarazzo.
-c) Qualcuno ricorda la storia del monolocale che un altro futuro triturato da Mani pulite aveva dato a Di Pietro in comodato quasi gratuito in Piazza Duomo? No? E' un problema di "memoria selettiva", o cosa?
-d) qualcuno ricorda la partecipazione di Di Pietro alla commissione che doveva selezionare il Capo dei Vigili di Milano? Narrano le cronache che Di Pietro abbia fatto parte illegittimamente di quella commissione (avrebbe dovuto chiedere ed ottenere preventivamente l'assenso del CSM). Non lo ha fatto. Si è fiondato anima e corpo in questa operazione (riuscita). Il beneficiato era un suo amico che era sull'orlo dell'abisso, sembra, per debiti di gioco. Generoso, Di Pietro, ma con le persone sbagliate, e con metodi sbagliati. A quel tempo il Primo Cittadino era tale Pillitteri, meglio noto come "Il Cognato"
E' vero, una volta scoperte queste cose, Di Pietro si è dimesso. Dice di averlo fatto per "potersi meglio difendere". Non è vero. Berlusconi si è difeso molto meglio, e molto più efficacemente, con la divisa da premier addosso. Di Pietro si è dimesso perchè vivevamo gli ultimi minuti di un'epoca in cui un politico, se solo sospettato di qualcosa di losco, si dimetteva e basta. Vorrei ricordare che persino Ciriaco De Mita (che è Ciriaco De Mita) si è dimesso da Presidente del Consiglio solo per aver ricevuto un semplice avviso di garanzia. Ed ora non datemi, per piacere, del tifoso di Ciriaco De Mita.
Ma veniamo agli aspetti politici: Di Pietro, alle successive elezioni politiche, accetta graziosamente (bontà sua), dal PDS, la candidatura nel
collegio super-blindato del Mugello. Va per piazze a promettere che se sarà eletto passerà almeno un giorno alla settimana nel collegio, a "raccogliere le istanze" dei suoi elettori. Sarà plebiscitato. Nel Mugello lo stanno ancora aspettando: orde di contadini inferociti, armati di forconi.
Il resto è storia recente. Di Pietro si fa il suo partito in stile "do-it-yourself". Non va tanto per il sottile, nella selezione del personale politico. Alle amministrative di Napoli accetta fra i suoi candidati persino una specie di santone che, abbigliato sui manifesti in uno strano modo, a metà fra "'o pazzariello" e la Madonna Pellegrina, promette miracoli, terni al lotto "quasi certissimi", e filtri della salute. Solo una insistente, noiosa campagna del Tafanus, ala quale si sono accodati, generosamente, altri blogs, ed alla quale hanno dato un notevole contributo tanti lettori del Tafanus, che hano tempestato Di Pietro di lettere indignate, convincono lo statista di Montenero di Bisaccia a togliere di mezzo questo degradante pagliaccio.
Ma i dipietri perdono il pelo, ma non il vizio. Nel 2006
Di Pietro candida al senato tale De Gregorio. Non può dire di non aver saputo chi fosse De Gregorio. A Napoli, quale fosse il curriculum di De Gregorio, lo sapevano anche i sassi. Chiedere a Marco Esposito, per conferma. Ovviamente De Gregorio è eletto, ma è già in vendita. Mica per niente viene da un partito - quello di Di Pietro - che si chiama "Italia dei Valori". I Valori di De Gregorio ormai sono noti: basta la presidenza di una commissione, un'auto blu, due segretarie anzichè una, ed eccolo traslocare in Forza Italia (dopo il solito breve passaggio di prammatica nel Gruppo Misto). De Gregorio contribuirà ad indebolire ancora di più la già anoressica maggioranza del CSX al Senato.
Ma non basta: un altro drappello di "Italiani dei Valori" metterà fino all'ultimo istante in forse il voto di fiducia a Prodi, costringendolo a formare, fra ministri con e senza portafoglio, e sottosegretari, un governo con un numero "monstre" di poltronati. Solo così riesce a superare le richieste di valori dell'Italia dei Valori, e ad ottenere una precaria fiducia al Senato.
La legislatura è uno strazio. Di Pietro, sa che il "valore marginale" dei suoi 4/5 senatori è determinante, visti i numeri che ci sono in senato. Ne approfitterà ampiamente, ponendo veti, dettando condizioni, facendo la voce grossa.
Arriverà a votare col centro-destra contro la proposta di istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sui misfatti della polizia e del governo a Genova. Il perchè lo sa solo la Madonna. Solidarietà fra "animal spirits" da questurini? Il risultato è sotto gli occhi di tutti. La prescrizione di ogni reato era già scontata. Una commissione sarebbe servita se non altro a portare sotto i riflettori le malefatte della polizia fascista e della politica del centro-destra.. Di Pietro li ha salvati.
Ora qualcuno lo giustifica dicendo: "però poi ha riconosciuto l'errore e si è scusato". Esticazzi! Intanto la commissione non si è fatta, c'è stato un processo di primo grado che ha colpito solo gli stracci e non i comandi (e comunque con pene tanto lievi che tutto rientrerà nell'indulto, e nessuno conoscerà le gioie della galera, i comandi sono stati mandati assolti perchè "potevano non sapere". Il tutto cadrà in prescrizione, come da copione, e non ci sarà stato neanche il "premio di consolazione" della condanna politica. Grande Risultato. Grazie, Tonino! Sei tutti loro. Io, invece, rimango testardamente al fianco della carissima Haidi Giuliani, e non mi bastano le "scuse postume" di Antonio Di Pietro.
Stesso copione nella diatriba Visco-Speciale. Da una parte Visco, che stava facendo (non senza risultati) una lotta feroce al MALE d'Italia (l'evasione fiscale); dall'altro un tizio che rubava soldi allo Stato (e quindi anche a me) facendo gite aviotrasportate di spigole, a spese del contribuente, dal mare all'alta montagna, per soddisfare i gusti alimentari suoi e dei suoi ospiti. Si chiama PECULATO.
Di Pietro si schiera con Visco? si schiera con l'Italia che suda? No, si schiera col Generale Speciale, contro Visco. Qualcuno me la spiega, questa? Di Pietro e il PD: come è noto, Di Pietro ha aderito al PD. Al momento dell'adesione, ha chiesto (e purtroppo ottenuto) di entrare nel PD col proprio simbolo. Promessa formale: "dopo le elezioni, ci fonderemo, facendo un unico Gruppo parlamentare". Come è finita, dovreste saperlo tutti. Di Pietro è salito sul taxi del PD, ha incassato il superamento delle soglie di sbarramento del 4 e dell8% grazie alla dabbenaggine di Veltroni (che ha concesso a Di Pietro ciò che non ha concesso alla Bonino e a nessun'altra formazione della sinistra-sinistra); quindi è sceso dal taxi, non ha pagato la corsa, e si è dedicato anima e corpo alla guerra al suo tassista. Guerra che sta procurando solo spostamento di voti dal PD a Di Pietro, aumento dell'astensionismo nella sinistra, consolidamento delle distanze fra CDX e CSX, inchiodate stabilmente sugli 8/10 punti.
Nessun voto si è spostato da destra a sinistra. Bellissimo risultato.In compenso, vedo che molti dei sogni degli italiani, che 15 mesi fa giuravano sul grillismo come panacea di tutti i mali italiani, si sono spostati, senza la minima pausa autocritica, dal grillismo al dipietrismo, che ne è la sua evoluzione meno rozza, e quindi più pericolosa. Di Pietro. Adesso, tramontato il grillismo, è lui l'alfa e l'omega della moralità politica. L'ennesimo "predica bene e razzola male". Colui che "dopo di lui nulla sarà più come prima".
"Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi"
P.S.: qualcuno ha contestato il fatto che esista una "compagnia di giro" che ruota sempre intorno allo stesso "nucleo duro". Invito costoro a rileggere le cronache del vaffa-day dell'8 settembre 2007, del 25 aprile 2008, di Piazza Navona, della pagliacciata di Strasburgo durante la quale abbiamo visto un magistrato ed un ministro della Repubblica manifestare contro il proprio governo, e della pagliacciata di Piazza Esedra. Sempre gli stessi. Sempre Di Pietro, sempre Grillo, sempre Travaglio. Poi un certo numero di "avventizi" che ruotano (i Flores, i Pancho Pardi, i De Magistris, i Beha, i Veltri, gli Adinolfi...).
Serve altro? qualcosa ho fornito nel post precedente (il filmato del discorso-alzheimer di Grillo); oggi aggiungo - scusandomi per la pessima qualità dell'immagine - la foto dello striscione contestato. Guardatelo bene. "Napolitano dorme, l'Italia insorge". Una banalità di quando Grillo chiamava Napolitano "Morfeo". Gli autori? Caspita!!! i meettuppini bolognesi del "Gruppo 14": un gruppo di fini pensatori. I meettuppini "pensano", Di Pietro accetta questa porcheria in un suo comizio, gli italiani plaudono, il paese resta nella merda nella quale merita di restare. Con coraggio leonino, il contadino che si crede furbo, appena beccato con le mani nella marmellata, si comporta esattamente come il Cipria Frà Inteso. Non lo abbiamo capito. Lo abbiamo Frà Inteso. Anche quando ha detto che il silenzio è mafioso, Anche quando ha sparato cazzate, sul piano costituzionale, che varrebbero la bocciatura a qualsiasi studentucolo di diritto costituzionale. Questo è quanto: Ora, in calce a questo lungo post (mi scuso per la lunghezza) risponderò ai commenti fin qui pervenuti, poi staccherò la spina, perchè ho bisogno di potermi occupare anche di altri argomenti, e perchè nulla potrei aggiungere a quanto scritto nelle risposte date ieri, al contenuto di questo post, ed alle risposte che darò in calce. Poi, ognuno continui pure a credere ai santoni che predilige. Ciò che ha fatto divorziare tanti dipietristi di oggi dal grillismo del 2007 non sono state certo le mie parole, furiosamente antigrilliste fin dal primo giorno. E' stato il tempo, che spesso è galantuomo, a certificare l'inutilità e la dannosità di Grillo. Sarà il tempo a svolgere uguale funzione taumaturgica sul Savonarola che ha preso il posto di Grillo nel cuore degli Italiani.
"Beati quei popoli che non hanno bisogno di eroi"
Risposte a domande inevase del post precedente:
@ Giò 00,05: non è stata la clausola della irrinunciabilità a far bocciare il lodo Schifani, ma molto più semplicemente l'aver creato dei cittadini di serie a e dei cittadini di serie b, e questo non è costituzionalmente ammesso.
@ Carla 3,20: troppo comodo confessare di aver sbagliato, una volta "fatto il danno". Anche ieri, ha fatto retromarcia, ma cosa ha detto lo abbiamo sentito tutti: "silenzio mafioso", "giocatore e non arbitro", ed altre bazzecole di questo tipo. Chiederà di nuovo scusa, e risolverà ancora una volta così?. Però è lungo l'elenco delle cose di cui non si è scusato: dagli impegni non mantenuti col PD, all'amore Speciale per il Generale Spigola... Noi abbiamo tempo. Aspettiamo fiduciosi.
@ cerere 4,04: la spiegazione, per chi gestisce un blog, è di una lampante semplicità: i commenti (si tratti di un giornale o di un blog) esplodono quando non si è d'accordo, non quando si è d'accordo. In un post del settembre 2007 contro Grillo, sul Tafanus ci sono stati 200 commenti. Tenuto presente che le visite al Tafanus sono 1/500mo di quelle a Repubblica, è come se sull'articolo di Repubblica che citi ci fossero stati 500.000 commenti.
@ Tino C 8,22:
"...ricordo al padrone di casa, che il risultato positivo della lega nel nord nelle ultime elezioni è stato determinato dalla perdita di voti del PD..."
Tino, mai analisi politica fu più reversibile. E se fosse il contrario? se fosse invece il PD ad aver perso voti per la crescita della Lega? Vedi, per fare questi ragionamenti, dovremmo disporre di approfondite ricerche non sul voto grezzo, ma sui "flussi" elettorali. Non mi risulta che né tu, né io, disponiamo di queste ricerche.
@ Mietta 8,34: Di Pietro è un cane sciolto, si muove spregiudicatamente da cane sciolto, e può sparare tutte le minchiate che crede. Il PD, con tutti i suoi difetti, nasce da una coalizione di partiti con anime diverse, e deve tentare di rispettarle tutte. Insomma, non può fare come Di Pietro, che ogni mattina si alza, si veste, esce di casa, e si inventa il modo per stare sui giornali e nella fantasia della gente. Lui bada al suo piccolo "particulare" e può farlo. Altri no.
@ Triestino 9,06 e 9,11: non concordo sulla pulizia di Di Pietro. Di Pietro è uno senza reati, ma anche dotato di scarsa etica. Penso che con uno come lui staremo all'opposizione per cent'anni, sia pure con numeri che potranno temporaneamente spostarsi dal PD all'IdV. Per vincere occorre altro: occorre spostare voti da una coalizione a quella opposta. Non è quello che sta facendo Di Pietro.
@ Franca delle 9,34: "...Ha solo criticato Napolitano per il suo operato; in fondo cosa ha detto di male?..." Già... in fondo si è limitato a dargli dell'addormentato, del "silente mafioso", dell'imbelle... mica gli ha dato del pedofilo o del rapinatore! Sarà per la prossima volta. Comunque ti rimando all'articolo di Massimo Giannini pubblicato all'inizio del post, per non duplicare una risposta che c'è già.
@ Rita, RitaC Annarosa: compito di un presidente della Repubblica è quello si smorzarli, i toni, non di alzarli. Noi lo abbiamo avuto, un Presidente che sapeva benissimo "alzare i toni". Si Chiamava Cossiga,, e credo che non lo rimpianga proprio nessuno. Ha ragione Giannini: Di Pietro non vuole un presidente arbitro. Vuole un presidente-giocatore, a patto che militi con la sua squadra.
@ Camillo 10,43, che mi chiede: "...taf: una domanda: condividi la "strategia politica" (qual'è?) tenuta dal PD da quando è all'opposizione? a me sembra tanto quella del "sediamoci sulla riva del fiume ed aspettiamo di vedere il cadavere del nemico trasportato dalla corrente..." o no?..."
Camillo, a questa tua domanda non risponderò. Non è presunzione, ma semplicemente la netta impressione che è inutile scrivere, perchè non leggi ciò che scrivo. Se leggessi quello che ho scritto da Maggio 2008 ad oggi sull'argomento Veltroni, opposizione, strategie politiche, mai e poi mai avresti formulato QUESTA domanda in QUESTI termini. Quindi, per non annoiare me e gli altri, ti rinvio a quanto ho scritto sull'argomento in 8 mesi. Non posso ripartire ogni volta da zero. Nei miei scritti di otto mesi ci sono quintali di risposte alle tue domande.
@ Mietta 11,02: "...Sì, hai capito bene...i populisti non piacerebbero neanche a me ma...in mancanza di altro..." No, Mietta, troppo comodo. In "mancanza di altro" ci buttiamo nel 2007 su Grillo e nel 2009 su Di Pietro? Di grazia, cosa ci ha dato Grillo? Formulo su Di Pietro la stessa domanda-sfida che ho formulato nel settembre 2007 su Grillo. Diamoci appuntamento a fra tre mesi, e poi riparliamone, risultati alla mano. Quelli di Grillo dove sono? dov'è la sua "legge di iniziativa popolare"? che fine ha fatto il suo referendum? Zero virgola zero virgola zero. Premetti: "in mancacza di altro..." E chi lo ha detto che manca altro? Bersani è Nessuno? Soru è Nessuno? No, il vero problema, come ogni volta che ci ritroviamo in contrapposizione fra persone che vorrebbero la politica, e persone che amano la scorciatoia della demagogia, è che la politica costa fatica e sudore, e non "chiama l'applauso a scena aperta". La demagogia strappa l'applauso, e poi sparisce il demagogo di turno, per manifesta incapacità a concludere qualcosa che non sia un comizio, e... avanti un altro.
@RitaC 11,27: "...quando il Capo dello Stato si metterà ad alzare i toni, dobbiamo mettere in conto di avere posti buoni dove andare a fare lotta clandestina, spero tu capisca cosa sto dicendo..." RitaC, concordo pienamente e profondamente con questa tua frase. Uno che "alza i toni" e che, col contributo, forse, dello stesso Di Pietro, potrebbe essere il prossimo, agognato presidente che alza i toni, lo abbiamo già, in pectore. Si chiama Silvio Berlusconi. Una ipotesi da brivido. O qualcuno pensa a Di Pietro come presidente della Repubblica?
@ nicola m. 11,50: certo che qualcosa si deve fare. Ma se questo qualcosa che gli italiani riescono a vedere si chiama nel 2007 Grillo, e nel 2008 Di Pietro, io grido "aridatece i puzzoni".
@ Annarosa 12,50: tutto giusto quello che dici: ma siamo noi italiani ad aver dato il potere politico a Berlusconi, a Cuffaro, a Dell'Utri, ed ora vorremmo sostituirli con demagoghi e con rimedi che sono peggiori del male. In fondo, ogni paese ha la classe politica che si merita. Noi, in Italia, meritiamo la gente che urla di più e la votiamo. Vedi Berlusconi. E' vero, Napolitano ha 80 anni, ma i rappresentanti del popolo (da noi portati in Parlamento) hanno scelto Napolitano. Non possiamo fare come Israele che le elezioni in Palestina vanno bene solo se vince Al Fatah, e non vanno bene se vince Hamas. Una volta adottatoi il sistema democratico, se domani dovessimo votare Berlusconi presidente della Repubblica, potremmo prendercela solo con noi stessi.
@ Fabrizio z. 14,07: sottoscrivo.
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