(di Andrea Fabozzi - Il Manifesto)
Il capo del governo Silvio Berlusconi sabato, per la prima volta da quando è «sceso in campo», celebrerà il 25 aprile. E lo farà ad Onna, il paese distrutto dal terremoto dell'Abruzzo (dove andrà anche il segretario del Pd Franceschini), luogo scelto perché teatro di una strage nazifascista nel 1944. Ma soprattutto perché ottimo palcoscenico per il premier che sta facendo del sisma del 6 aprile scorso un'occasione di campagna elettorale.
Il discorso di Giorgio Napolitano al teatro Regio di Torino può leggersi come una sorta di «benvenuto» al cavaliere, che finalmente non marca visita nel giorno della festa della Liberazione. Ma un benvenuto con una lunga serie di «istruzioni per l'uso» della democrazia parlamentare che proprio la Liberazione ha consegnato all'Italia. Napolitano ha citato Norberto Bobbio: «La denuncia dell'ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie». Dal giorno in cui ha (ri)messo piede a palazzo Chigi Silvio Berlusconi si lamenta invece della debolezza dei poteri dell'esecutivo. Non è così, dice il capo dello Stato, soprattutto quando il governo procede a colpi di decreti legge e voti di fiducia.
«Le principali istituzioni del liberalismo - ha detto Napolitano - sono irrinunciabili. Non costituiscono un bagaglio obsoleto crificabile sull'altare della governabilità in funzione di decisioni rapide, perentorie, definitive». E' un chiarissimo controcanto alle lamentazioni del cavaliere sulle «pastoie» parlamentari. Ed è sempre rivolto a Berlusconi il passaggio in cui il capo dello stato sottolinea come «la Costituzione repubblicana non è una specie di residuato bellico come da qualche parte si vorrebbe talvolta far intendere». Il cavaliere aveva parlato di una Costituzione «sovietica». Per questo, e per alcuni stop ai decreti del governo, il Quirinale si era trovato sotto l'attacco di palazzo Chigi. E a Torino il presidente della Repubblica ha sottolineato che le istituzioni di garanzia «non dovrebbero mai formare oggetto di attacchi politici e giudizi sprezzanti». Giù le mani dal Quirinale, dunque. Ma anche dalla Corte costituzionale che dopo la recente sentenza che ha cancellato un pezzo importante della legge sulla fecondazione assistita era finita nel mirino di tutto il centrodestra e anche di un paio di furiosi ministri.
Il discorso di Giorgio Napolitano al teatro Regio di Torino può leggersi come una sorta di «benvenuto» al cavaliere, che finalmente non marca visita nel giorno della festa della Liberazione. Ma un benvenuto con una lunga serie di «istruzioni per l'uso» della democrazia parlamentare che proprio la Liberazione ha consegnato all'Italia. Napolitano ha citato Norberto Bobbio: «La denuncia dell'ingovernabilità tende a suggerire soluzioni autoritarie». Dal giorno in cui ha (ri)messo piede a palazzo Chigi Silvio Berlusconi si lamenta invece della debolezza dei poteri dell'esecutivo. Non è così, dice il capo dello Stato, soprattutto quando il governo procede a colpi di decreti legge e voti di fiducia.
«Le principali istituzioni del liberalismo - ha detto Napolitano - sono irrinunciabili. Non costituiscono un bagaglio obsoleto crificabile sull'altare della governabilità in funzione di decisioni rapide, perentorie, definitive». E' un chiarissimo controcanto alle lamentazioni del cavaliere sulle «pastoie» parlamentari. Ed è sempre rivolto a Berlusconi il passaggio in cui il capo dello stato sottolinea come «la Costituzione repubblicana non è una specie di residuato bellico come da qualche parte si vorrebbe talvolta far intendere». Il cavaliere aveva parlato di una Costituzione «sovietica». Per questo, e per alcuni stop ai decreti del governo, il Quirinale si era trovato sotto l'attacco di palazzo Chigi. E a Torino il presidente della Repubblica ha sottolineato che le istituzioni di garanzia «non dovrebbero mai formare oggetto di attacchi politici e giudizi sprezzanti». Giù le mani dal Quirinale, dunque. Ma anche dalla Corte costituzionale che dopo la recente sentenza che ha cancellato un pezzo importante della legge sulla fecondazione assistita era finita nel mirino di tutto il centrodestra e anche di un paio di furiosi ministri.
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