Incredibile ma vero. Ormai sembra certo, senza neanche bisogno di attendere le perizie, che chissà se e quando arriveranno. L'Aquila è semidistrutta non già per la immane forza di un terremoto imprevedibile, ma perchè qualcuno, col concorso di qualcun altro, e nel silenzio rispettoso" di tutti gli "aventi titolo", ha rubato alla grande. Molti hanno rubato, molti, che avrebbero dovuto vedere, si sono girati dall'altra parte.
Ieri abbiamo pubblicato e commentato l'allucinante presa di posizione del Dr. Frant, portavoce dell'Impregilo di Benetton,. Marcellino Gavio e Ligresti. Ha sostenuto che l'Impregilo ha messo le mani nell'Ospedale de L'Aquila nel 1991 (dopo che "altri", non meglio specificati, avevano fatto i "primi" 19 anni di costruzione), e di averci lavorato per oltre dieci anni, senza che nessuno si accorgesse di aver perforato, abbattuto, spostato pareti, piastrellato una struttura costruita con la merda secca, come le capanne africane dei Masai. Chi avesse fatto il tutto, l'ineffabile Frant non sa dire... Ora, è credibile che l'Impregilo metta le mani su qualcosa di cui non ha i piani esecutivi precedenti? No, dottor Frant. non è credibile. E se così fosse, lei dovrebbe stendere un velo pietoso. Perchè delle due l'una: o sapeva su quale cumulo di merda secca stava lavorando, ed allora l'Impregilo, che non ha fermato tutto, è corresponsabile; oppure è vera la sua tesi, ed allora è terribile che per undici anni abbiate lavorato la merda secca senza accorgervi, o facendo finta di non accorgervi.
Ma la storia del San Salvatore, non è eccezionale: sembra che sia la norma. Dice Paolo Clemente, ingegnere della task force Enea-Protezione Civile, che gli edifici di nuova costruzione (fino a trent'anni fa) sono implosi tutti allo stesso modo. Si sono prima "seduti" sulle proprie fondamenta per poi accartocciarsi al suolo sotto il proprio peso. "Per quello che è stato sin qui possibile vedere attraverso la ricognizione tra le macerie, il collasso dei piani bassi è stato prodotto dallo schianto dei pilastri in cemento".
Scriveva non ricordo quale giornalista che la scossa che ha colpito l'Abruzzo è stata senz'altro forte, ma una scossa simile in Giappone, dove le norme antisismiche sono serie e vengono applicate, sarebbe forse finito sull'edizione del mattino dei TG, e subito dimenticata.
Nel suo [articolo su Repubblica] Carlo Bonini raccoglie testimonianze allucinanti. Leggete cosa dice Paolo Buzzetti, Presidente dell'ANCE (l'Associazione Costruttori), che dovrebbe avere tutto l'interesse a difendere l'operato della categoria: "Se parliamo di sollecitazioni di grado e accelerazione pari a quelle registrate all'Aquila, il cemento armato, se fatto a regola d'arte, deve reggere. Non si discute"
E' d'accordo l'Ing. Paolo Clemente: "Purtroppo è così. Quel cemento non era di qualità". Incapace di assorbire e disperdere energia, si è sfarinato come pasta frolla non appena investito da una forza di accelerazione che - spiegano gli addetti - è stata, domenica notte, tutt'altro che irresistibile.
"Un buon cemento - dice l'ingegnere Alessandro Martelli, responsabile della sezione Prevenzione Rischi Naturali dell'Enea, professore di Scienza delle costruzioni in zona sismica all'università di Ferrara - deve essere in grado di sostenere un carico che oscilli almeno tra i 250 e i 300 chilogrammi per centimetro quadrato. Questa è la regola che dovrebbe valere anche per edifici non proprio recenti. Diciamo dal '70 in poi".
Cosa succede nella realtà? Qualche dato c'è, dopo il terremoto in Molise del 2002. Nell'entroterra di Cefalù, il carico sopportato dall'edificio che ospita la Scuola Superiore, regge a 68 kg per cmq (4,4 volte sotto la norma). Il cemento del liceo "Romita" di Campobasso regge fino a 46 chili/cmq (6,5 volte inferiore alla norma). L'asilo, invece (forse perchè i bambini piccoli pesano poco...) regge fino a ben 12 kg/cm: un venticinquesino della norma!!! "Il cemento - ricorda oggi chi condusse l'ispezione - si bucava con la semplice pressione dell'indice. Ciò che restava della sua anima di ferro era uno sfilaccio rugginoso e corroso".
E' un grande affare, quello di usare sabbia di mare anzichè sabbia di cava nelle costruzioni. Non costa nulla o quasi. L'Ing. Clemente la mette così: "chi costruisce con sabbia di cava, su un costo pari a 100 di una costruzione, guadagna 30. Chi usa sabbia di mare guadagna 50, 60..." Non è una piccola differenza. Il guadagno dei bastardi va dal 67% al 100% in più dei costruttori onesti. Dentro questa differenza, c'è spazio per pagare mazzette e consulenze fasulle ad un mare di avvoltoi.
C'è un piccolo "ma"... La sabbia di mare non costa nulla (basta portarla via di notte...) ma ha un difetto: contiene tanti cloruri, e tanti altri sali. I cloruri, sciolti dall'acqua, corrodono il ferro del cemento armato, e sia pure di poco tolgono "volume" alla sabbia originaria. Alla fine, strutture di "cemento armato" di questo tipo, sono state trovate in condizioni pietose. Molli come un budino, e col ferro ridotto ad un filamento di ruggine spesso pochi millimetri. Chi ha avuto il piacere di possedere per qualche decennio una barca in un porto marino, può raccontarvi molte cose, sulle capacità corrosive degli ambienti salini. Su una barca, le uniche cose che "reggono" sono l'alluminio - se anodizzato a regola d'arte - e l'acciaio Inox a norme AISI 316. Il resto va in vacca con una velocità spaventosa.
Ma non basta. Alcune delle strutture cosiddette "portanti" crollate a L'Aquila, hanno mostrato altri elementi allucinanti. Per esempio il cemento "armato" con ferro liscio e non zigrinato (quindi con quasi nessuna capacità di "aggrapparsi" al cemento, specie se della qualità descritta prima; dimensionamento del ferro da ridere; distanza fra un ferro e l'altro a volte doppia persino rispetto alle norme; ferri verticali non "incatenati" in orizzontale gli uni agli altri.
Sono affiorate "travi" strutturali, che a norme vigenti dovevano essere di 80 cm. per 80 cm. e sono state misurate: 30 per 60. Non è una piccola differenza. La sezione della trave non era di 6400 cmq, ma di 1800 cmq: il costo diminuisce del 72%, ma anche la resistenza diminuisce, ahimé, di altrettanto... Banditi. Banditi col simbolo dell'Euro che lampeggia nelle pupille.
In un clima di questo genere, un popolo a medio tasso di civilizzazione varerebbe (questa volta si, per decreto), l'immediata entrata in vigore delle "“Norme tecniche per le costruzioni in Italia”. Niente fa studiare. Queste "norme" sono pronte dal lontano 2003. Vedi [Rassegna Stampa Della Reg. Sardegna], ma invece l’emendamento del senatore del PdL Gabriele Boscetto è passato, e le Camere hanno convertito in legge il decreto che congela l’obbligo per progettisti e costruttori di edificare pensando al rischio terremoti. Il “salvagente” antisisma entrerà in vigore non più il 30 giugno 2009, ma il 30 giugno 2010.
«Abbiamo deciso di procrastinare di un anno accogliendo le richieste di ingegneri e imprenditori che chiedevano più tempo per adeguarsi alle nuove regole», spiega Boscetto. L’emendamento è stato approvato dalla prima commissione del Senato il 4 febbraio scorso. «Al riguardo — scriveva sei giorni dopo il ministero delle Infrastrutture alla Presidenza del Consiglio e a Tremonti — si esprime l’ assoluta contrarietà». Nella lettera Matteoli sottolineava che «un’ulteriore proroga avrebbe, infatti, effetti sensibilmente negativi per i mancati benefici sulle opere realizzate, in termini di qualità e sicurezza, comportando altresì un inevitabile calo di fiducia nei confronti di questa amministrazione da parte dei progettisti e in genere di tutti gli operatori del settore che da anni auspicano norme certe e funzionali».
L’ingegner Alessandro Martelli — responsabile della sezione Prevenzione e rischi naturali dell’Enea e docente a Ferrara di Scienza delle costruzioni in zona sismica — il 12 febbraio scorso ha scritto a Matteoli chiedendo un impegno contro il «regime di proroga» delle norme antisismiche: per mettere, nella lotta ai terremoti, l’Italia al passo con l’Europa. «Lo slittamento — ribadisce il professor Martelli — indica che ha avuto la meglio la mentalità per cui il risparmio viene prima della sicurezza». La tragedia dell’Aquila non consente però ulteriori ritardi. E Mario Mantovani, sottosegretario alle Infrastrutture, ieri ha annunciato che nel Piano Casa sarà soppressa la deroga per l’adozione delle norme antisismiche.
E il Ministro delle Infrastrutture, Matteoli? Si era dichiarato "assolutamente contrario" al ritardo dell’entrata in vigore delle norme antisismiche. Abbozzerà o si dimetterà, qualora con la sua "contrarietà" il Cav. Cazzuola dovesse pulirsi il didietro?. Qui si parrà la vostra dignitate"... ammesso che ve ne sia alcuna.
Ma proviamo a trarre delle "conclusioni provvisorie", a bare non ancora ricoperte dalla terra:
-a) In un paese dove ogni 5 anni qualche pezzo d'Italia sparisce sotto le macerie, il Cav. Cazzuola, anzichè mostrarsi capace di avere uno sguardo lungo, ed incentivare la messa a norma del patrimonio edilizio ancora recuperabile, si innamora del Piano Minchiata: quello che avrebbe dato il colpo mortale a sicurezza, regole, paesaggio, beni ambientali. Guadagno? Forse zero, forse negativo. Scrivevano la settimana scorsa gli economistri de "lavoce.info" che il combinato disposto del peggioramento complessivo del pregio dell'edificato, una volta riempito di protuberanze e mansardine, ed il calo del valore del costruito esistente, grazie al moltiplicarsi dell'offerta, ed in presenza di un forte invenduto, potrebbe portare addirittura ad una diminuzione complessiva del valore del patrimonio edilizio.
-b) Il Piano-Minchiata, oltre alle devastazioni finali del territorio, in una prima proposta (che forse oggi non passerà, grazie ai morti abruzzesi), doveva essere svolto "in deroga" alle norme antisismiche. Tradotto: senza l'obbligo di rispettarle.
-c) l'ANCE da una parte tuona (o scorreggia?) contro i costruttori scorretti, minacciando di cacciarli dall'associazione, e dall'altra fa azione di lobbying per rimandare ancora di un anno l'entrata in vigore delle Norme Antisismiche del 2003: un ritardo di un anno su un ritardo di 6 anni.
Si sa... l'Italia è un paese scivoloso, dove tutto, ma proprio "slitta". Tranne gli appuntamenti con la morte.Tafanus
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