Orbene, nella famosa [Dichiarazione dei diritti dell'uomo] firmata a Parigi l’ormai lontano 10 dicembre 1948 si propone una visione della disponibilità di questo bene come estensione del diritto alla vita, come facilmente intuibile da questo passo:
"E' ormai tempo di considerare l'accesso all'acqua potabile e ai servizi sanitari nel novero dei diritti umani, definito come il diritto uguale per tutti, senza discriminazioni, all'accesso ad una sufficiente quantità di acqua potabile per uso personale e domestico - per bere, lavarsi, lavare i vestiti, cucinare e pulire se stessi e la casa - allo scopo di migliorare la qualità della vita e la salute. Gli Stati nazionali dovrebbero dare priorità all'uso personale e domestico dell'acqua al di sopra di ogni altro uso e dovrebbero fare i passi necessari per assicurare che questo quantità sufficiente di acqua sia di buona qualità, accessibile economicamente a tutti e che ciascuno la possa raccogliere ad una distanza ragionevole dalla propria casa".
Potete ben capire quindi che Riccardo Petrella, quale presidente del comitato mondiale per l’acqua nel 2003 affermasse tra l’altro “il diritto all’acqua è di fatto un diritto alla vita, perché ci sono nel mondo circa 1.680 milioni di persone che, secondo l'Organizzazione mondiale della sanità, non hanno accesso all'acqua potabile, con tutte le conseguenze immaginabili per la salute ed altre attività umane d'importanza vitale. Per chi è privo di questa risorsa fondamentale, il diritto alla vita non è garantito.” [L'intervento completo]
Le conseguenze della scarsità di acqua
In ogni caso, di fatto il concept è che sono necessarie ampie quantità di acqua che a contatto con zone calde evapora per rendere efficiente un sistema di questo tipo: quindi in generale un sistema di generazione energetica come questo appare perlomeno poco utilizzabile in zone con scarsa quantità di acqua nelle immediate vicinanze.
Ma come abbiamo visto in precedenza, non è che tutti gli abitanti di questo pianeta dispongano facilmente di acqua più o meno potabile: in primis perché essendo i corsi d’acqua una fonte economica di smaltimento di schifezze abbiamo per anni avuto dei simpatici personaggi che, applicando la logica per cui una cosa di tutti è sostanzialmente una cosa di nessuno, l’hanno utilizzata come se fosse propria.
Come? Beh, approvigionandosene per il consumo (vedi le varie fonti che ci rivendono la nostra acqua a prezzi esorbitanti) o usandola quale parte integrante di processi industriali (o per lavare le cisterne delle petroliere…)
Ergo, in ossequi alla legge per cui se metti un bicchiere di spazzatura un una cisterna di vino buono ottieni spazzatura (identicamente a quanto avviene se metti un bicchiere di vino buono in una cisterna di spazzatura) oggi abbiamo una serie di corsi d’acqua che, utilizzati per decenni per far sparire le varie schifezze a fine produzione (mi viene in mente il Lambro quale esempio emblematico, ma anche vari fiumi come la Dora riparia sono abbastanza simili anche se non così evidentemente inquinati) sono sostanzialmente piene di sostanze chimiche e pesticidi (utilizzati come se fossero la soluzione a tutti i mali dell’agricoltura, e spinti commercialmente da aziende come la Union Carbide negli anni 50-70) che hanno spremuto fatturati senza nessun riguardo al futuro).
Il risultato ? Lo vediamo di giorno in giorno: quello che nei disgustosi telegiornali a reti unificate viene descritto come il “dissesto idrogeologico” italiano (causato, aimè, non già da sciagure cosmiche ma dallo scriteriato utilizzo del territorio che non tiene più conto nemmeno delle aree alluvionali dei fiumi: e non appena qualche struttura crolla dopo una prevedibilissima piena di fiume i sindaci richiedono immediatamente lo stato di calamità…) comporta variazioni enormi dell’altezza di falda, che a Milano sommerge le strutture della metropolitana 3 e a Messina è inferiore ai 23 metri (sottoterra, ovviamente…).
Che dire degli agricoltori che oggi chiedono a gran voce la variazione dei livelli accettabili di nitrati nei terreni? Chi spiega loro che al di là dell’utile, ahimè, la falda sottostante si riempie di questi simpatici composti (causati dalle deiezioni animali, per la cronaca) che, come qualunque agente chimico, lentamente raggiungono livelli tossici?
Eh... beata ignoranza… oppure calcolo politico (da dove li prenderebbe i voti un movimento sostanzialmente secessionista come la Lega?)
Quindi, assodato il fatto che a causa della crescita delle attività umane, la disponibilità di acqua potabile per persona stia diminuendo, un saggio amministratore valuterebbe con attenzione quali stravolgimenti potrebbe causare una cementificazione indiscriminata del territorio e ne valuterebbe le implicazioni a lungo termine.
Del resto anche la UE ne segnala i rischi [Vedi articolo Repubblica] Ma il geniale nanetto, dando prova di sublime incompetenza, prima boccia l’accordo 20.20.20, poi ordina ai TG un completo silenzio a questo proposito, illuminando le nostre testoline solo (è successo ieri, giuro!) con la notizia secondo la quale Obama avrebbe indirizzato a lui solo una lettera in cui chiedeva di affrontare alcuni argomenti sulla crisi nel prossimo G20.
Peccato che la lettera fosse una comunicazione a tutti i governi che interverranno riguardo l’ordine del giorno, peraltro concordato con Bruxelles… Ma i nostri giornalisti leggono la stampa estera oppure no? E se non lo fanno (come appare evidente) perché devastarci gli zebedei con 13 minuti di servizio sul congresso del PDL? vabbè, transeat…
Riporto per comodità un bel pezzo sul diritto all’acqua pubblicato da Wikipedia:
“All’inizio del terzo millennio si calcolava che oltre un miliardo di persone non avesse accesso all’acqua potabile e che il 40% della popolazione mondiale non potesse permettersi il lusso dell'acqua dolce per una minima igiene.
La conseguenza è che oltre 2 milioni e duecentomila persone, in maggioranza bambini, sono morte nel 2000 per malattie legate alla scarsità di acqua pulita. Nel 2004 l'organizzazione umanitaria britannica "WaterAid" calcolò la morte di un bambino ogni 15 secondi per via di malattie facilmente prevenibili, contratte a causa della scarsità di acqua pulita. Nel 2006 si sono calcolate trentamila persone morte ogni giorno nel mondo per cause riconducibili alla mancanza d'acqua pulita.
Inoltre il World Water Development Report dell'UNESCO nel 2003 indica chiaramente che nei prossimi vent'anni la quantità d'acqua disponibile per ogni persona diminuirà del 30%. Per questo l'acqua è una risorsa strategica per molti Paesi.
La gestione pubblica del servizio idrico ha spesso incontrato difficoltà pratiche per una cronica tendenza a non fare necessari investimenti e a non eseguire le necessarie manutenzioni (ad esempio la ricerca delle perdite degli acquedotti e la loro riparazione); molti paesi hanno quindi affidato la gestione del servizio a grandi società private (come le francesi Vivendi Environment, Suez Lyonnaise des Eaux e Saur o la tedesca Rwe/Thames water).
Il finanziamento degli investimenti decisi contrattualmente fra governo e gestore è ottenuto in genere tramite considerevoli aumenti delle tariffe di vendita dell'acqua, che gli utenti hanno ritenuto sproporzionati e insostenibili, determinando una forte conflittualità fra la società civile e le compagnie private e spesso una vera e propria rivolta contro la privatizzazione delle risorse idriche e per rivendicare il diritto all'acqua come uno dei fondamentali diritti umani.
La trasformazione dell’acqua in merce è la strategia strenuamente perseguita da organismi sovranazionali come il WTO (World Trade Organization), la Banca mondiale e il Fondo Monetario Internazionale, che da tempo legano la concessione dei prestiti alla deregulation e alla privatizzazione dei servizi, tra cui anche la fornitura dell'acqua.
Durante il round di negoziati del WTO a Doha nel 2001 si parlò esplicitamente di eliminazione delle “barriere tariffarie e non tariffarie sui beni e servizi ambientali”, tra cui ovviamente rientra anche l’acqua. Alle risorse idriche come bene commerciabile fa esplicito riferimento anche il NAFTA (North American Free Trade Agreement).”
Alessandro Cariani
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