Eppure, im un anno così, siamo riuscite ad avere una débacle senza precedenti... La storia ha origini e cause lontane. La storia dovrebbe essere maestra di vita, ma spesso si mette in malattia... Non ricordo un solo caso di partiti che si siano fusi, nei quali il nuovo partito abbia raggiunto la teorica sommatoria degli addendi. Diverso è il caso delle coalizioni, nelle quali ogni partito sta con la propria autonomia, il proprio orgoglio, la propria identità. Vedi l'Ulivo. Vedi l'Unione. Le uniche due formule che abbiano consentito al centro-sinistra di vincere. E' vero, poi è difficile governare. Ma almeno si può provare a farlo, e mentre lo si fa, si impedisce a questa destra di fare danni. Dite che questa è solo "politica contro"? Abbiamo delle alternative? No. Non le abbiamo, e vedremo perchè.
Quando è nato il progetto del PD, questo blog ha pubblicato un post dal titolo [Il PD nasce col forcipe], proprio per sottolineare certe forzature che oggi, finalmente, vengono confessate (vedi Claudio Velardi, ieri, durante la trasmissione di Gd Lerner). Il post nasce in data non sospetta (25 maggio 2007), così possiamo schivare in anticipo eventuali accuse di "senno di poi". Nasce male. Tanto male, che nel post è scritto:
Mi chiedo se dovrò continuare, come ho fatto per una vita, ad attaccare "simbolicamente" i manifesti per altri, ed in particolare per la Binetti, per Gerardo Bianco, per Carra, per De Mita e per Rutelli. No, Grazie..."
Questo è il primo vizio di origine della nascita del PD. Il secondo, e più grave, è che - come ha confessato ieri Velardi - il partito è nato troppo in fretta, senza approfondire le differenze. Si è preferito "accantonare" i problemi più dirimenti (embrioni, DICO, scuola privata, testamento biologico, e via elencando), perchè discutere di questi problemi avrebbe certamente rallentato, e forse addirittura bloccato la nascita del PD. Nascondere la sporcizia sotto il tappeto non è mai una buona soluzione. Prima o poi il tappeto si deve tirare su, ed allora...
Ma si sarebbe dovuto almeno discutere del "che fare" nel caso - quasi certissimo - dell'insorgere di divergenze di fondo su queste problematiche. Decisione a maggioranza, vincolante per tutti? Libertà di voto secondo coscienza? Neanche questo minimo sforzo regolamentatorio si è trovato il coraggio di fare.
Nonostante queste profonde critiche, il Tafanus alle elezioni politiche ha appoggiato il PD, perchè a sinistra del PD sono rusciti a fare ancora di peggio, dividendosi in 8 partitini 8, nessuno dei quali in grado di sfiorare neanche da lontano le soglie di sbarramento del 4% e dell'8%. Ho adottato e promosso la politica del voto utile. Non è servito a niente, anche perchè nel frattempo il PD veltroniano ha adottato la regola che nessuno avrebbe potuto stare nel PD col proprio simbolo. Regola ferreamente applicata a DL, a DS, ai radicali, ai partiti della sinistra radicale. Unica eccezione: Di Pietro.
Come siano finite le cose lo sappiamo tutti: una sonora batosta alle politiche, tanto sonora da rendere irrilevante il ruolo dell'opposizione in parlamento. A Berlusconi è stato dato il mandato pieno di fare e disfare tutto ciò che vuole per 5 lunghi anni (e "ciò che vuole" Berlusconi lo sappiamo tutti, e non ci piace).
Dopo quella cocente sconfitta, non abbiamo fatto altro che perdere: nei sondaggi, e nei tests elettorali. La sconfitta più cocente di tutte è stata quella della Sardegna, perchè tutti ci avevamo creduto, in Soru. Invece in Sardegna hanno prevalso altre logiche. Innanzitutto le continue divisioni della sinistra, e la fronda di certi ex fedeli alleati. Poi il fatto che forse i sardi abbiano apprezzato meno dei "continentali" la ferrea coerenza di Soru nella difesa dell'ambiente. Infine, la sfrenata campagna fatta dal "mero proprietario" di Mediaset, e dalla TV di Stato "embedded" con l'esercito di Arcore.
Dopo la disfatta sarda, Veltroni si è dimesso. Ha fatto bene? ha fatto male? Ha fatto, secondo me, ciò che andava fatto (cavallo che perde, si cambia). Lo ha fatto però nel momento e nel modo sbagliato. Non si salta giù dalla nave che affonda. Non senza aver datto un salvagente e la rotta ai naufraghi. La politica - scusate se lo ripeto per l'ennesima volta - spesso è fatta di sudore, sangue e merda. Veltroni avrebbe dovuto prendere atto del disfacimento del PD, e della sua assoluta incapacità di governare i grandi problemi ad elevato impatto etico (Eluana docet, con la Binetti che lancia ultimatum; Rutelli - il cofondatore - che per il testamento biologico annuncia voto contrario agli emendamenti del suo stesso partito; il competente e moderato Marino defenestatrato per far posto a Dorina Bianchi). Veltroni avrebbe dovuto convocare, nei tempi più rapidi consentiti dallo statuto del PD, un congresso straordinario, non tanto per nominare un nuovo segretario, ma per definire, in ordine cronologico, le seguenti, piccole cosette:
-2) nel caso dovessero ancora sussistere delle ragioni per stare insieme, con quali regole stiamo insieme sulle questioni (e sono tante) sulle quali l'unanimità è impossibile? Decisione a maggioranza del direttivo, valida erga-omnes? istituzionalizzazione del "voto di coscienza", che rassomiglia tanto al "tana libera tutti"?
-3) senza questi presupposti minimi, che senso ha stare insieme in un partito? Un partito presuppone che i membri abbiano, nella stragrande maggioranza dei casi, affinità di vedute e di comportamenti. Se la regola diventa il prevalere dei distinguo, il divorzio è l'unica soluzione saggia. Prima che volino le coltellate. Se dobbiamo divorziare, facciamolo subito e civilmente, senza lasciarci logorare ed inasprire da una guerriglia che in futuro renderebbe difficile persino l'ipotesi di una civile convivenza amichevole.
Ecco, un congresso straordinario convocato a razzo. Questa sarebbe stata la soluzione più corretta. Un congresso che dirimesse i punti precedenti, e delle mandato a qualcuno di gestire le decisioni prese. Perchè una cosa è scegliere un "commissario liquidatore", altra è quella di scegliere un segretario che porti avanti un progetto concordato, su regole finalmente definite e condivise. Abbiamo scelto invece la strada peggiore, che è quella di una lunghissima, logorante segreteria balneare. E' stato il "coraggio di non decidere".
Oggi TUTTI i sondaggi dicono che, passata la breve euforia per il bel discorso di Franceschini, quelli che hanno voglia di sinistra e di scelte di sinistra sono sempre più orientati al divorzio, ed alla riconquista della propria identità etica e politica. La scelta di non fare delle scelte, ma di affidare un lunghissimo, defatigante interim al vice di Veltroni, potrebbe rivelarsi la non-scelta peggiore. Non a caso, appena insediato Franceschini, il PD è di nuovo frantumato sul testamento biologico, e non solo. Abbiamo dovuto sentire persino Penati strizzare l'occhio alla destra sulle ronde.
La destra gongola, e ha già trovato il nick-name per Franceschini. "Vice-Disastro". Giannelli dipinge oggi il tutto, nella sua vignetta, come un'allegra carnevalata. Elle Kappa fa dire ai suoi omini che il PD è fortunato, perchè Franceschini, a tre giorni dalle elezioni, è ancora segretario. Si può andare avanti così? Quante altre perdite avremo fino alle europee? e quanti altri morti da "fuoco amico"? Tafanus
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