Anche su questo blog, dopo l'euforia per la vittoria di Obama, c'è stato un certo tasso di pessimismo su ciò che Obama avrebbe potuto realmente fare dopo l'insediamento. Invece ha stupito tutti, perchè poche ore dopo i massacranti riti delle feste e dei balli per l'insediamento, era già in ufficio, non a lisciare il mogano della nuova scrivania, ma a firmare provvedimenti. Lo sta facendo ad una tale velocità, che vale la pena, prima di perdere il conto e di dimenticare qualcosa, di iniziare a tenerne memoria.
Ricordiamo tutte le paure della vigilia: non potrà andare contro la lobby ebraica; non potrà andare contro la lobby dei petrolieri; non potrà non continuare con l'integralismo anti-islamico contro le forze del male; non potrà andare contro la chiesa; non potrà... non potrà... non potrà... Erano mille, sulla carta, le cose che non avrebbe potuto fare. Invece le sta facendo, e le sta facendo con una rapidità che è persino difficile stargli dietro.
Allora, prima di restare inesorabilmente staccati, iniziamo le nostre registrazioni. E se nelle prossime settimane, o nei prossimi mesi, dovesse fermarsi un attimo per rifiatare, cerchiamo, generosamente, di non dimenticare di come sia partito.
Discorso d'insediamento: Obama chiarisce subito che "...gli USA sono una realtà composta da cristiani, musulmani, ebrei, atei, credenti di altre religioni..." In una sola frase mette in ordine ponderale le varie religioni (gli ebrei dopo i musulmani); sancisce il diritto a credere o no credere, riconoscendo piena legittimazione ai non credenti, e mandando un messaggio "forte e chiaro" alla lobby ebraica ed alla chiesa di Roma.
Sospensione per 120 giorni dei processi a Guantanamo: Barack Obama ha voluto strafare nel suo primo giorno alla Casa Bianca, sentiva l'urgenza di lanciare il messaggio che le feste e le celebrazioni sono finite e ora si lavora davvero per ricostruire l'America e cambiare la sua immagine nel mondo. Mentre lungo Pennsylvania Avenue centinaia di netturbini raccoglievano tonnellate di spazzatura e un esercito di immigrati sudamericani smontava le tribune della parata, il 44esimo presidente faceva il suo primo gesto simbolico chiedendo di sospendere per 120 giorni i processi dei tribunali speciali di Guantanamo, in attesa di varare una nuova legislazione antiterrorismo.
Chiusura di Guantanamo entro l'anno: la sospensione dei processi è la prima mossa verso la soppressione del carcere militare costruito per i presunti terroristi islamici dopo l'11 settembre: entro la fine della settimana verrà emanato un ordine esecutivo che darà il via alle procedure di chiusura del centro in cui ci sono ancora 245 detenuti. Secondo la bozza in preparazione è prevista la revisione dello status dei prigionieri, la ricerca di nuovi luoghi dove trasferirli e la chiusura definitiva di Guantanamo entro la fine del 2009.
Il conflitto di Gaza: Un messaggio forte e chiaro: con l'autorità palestinese non si può non discutere. Obama ha cominciato ad occuparsi subito del conflitto a Gaza, chiamando al telefono i quattro leader mediorientali che sono più coinvolti nello scontro tra israeliani e palestinesi: il presidente egiziano Hosni Mubarak, il premier israeliano Ehud Olmert, il re di Giordania Abdullah e il presidente dell' Autorità nazionale palestinese Abu Mazen.
La limitazione degli stipendi: all'ora di pranzo il nuovo Comandante in capo ha tenuto un discorso ai membri del suo staff, in cui ha annunciato la firma di cinque documenti che diano il via ad una «nuova epoca di trasparenza», stabilendo una serie di regolamenti etici per chi lavora nella sua Amministrazione. Prima di tutto ha congelato gli stipendi, poi ha proibito di accettare qualsiasi tipo di regalo dai lobbisti.
I conflitti d'interesse: ha decretato che non sarà più permesso passare da incarichi pubblici a contratti privati e viceversa - per evitare conflitti di interesse.
La trasparenza: ha chiesto una legislazione che renda più accessibile e controllabile ai cittadini l'attività del governo e della Casa Bianca.
I provvedimenti anti-crisi: alle 15 il presidente ha riunito il suo team economico, per discutere gli ultimi sviluppi della crisi finanziaria e il varo del pacchetto di stimoli da 825 miliardi di dollari.
Le guerre in Iran ed Afghanistan: un'ora dopo ha convocato nella Situation Room i consiglieri militari per discutere la via d' uscita dalla guerra irachena e le strategie per il rilancio dell'impegno in Afghanistan. Al ministro della Difesa Gates, al generale David Petraeus - il comandante di tutte le truppe in Medio Oriente, arrivato nella notte dall' Afghanistan - e al generale Odierno, che guida i soldati da Bagdad, ha chiesto di preparare un piano per ritirare tutte le truppe da combattimento dall'Iraq entro 16 mesi.
Mai più la tortura: 23 gennaio: Barack Obama annuncia: «Mai più tortura in America, torniamo alla Costituzione». Così, annullando alcuni dei provvedimenti più contestati dell'Amministrazione Bush, il neopresidente degli Stati Uniti ha disposto la chiusura entro il 2009 della prigione di Guantanamo e di tutte le carceri segrete della Cia.
La legittimazione dell'aborto: poi, parlando delle interruzioni di gravidanza, Obama ha detto: «L'aborto è un diritto delle donne». Nel terzo giorno di presidenza di Barack Obama l'America ha avuto il segnale che anche sui temi etici il vento è cambiato: il nuovo presidente ha cancellato il divieto, voluto dai repubblicani, di finanziare con soldi pubblici le organizzazioni che fanno politiche di pianificazione familiare o sostengono l'aborto nei Paesi in via di sviluppo.
La ricerca sulle staminali: nelle stesse ore la Fda, l'agenzia federale che vigila sulla ricerca scientifica e farmaceutica, ha autorizzato una società privata a svolgere test con le cellule staminali embrionali su pazienti che hanno avuto lesioni al midollo spinale.
La ripresa dei contatti col mondo arabo: nuova svolta mediatica del presidente americano Barack Obama, che ieri ha rilasciato la prima intervista a un'emittente araba, la tv di Dubai Al Arabiya per auspicare una ripresa del negoziato in Medio Oriente. Per questo il nuovo capo della Casa Bianca ha plaudito il re dell'Arabia Saudita Abdullah per il suo impegno nella preparazione di un piano di pace per il Medio Oriente.
Il riavvicinamento alla Russia: Barack Obama ha completato la sua prima settimana nel ruolo di presidente Usa contattando telefonicamente i leader di Russia, Francia e Germania. Nel corso della conversazione telefonica di ieri, Obama e il suo collega russo Dmitri Medvedev hanno concordato di cercare porre fine all'allontanamento manifestatosi nei rapporti tra i due Paesi, secondo quanto ha rivelato oggi la Casa Bianca.
Ora anche Obama è entrato in questa battaglia, ma ha voluto lanciare un segnale di dialogo: non ha firmato la sua decisione nel giorno del contestato anniversario - quando sul Mall di Washington sfilano migliaia di manifestanti in favore del diritto alla vita - per segnalare la volontà di un approccio pragmatico e non ideologico. Non è il caso di lanciare guerre di religione nel momento in cui ha bisogno di un sostegno bipartisan per affrontare la crisi economica. Tanto che l'altroieri sera, dopo aver detto che la legge sull'aborto «non solo protegge la salute delle donne e la libertà di riproduzione ma simbolizza anche un principio più ampio: che il governo non deve entrare negli affari più intimi della famiglia». Obama ha sottolineato che al di là delle opinioni personali deve esserci unità «nella volontà di prevenire gravidanza indesiderate, ridurre il numero degli aborti e sostenere le donne e le famiglie nelle scelte che fanno».
Ma la Chiesa cattolica è pronta ad andare allo scontro con il nuovo presidente sia se sceglierà di firmare una nuova legge in discussione al Congresso - il Freedom of Choice Act - che prevede una rimozione dei limiti all'aborto decisi negli ultimi anni a livello federale e statale, sia se andrà avanti sulle cellule staminali embrionali. «Siamo preoccupati - ha detto il vescovo di Orlando Thomas Gerard Wenski alla Radio Vaticana - per il fatto che gli ideologi pro-aborto possano far passare al Congresso una legge abortista più radicale: speriamo che ciò non accada, ma se dovesse accadere, speriamo di riuscire a convincerlo a non firmarla».
Sulle staminali, l'America inverte la rotta: primo test sull'uomo con cellule embrionali. Ad appena tre giorni dall'insediamento di Barack Obama alla Casa Bianca, con una decisione da cui traspare tutta l'impazienza della comunità scientifica, la Food and Drug Administration ha dato luce verde al primo studio clinico al mondo che usa cellule staminali derivate da embrioni umani per tentare di curare le paralisi causate da lesioni del midollo spinale.
Il Vaticano reagisce in modo deciso alla svolta di Barack Obama sull'aborto. Non c' è una presa di posizione ufficiale della Santa Sede, ma suoi esponenti di spicco, e il quotidiano del Vaticano, usano parole dure per commentare il provvedimento con cui il presidente Usa ha rimosso la "Mexico City Policy". Il presidente emerito della Pontificia Accademia della Vita, mons. Elio Sgreccia, ha detto: «Tra le tante cose buone che poteva fare, ha scelto la peggiore. Si tratta di un duro colpo non solo per noi cattolici, ma per le persone che in tutto il mondo si battono contro la strage degli innocenti che si compie con l'aborto. Il diritto alla vita è il primo da tutelare e difendere».
L'attuale presidente in carica della Pontificia Accademia della Vita, mons. Rino Fisichella, ha usato parole ancora più forti, accusando l'inquilino della Casa Bianca dell'«arroganza di chi si crede nel giusto».
...bene, benissimo... il fatto che "le gerarchie" siano incazzate è un ottimo segnale, ma il fatto che Obama vada avanti ugualmente, senza neanche consultarle, è un segnale ancora migliore... A quando un Obama anche da noi?...
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