Il tempo si occuperò di chiarire che Guido Manusardi sarebbe diventato un mito dovunque, tranne che in Italia: nell'Itala del "tuca-tuca". Il pezzo proposto ricorda il jazz di McCoy Tyner (prima che questi lasciasse il jazz "main-stream" per rincoglionirsi, per alcuni anni, con l'insopportabile "free-Jazz". E ricorda, per fluidità d'invenzioni e d'esecuzione, il miglior Russ Freeman. Ma leggiamo cosa scrive di Manusardi [Wikipedia]:
"...agli inizi della sua carriera si sposta in Svizzera, Germania, Olanda, Danimarca e alla fine in Svezia dove risiede stabilmente per 5 anni. È a Stoccolma che Manusardi incontra Red Mitchell con il quale stabilisce un legame di profonda amicizia e collaborazione musicale. Nel 1967, in seguito ad un primo rientro in Italia, si sposta a Bucarest dove vive per 7 anni, quindi rientra definitivamente in Italia. Il suo album Live Recorded at the Lubiana Jazz Festival vince il Premio della critica discografica e nel 1977 il suo solo Delirium vince lo stesso premio e Manusardi viene indicato come Musicista dell'anno.
Nel 1978 viene invitato al Festival Jazz di Montreux. Guido Manusardi è il primo jazzman italiano ad essere invitato a questo Festival. Manusardi ha suonato e registrato con molti grandi jazzisti: Roy Eldridge, Art Farmer, Don Byas, Dexter Gordon, Johnny Griffin, Lee Konitz, Jimmy Cobb, Billy Higgins, Venuti, Kay Winding, Art Taylor, Petur Ostlund Island, Niels Pedersen... ma l'elenco sarebbe infinito.
Il 2000 è un anno importante per Guido Manusardi: viene invitato dal Direttore del MOCA – Museo d'arte contemporanea di Los Angeles – a suonare al museo con Billy Higgins e Trevor Ware. Guido Manusardi è uno dei pochissimi artisti italiani inclusi da Leonard Feather nella sua Jazz Encyclopaedia.
Nel brano proposto: Guido Manusardi al piano, Humberto Amesquita al trombone, Mattia Magatelli al doublebass, Gianni Cazzola alla batteria.
Nel brano proposto: Guido Manusardi al piano, Humberto Amesquita al trombone, Mattia Magatelli al doublebass, Gianni Cazzola alla batteria.
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