Ammalati di Aids per trasfusioni infette. Da anni in attesa di un risarcimento. Ma ora un decreto del governo mette a rischio i loro diritti
[di Ilaria Venturi - l'Espresso]
Hanno bisogno di sangue e di emoderivati per vivere. Ma trasfusioni e medicinali "salvavita" li hanno uccisi. O costretti a vivere con una bomba a orologeria nel proprio corpo. Innescata da qualcun altro. Negli anni '80, a causa degli emoderivati, migliaia di emofilici sono stati infettati con i virus dell'epatite e dell'Hiv. Come Ivan. "Nel 1986 mi hanno comunicato che a causa degli emoderivati aveva contratto l'Aids. Dopo lunghe sofferenze, mio figlio ha chiuso gli occhi il 10 settembre 1991: aveva 25 anni", racconta la mamma. Che ancora attende giustizia.
Mentre a Napoli si celebra il processo "Plasma infetto" che vede alla sbarra per omicidio colposo anche Duilio Poggiolini, il re Mida della sanità, familiari e associazioni dei malati sono in subbuglio su un altro fronte. Quello dei risarcimenti da parte dello Stato. Dopo una prima transazione nel 2003, con circa 700 emofilici, si è arrivati a due leggi nel 2007, governo Prodi, che hanno previsto lo stanziamento di oltre 300 milioni per riconoscere un indennizzo, e chiudere le cause contro il ministero della Salute, non solo agli emofilici ma anche a talassemici, trapiantati, anemici ereditari ed emotrasfusi occasionali. Circa 5-6 mila persone in causa contro lo Stato. Le leggi rinviano a un decreto che ora è alla firma dei ministri Sacconi e Tremonti. Ma è sulla bozza che si è accesa la protesta. "Il testo così concepito penalizzerebbe o escluderebbe molti danneggiati", spiega l'avvocato Marco Calandrino. Una transazione nata per chiudere un immane contenzioso giudiziario rischia di riguardare solo pochi danneggiati. "Circa l'80 per cento potrebbe rimanere fuori. Un'occasione persa per fare giustizia", dice Gabriele Calizzani, presidente della Federazione delle associazioni di emofilici.
L'opposizione si è mossa con i parlamentari Pd Salvatore Vassallo e Donata Lenzi e un'interrogazione di Livia Turco. Ma anche nella maggioranza sono partite manovre a favore dei malati. Lucio Barani (Pdl), della commissione Affari sociali della Camera, ha incontrato le associazioni, e si parla di un interessamento del presidente Fini. E la promessa è che Sacconi non firmerà prima di aver incontrato le associazioni. "Ci incateneremo in piazza se sarà necessario", dice Fulvio, che vive in provincia di Vicenza. Tre fratelli in famiglia, emofilici, tutti infettati. "Ci siamo presi l'epatite per una trasfusione di sangue infetto. Mio fratello più grande è morto a 39 anni. È una roulette russa, potrebbe capitare anche a noi, viviamo ogni giorno con questa angoscia e con il vuoto, incolmabile, della sua morte. Se passerà il decreto senza modifiche non saremo risarciti per prescrizione". Altre clausole escluderebbero tante vittime, che invece reclamano un risarcimento per tutti. Per avere giustizia, per poter garantire un futuro ai famigliari. "Perché sarebbe il segnale di uno Stato che ammette di aver sbagliato", dice Fulvio. La mamma di Ivan ha scritto al ministro Sacconi: "Non crede che sia arrivato il momento di chiudere questo capitolo doloroso?". (per ora, una risposta non c'è, oppure noi non la conosciamo. NdR)
Imputato: Big Pharma
Nei primi anni '80 raccoglievano plasma nelle carceri americane, lungo il confine con il Messico, nei ghetti urbani di San Francisco da persone affette da Hiv e da epatite C per produrre i farmaci salvavita per gli emofilici, commercializzati in tutto il mondo. Così hanno contagiato migliaia di persone. Di qui la causa, in corso da giugno 2003, contro quattro colossi farmaceutici americani. È la maggiore azione collettiva per numero di italiani coinvolti in azioni risarcitorie negli Usa: 486 emofilici, tra i quasi 3 mila di 25 paesi in causa. "Le industrie farmaceutiche sapevano che il plasma che utilizzavano per produrre i farmaci salvavita per gli emofilici era ad altissimo rischio perché andavano a cercarlo nei luoghi più a buon mercato come le prigioni", spiega l'avvocato Stefano Bertone, dello studio legale Ambrosio&Commodo di Torino. Nel 2007 e 2008 il Tribunale federale di Chicago ha escluso gli emofilici di nazionalità inglese, argentina e israeliana. "Gli italiani per ora proseguono". A colpi di perizie e testimonianze.
Hanno bisogno di sangue e di emoderivati per vivere. Ma trasfusioni e medicinali "salvavita" li hanno uccisi. O costretti a vivere con una bomba a orologeria nel proprio corpo. Innescata da qualcun altro. Negli anni '80, a causa degli emoderivati, migliaia di emofilici sono stati infettati con i virus dell'epatite e dell'Hiv. Come Ivan. "Nel 1986 mi hanno comunicato che a causa degli emoderivati aveva contratto l'Aids. Dopo lunghe sofferenze, mio figlio ha chiuso gli occhi il 10 settembre 1991: aveva 25 anni", racconta la mamma. Che ancora attende giustizia.
Mentre a Napoli si celebra il processo "Plasma infetto" che vede alla sbarra per omicidio colposo anche Duilio Poggiolini, il re Mida della sanità, familiari e associazioni dei malati sono in subbuglio su un altro fronte. Quello dei risarcimenti da parte dello Stato. Dopo una prima transazione nel 2003, con circa 700 emofilici, si è arrivati a due leggi nel 2007, governo Prodi, che hanno previsto lo stanziamento di oltre 300 milioni per riconoscere un indennizzo, e chiudere le cause contro il ministero della Salute, non solo agli emofilici ma anche a talassemici, trapiantati, anemici ereditari ed emotrasfusi occasionali. Circa 5-6 mila persone in causa contro lo Stato. Le leggi rinviano a un decreto che ora è alla firma dei ministri Sacconi e Tremonti. Ma è sulla bozza che si è accesa la protesta. "Il testo così concepito penalizzerebbe o escluderebbe molti danneggiati", spiega l'avvocato Marco Calandrino. Una transazione nata per chiudere un immane contenzioso giudiziario rischia di riguardare solo pochi danneggiati. "Circa l'80 per cento potrebbe rimanere fuori. Un'occasione persa per fare giustizia", dice Gabriele Calizzani, presidente della Federazione delle associazioni di emofilici.
L'opposizione si è mossa con i parlamentari Pd Salvatore Vassallo e Donata Lenzi e un'interrogazione di Livia Turco. Ma anche nella maggioranza sono partite manovre a favore dei malati. Lucio Barani (Pdl), della commissione Affari sociali della Camera, ha incontrato le associazioni, e si parla di un interessamento del presidente Fini. E la promessa è che Sacconi non firmerà prima di aver incontrato le associazioni. "Ci incateneremo in piazza se sarà necessario", dice Fulvio, che vive in provincia di Vicenza. Tre fratelli in famiglia, emofilici, tutti infettati. "Ci siamo presi l'epatite per una trasfusione di sangue infetto. Mio fratello più grande è morto a 39 anni. È una roulette russa, potrebbe capitare anche a noi, viviamo ogni giorno con questa angoscia e con il vuoto, incolmabile, della sua morte. Se passerà il decreto senza modifiche non saremo risarciti per prescrizione". Altre clausole escluderebbero tante vittime, che invece reclamano un risarcimento per tutti. Per avere giustizia, per poter garantire un futuro ai famigliari. "Perché sarebbe il segnale di uno Stato che ammette di aver sbagliato", dice Fulvio. La mamma di Ivan ha scritto al ministro Sacconi: "Non crede che sia arrivato il momento di chiudere questo capitolo doloroso?". (per ora, una risposta non c'è, oppure noi non la conosciamo. NdR)
Imputato: Big Pharma
Nei primi anni '80 raccoglievano plasma nelle carceri americane, lungo il confine con il Messico, nei ghetti urbani di San Francisco da persone affette da Hiv e da epatite C per produrre i farmaci salvavita per gli emofilici, commercializzati in tutto il mondo. Così hanno contagiato migliaia di persone. Di qui la causa, in corso da giugno 2003, contro quattro colossi farmaceutici americani. È la maggiore azione collettiva per numero di italiani coinvolti in azioni risarcitorie negli Usa: 486 emofilici, tra i quasi 3 mila di 25 paesi in causa. "Le industrie farmaceutiche sapevano che il plasma che utilizzavano per produrre i farmaci salvavita per gli emofilici era ad altissimo rischio perché andavano a cercarlo nei luoghi più a buon mercato come le prigioni", spiega l'avvocato Stefano Bertone, dello studio legale Ambrosio&Commodo di Torino. Nel 2007 e 2008 il Tribunale federale di Chicago ha escluso gli emofilici di nazionalità inglese, argentina e israeliana. "Gli italiani per ora proseguono". A colpi di perizie e testimonianze.
_________________________________________________________________________________
Quando a pensar male si fa peccato, ma spesso si indovina.
All'epoca dell'"accanimento legislativo di Maurizio Sacconi contro la morte civile di Eluana Englaro, e delle sue minacce di stampo non propriamente civile contro le cliniche che avessero accettato di accompagnare Eluana nell'ultima fase della sua triste esistenza vegetativa, in molti ci siamo chiesti come fosse possibile... Sacconi era arrivato a minacciare esplicitamente queste cliniche di toglier loro le convenzioni col SSN, in caso di disobbedienza ai suoi desiderata. Noi crediamo che fra questo comportamento, e l'intimidazione, il confine sia molto, ma molto labile.
Ma come, Sacconi??? il craxiano di ferro, laico per definizione, accovacciato sotto le sottane maleodoranti di vescovoni alla Ruini, alla Fisichella, alla Bagnasco, alla Bertone? Poi a qualcuno è venuto in mente che nei casi Englaro le povere Eluana di turno producono un "fatturato" giornaliero, per il loro ricovero e la loro conservazione in stato vegetativo, di circa 1.500 €, spesso a favore di strutture private, convenzionate con le regioni. Insomma, anche a voler essere esagerati, e a stimare in 300 € le spese vive di mantenimento di questi poveri vegetali, c'è sempre un bel margine di utile, per le cliniche... 1.200 € al giorno, pari a 438.000 € all'anno, pari a 870 milioni "del vecchio conio" all'anno. Insomma, una Eluana, in 17 anni, ha "reso" ai signori delle cliniche non meno di 15 miliardi di lire, a valore corrente. Degli altri 300 € al giorno, molti finivano in farmaci che andavano assunti tutti i giorni di tutti i mesi di tutti i 17 anni. Insomma, Eluana è stata una benedizione del Signore, come altri 2.500 disgraziati che vivono la stessa tragedia. Delle vere e proprie miniere d'oro per cliniche e case farmaceutiche.
Per diventare sospettosi (e quindi peccatori) sarebbe sufficiente pensare che le regioni, alle quali sono demandate le decisioni circa le convenzioni, sono quasi tutte in mano al centro-destra. Ma ad accrescere la nostra sospettosità, c'è l'aggravante di sapere che la signora Enrica Giorgetti in Sacconi è il Direttore Generale di Confindustria. Nè al saccone marito, né alla saccona moglie, è venuto in mente che uno dei due, in "quel ramo d'attività", fosse di troppo. Il marito fa il ministro della salute e le leggi relative, e le aziende della moglie, in funzione delle decisioni prese, guadagnano o perdono.
Per carità... I coniugi Sacconi saranno, senza ombra di dubbio, le persone più integerrime del mondo. Ma a noi, che siamo fatti all'antica, questa situazione fa alquanto schifo. Esattamente come ci fa alquanto schifo l'idea che il padrone in proprio di metà dell'etere sia poi padrone per via politica dell'altra metà. Ed esattamente come ci faceva schifo l'idea che tal Lunardi potesse commissionare i buchi della TAV alla sua azienda (pardon... all'azienda dei figlioli).
Ora, questi dubbi ci attanagliano di nuovo. Possibile che sia il signor Sacconi in Giorgetti a decidere per un decreto-legge che libererebbe di colpo quelle aziende, dalle quali la signora Giorgetti in Sacconi prende il lauto stipendio, dall'obbligo di risarcire migliaia di persone infettate nella peggiore delle ipotesi per dolo, e nella migliore delle ipotesi per insipienza? No! Non è possibile! Vedrete che il signor Sacconi in Giorgetti avrà una botta di vergogna, e capirà che fare un decreto su una materia che balla per l'aere da circa trent'anni, che sarebbe un enorme regalo alla signora Giorgetti in Sacconi (pardon... volevo dire alle aziende da lei rappresentate), sarebbe cosa altamente - ancorchè ingiustamente - sospetta. Non foss'altro che per le non evidentissime carateristiche di "necessità ed urgenza", che la nostra Costituzione richiede che i decreti-legge abbiano. Vedrete. Fra qualche mese, scopriremo di aver ingiustamente dubitato sia di Sacconi in Giorgetti, sia di Giorgetti in Sacconi, e chiederemo scusa ad entrambi. Però, nel frattempo...
...fra moglie e marito, mettiamoci il dito...
SOCIAL
Follow @Tafanus