Ieri, 19 Gennaio, si sono "consumati", senza grande clamore, due anniversari che avrebbero meritato ben diverso risalto:
Il primo, che mi lascia del tutto indifferente, è il 9° anniversario della morte "in esilio" ad Hammamet del cinghialone latitante, che solo la figlia e qualche altro post-socialista di complemento si ostinano a considerare come una specie di "eroe resistente" morto in esilio, cacciato da concittadini ingrati, ed assassinato dai magistrati milanesi brutti, sporchi e cattivi.
Il secondo è il 40° anniversario della morte di un ben diverso personaggio: Jan Palach, che nel gennaio del 1969 decide, insieme ad altri studenti universitari, di darsi fuoco, per protestare contro l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'Unione Sovietica. Tireranno a sorte per stabilire l'ordine della "esecuzione". Il "primo estratto" è Jan Palach, 21 anni, studente di Filosofia. Si cosparge di benzina e si da fuoco ai piedi della scalinata d'ingresso dell'Università di Praga, in Piazza San Venceslao. Morirà dopo tre giorni di atroce agonia, il 19 Gennaio 1969.
Anche i suoi colleghi si daranno fuoco, uno alla volta, ma il sacrificio incredibile di Jan Palach ha messo tutti in allerta, e quindi tutti gli altri saranno "spenti" e salvati in tempo.
Ieri la TV di regime RaiSet ne ha parlato poco o niente. Troppo impegnata a cantare la "chanson de geste" di Berlusconi e di Kakà: una bella "favola di regime": dove si narra di un nano generoso che rinuncia, per generosità nei confronti dei fedeli rtossoneri, ad una barca incredibile di milioni. Tanto incredibile, che non è vera. La Favola del Nano Generoso, diffusa solo dal sito del Milan, e ripresa senza il minimo senso critico dai media italiani embedded, è prontamente smentita da tutti i principali giornali inglesi, e dallo stesso sceicco "impazzito".
Ieri la TV di regime era anche impegnata a mostrarci il maestro di sci Frattini, che a momenti si fa calare anche lui, imbragato insieme al pacco dono col tricolore, penzolante da una gru,, in favore di telecamere, mentre consegna i generosi doni italiani ai disgraziati di Gaza. A quegli stessi disgraziati ai quali, fino al giorno prima (...settiamana bianca oblige...) è riuscito ad offrire solo lo spettacolo indecente della totale, supina accettazione di tutte le tesi israeliane.
Insomma, una delle tante, troppe giornate da dimenticare, in questo paese da operetta che è ormai diventata l'Italia.
Il primo, che mi lascia del tutto indifferente, è il 9° anniversario della morte "in esilio" ad Hammamet del cinghialone latitante, che solo la figlia e qualche altro post-socialista di complemento si ostinano a considerare come una specie di "eroe resistente" morto in esilio, cacciato da concittadini ingrati, ed assassinato dai magistrati milanesi brutti, sporchi e cattivi.
Il secondo è il 40° anniversario della morte di un ben diverso personaggio: Jan Palach, che nel gennaio del 1969 decide, insieme ad altri studenti universitari, di darsi fuoco, per protestare contro l'invasione della Cecoslovacchia da parte dell'Unione Sovietica. Tireranno a sorte per stabilire l'ordine della "esecuzione". Il "primo estratto" è Jan Palach, 21 anni, studente di Filosofia. Si cosparge di benzina e si da fuoco ai piedi della scalinata d'ingresso dell'Università di Praga, in Piazza San Venceslao. Morirà dopo tre giorni di atroce agonia, il 19 Gennaio 1969.
Anche i suoi colleghi si daranno fuoco, uno alla volta, ma il sacrificio incredibile di Jan Palach ha messo tutti in allerta, e quindi tutti gli altri saranno "spenti" e salvati in tempo.
Ieri la TV di regime RaiSet ne ha parlato poco o niente. Troppo impegnata a cantare la "chanson de geste" di Berlusconi e di Kakà: una bella "favola di regime": dove si narra di un nano generoso che rinuncia, per generosità nei confronti dei fedeli rtossoneri, ad una barca incredibile di milioni. Tanto incredibile, che non è vera. La Favola del Nano Generoso, diffusa solo dal sito del Milan, e ripresa senza il minimo senso critico dai media italiani embedded, è prontamente smentita da tutti i principali giornali inglesi, e dallo stesso sceicco "impazzito".
Ieri la TV di regime era anche impegnata a mostrarci il maestro di sci Frattini, che a momenti si fa calare anche lui, imbragato insieme al pacco dono col tricolore, penzolante da una gru,, in favore di telecamere, mentre consegna i generosi doni italiani ai disgraziati di Gaza. A quegli stessi disgraziati ai quali, fino al giorno prima (...settiamana bianca oblige...) è riuscito ad offrire solo lo spettacolo indecente della totale, supina accettazione di tutte le tesi israeliane.
Insomma, una delle tante, troppe giornate da dimenticare, in questo paese da operetta che è ormai diventata l'Italia.
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