(Corsera del 24 Maggio 2005)
Il 24 maggio 1915, l'Italia entrava in guerra contro gli Imperi Centrali, gettandosi nella Prima Guerra Mondiale, dieci mesi dopo l'inizio delle ostilità in Europa. Era un lunedì. Alle 3:30, precedute dai tiri degli obici, le truppe italiane oltrepassarono il confine italo-austriaco, puntando verso le «terre irredente» del Trentino, del Friuli, della Venezia Giulia [...] L'Italia entrò in guerra divisa tra interventisti e neutralisti, dopo un disinvolto cambio di alleanze, dalla Triplice all'Intesa. Sulle sponde del Piave e dell'Isonzo, nelle trincee del Carso e della Bainsizza, di Asiago e di Passo Buole, di Caporetto e di Vittorio Veneto lasciò 700 mila morti.
Dalla guerra ottenne Trento e Trieste, ma ne uscì prostrata, lacerata da una profonda crisi politica, sociale ed economica, che la portò in breve al Fascismo [...] La Prima Guerra Mondiale fu un enorme massacro: coinvolse 27 paesi, costò 10 milioni di morti, 20 milioni di feriti, enormi distruzioni [...] Fu l'inizio del declino della vecchia Europa e sancì l'ingresso sulla scena mondiale, come grande potenza militare ed economica, degli Stati Uniti, intervenuti nel 1917 a salvare le sorti dell'Intesa. Si portò dietro un'epidemia - la «spagnola» - che tra 1918 e il 1919 provocò più morti della guerra; un'inflazione e una recessione che culminarono nella Grande Crisi del 1929; un'eredità di odi, frustrazioni e rivalità nazionali che nell'arco di due decenni sfociarono fatalmente nel secondo conflitto mondiale [...]
In Italia, contro l'entrata in guerra furono i cattolici, i socialisti, i giolittiani. Per la guerra furono il governo Salandra, i liberali, i nazionalisti. Interventista fu Gabriele D'Annunzio, interprete a modo suo del «superuomo» di Nietzsche. Interventista fu Filippo Tommaso Marinetti, che nel «Manifesto del futurismo» aveva proclamato la guerra «sola igiene del mondo». Da neutralista in interventista si trasformò repentinamente il socialista Benito Mussolini, che lasciò la direzione dell'«Avanti!» per fondare l'ultranazionalista «Popolo d'Italia» e fu espulso dal Psi[...]
Manifesto del futurismo
"Le Figarò" 20 Febbraio 1909
1- Noi vogliamo cantare l'amor del pericolo,
l'abitudine all'energia e alla temerità.
2- Il coraggio, l'audacia, la ribellione,
saranno elementi essenziali della nostra poesia.
3- La letteratura esaltò fino ad oggi
l'immobilità penosa, l'estasi ed il sonno. Noi vogliamo esaltare il movimento
aggressivo, l'insonnia febbrile, il passo di corsa, il salto mortale, lo
schiaffo ed il pugno.
4- Noi affermiamo che la magnificenza del
mondo si è arricchita di una bellezza nuova: la bellezza della
velocità.
5- Noi vogliamo inneggiare all'uomo che tiene
il volante, la cui asta attraversa la Terra, lanciata a corsa, essa pure, sul
circuito della sua orbita.
6- Bisogna che il poeta si prodichi con
ardore, sfarzo e magnificenza, per aumentare l'entusiastico fervore degli
elementi primordiali.
7- Non vi è più bellezza se non nella lotta.
Nessuna opera che non abbia un carattere aggressivo può essere un
capolavoro.
8- Noi siamo sul patrimonio estremo dei
secoli! poiché abbiamo già creata l'eterna velocità
onnipresente.
9- Noi vogliamo glorificare la guerra - sola
igiene del mondo - il militarismo, il patriottismo, il gesto
distruttore.
10- Noi vogliamo distruggere i musei, le
biblioteche, le accademie d'ogni specie e combattere contro il moralismo, il
femminismo e contro ogni viltà opportunistica o utilitaria.
11- Noi canteremo le locomotive dall'ampio petto, il volo scivolante degli areoplani. E' dall'Italia che lanciamo questo manifesto di violenza travolgente e incendiaria col quale fondiamo oggi il Futurismo.
Queste le parole con cui Filippo Tommaso Marinetti fonda il 20 Febbraio 1909 a Parigi il manifesto futurista.
In questo "Manifesto", pubblicato 100 anni fa in Francia, sul Figaro, in francese (forse Marinetti si vergognava di farlo in Italia?) c'è molto del pensiero guerrafondaio che non genererà certo da solo la Grande Guerra, ma fornirà a molte menti malate, da D'Annunzio a Mussolini, una sorta di supporto ideologico per l'interventismo.
Chi può, visiti la mostra dedicata al futurismo, allestita al Palazzo Reale di Milano. Merita, perchè fa capire come sotto il "logo" del futurismo siano stati abisivamente inseriti talenti come Depero, che col pennello dipinge favole, o come Carrà, che abbandona presto l'angusta etichetta del "futurismo" in senso stretto, per passare alla pittura metafisica. Oggi, se rinascesse un Marinetti (ma forse qualche Marinetti da ridere l'abbiamo...) lo rinchiuderebbero subito alla neurodeliri.
Marinetti, che non disdegnava di fare propri autoritratti a bordo di sfreccianti motociclette, e che esaltava l'auto come quintessenza del dinamismo e della velocità, la prima volta che si mise alla guida di un'auto finì in un fosso. Poco dopo, in un baratro sarebbe finita l'Italia.
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