...leggo e rileggo, io ateo, questo grido di dolore di Aldo. Leggo e rileggo, io ateo, questa poesia del prete Mario, che è rabbia, dolore, speranza. Leggo e rileggo, e cerco di capire (e in fondo forse persino ci riesco) la delusione rabbiosa, sanguinante, e quindi non rassegnata, di questi preti, testardamente convinti di aver contratto matrimonio con una donna perbene, e che lentamente devono rassegnarsi all'idea di aver sposato una battona. Leggo, rileggo, e mi convinco che se un giorno nel mondo ci sarà ancora la religione cattolica, il merito andrà solo a questi preti senza scarpine di Prada, che avranno lottato per tutta la vita per redimere la battona. Tafanus
P.S.: Il titolo di questo post è mio, ed è assolutamente arbitrario.
No! Non mandatemi all'altro paese! Per favore... Con il sottofondo la musica del Requiem di Dvoràk giro e rigiro, claudicante e con l'ausilio di un bastone, attorno al tavolo, nella penombra del tramonto. Giro e rigiro in questa mi stanza e mi tornano in mente tutti i discorsi fatti oggi con gli amici di Spoleto che sono venuti a trovarmi: la Democrazia moribonda, la Libertà strozzata in onore del suo stesso nome, il pensiero affogato nel mare delle emozioni, i sentimenti sepolti sotto le prepotenze dei ri-sentimenti, la chiesa consortile della politica ed in essa coloro che non hanno vergogna a chiamarsi "servus servorum" gemelli siamesi, ormai, con i potenti del soldo e del comando e, infine Berlusconi che come merda tutto cementa...!
Il necrologio è lungo e dentro il pianto mi infartua il cuore. Riprendo a leggere un libro dal segno in cui l'ho lasciato ieri e mi imbatto in questa poesia che mi cambia il sapore delle lacrime. L'amarezza della rabbia e dello scoramento si apre ad una improvvisa, leggera, agrodolce speranza. Al posto della Chiesa, cui Mario, prete in America Latina che conosco, si riferisce, potete anche mettere la Società, il Futuro, la Democrazia, la Giustizia, la Libertà, quello che volete di più caro. Regge sempre. Eccovela.
Aldo Antonelli
P.S.: Il titolo di questo post è mio, ed è assolutamente arbitrario.
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No! Non mandatemi all'altro paese! Per favore... Con il sottofondo la musica del Requiem di Dvoràk giro e rigiro, claudicante e con l'ausilio di un bastone, attorno al tavolo, nella penombra del tramonto. Giro e rigiro in questa mi stanza e mi tornano in mente tutti i discorsi fatti oggi con gli amici di Spoleto che sono venuti a trovarmi: la Democrazia moribonda, la Libertà strozzata in onore del suo stesso nome, il pensiero affogato nel mare delle emozioni, i sentimenti sepolti sotto le prepotenze dei ri-sentimenti, la chiesa consortile della politica ed in essa coloro che non hanno vergogna a chiamarsi "servus servorum" gemelli siamesi, ormai, con i potenti del soldo e del comando e, infine Berlusconi che come merda tutto cementa...!
Il necrologio è lungo e dentro il pianto mi infartua il cuore. Riprendo a leggere un libro dal segno in cui l'ho lasciato ieri e mi imbatto in questa poesia che mi cambia il sapore delle lacrime. L'amarezza della rabbia e dello scoramento si apre ad una improvvisa, leggera, agrodolce speranza. Al posto della Chiesa, cui Mario, prete in America Latina che conosco, si riferisce, potete anche mettere la Società, il Futuro, la Democrazia, la Giustizia, la Libertà, quello che volete di più caro. Regge sempre. Eccovela.
Aldo Antonelli
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"Sono pazzamente innamorato di una prostituta.
E' entrata senza chiedere alcun permesso nella mia vita
e non mi lascia più. Mi travolge, mi spezza il cuore,
mi fa soffrire come non mai.
Tra le braccia d'altri la vedo, carica d'ori, di gioie e di vergogne.
Vorrei fuggire, sbattere la porta, dimenticare per sempre,
dopo un addio sofferto e lacerante,
ma non posso.
Nemmeno Lui ti ha abbandonata
quando lo tradivi e per pochi denari,
lo vendevi ai signori della storia e del tempio.
Nemmeno Lui ti ha gettato in viso
l'addio dell'abbandono, quando vestita a festa
bevevi con altri il vino dell'ebbrezza.
Sempre ti ha amato senza un duro rimprovero
senza la sferza del padrone,
senza l'indifferenza del dimenticato.
Ha preferito morire al perderti per sempre.
Ha preferito spaccare il suo povero cuore
che gettare il tuo tra le immondizie.
Ho amato una prostituta e continuo ad amarla.
Vorrei vederla nuova e pura, donna libera,
non venduta, e bella come la primavera.
Ogni giorno cucio e ricucio
cocciutamente il suo abito strappato e il mio.
E la chiamo sorella e Madre
pura e santa, e così la sogno:
come Lui la sognò, questa mia Chiesa".
E' entrata senza chiedere alcun permesso nella mia vita
e non mi lascia più. Mi travolge, mi spezza il cuore,
mi fa soffrire come non mai.
Tra le braccia d'altri la vedo, carica d'ori, di gioie e di vergogne.
Vorrei fuggire, sbattere la porta, dimenticare per sempre,
dopo un addio sofferto e lacerante,
ma non posso.
Nemmeno Lui ti ha abbandonata
quando lo tradivi e per pochi denari,
lo vendevi ai signori della storia e del tempio.
Nemmeno Lui ti ha gettato in viso
l'addio dell'abbandono, quando vestita a festa
bevevi con altri il vino dell'ebbrezza.
Sempre ti ha amato senza un duro rimprovero
senza la sferza del padrone,
senza l'indifferenza del dimenticato.
Ha preferito morire al perderti per sempre.
Ha preferito spaccare il suo povero cuore
che gettare il tuo tra le immondizie.
Ho amato una prostituta e continuo ad amarla.
Vorrei vederla nuova e pura, donna libera,
non venduta, e bella come la primavera.
Ogni giorno cucio e ricucio
cocciutamente il suo abito strappato e il mio.
E la chiamo sorella e Madre
pura e santa, e così la sogno:
come Lui la sognò, questa mia Chiesa".
Mario, prete in America Latina
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