Il 31 Marzo 2008 il Tafanus scriveva un post dal titolo: [Prima di masturbarci sul fagiolo borlotto], dedicato all'entusiasmo collettivo (e un tantino esagerato) che aveva colto governo, regione Lombardia, provincia, e la solita sindachessa d'assalto, per l'assegnazione a Milano dell'Expò 2015. Destinata, nientemeno, che ai tortellini Rana, al fagiolo borlotto e al lardo di Colonnata.
Dovo aver elencato le "magnifiche sorti e progressive" che il Grande Evento avrebbe riservato a Milano, sono iniziati i fuochi d'artificio dei numeri sparati a cazzo, per giustificare le cifre, enormi, che l'organizzazione del Grande Evento avrebbe inevitabilmente prodotto. Il Tafanus, che, per colpa della sua età, ricordava bene, come un incubo, lo stesso copione per "Italia '90", aveva accompagnato l'elencazione delle minchiate della Moratti con queste considerazioni, che oggi, dopo l'articolo dell'Espresso riportato in calce, suonano quasi profetiche...
"...prima di dedicarci a masturbazioni collettive, a orgasmi di gruppo, a seghe circolari, vorrei invitare ad un attimo di riflessione, e di ritorno alla memoria. Dunque, una mostra di durata infinita e su un tema limitato (l'alimentazione) attirerà per sei mesi dalle 160.000 alle 250.000 persone al giorno a Milano. Tutti ad adorare salami e mozzarelle per 150 giorni?
Una città nella quale la popolazione aumenterà del 20% al giorno in media, vedrà il miracolo della riduzione delle emissioni di CO2 del 15%. Stiamo parlando di una riduzione di emissioni pro-capite che, miracolosamente, passano da 100 a 70. In quale film? Con quali strumenti? forse con le tre Panda elettriche messe in circolo dalla Regione Lombardia, o con la BMW personale a idrogeno di Formigoni?
Un milione di metri quadri solo per le strutture ricettive e di servizio. In pratica, per ognuno dei 200.000 pellegrini giornalieri, ben 5 metri quadri: pochissimi per ogni pellegrino; tantissimi, un milione, una volta finito questo fantasmagorico flusso di assaggiatori di mozzarella.
Ma leggete l'ultimo passaggio dell'articolo, che è addirittura terrorizzante:
"...Le aree date in prestito al Comune torneranno ai loro proprietari, privati, ovvero ...la Fiera e il gruppo Cabassi. E là dove fino a oggi non si poteva costruire, in una zona vincolata dal piano regolatore per uso agricolo, potranno farci un nuovo quartiere residenziale..."
Per concludere con questo possibile film dell'orrore, vorrei ricordare, a chi è sufficientemente anziano per averne memoria, la storia allucinante di "Italia '90". All'inizio dei Mondiali, non c'era una sola struttura ricettiva, sovvenzionata dallo stato, che fosse arrivata a completamento. Il parcheggio coperto di Cascina Gobba venne ridicolmente inaugurato tre giorni prima dei mondiali (era al rustico), in pompa magna, per essere richiuso il giorno dopo la fine dei mondiali. Per CINQUE anni il parcheggio non è stato lavato, perchè non era stato appaltato il servizio di pulizia. Per CINQUE anni gli ascensori per i piani superiori non sono entrati in funzione. Quando sono entrati in funzione, avevano delle strane pulsantiere dove il tasto "2°" corrispondeva al 3° (scritto col pennarello); il tre all'uno, l'uno al Terra. Italia 2008: sono passati 18 anni. Nel parcheggio, dopo 18 anni, le toilette brillano per la loro assenza, e chi proprio non ce la fa ad affrontare la tangenziale, piscia dietro un pilastro.
Lo spettacolo calcistico, a stadi vuoti, è stato uno dei più deprimenti degli ultimi 50 anni. Quasi tutti i biglietti erano stati venduti agli sponsors, i quali li avevano regalati a clienti improbabili visitatori. Sicchè c'era lo spettacolo dei bagarini all'opera fuori dagli stadi, e contemporaneamente gli spalti desolatamente vuoti.
Quindi, per piacere, prima di "toccarci" e di commettere "atimpuri", aspettiamo un momento, tanto per capire cosa sia, quanto costi e a cosa serva una Expò Universale di cinque mesi sui fagioli borlotti..."
Questo è quanto scriveva il Tafanus 10 mesi fa. Oggi l'Espresso mi conforta con l'articolo riportato in calce, che certifica come si stiano verificando, in peggio tutte le nostre più pessimistiche previsioni. Leggere per credere:
POLITICA E GRANDI EVENTI: expo senza Letizia
(di Enrico Arosio - l'Espresso)
Il braccio di ferro fra Tremonti e Moratti. Il nodo dei compensi. L'incognita dei finanziamenti. Liti e ritardi incombono sulla kermesse del 2015. Alcune delle opere previste rischiano di finire cancellate
Quando arrivi a un bivio, imboccalo. Il paradosso di Borges ben si adatta all'area dove sorgerà l'Expo, specie in una mattina di nebbia. Se prendete la macchina per togliervi la curiosità di scoprire dove, fisicamente, nascerà la meraviglia milanese del 2015, girerete a vuoto uscendone snervati: l'area Expo non si raggiunge, s'intuisce. È un terreno di risulta, un resto urbano, una frangia di campi sopravvissuti alla periferia industriale. Il terreno, vagamente a trapezio, è racchiuso tra barriere forti: l'imbocco dell'Autostrada dei Laghi, quello della Milano-Torino, la linea dell'Alta velocità e il lato est di Fiera Milano. L'altezza dei guard-rail, la massicciata della Tav, il su e giù delle corsie di raccordo intorno alla Fiera vi impediscono di vedere, di capire, soprattutto di gioire. I luoghi di socialità più vicini sono i paesotti Pero e Baranzate (nessuno dei due è Versailles), l'ospedale Sacco e il cimitero di Musocco. L'allegria è contenuta, il paesaggio sgraziato. Diciamolo: per mettere a fuoco visioni di prati verdi, specchi d'acqua, padiglioni hi-tech, bandiere al vento e famiglie in festa accorse da Stoccolma e Barcellona occorre uno sforzo d'immaginazione improbo anche per il più fervido patriota.
È di questo non-luogo inospitale (l'area appartiene per il 66 per cento a Sviluppo Sistema Fiera e per il 34 al gruppo Cabassi) che Letizia Moratti ha decantato le virtù il 2 dicembre scorso a Parigi all'assemblea del Bie, il Bureau international des expositions. Lo ha fatto in un inglese eccellente, raro tra i politici italiani. Ha voluto rassicurare il segretario generale Vicente Gonzalez Loscertales, 61 anni, sivigliano e barbuto, vaga rassomiglianza col presidente brasiliano Lula, di cui non condivide l'idea dell'Italia come regime illiberale, ma che non cela la preoccupazione per la ritardata partenza dell'operazione Expo. Ansia che a Milano, nello stesso centrodestra, si sfoga nell'amara battuta: "Abbiamo perso otto mesi in stupidaggini". A breve dovranno essere pronti il piano finanziario, l'assetto legale dell'organizzazione, il master plan definitivo, il programma preliminare di comunicazione e la strategia di riutilizzo del sito. Ma per mesi si è litigato con il governo a Roma. Sui finanziamenti, sui poteri: su chi deve comandare. Letizia Moratti, sindaco e commissario straordinario all'Expo, si gioca l'onore di Milano e il proprio futuro politico. Da Berlusconi ha ottenuto l'incarico ad personam: lei, non la figura del sindaco. Nel 2011 si vota per le comunali, e in teoria lei può restare commissario rinunciando a ricandidarsi a primo cittadino; ma è improbabile, perché se l'operazione decolla, alle elezioni la signora si troverà come un atleta che allo start dei 100 metri parta con dieci metri di vantaggio.
Dall'Expo 2015 Milano si attende l'esorbitante numero (è ampio lo scetticismo) di 28 milioni di visitatori in sei mesi, il rilancio dell'economia, nuove infrastrutture per la Lombardia e ricadute sull'Italia intera (un solo esempio: Moratti sta negoziando con i sindaci di Roma, Firenze e Genova per mettere in rete con Milano la Festa del cinema, il Maggio fiorentino e il Salone nautico). (...scusate, ma che cazzo c'entrano, queste cose? faranno gli assaggini di Colonnata veleggiando? scorreggeranno "al borlotto" durante il Maggio Fiorentino? "Mettere in Rete"??? qualcuno è in grado di spiegarmi in poche, semplici parole, cosa diamine voglia dire.?... NdR)
Ma il decollo è inficiato da un dualismo di poteri fatale: è il commissario Moratti che rappresenta il governo italiano, ma è il ministro dell'Economia, azionista al 40 per cento della società di gestione, a tenere il portafoglio. E Giulio Tremonti non ama l'Expo quanto Moratti o il governatore Roberto Formigoni. La ritiene costosa, sproporzionata all'utilità per il sistema Paese, rischiosa in una fase di recessione economica. Tremonti mal sopporta che il budget di 4 milioni di euro venga gestito dal ticket Moratti-Paolo Glisenti, l'amministratore delegato in pectore, ticket difficile da controllare politicamente: non è organico né a Forza Italia né all'area cattolica di Formigoni né alla Lega. Verso la Moratti, interpreta qualcuno, c'è poi un fastidio di tipo psicologico: in lei Tremonti il newcomer, l'ambizioso professore di provincia assurto al potere romano, continua a vedere l'esponente della grande borghesia ambrosiana con le sue presunzioni di autonomia dalla sporcizia dei partiti, lo snobismo del censo e della fortuna, le ingenuità politiche, l'irriconoscenza verso Berlusconi di cui è stata accusata da più parti.
E se anche Formigoni, eterno delfino della destra del Nord, inghiotte con stile gli sconfinamenti morattiani, Tremonti non è il solo, nel Pdl e nella Lega (e nel Pd), a ritenere Glisenti, dal curriculum in chiaroscuro sin dagli anni Ottanta della Montedison di Schimberni e del dissesto della Carolco, poco adatto ad amministrare una tale montagna di denaro pubblico. E invece Moratti vuole lui, consigliere e parafulmine, un po' Richelieu un po' Fouché. E lui non cede: per superare l'impasse sugli emolumenti dell'ad e dei consiglieri, ha annunciato che lavorerà a stipendio zero sino al 31 marzo. Dal punto di vista civilistico il manager romano è in carica sino al 2011, data che coincide con le elezioni milanesi. La stessa presidente della Soge, Diana Bracco, ha accettato che il Tesoro le limitasse la retribuzione a 50 mila euro lordi annui (e c'è già chi dubita che la Bracco resisterà altri sei anni). Tremonti in assemblea ha invitato il cda ad approfondire con la Corte dei conti il compenso di Glisenti; la lieta manfrina sulla governance non è ancora conclusa.
E i cittadini? Del contenuto dell'Expo non sanno nulla. Tra i milanesi l'indifferenza è massima: il titolo 'Nutrire il pianeta, energia per la vita' è un bello slogan, ma in tram come nei salotti si ascoltano frasi ciniche: "L'hanno voluta vincere; che palle, ora gli tocca farla"; o anche: "Cosa m'importa dell'alimentazione in Senegal? A me interessa lo sviluppo del metrò". Solo i giornalisti, i politici, gli addetti ai lavori e i futuri clientes ricordano che l'obiettivo è un super-evento sulla qualità e sicurezza dell'alimentazione su scala globale, la lotta alla fame, la ricerca alimentare, le tradizioni locali, il cibo come veicolo culturale. Solo loro sanno che la Moratti ha tessuto una rete di relazioni internazionali (notevole il peso degli Stati africani e asiatici) per promuovere Milano, i progetti di cooperazione, i 7 mila (sic) eventi laterali. Ha coinvolto figure di alto livello come il leader Usa Al Gore, Jacques Attali creatore di Planet Finance, il guru ambientalista Jeremy Rifkin, l'architetto newyorkese Daniel Libeskind. Ha incontrato Takashi Morimura, ceo di Bank of Tokyo per Europa, Medio Oriente e Africa, per coprire i buchi del finanziamento pubblico delle infrastrutture. Si sussurra di contatti con Richard Burdett, l'urbanista della London School of Economics advisor dei Giochi di Londra 2012, per il team di consulenti strategici.
"Ma per coinvolgere 28 milioni di visitatori", osserva Davide Corritore del Pd, vicepresidente del consiglio comunale, "oltre all'Expo bisogna rendere attraente il prodotto Milano. Milano dovrà essere appetibile in sé. Un collettore di eccellenze: non solo i nuovi metrò e la Tav, ma una città più vivibile, attraente e pulita, con una migliore offerta turistica e culturale. Il marketing territoriale sarà marketing politico, si svolgerà su reti politiche: questa è la grande partita dei prossimi anni". Che cosa offrirà la Milano del 2015? Il recupero delle vie d'acqua tra il Naviglio e l'area Expo, fascinoso ma con serie difficoltà tecniche. Due nuove linee di metrò, M4 e M5, che saranno realizzate solo in parte. Alcuni musei nuovi: il Museo di arte contemporanea di Libeskind al quartiere City Life, il Museo del Novecento all'Arengario, la Città delle culture all'ex Ansaldo. Nuovi alberghi e ristoranti, le seduzioni dello shopping, la Scala scintillante, Brera si spera rinnovata. La Moratti promette il raddoppio dei chilometri di metrò, dai 75 di oggi (paragonabili a Vienna e Atene) a 142: assai azzardato. Il turista di Mosca o di Seul non verrà a Milano per visitare il prolungamento del metrò da San Donato a Paullo. Per vendere nel mondo il brand Milano occorre uno sforzo straordinario di comunicazione. Ma tra le agenzie c'è diffuso timore che non vi sarà alcuna gara internazionale (i precedenti di Glisenti al ministero dell'Istruzione con la Moratti non incoraggiano).
Altra nota dolente: i denari. La crisi economica è seria, e la coperta è corta. Il budget della società di gestione, 4 milioni, è da completare. Tredici sono le opere 'essenziali' per 1,8 miliardi (l'area, i collegamenti, le vie d'acqua), e va bene. Ma ben 17 sono le opere 'connesse' (esterne all'area: come le autostrade Pedemontana e BreBeMi, i metrò M4 e M5) per 11,7 miliardi. Il 18 dicembre il Cipe non ha firmato le delibere di finanziamento. Il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli ha dichiarato che di miliardi ne mancano solo 2 e si troveranno (ma non ha voluto approfondire con 'L'espresso'). Sul terzo elenco, le 35 opere definite 'necessarie', c'è il più vivo pessimismo: quegli altri 11,3 miliardi difficilmente salteranno fuori, non basta certo la legge obiettivo per il Nord. Al tutto si aggiunge la crisi di Malpensa e Linate. Sulfureo il commento dell'economista Marco Vitale a 'L'espresso': "Oggi l'Expo è il nulla. E lo sviluppo di Milano si basa su due falsità: che l'Expo sia un evento importante su cui proiettare le proprie aspirazioni, un'idea ottocentesca; e che per far crescere la città si auspichi il trasferimento coatto di 700 mila abitanti".
Intanto Milano freme: al suo sindaco chiede più trasporto pubblico, case a prezzi bassi, asili nido, lotta al traffico, all'inquinamento, alla sporcizia; e meno zingari, meno questuanti, meno violenza. È imminente un rimpasto di giunta, tre assessori da sostituire, e i partiti premono famelici. No, Letizia Moratti non può tirare il fiato, l'apnea è ancora lunga.
Ventinove milioni di visitatori. Per sei mesi, dal 1° maggio al 31 Ottobre 2015, oltre 160.000 persone al giorno, tutti i giorni, arriveranno a Milano, per poi trasferirsi a Rho-Pero per ammirare il culatello, il salame di Felino, e il biscotto Rovagnati. Se poi immaginiamo che, dopo un viaggio così impegnativo (magari dagli antipodi), uno voglia persino visitare Milano e restare tre giorni, per sei mesi, tutti i giorni, Milano avrà il 50% di popolazione in più, rispetto a quella che già ora non regge. Ma questa donna fa finta di essere scema, o è proprio così, in natura? Tafanus
Dovo aver elencato le "magnifiche sorti e progressive" che il Grande Evento avrebbe riservato a Milano, sono iniziati i fuochi d'artificio dei numeri sparati a cazzo, per giustificare le cifre, enormi, che l'organizzazione del Grande Evento avrebbe inevitabilmente prodotto. Il Tafanus, che, per colpa della sua età, ricordava bene, come un incubo, lo stesso copione per "Italia '90", aveva accompagnato l'elencazione delle minchiate della Moratti con queste considerazioni, che oggi, dopo l'articolo dell'Espresso riportato in calce, suonano quasi profetiche...
"...prima di dedicarci a masturbazioni collettive, a orgasmi di gruppo, a seghe circolari, vorrei invitare ad un attimo di riflessione, e di ritorno alla memoria. Dunque, una mostra di durata infinita e su un tema limitato (l'alimentazione) attirerà per sei mesi dalle 160.000 alle 250.000 persone al giorno a Milano. Tutti ad adorare salami e mozzarelle per 150 giorni?
Una città nella quale la popolazione aumenterà del 20% al giorno in media, vedrà il miracolo della riduzione delle emissioni di CO2 del 15%. Stiamo parlando di una riduzione di emissioni pro-capite che, miracolosamente, passano da 100 a 70. In quale film? Con quali strumenti? forse con le tre Panda elettriche messe in circolo dalla Regione Lombardia, o con la BMW personale a idrogeno di Formigoni?
Un milione di metri quadri solo per le strutture ricettive e di servizio. In pratica, per ognuno dei 200.000 pellegrini giornalieri, ben 5 metri quadri: pochissimi per ogni pellegrino; tantissimi, un milione, una volta finito questo fantasmagorico flusso di assaggiatori di mozzarella.
Ma leggete l'ultimo passaggio dell'articolo, che è addirittura terrorizzante:
"...Le aree date in prestito al Comune torneranno ai loro proprietari, privati, ovvero ...la Fiera e il gruppo Cabassi. E là dove fino a oggi non si poteva costruire, in una zona vincolata dal piano regolatore per uso agricolo, potranno farci un nuovo quartiere residenziale..."
Per concludere con questo possibile film dell'orrore, vorrei ricordare, a chi è sufficientemente anziano per averne memoria, la storia allucinante di "Italia '90". All'inizio dei Mondiali, non c'era una sola struttura ricettiva, sovvenzionata dallo stato, che fosse arrivata a completamento. Il parcheggio coperto di Cascina Gobba venne ridicolmente inaugurato tre giorni prima dei mondiali (era al rustico), in pompa magna, per essere richiuso il giorno dopo la fine dei mondiali. Per CINQUE anni il parcheggio non è stato lavato, perchè non era stato appaltato il servizio di pulizia. Per CINQUE anni gli ascensori per i piani superiori non sono entrati in funzione. Quando sono entrati in funzione, avevano delle strane pulsantiere dove il tasto "2°" corrispondeva al 3° (scritto col pennarello); il tre all'uno, l'uno al Terra. Italia 2008: sono passati 18 anni. Nel parcheggio, dopo 18 anni, le toilette brillano per la loro assenza, e chi proprio non ce la fa ad affrontare la tangenziale, piscia dietro un pilastro.
Lo spettacolo calcistico, a stadi vuoti, è stato uno dei più deprimenti degli ultimi 50 anni. Quasi tutti i biglietti erano stati venduti agli sponsors, i quali li avevano regalati a clienti improbabili visitatori. Sicchè c'era lo spettacolo dei bagarini all'opera fuori dagli stadi, e contemporaneamente gli spalti desolatamente vuoti.
Quindi, per piacere, prima di "toccarci" e di commettere "atimpuri", aspettiamo un momento, tanto per capire cosa sia, quanto costi e a cosa serva una Expò Universale di cinque mesi sui fagioli borlotti..."
Questo è quanto scriveva il Tafanus 10 mesi fa. Oggi l'Espresso mi conforta con l'articolo riportato in calce, che certifica come si stiano verificando, in peggio tutte le nostre più pessimistiche previsioni. Leggere per credere:
POLITICA E GRANDI EVENTI: expo senza Letizia
(di Enrico Arosio - l'Espresso)
Il braccio di ferro fra Tremonti e Moratti. Il nodo dei compensi. L'incognita dei finanziamenti. Liti e ritardi incombono sulla kermesse del 2015. Alcune delle opere previste rischiano di finire cancellate
Quando arrivi a un bivio, imboccalo. Il paradosso di Borges ben si adatta all'area dove sorgerà l'Expo, specie in una mattina di nebbia. Se prendete la macchina per togliervi la curiosità di scoprire dove, fisicamente, nascerà la meraviglia milanese del 2015, girerete a vuoto uscendone snervati: l'area Expo non si raggiunge, s'intuisce. È un terreno di risulta, un resto urbano, una frangia di campi sopravvissuti alla periferia industriale. Il terreno, vagamente a trapezio, è racchiuso tra barriere forti: l'imbocco dell'Autostrada dei Laghi, quello della Milano-Torino, la linea dell'Alta velocità e il lato est di Fiera Milano. L'altezza dei guard-rail, la massicciata della Tav, il su e giù delle corsie di raccordo intorno alla Fiera vi impediscono di vedere, di capire, soprattutto di gioire. I luoghi di socialità più vicini sono i paesotti Pero e Baranzate (nessuno dei due è Versailles), l'ospedale Sacco e il cimitero di Musocco. L'allegria è contenuta, il paesaggio sgraziato. Diciamolo: per mettere a fuoco visioni di prati verdi, specchi d'acqua, padiglioni hi-tech, bandiere al vento e famiglie in festa accorse da Stoccolma e Barcellona occorre uno sforzo d'immaginazione improbo anche per il più fervido patriota.
È di questo non-luogo inospitale (l'area appartiene per il 66 per cento a Sviluppo Sistema Fiera e per il 34 al gruppo Cabassi) che Letizia Moratti ha decantato le virtù il 2 dicembre scorso a Parigi all'assemblea del Bie, il Bureau international des expositions. Lo ha fatto in un inglese eccellente, raro tra i politici italiani. Ha voluto rassicurare il segretario generale Vicente Gonzalez Loscertales, 61 anni, sivigliano e barbuto, vaga rassomiglianza col presidente brasiliano Lula, di cui non condivide l'idea dell'Italia come regime illiberale, ma che non cela la preoccupazione per la ritardata partenza dell'operazione Expo. Ansia che a Milano, nello stesso centrodestra, si sfoga nell'amara battuta: "Abbiamo perso otto mesi in stupidaggini". A breve dovranno essere pronti il piano finanziario, l'assetto legale dell'organizzazione, il master plan definitivo, il programma preliminare di comunicazione e la strategia di riutilizzo del sito. Ma per mesi si è litigato con il governo a Roma. Sui finanziamenti, sui poteri: su chi deve comandare. Letizia Moratti, sindaco e commissario straordinario all'Expo, si gioca l'onore di Milano e il proprio futuro politico. Da Berlusconi ha ottenuto l'incarico ad personam: lei, non la figura del sindaco. Nel 2011 si vota per le comunali, e in teoria lei può restare commissario rinunciando a ricandidarsi a primo cittadino; ma è improbabile, perché se l'operazione decolla, alle elezioni la signora si troverà come un atleta che allo start dei 100 metri parta con dieci metri di vantaggio.
Dall'Expo 2015 Milano si attende l'esorbitante numero (è ampio lo scetticismo) di 28 milioni di visitatori in sei mesi, il rilancio dell'economia, nuove infrastrutture per la Lombardia e ricadute sull'Italia intera (un solo esempio: Moratti sta negoziando con i sindaci di Roma, Firenze e Genova per mettere in rete con Milano la Festa del cinema, il Maggio fiorentino e il Salone nautico). (...scusate, ma che cazzo c'entrano, queste cose? faranno gli assaggini di Colonnata veleggiando? scorreggeranno "al borlotto" durante il Maggio Fiorentino? "Mettere in Rete"??? qualcuno è in grado di spiegarmi in poche, semplici parole, cosa diamine voglia dire.?... NdR)
Ma il decollo è inficiato da un dualismo di poteri fatale: è il commissario Moratti che rappresenta il governo italiano, ma è il ministro dell'Economia, azionista al 40 per cento della società di gestione, a tenere il portafoglio. E Giulio Tremonti non ama l'Expo quanto Moratti o il governatore Roberto Formigoni. La ritiene costosa, sproporzionata all'utilità per il sistema Paese, rischiosa in una fase di recessione economica. Tremonti mal sopporta che il budget di 4 milioni di euro venga gestito dal ticket Moratti-Paolo Glisenti, l'amministratore delegato in pectore, ticket difficile da controllare politicamente: non è organico né a Forza Italia né all'area cattolica di Formigoni né alla Lega. Verso la Moratti, interpreta qualcuno, c'è poi un fastidio di tipo psicologico: in lei Tremonti il newcomer, l'ambizioso professore di provincia assurto al potere romano, continua a vedere l'esponente della grande borghesia ambrosiana con le sue presunzioni di autonomia dalla sporcizia dei partiti, lo snobismo del censo e della fortuna, le ingenuità politiche, l'irriconoscenza verso Berlusconi di cui è stata accusata da più parti.
E se anche Formigoni, eterno delfino della destra del Nord, inghiotte con stile gli sconfinamenti morattiani, Tremonti non è il solo, nel Pdl e nella Lega (e nel Pd), a ritenere Glisenti, dal curriculum in chiaroscuro sin dagli anni Ottanta della Montedison di Schimberni e del dissesto della Carolco, poco adatto ad amministrare una tale montagna di denaro pubblico. E invece Moratti vuole lui, consigliere e parafulmine, un po' Richelieu un po' Fouché. E lui non cede: per superare l'impasse sugli emolumenti dell'ad e dei consiglieri, ha annunciato che lavorerà a stipendio zero sino al 31 marzo. Dal punto di vista civilistico il manager romano è in carica sino al 2011, data che coincide con le elezioni milanesi. La stessa presidente della Soge, Diana Bracco, ha accettato che il Tesoro le limitasse la retribuzione a 50 mila euro lordi annui (e c'è già chi dubita che la Bracco resisterà altri sei anni). Tremonti in assemblea ha invitato il cda ad approfondire con la Corte dei conti il compenso di Glisenti; la lieta manfrina sulla governance non è ancora conclusa.
E i cittadini? Del contenuto dell'Expo non sanno nulla. Tra i milanesi l'indifferenza è massima: il titolo 'Nutrire il pianeta, energia per la vita' è un bello slogan, ma in tram come nei salotti si ascoltano frasi ciniche: "L'hanno voluta vincere; che palle, ora gli tocca farla"; o anche: "Cosa m'importa dell'alimentazione in Senegal? A me interessa lo sviluppo del metrò". Solo i giornalisti, i politici, gli addetti ai lavori e i futuri clientes ricordano che l'obiettivo è un super-evento sulla qualità e sicurezza dell'alimentazione su scala globale, la lotta alla fame, la ricerca alimentare, le tradizioni locali, il cibo come veicolo culturale. Solo loro sanno che la Moratti ha tessuto una rete di relazioni internazionali (notevole il peso degli Stati africani e asiatici) per promuovere Milano, i progetti di cooperazione, i 7 mila (sic) eventi laterali. Ha coinvolto figure di alto livello come il leader Usa Al Gore, Jacques Attali creatore di Planet Finance, il guru ambientalista Jeremy Rifkin, l'architetto newyorkese Daniel Libeskind. Ha incontrato Takashi Morimura, ceo di Bank of Tokyo per Europa, Medio Oriente e Africa, per coprire i buchi del finanziamento pubblico delle infrastrutture. Si sussurra di contatti con Richard Burdett, l'urbanista della London School of Economics advisor dei Giochi di Londra 2012, per il team di consulenti strategici.
"Ma per coinvolgere 28 milioni di visitatori", osserva Davide Corritore del Pd, vicepresidente del consiglio comunale, "oltre all'Expo bisogna rendere attraente il prodotto Milano. Milano dovrà essere appetibile in sé. Un collettore di eccellenze: non solo i nuovi metrò e la Tav, ma una città più vivibile, attraente e pulita, con una migliore offerta turistica e culturale. Il marketing territoriale sarà marketing politico, si svolgerà su reti politiche: questa è la grande partita dei prossimi anni". Che cosa offrirà la Milano del 2015? Il recupero delle vie d'acqua tra il Naviglio e l'area Expo, fascinoso ma con serie difficoltà tecniche. Due nuove linee di metrò, M4 e M5, che saranno realizzate solo in parte. Alcuni musei nuovi: il Museo di arte contemporanea di Libeskind al quartiere City Life, il Museo del Novecento all'Arengario, la Città delle culture all'ex Ansaldo. Nuovi alberghi e ristoranti, le seduzioni dello shopping, la Scala scintillante, Brera si spera rinnovata. La Moratti promette il raddoppio dei chilometri di metrò, dai 75 di oggi (paragonabili a Vienna e Atene) a 142: assai azzardato. Il turista di Mosca o di Seul non verrà a Milano per visitare il prolungamento del metrò da San Donato a Paullo. Per vendere nel mondo il brand Milano occorre uno sforzo straordinario di comunicazione. Ma tra le agenzie c'è diffuso timore che non vi sarà alcuna gara internazionale (i precedenti di Glisenti al ministero dell'Istruzione con la Moratti non incoraggiano).
Altra nota dolente: i denari. La crisi economica è seria, e la coperta è corta. Il budget della società di gestione, 4 milioni, è da completare. Tredici sono le opere 'essenziali' per 1,8 miliardi (l'area, i collegamenti, le vie d'acqua), e va bene. Ma ben 17 sono le opere 'connesse' (esterne all'area: come le autostrade Pedemontana e BreBeMi, i metrò M4 e M5) per 11,7 miliardi. Il 18 dicembre il Cipe non ha firmato le delibere di finanziamento. Il sottosegretario alle Infrastrutture Roberto Castelli ha dichiarato che di miliardi ne mancano solo 2 e si troveranno (ma non ha voluto approfondire con 'L'espresso'). Sul terzo elenco, le 35 opere definite 'necessarie', c'è il più vivo pessimismo: quegli altri 11,3 miliardi difficilmente salteranno fuori, non basta certo la legge obiettivo per il Nord. Al tutto si aggiunge la crisi di Malpensa e Linate. Sulfureo il commento dell'economista Marco Vitale a 'L'espresso': "Oggi l'Expo è il nulla. E lo sviluppo di Milano si basa su due falsità: che l'Expo sia un evento importante su cui proiettare le proprie aspirazioni, un'idea ottocentesca; e che per far crescere la città si auspichi il trasferimento coatto di 700 mila abitanti".
Intanto Milano freme: al suo sindaco chiede più trasporto pubblico, case a prezzi bassi, asili nido, lotta al traffico, all'inquinamento, alla sporcizia; e meno zingari, meno questuanti, meno violenza. È imminente un rimpasto di giunta, tre assessori da sostituire, e i partiti premono famelici. No, Letizia Moratti non può tirare il fiato, l'apnea è ancora lunga.
Ventinove milioni di visitatori. Per sei mesi, dal 1° maggio al 31 Ottobre 2015, oltre 160.000 persone al giorno, tutti i giorni, arriveranno a Milano, per poi trasferirsi a Rho-Pero per ammirare il culatello, il salame di Felino, e il biscotto Rovagnati. Se poi immaginiamo che, dopo un viaggio così impegnativo (magari dagli antipodi), uno voglia persino visitare Milano e restare tre giorni, per sei mesi, tutti i giorni, Milano avrà il 50% di popolazione in più, rispetto a quella che già ora non regge. Ma questa donna fa finta di essere scema, o è proprio così, in natura? Tafanus
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