L'OTTIMISMO DELLA PREVISIONE
(di Giancarlo Corsetti - lavoce.info - 03.03.2009)
Un'ondata di revisioni al ribasso della crescita si abbatte sulle stime ufficiali di governi e organizzazioni internazionali, che continuano a restare ancorate a un certo ottimismo. Una situazione già vista all'epoca della crisi asiatica del 1997. Allora come ora l'idea è che pubblicare stime pessimistiche peggiori la situazione. Ma è accettabile che organizzazioni multilaterali e governi facciano un uso strategico dell'informazione? Soprattutto, che cosa succede alle aspettative quando gli operatori di mercato si trovano ad affrontare continue revisioni al ribasso? È di ieri la notizia che il Pil italiano è diminuito di un punto percentuale nel 2008, ovvero quasi mezzo punto in più di quanto inizialmente stimato dal governo. L’Italia non è certo la sola a subire revisioni al ribasso della crescita.
UNA SETTIMANA DI REVISIONI AL RIBASSO - Non più tardi di venerdì 27 febbraio, la stima della contrazione del Pil americano nell’ultimo trimestre 2008 è stata rivista da -3,8 a -6,2 per cento, a tassi annualizzati. Nel caso degli Stati Uniti, la revisione dei dati sulla crescita si distribuisce su tutte le componenti del Pil: consumi, investimenti, scorte e commercio estero. Il giorno prima, giovedì 26 febbraio, la riunione del comitato ombra della Banca centrale europea si è aperta con un’analisi della “ripresa della caduta delle previsioni sulla crescita per l’area dell’euro per il 2009”. Ora, infatti, il “consensus forecast” indica una contrazione del 2,2 %. A dicembre, ci si attendeva un -0,7 %; a gennaio e febbraio rispettivamente -1,8 e -1,9 %.
Mercoledì 25 febbraio, invece, la pubblicazione del rapporto annuale sull’economia europea dell'Eeag, European Economic Advisory, è stata accompagnata da un supplemento di stime macroeconomiche per l’area europea, ovviamente tutte al ribasso. E si potrebbe continuare. Vale la pena osservare che, nella maggior parte dei casi, le previsioni al ribasso per il 2009 sono comunque accompagnate da una nota di ottimismo per il futuro non lontano. Ad esempio, il consensus forecast per la crescita del Pil europeo ha oggi ancora segno positivo, +0,9 percento. C’è da fidarsi?
IN ASIA ANDÒ COSÌ - Non è certo la prima volta che viviamo una crisi in cui siamo tutti consapevoli della gravità della situazione, ma le previsioni tendono a rimanere meno pessimiste di quanto ci si potrebbe aspettare sulla base delle informazioni di cui disponiamo. Vale forse la pena di riguardare i dati dei primi mesi della crisi asiatica nel 1997-98. Dalla fine del 1997, a pochi mesi dopo dallo scoppio della crisi in Thailandia, ondate successive di revisioni al ribasso della crescita continuarono a travolgere ogni tentativo, peraltro flebile, di dichiarare la situazione “a un punto di svolta”.
In alcuni documenti del Fondo monetario internazionale (Fmi) si fa un esplicito riferimento all’idea secondo la quale pubblicare stime pessimistiche avrebbe potuto peggiorare la situazione, alimentando il panico nei mercati finanziari e la fuga di capitali dalla regione. È peraltro plausibile che le stime e previsioni interne alle organizzazioni internazionali fossero più pessimistiche di quelle pubblicate, o almeno che non siano stati resi pubblici alcuni degli scenari di previsione peggiori. Se questo è vero, tuttavia, l'omissione solleverebbe due questioni:
PRIMO: è accettabile che organizzazioni multilaterali (e governi) facciano un uso strategico dell’informazione, ovvero decidano di manipolare, seppure per nobili motivi, le aspettative dei mercati distorcendola? A questa domanda non si può rispondere “dipende dalle circostanze”, poiché tale risposta riproporrebbe semplicemente lo stesso quesito in termini diversi: chi decide sulle ‘circostanze’ in cui ciò sia possibile e auspicabile? E in ogni caso andrebbe reso pubblico il fatto che una tale opzione è a disposizione dei funzionari di un’organizzazione internazionale.
SECONDO: siamo sicuri che la grande prudenza nella pubblicazione delle stime sia più efficace di una valutazione onesta, per quanto dura, della crisi? Che cosa succede alle aspettative quando gli operatori di mercato si trovano ad affrontare una continua revisione al ribasso? Purtroppo, le nostre istituzioni interne e internazionali sono probabilmente oggi nella stessa situazione del 1997-98, se non forse in una ancora peggiore.
...però non preoccupiamoci... in fondo questi comunisti de "lavoce.info" sono pagati, è risaputo, per gettare gli italiani nello sconforto, ed abbattere l'immagine del fantastico Berlusconi. Il quale fra qualche giorno si farà ospitare dall'amico insetto, per spiegare al volgo che l'Italia non va poi così male: che le banche italiane sono sane come pesci; che la colpa della crisi è di questi sporcaccioni di disoccupati che, anzichè consumare e contribuire all'aumento della produzione industriale, si ostinano a chiedere sussidi di disoccupazione. Andate a lavorare, fannulloni!.. Tafanus
(di Giancarlo Corsetti - lavoce.info - 03.03.2009)
UNA SETTIMANA DI REVISIONI AL RIBASSO - Non più tardi di venerdì 27 febbraio, la stima della contrazione del Pil americano nell’ultimo trimestre 2008 è stata rivista da -3,8 a -6,2 per cento, a tassi annualizzati. Nel caso degli Stati Uniti, la revisione dei dati sulla crescita si distribuisce su tutte le componenti del Pil: consumi, investimenti, scorte e commercio estero. Il giorno prima, giovedì 26 febbraio, la riunione del comitato ombra della Banca centrale europea si è aperta con un’analisi della “ripresa della caduta delle previsioni sulla crescita per l’area dell’euro per il 2009”. Ora, infatti, il “consensus forecast” indica una contrazione del 2,2 %. A dicembre, ci si attendeva un -0,7 %; a gennaio e febbraio rispettivamente -1,8 e -1,9 %.
IN ASIA ANDÒ COSÌ - Non è certo la prima volta che viviamo una crisi in cui siamo tutti consapevoli della gravità della situazione, ma le previsioni tendono a rimanere meno pessimiste di quanto ci si potrebbe aspettare sulla base delle informazioni di cui disponiamo. Vale forse la pena di riguardare i dati dei primi mesi della crisi asiatica nel 1997-98. Dalla fine del 1997, a pochi mesi dopo dallo scoppio della crisi in Thailandia, ondate successive di revisioni al ribasso della crescita continuarono a travolgere ogni tentativo, peraltro flebile, di dichiarare la situazione “a un punto di svolta”.
In alcuni documenti del Fondo monetario internazionale (Fmi) si fa un esplicito riferimento all’idea secondo la quale pubblicare stime pessimistiche avrebbe potuto peggiorare la situazione, alimentando il panico nei mercati finanziari e la fuga di capitali dalla regione. È peraltro plausibile che le stime e previsioni interne alle organizzazioni internazionali fossero più pessimistiche di quelle pubblicate, o almeno che non siano stati resi pubblici alcuni degli scenari di previsione peggiori. Se questo è vero, tuttavia, l'omissione solleverebbe due questioni:
PRIMO: è accettabile che organizzazioni multilaterali (e governi) facciano un uso strategico dell’informazione, ovvero decidano di manipolare, seppure per nobili motivi, le aspettative dei mercati distorcendola? A questa domanda non si può rispondere “dipende dalle circostanze”, poiché tale risposta riproporrebbe semplicemente lo stesso quesito in termini diversi: chi decide sulle ‘circostanze’ in cui ciò sia possibile e auspicabile? E in ogni caso andrebbe reso pubblico il fatto che una tale opzione è a disposizione dei funzionari di un’organizzazione internazionale.
...però non preoccupiamoci... in fondo questi comunisti de "lavoce.info" sono pagati, è risaputo, per gettare gli italiani nello sconforto, ed abbattere l'immagine del fantastico Berlusconi. Il quale fra qualche giorno si farà ospitare dall'amico insetto, per spiegare al volgo che l'Italia non va poi così male: che le banche italiane sono sane come pesci; che la colpa della crisi è di questi sporcaccioni di disoccupati che, anzichè consumare e contribuire all'aumento della produzione industriale, si ostinano a chiedere sussidi di disoccupazione. Andate a lavorare, fannulloni!.. Tafanus
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