Un'opera da non perdere: "Governare con la paura", di Enrico Deaglio, Beppe Cremagnani e Mario Portanova
Si è svolta ieri sera, presso la Libreria Feltrinelli di Milano, una simpatica presentazione dell'ultima fatica di Beppe Cremagnani, Enrico Deaglio e Mario Portanova. Libro più DVD. Ho potuto vedere spezzoni significativi del filmato, e scorrere, solo scorrere, alcune pagine del libro. Il lavoro si intitola "Governare con la paura - Il G8 del 2001", e NON è un remix di opere già pubblicate. Il tutto, come ogni buon lavoro sanamente di parte, segue una tesi. Però non si limita a denunciare fatti e misfatti, ma, more solito, a documentarli.
Non sono i fatti che si piegano alla tesi, ma è la tesi che viene appoggiata, avallata, sostenuta dai fatti. E i fatti sono noti. Non solo le malefatte del luglio 2001, ma quelle, se possibile peggiori, del processo-farsa, conclusosi con un generalizzato "ite missa est" per i gradi superiori, e con qualche condanna di facciata dei gradi intermedi ed inferiori. i classici "stracci che volano"
L'opera riprende, ob torto collo, fatti ormai noti, ma riporta fatti ignoti (almeno a me), e riporta a galla fatti troppo presto dimenticati. Ad esempio, la "strategia della paura" messa in atto un mese prima del G8, quando i giornali si riempirono di "indiscrezioni" su possibili attentati batteriologici fatti sganciando, da improbabili alianti, ancor più improbabili sacchi di sangue infetto dal virus dell'AIDS. O quando erano stati predisposti 200 sacchi "da cadaveri", e 5.000 posti-carcere.
Davvero i vari nani di FI, della Lega, di AN credevano a queste minchiate? O questi erano petardi puzzolenti, sparati non solo per scoraggiare la partecipazione dei contestatori alle manifestazioni anti-G8, quanto per spaventare/caricare poliziotti di lunga esperienza, e giovani inesperti e pavidi, alla prima prova contro un nemico di cui ogni giorno i media, embedded e non, gonfiavano l'aspetto minaccioso con photoshop, dipingendoli sempre più grossi, sempre più numerosi, sempre più cattivi?
C'è un nesso non casuale fra il come è avvenuta la morte del giovane Carlo Giuliani, e la previsione, fatta un mese prima, in fotocopia, della "possibilità che qualche uomo in divisa, con scarsa esperienza e preparazione, potesse trovarsi in una situazione di pericolo vero o presunto, perdesse la testa, e tirasse fuori la pistola? Non lo sapremo mai.
Infine, la suddivisione dei ruoli: i poliziotti buoni, i poliziotti cattivi. Ricordate il vicequestore Michelangelo Fournier - quello che aveva tirato fuori la "macelleria messicana" - e che aveva tentato di ritagliare per se l'immagine del buon samaritano, che cercava di ridurre, nei limiti del possibile, le sofferenze dei "macellati", pur se entro i limiti impostigli dal ruolo? Ebbene, era stato così convincente da far sposare le sue tesi non solo a me, ma ad un giornalista come Michele Serra, dotato di una buona dose di scetticismo. Ecco cosa scriveva Serra, esattamente il 14 giugno 2007, su [Repubblica]:
"...C' è un poliziotto che ama la polizia. E' il vicequestore Michelangelo Fournier, che ha deciso di raccontare al pubblico ministero di Genova che quanto è accaduto alla scuola Diaz, durante i disordini del G8, è una delle pagine più tristi e vergognose della storia delle nostre forze dell' ordine. Lo si sapeva già. Abbondanti testimonianze, anche terze rispetto alle contrapposte "ali dure" dei maneschi di piazza e dei maneschi di Stato, avevano descritto scene di inutile e sadica violenza contro inermi, in un clima di demente, esaltata rappresaglia che aveva ben poco da spartire perfino con il concetto di repressione. "Scene da macelleria messicana", ha detto testualmente il vicequestore Fournier aggiungendo che, in passato, aveva preferito tacere su quanto aveva visto per "spirito di appartenenza [...] appena mette piede alla Diaz, non ha neanche mezzo dubbio nel giudicare raccapriccianti le scene di bestiale violenza che vedono protagonisti alcuni suoi giovani colleghi. Allontana i suoi uomini, fa chiamare le ambulanze, soccorre una ragazza stesa a terra in una pozza di sangue e ancora circondata da picchiatori in divisa..."
Ma quindici mesi dopo, il 26 settembre 2008, in sede processuale la verità cambia: scrive [Repubblica]:
"...E se anche il funzionario che denunciò con amarezza la «macelleria messicana» cui suo malgrado aveva assistito - il poliziotto "buono", il vicequestore Michelangelo Fournier - avesse in realtà scientemente partecipato al massacro della scuola Diaz? L' inquietante interrogativo è stato lanciato nel corso dell' udienza per il famigerato blitz del G8, e a farlo è stato un avvocato delle parti civili, Domenico Giannantonio. Che ha rafforzato la sua clamorosa tesi con una serie di «prove giuridicamente provate». Secondo il legale, Fournier avrebbe preso parte attivamente all' ignobile pestaggio, «sferrando un calcio in faccia ad uno dei 93 no-global. Picchiando, e divertendosi». Altro che fermare gli agenti, gridando «Basta, basta, basta!», e soccorrere le vittime..."
Narrano le cronache che il Fournier abbia provato a raccontare al PM che lo interrogava di una "colluttazione" fra i macellati della Diaz e le varie forze di polizia. Messo alle strette, dovette ammettere che si era trattato di una "colluttazione unilaterale". Fantastico! Questa della colluttazione unilaterale non l'avevo ancora sentita!
Ma la tesi di fondo dell'opera è un'altra: se possibile, ancor più larga e grave: è la tesi, ampiamente supportata, di una destra che non ha perso occasione per "governare con la paura". Amplificando paure con un fondo di ragionevolezza, e creandone ex-novo. La destra ha bisogno della paura, sotto qualsiasi latitudine, come di un indispensabile terreno di coltura. Di questa qultura della paura, scientemente alimentata, e strumentalmente usata, l'opera dà ampie dimostrazioni, svelandoci ex novo, o facendo riemergere dalla nostra memoria assopita, fatti a volte talmente tragici da diventare esilaranti.
Bene. Non vi dirò più nulla. Il resto lo potrete apprendere investendo 18 euri (meno di una "napoletana"), nel libro+DVD (indivisibili). It' worth the price... Non ditelo a nessuno, ma io ho avuto il piacere di riceverlo in omaggio da Beppe Cremagnani. Non ditegli che lo avrei comprato, se non me lo avesse dato. Ma il regalo più bello e imbarazzante al tempo stesso l'ho avuto da Beppe Cremagnani e da Mario Portanova, ed è stata la dedica, che mi inorgoglisce e mi imbarazza al tempo stesso. Enrico Deaglio lo ringrazierò fra qualche giorno, perchè spero di poter fare la recensione del suo ultimo libro, che uscirà in maggio. Tafanus
Non sono i fatti che si piegano alla tesi, ma è la tesi che viene appoggiata, avallata, sostenuta dai fatti. E i fatti sono noti. Non solo le malefatte del luglio 2001, ma quelle, se possibile peggiori, del processo-farsa, conclusosi con un generalizzato "ite missa est" per i gradi superiori, e con qualche condanna di facciata dei gradi intermedi ed inferiori. i classici "stracci che volano"
L'opera riprende, ob torto collo, fatti ormai noti, ma riporta fatti ignoti (almeno a me), e riporta a galla fatti troppo presto dimenticati. Ad esempio, la "strategia della paura" messa in atto un mese prima del G8, quando i giornali si riempirono di "indiscrezioni" su possibili attentati batteriologici fatti sganciando, da improbabili alianti, ancor più improbabili sacchi di sangue infetto dal virus dell'AIDS. O quando erano stati predisposti 200 sacchi "da cadaveri", e 5.000 posti-carcere.
Davvero i vari nani di FI, della Lega, di AN credevano a queste minchiate? O questi erano petardi puzzolenti, sparati non solo per scoraggiare la partecipazione dei contestatori alle manifestazioni anti-G8, quanto per spaventare/caricare poliziotti di lunga esperienza, e giovani inesperti e pavidi, alla prima prova contro un nemico di cui ogni giorno i media, embedded e non, gonfiavano l'aspetto minaccioso con photoshop, dipingendoli sempre più grossi, sempre più numerosi, sempre più cattivi?
C'è un nesso non casuale fra il come è avvenuta la morte del giovane Carlo Giuliani, e la previsione, fatta un mese prima, in fotocopia, della "possibilità che qualche uomo in divisa, con scarsa esperienza e preparazione, potesse trovarsi in una situazione di pericolo vero o presunto, perdesse la testa, e tirasse fuori la pistola? Non lo sapremo mai.
Infine, la suddivisione dei ruoli: i poliziotti buoni, i poliziotti cattivi. Ricordate il vicequestore Michelangelo Fournier - quello che aveva tirato fuori la "macelleria messicana" - e che aveva tentato di ritagliare per se l'immagine del buon samaritano, che cercava di ridurre, nei limiti del possibile, le sofferenze dei "macellati", pur se entro i limiti impostigli dal ruolo? Ebbene, era stato così convincente da far sposare le sue tesi non solo a me, ma ad un giornalista come Michele Serra, dotato di una buona dose di scetticismo. Ecco cosa scriveva Serra, esattamente il 14 giugno 2007, su [Repubblica]:
"...C' è un poliziotto che ama la polizia. E' il vicequestore Michelangelo Fournier, che ha deciso di raccontare al pubblico ministero di Genova che quanto è accaduto alla scuola Diaz, durante i disordini del G8, è una delle pagine più tristi e vergognose della storia delle nostre forze dell' ordine. Lo si sapeva già. Abbondanti testimonianze, anche terze rispetto alle contrapposte "ali dure" dei maneschi di piazza e dei maneschi di Stato, avevano descritto scene di inutile e sadica violenza contro inermi, in un clima di demente, esaltata rappresaglia che aveva ben poco da spartire perfino con il concetto di repressione. "Scene da macelleria messicana", ha detto testualmente il vicequestore Fournier aggiungendo che, in passato, aveva preferito tacere su quanto aveva visto per "spirito di appartenenza [...] appena mette piede alla Diaz, non ha neanche mezzo dubbio nel giudicare raccapriccianti le scene di bestiale violenza che vedono protagonisti alcuni suoi giovani colleghi. Allontana i suoi uomini, fa chiamare le ambulanze, soccorre una ragazza stesa a terra in una pozza di sangue e ancora circondata da picchiatori in divisa..."
Ma quindici mesi dopo, il 26 settembre 2008, in sede processuale la verità cambia: scrive [Repubblica]:
"...E se anche il funzionario che denunciò con amarezza la «macelleria messicana» cui suo malgrado aveva assistito - il poliziotto "buono", il vicequestore Michelangelo Fournier - avesse in realtà scientemente partecipato al massacro della scuola Diaz? L' inquietante interrogativo è stato lanciato nel corso dell' udienza per il famigerato blitz del G8, e a farlo è stato un avvocato delle parti civili, Domenico Giannantonio. Che ha rafforzato la sua clamorosa tesi con una serie di «prove giuridicamente provate». Secondo il legale, Fournier avrebbe preso parte attivamente all' ignobile pestaggio, «sferrando un calcio in faccia ad uno dei 93 no-global. Picchiando, e divertendosi». Altro che fermare gli agenti, gridando «Basta, basta, basta!», e soccorrere le vittime..."
Narrano le cronache che il Fournier abbia provato a raccontare al PM che lo interrogava di una "colluttazione" fra i macellati della Diaz e le varie forze di polizia. Messo alle strette, dovette ammettere che si era trattato di una "colluttazione unilaterale". Fantastico! Questa della colluttazione unilaterale non l'avevo ancora sentita!
Ma la tesi di fondo dell'opera è un'altra: se possibile, ancor più larga e grave: è la tesi, ampiamente supportata, di una destra che non ha perso occasione per "governare con la paura". Amplificando paure con un fondo di ragionevolezza, e creandone ex-novo. La destra ha bisogno della paura, sotto qualsiasi latitudine, come di un indispensabile terreno di coltura. Di questa qultura della paura, scientemente alimentata, e strumentalmente usata, l'opera dà ampie dimostrazioni, svelandoci ex novo, o facendo riemergere dalla nostra memoria assopita, fatti a volte talmente tragici da diventare esilaranti.
Bene. Non vi dirò più nulla. Il resto lo potrete apprendere investendo 18 euri (meno di una "napoletana"), nel libro+DVD (indivisibili). It' worth the price... Non ditelo a nessuno, ma io ho avuto il piacere di riceverlo in omaggio da Beppe Cremagnani. Non ditegli che lo avrei comprato, se non me lo avesse dato. Ma il regalo più bello e imbarazzante al tempo stesso l'ho avuto da Beppe Cremagnani e da Mario Portanova, ed è stata la dedica, che mi inorgoglisce e mi imbarazza al tempo stesso. Enrico Deaglio lo ringrazierò fra qualche giorno, perchè spero di poter fare la recensione del suo ultimo libro, che uscirà in maggio. Tafanus
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