Questo articolo non vuole solo essere un pretesto per fare ascoltare alcune delle cose più belle di Chet Baker, ma anche un monito ai giovani, affinchè vedano e sentano quali devastazioni può provocare la "scorciatoia" della droga. Nessun intento moralistico, solo un richiamo all'intelligenza.
Alla storia maledetta di Chet Baker, a mio avviso uno dei più straordinari musicisti di tutti i tempi, mi lega non solo il godimento che mi ha dato a partire da quando l'ho scoperto (primi anni '60), ma anche alcuni "contatti ravvicinati". Una prima volta è successo in Belgio, al Blue Note di Bruxelles, nel 1964. Chet canta e suona magnificamente un bellissimo standard (Time after time). Ha 35 anni, una voce che sembra uno strumento musicale, ed una tromba che sembra una voce. Ha solo 35 anni (è nato nel 29), ha ancora un aspetto accettabile, una grande vena musicale, ma inizia a presentare i segni inequivocabili della tossicodipendenza.
Il Blue Note di Bruxelles è (o era - non so se esiste ancora) una piccola bomboniera. Non più di 50 metri quadrati, nei quali, durante gli intervalli, è facile ritrovarsi a bere una Trappisten Bier coi suonatori. Chet è al tempo stesso timido e cordiale. E' già famoso da quasi tre lustri. Aveva solo 22 anni quando era stato scelto da Charlie Parker, "The Bird", a suonare con lui. Un anno in più quando crea il quartetto con Gerry Mulligan. Aveva 25 anni quando la maggiore rivista di jazz del mondo, Down Beat, gli assegna il titolo di miglior strumentista. In questa classifica precede addirittura mostri sacri come Miles Davis, Dizzie Gillespie, Clifford Brown.
Parker, Mulligan, Baker: tre geni maledetti. Parker muore a 35 anni, per overdose, in casa della contessa Pannonica di Koenigswater, sua mecenate. Il medico legale, non trovandogli addosso dei documenti, gli attribuirà un'età apparente intorno ai 53 anni. Anche Mulligan ha problemi di droga. In forma forse più controllata, ma sufficiente a procurargli qualche soggiorno in galera, e a creare forse ragioni di dissidio con Chet. Divorzieranno, e Chet Baker formerà un suo gruppo. Mulligan camperà abbastanza a lungo. Forse anche perchè trascorrerà gli ultimi anni della sua vita in Italia (aveva sposato una milanese) dove l'ambiente musicale è meno competitivo che negli USA.
Perchè tanti musicisti cadono vittime della droga? Una volta lo ha spiegato Charlie Parker, uno dei maggiori esperti in materia: "...l'eroina dilata il tempo. Tu hai due secondi per pensare ad una frase musicale, ma l'eroina "espande" questo tempo [...] finchè non ti brucia il cervello. Allora in questi musicisti arriva il momento in cui non si pensa né in due, né in dieci secondi. Si vaneggia, in preda alle allucinazioni.
Due anni dopo il nostro "incontro ravvicinato" di Bruxelles, a New York uno spacciatore, non pagato da Chet, lo colpisce in faccia con una bottiglia. Perderà tutti i denti superiori, e per anni, finchè non riuscirà a farseli ricostruire, avrà enormi difficoltà tecniche a suonare. Tornerà in Europa, finirà in galera a Lucca, sarà espulso dall'Inghlilterra e dalla Germania.
Negli anni '70, suonerà spesso in Italia. A Milano era di casa al Capolinea, dove andavo tutte le volte che suonava Chet. Un bel periodo, con una ritrovata quasi-normalità. Poi, di nuovo, la discesa agli inferi, e il periodo che ricordo malvolentieri. Metà anni '80 (Chet morirà nell'88, a 59 anni): io vado spesso a Londra per lavoro, e Chet suona spesso al "Ronnie Scott", mitico locale cult per il jazz, in Soho, Fryth Street (credo che il club esista ancora). A posteriori, penso che non avrei mai dovuto andarci. Ho visto un rottame umano. Aveva 55 anni, ma ne dimostrava 80. Cantava ancora in maniera dignitosa, ma la tromba restava quasi sempre poggiata sulle ginocchia. No... non avrei mai voluto avere QUEL ricordo come ultimo ricordo.
Chet muore nell'88, ad Amsterdam, cadendo dalla finestra della sua camera d'albergo, probabilmente sotto gli effetti della droga.
In questo post ho voluto di proposito inserire ben 5 brani, per raccontare la storia di un giovanissimo talento, di una grande maturità, di un tragico declino. I primi tre brani sono solo audio e immagini "montate". Gli ultimi due sono audio-video. Sono stato molto dubbioso sull'opportunità di mostrare il video finale, quello dell'86, realizzato da Ronnie Scott. Poi ho deciso per il si. E' roba riservata a chi è forte di stomaco, ma spero che abbia un valore didattico e dissuasivo forte per chi dovesse mai avere la tentazione di "provarci".
Io, come moltissimi amanti del jazz, sono grato a Chet Baker per le emozioni che mi ha dato per alcuni lustri. Al tempo stesso, mi sento "derubato" dalle emozioni che avrebbe ancora potuto darmi per tanti lunghi anni ancora...
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Alla storia maledetta di Chet Baker, a mio avviso uno dei più straordinari musicisti di tutti i tempi, mi lega non solo il godimento che mi ha dato a partire da quando l'ho scoperto (primi anni '60), ma anche alcuni "contatti ravvicinati". Una prima volta è successo in Belgio, al Blue Note di Bruxelles, nel 1964. Chet canta e suona magnificamente un bellissimo standard (Time after time). Ha 35 anni, una voce che sembra uno strumento musicale, ed una tromba che sembra una voce. Ha solo 35 anni (è nato nel 29), ha ancora un aspetto accettabile, una grande vena musicale, ma inizia a presentare i segni inequivocabili della tossicodipendenza.
Il Blue Note di Bruxelles è (o era - non so se esiste ancora) una piccola bomboniera. Non più di 50 metri quadrati, nei quali, durante gli intervalli, è facile ritrovarsi a bere una Trappisten Bier coi suonatori. Chet è al tempo stesso timido e cordiale. E' già famoso da quasi tre lustri. Aveva solo 22 anni quando era stato scelto da Charlie Parker, "The Bird", a suonare con lui. Un anno in più quando crea il quartetto con Gerry Mulligan. Aveva 25 anni quando la maggiore rivista di jazz del mondo, Down Beat, gli assegna il titolo di miglior strumentista. In questa classifica precede addirittura mostri sacri come Miles Davis, Dizzie Gillespie, Clifford Brown.
Parker, Mulligan, Baker: tre geni maledetti. Parker muore a 35 anni, per overdose, in casa della contessa Pannonica di Koenigswater, sua mecenate. Il medico legale, non trovandogli addosso dei documenti, gli attribuirà un'età apparente intorno ai 53 anni. Anche Mulligan ha problemi di droga. In forma forse più controllata, ma sufficiente a procurargli qualche soggiorno in galera, e a creare forse ragioni di dissidio con Chet. Divorzieranno, e Chet Baker formerà un suo gruppo. Mulligan camperà abbastanza a lungo. Forse anche perchè trascorrerà gli ultimi anni della sua vita in Italia (aveva sposato una milanese) dove l'ambiente musicale è meno competitivo che negli USA.
Perchè tanti musicisti cadono vittime della droga? Una volta lo ha spiegato Charlie Parker, uno dei maggiori esperti in materia: "...l'eroina dilata il tempo. Tu hai due secondi per pensare ad una frase musicale, ma l'eroina "espande" questo tempo [...] finchè non ti brucia il cervello. Allora in questi musicisti arriva il momento in cui non si pensa né in due, né in dieci secondi. Si vaneggia, in preda alle allucinazioni.
Due anni dopo il nostro "incontro ravvicinato" di Bruxelles, a New York uno spacciatore, non pagato da Chet, lo colpisce in faccia con una bottiglia. Perderà tutti i denti superiori, e per anni, finchè non riuscirà a farseli ricostruire, avrà enormi difficoltà tecniche a suonare. Tornerà in Europa, finirà in galera a Lucca, sarà espulso dall'Inghlilterra e dalla Germania.
Negli anni '70, suonerà spesso in Italia. A Milano era di casa al Capolinea, dove andavo tutte le volte che suonava Chet. Un bel periodo, con una ritrovata quasi-normalità. Poi, di nuovo, la discesa agli inferi, e il periodo che ricordo malvolentieri. Metà anni '80 (Chet morirà nell'88, a 59 anni): io vado spesso a Londra per lavoro, e Chet suona spesso al "Ronnie Scott", mitico locale cult per il jazz, in Soho, Fryth Street (credo che il club esista ancora). A posteriori, penso che non avrei mai dovuto andarci. Ho visto un rottame umano. Aveva 55 anni, ma ne dimostrava 80. Cantava ancora in maniera dignitosa, ma la tromba restava quasi sempre poggiata sulle ginocchia. No... non avrei mai voluto avere QUEL ricordo come ultimo ricordo.
Chet muore nell'88, ad Amsterdam, cadendo dalla finestra della sua camera d'albergo, probabilmente sotto gli effetti della droga.
In questo post ho voluto di proposito inserire ben 5 brani, per raccontare la storia di un giovanissimo talento, di una grande maturità, di un tragico declino. I primi tre brani sono solo audio e immagini "montate". Gli ultimi due sono audio-video. Sono stato molto dubbioso sull'opportunità di mostrare il video finale, quello dell'86, realizzato da Ronnie Scott. Poi ho deciso per il si. E' roba riservata a chi è forte di stomaco, ma spero che abbia un valore didattico e dissuasivo forte per chi dovesse mai avere la tentazione di "provarci".
Io, come moltissimi amanti del jazz, sono grato a Chet Baker per le emozioni che mi ha dato per alcuni lustri. Al tempo stesso, mi sento "derubato" dalle emozioni che avrebbe ancora potuto darmi per tanti lunghi anni ancora...
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[But not for me, di George Gershwin]
Time after Time - Bruxelles, 1964
Just Friends- Londra, 1886
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