Molti hanno criticato, specialmente all'estero, l'affermazione del nostro Pontefice riguardo alla distribuzione dei preservativi per combattere l'Aids. Nessuno però osa (o sa?) contestare la ragione che sta all'origine della frase del Papa, vale a dire che il ricorso al condom è atto peccaminoso, poiché impedisce la procreazione. E così tenterò di farlo io, umile sconosciuto scrittore cattolico. Il Vangelo, ovviamente, non ci dà nessuna possibilità di affermare che l’uso del profilattico sia immorale; e la Chiesa, non potendo ricorrere alle Scritture, si arrampica sugli specchi con un ragionamento di questo tipo: “Tale dottrina, più volte esposta dal Magistero, è fondata sulla connessione inscindibile, che Dio ha voluto e che l’uomo non può rompere di sua iniziativa, tra i due significati dell’atto coniugale: il significato unitivo e il significato procreativo (Paolo VI, Lettera enciclica Humanae vitae, 12).
In merito, c’è semplicemente da osservare:
# Il fatto che Dio “abbia voluto” la connessione dei due aspetti, non significa per niente che li abbia voluti inscindibili.
# L’affermazione è in contraddizione palese con la liceità, ammessa dalla Chiesa stessa, del ricorso ai periodi infecondi per evitare una gravidanza indesiderata. Infatti i due significati, in tal caso, vengono di fatto scissi.
Rendendosi conto della contraddizione, Paolo VI, nella stessa enciclica, afferma: “In realtà, tra i due casi [ricorso ai periodi infecondi, e ricorso ai contraccettivi] esiste una differenza essenziale: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali”. Ora, nel caso che i due sposi siano attratti irresistibilmente l’uno verso l’altro, e desiderino ardentemente concepire un figlio, ma reprimano il loro desiderio, non “impediscono processi naturali”? E’ sin troppo chiaro che cambia la forma e non la sostanza. In ogni modo, l’uso del profilattico non riguarda solo la procreazione; si tratta anche di evitare, con l’uso di un mezzo innocuo, che una tremenda malattia continui a diffondersi, mietendo vittime e producendo sofferenza a non finire. L’indifferenza della Chiesa di fronte a questa tragedia, non solo non si basa sullo spirito del Vangelo, ma addirittura contrasta palesemente con esso.
Renato Pierri - Scrittore, ex docente di religione
Caro direttore, sono proprio contenta che il mio corpo, qualora dovesse capitarmi la disgrazia di trovarmi in stato vegetativo, non sia abbandonato al suo destino; che sia sottratto al volere dei miei familiari, ai quali potrebbe anche venire la brutta idea di disfarsi di me; e sono contenta che sia sottratto al volere del buon Dio che magari potrebbe aver pensato graziosamente di togliermi anzi tempo dalla faccia della terra per portarmi con sé in paradiso. Sono felice, davvero felice che il mio corpo passi nelle mani dello Stato. Penserà questo amorevole padrone a farmi mettere un sondino nello stomaco da qualche bravo medico, per nutrirmi e idratarmi come si conviene. Certamente mi affiderà a qualche amorevole suorina, che provvederà a cambiarmi il pannolone, e che mi girerà di tanto in tanto da una parte e dall'altra, per evitare piaghe da decubito; mi laverà, mi pettinerà, mi rimboccherà le coperte, come facevo io da piccola con la mia Barbie; mi dirà dolci parole e magari vedendo una smorfia su mio volto imbruttito, s'illuderà ch'io le abbia risposto con un sorriso. Anch'io m'illudevo con la mia bambolina. Sono contenta, proprio contenta, perché stanno vincendo le persone buone e intelligenti, i sostenitori della vita a tutti i costi, vale a dire della morte lenta, lentissima, che può protrarsi per anni. Da piccina avevo una mamma che si prendeva cura della mia vita, adesso, grazie a loro, ho trovato una grande mamma, lo Stato, che si occupa della mia morte. Ne va un pochino della mia libertà, è vero, ma che importanza ha? Le Barbie hanno forse bisogno della libertà?
Elisa Merlo
Pino Carità – Architetto
Caro Architetto, lei ha ragione! Purtroppo abbiamo redazioni in quasi tutte le province italiane, e nelle principali capitali europee, però siamo temporaneamente “scoperti” su Cuneo. Provvederemo al più presto.
Tafanus
Attilio Doni - Genova
In merito, c’è semplicemente da osservare:
# Il fatto che Dio “abbia voluto” la connessione dei due aspetti, non significa per niente che li abbia voluti inscindibili.
# L’affermazione è in contraddizione palese con la liceità, ammessa dalla Chiesa stessa, del ricorso ai periodi infecondi per evitare una gravidanza indesiderata. Infatti i due significati, in tal caso, vengono di fatto scissi.
Rendendosi conto della contraddizione, Paolo VI, nella stessa enciclica, afferma: “In realtà, tra i due casi [ricorso ai periodi infecondi, e ricorso ai contraccettivi] esiste una differenza essenziale: nel primo caso i coniugi usufruiscono legittimamente di una disposizione naturale; nell’altro caso essi impediscono lo svolgimento dei processi naturali”. Ora, nel caso che i due sposi siano attratti irresistibilmente l’uno verso l’altro, e desiderino ardentemente concepire un figlio, ma reprimano il loro desiderio, non “impediscono processi naturali”? E’ sin troppo chiaro che cambia la forma e non la sostanza. In ogni modo, l’uso del profilattico non riguarda solo la procreazione; si tratta anche di evitare, con l’uso di un mezzo innocuo, che una tremenda malattia continui a diffondersi, mietendo vittime e producendo sofferenza a non finire. L’indifferenza della Chiesa di fronte a questa tragedia, non solo non si basa sullo spirito del Vangelo, ma addirittura contrasta palesemente con esso.
Renato Pierri - Scrittore, ex docente di religione
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Caro direttore, sono proprio contenta che il mio corpo, qualora dovesse capitarmi la disgrazia di trovarmi in stato vegetativo, non sia abbandonato al suo destino; che sia sottratto al volere dei miei familiari, ai quali potrebbe anche venire la brutta idea di disfarsi di me; e sono contenta che sia sottratto al volere del buon Dio che magari potrebbe aver pensato graziosamente di togliermi anzi tempo dalla faccia della terra per portarmi con sé in paradiso. Sono felice, davvero felice che il mio corpo passi nelle mani dello Stato. Penserà questo amorevole padrone a farmi mettere un sondino nello stomaco da qualche bravo medico, per nutrirmi e idratarmi come si conviene. Certamente mi affiderà a qualche amorevole suorina, che provvederà a cambiarmi il pannolone, e che mi girerà di tanto in tanto da una parte e dall'altra, per evitare piaghe da decubito; mi laverà, mi pettinerà, mi rimboccherà le coperte, come facevo io da piccola con la mia Barbie; mi dirà dolci parole e magari vedendo una smorfia su mio volto imbruttito, s'illuderà ch'io le abbia risposto con un sorriso. Anch'io m'illudevo con la mia bambolina. Sono contenta, proprio contenta, perché stanno vincendo le persone buone e intelligenti, i sostenitori della vita a tutti i costi, vale a dire della morte lenta, lentissima, che può protrarsi per anni. Da piccina avevo una mamma che si prendeva cura della mia vita, adesso, grazie a loro, ho trovato una grande mamma, lo Stato, che si occupa della mia morte. Ne va un pochino della mia libertà, è vero, ma che importanza ha? Le Barbie hanno forse bisogno della libertà?
Elisa Merlo
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Sempre a proposito di candidature di donne "significative" provate a vedere chi viene candidata alla presidenza della provincia di Cuneo!!!!!!!!!! Ce n'è da impazzire : per la cultura, per le provate capacità ed esperienza politiche, per le fazioni della difesa della famiglia e del matrimonio e via così... VEDERE PER CREDERE !!! E all'origine della filiera di tutto questo capolavoro di "pacchetto" politico per la povera provincia di Cuneo: il professore dei salesiani, senatore , sottosegretario all'interno: Michelino Davico. Voi di Tafanus, che ci sapete fare: provate ad andare a fondo !!!! Pino Carità – Architetto
Caro Architetto, lei ha ragione! Purtroppo abbiamo redazioni in quasi tutte le province italiane, e nelle principali capitali europee, però siamo temporaneamente “scoperti” su Cuneo. Provvederemo al più presto.
Tafanus
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Caro direttore, io capisco; capisco che abbiamo bisogno di distrarci, e non pensare sempre ai tanti lavoratori che improvvisamente si sono trovati nella disperazione per aver perso il posto di lavoro, né sempre ai poveri cristi che nella speranza di una vita diversa, la vita la perdono in mare; e neppure alle morti nere nere chiamate bianche. Capisco che ogni tanto conviene guardare in televisione anche trasmissioni serene, magari di canzoni, come X Factor su Rai 2, che l'altra sera ho visto con piacere. Poi ho cambiato canale, sono andato su Rai 1, solo per pochi minuti. C'era una specie di palcoscenico, con il primo attore che parlava di sangue, del sangue di una povera ragazza uccisa con feroce violenza, e in primo piano un computer ed una bicicletta. Ognuno si distrae a suo modo, ho pensato. E poi ho pensato ancora: ma i giudici che si occupano del caso, saranno contenti che qualcuno faccia una sorta di processo in televisione? E ancora: la sventurata ragazza morta, sarà contenta che a parlare del suo sangue, delle macchie del suo sangue sparso, non siano solo le persone costrette dal proprio lavoro (carabinieri, giudici, periti, cronisti, ecc.), ma anche un conduttore che fa spettacolo? Sarà contenta la sventurata ragazza morta che si parli e si straparli in televisione della sua tragica morte e tante volte si faccia il suo nome? Da piccolo mi avevano insegnato una preghiera in latino: "Requiem aeternam dona eis Domine et lux perpetua luceat eis, requiescant in pace. Amen". La conoscerà Bruno Vespa?Attilio Doni - Genova
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