Pochi si ricordano persino della sua esistenza. Borsa Nazionale, Borse Regionali, Centri Pubblici per l'Impiego... Che efficienza! Da un articolo di questa settimana sull'Espresso, di Emiliano Fittipaldi, e da una ricerca da noi effettuata sul portale di questo baraccone, apprendiamo cose interessantissime... Intanto che questi Centri, sparsi sul territorio senza nessuna logica e proporzionalità apparente fra esigenze dell'incontro fra domanda e offerta, sono ben 536, e che certamente, per cominciare, una certa occupazione l'hanno già creata: gli oltre 12.000 impiegati che alimentano questi centri. Il conto è presto fatto; ogni centro ha impiegato 22 persone. Ma quanti posti ha creato? Qui dobbiamo fare qualche stima, spulciando, con estrema pazienza, nel "portale" della baracca. Il portale di [Borsalavoro].
Avvertiamo subito che ci si deve accontentare, perchè il portale è stato aggiornato per l'ultima volta il 17 dicembre 2007. In altri termini, da 17 mesi il portale dorme indisturbato, senza che nessuno sia così sgarbato da disturbarne il profondo letargo. Scrive l'Espresso:
Avvertiamo subito che ci si deve accontentare, perchè il portale è stato aggiornato per l'ultima volta il 17 dicembre 2007. In altri termini, da 17 mesi il portale dorme indisturbato, senza che nessuno sia così sgarbato da disturbarne il profondo letargo. Scrive l'Espresso:
"... un sistema informatico dal nome pomposo che dovrebbe mettere in relazione chi è alla ricerca di un posto con le imprese che lo offrono. Un organismo considerato fondamentale dal vecchio governo Berlusconi, che lo inserì nell'articolo 2 del decreto attuativo della legge Biagi. Peccato che il servizio, ideato sei anni fa, non abbia mai funzionato decentemente. Nonostante i costi mostruosi per farlo partire: per il portale nazionale sono stati spesi 3,6 milioni di euro, per quelli regionali circa una quarantina, tra soldi statali e fondi europei. Denaro bruciato, visto che i milioni di disoccupati che tentano la fortuna nella Borsa voluta dall'ex ministro al Welfare Roberto Maroni, dopo essere entrati nel sito di "borsalavoro", restano con l'amaro in bocca. Il sito è aggiornato al lontano 17 dicembre 2007, quando a fronte di 4 mila annunci pubblicati dalle aziende, di cui il 75 per cento localizzati in Lombardia, c'erano 180 mila candidati. I numeri sono vecchi, ma il rapporto tra domande e proposte è deprimente: in Toscana venivano messi in palio la miseria di tre contratti, in Basilicata due e in Sardegna solo uno.
Oggi la bacheca nazionale non esiste più, dal portale ci si può collegare solo alle Borse regionali. Quella dell'Abruzzo propone un tirocinio full time a Pescara. Stop, nessun'altra inserzione. Quella della Basilicata zero di zero, nonostante qualche mese fa la Regione plaudiva al network capace di "mettere a disposizione di tutti i protagonisti del mondo del lavoro una serie di servizi e opportunità per incontrarsi. I numeri lo testimoniano". In Calabria un anno e mezzo fa si è tenuto addirittura un seminario sul tema, che elencava i risultati record della Borsa regionale: 68 punti d'iscrizione aperti sul territorio con l'assistenza della società del ministero Italia Lavoro, partecipazione di tre università e 60 scuole. Ad aprile risulta l'annuncio di una sola azienda, la Euroidee srl, che offre 12 posti, tutti nella cittadina di Corigliano Calabro. Il portale siciliano propone invece cinque assunzioni con contratti da lavoratore autonomo, quello della Sardegna non si apre. Sulla Borsa del Molise non ci sono annunci, ma solo link di altri siti specializzati. In Campania niente da registrare, tranne che la società Lavoro.doc sta "ricercando per una seria famiglia di Avellino una colf-governante che, con serietà e coscienziosita, si dovrà occupare della cura della casa, del giardino, del guardaroba, delle pulizie, della cucina. Richiesta esperienza presso distinte famiglie, oltre a senso organizzativo e pazienza".
La Borsa delle Marche "è in corso di aggiornamento e al momento non è utilizzabile", quella della Puglia pubblica un unico annuncio per un capocantiere a Bari, il sistema laziale non dà cenni di vita. Persino il Friuli-Venezia Giulia non regala conforto ai (per fortuna ancora pochi) disoccupati di Udine e Pordenone: "La Borsa lavoro", si legge on line, "è temporaneamente sospesa..."
Vi risparmiamo le minchiate che il governo porta a giustificazione di questo fiasco epocale: alcune surrettizie, altre prevedibili. Da tutti, tranne che da Maroni & Berlusconi. Ma quanti "oni" ci sono, in questo governo...
Ma approfondiamo i numeri di questo disastro epocale. In media ognuno dei 12.000 lavoratori che ha "trovato un posto" (e cioè gli impiegati del baraccone) percepisce un "lordo di 35.000 € l'anno, quindi con un costo di 50.000 € per lo stato, per la retribuzione differita, e gli oneri previdenziali. 600 milioni l'anno, 3.600 milioni in 6 anni, più 50 milioni per il portale; mettiamoci (costo stimato) 1200 milioni in sei anni per le quasi 600 sedi, bollette e costi di funzionamento (ci siamo tenuti molto bassi), ed arriviamo ad un totale (stima per difetto) di quasi 5000 milioni di € in 6 anni. Insomma, ognuno dei 12.000 dipendenti fra stipendi lordi e differiti, costo degli uffici e del portale, ed esclusi costi per viaggi, seminari eccetera, è costato 413 milioni in 6 anni.
Ma quanto hanno "reso"? Intendiamo agli altri, non a se stessi, questi impiegati? Nessuno lo sa... l'ultima volta che il portale è stato "apribile", c'erano depositate 180.000 domande di lavoro, e circa 4.000 offerte, che raramente si incrociavano. Ci sorprenderebbe leggere che nei tre anni di finto funzionamento da questi centri siano stati trovati 12.000 posti di lavoro, e cioè un numero pari a quello degli impiegati. In altri termini, questa fantastica trovata dell'ex Ministro del "Welfare" (come suona bene!) Roberto Maroni, avrebbe prodotto 12.000 assunzioni, quasi sempre "flessibili", al modico costo unitario di oltre 800 milioni del "vecchio conio" per ogni posto. Fantastico, vero?
Ma qui siamo al pollo di Trilussa, perchè parliamo di medie. Ma poichè il 75% dei posti offerti dalle aziende (e presumibilmente il 75% dei posti assegnati) proviene dalla sola Lombardia, che conta meno del 10% della popolazione nazionale, dobbiamo dedurre che nel resto d'Italia circa 460 Centri per il Lavoro, che occupano circa 10.000 impiegati, hanno fatto trovare lavoro a circa 1200 persone. un successone. Il "collocamento al lavoro di ognuno di questi fortunati lavoratori è costato grosso modo 350 milioni di €.
Ma approfondiamo i numeri di questo disastro epocale. In media ognuno dei 12.000 lavoratori che ha "trovato un posto" (e cioè gli impiegati del baraccone) percepisce un "lordo di 35.000 € l'anno, quindi con un costo di 50.000 € per lo stato, per la retribuzione differita, e gli oneri previdenziali. 600 milioni l'anno, 3.600 milioni in 6 anni, più 50 milioni per il portale; mettiamoci (costo stimato) 1200 milioni in sei anni per le quasi 600 sedi, bollette e costi di funzionamento (ci siamo tenuti molto bassi), ed arriviamo ad un totale (stima per difetto) di quasi 5000 milioni di € in 6 anni. Insomma, ognuno dei 12.000 dipendenti fra stipendi lordi e differiti, costo degli uffici e del portale, ed esclusi costi per viaggi, seminari eccetera, è costato 413 milioni in 6 anni.
Ma quanto hanno "reso"? Intendiamo agli altri, non a se stessi, questi impiegati? Nessuno lo sa... l'ultima volta che il portale è stato "apribile", c'erano depositate 180.000 domande di lavoro, e circa 4.000 offerte, che raramente si incrociavano. Ci sorprenderebbe leggere che nei tre anni di finto funzionamento da questi centri siano stati trovati 12.000 posti di lavoro, e cioè un numero pari a quello degli impiegati. In altri termini, questa fantastica trovata dell'ex Ministro del "Welfare" (come suona bene!) Roberto Maroni, avrebbe prodotto 12.000 assunzioni, quasi sempre "flessibili", al modico costo unitario di oltre 800 milioni del "vecchio conio" per ogni posto. Fantastico, vero?
Ma qui siamo al pollo di Trilussa, perchè parliamo di medie. Ma poichè il 75% dei posti offerti dalle aziende (e presumibilmente il 75% dei posti assegnati) proviene dalla sola Lombardia, che conta meno del 10% della popolazione nazionale, dobbiamo dedurre che nel resto d'Italia circa 460 Centri per il Lavoro, che occupano circa 10.000 impiegati, hanno fatto trovare lavoro a circa 1200 persone. un successone. Il "collocamento al lavoro di ognuno di questi fortunati lavoratori è costato grosso modo 350 milioni di €.
Questo succede quando si sceglie un "tastierista " e "secondo tamburello" a fare il Ministro. D'altronde, non è che come Ministro degli Interni stia fornendo performances migliori... l'ultima prova è l'ammenda stabilita dal decreto sicurezza, fortemente voluto dal tastierista - tamburellista, che fissa un'ammenda da 5.000 a 10.000 € per il "reato" di immigrazione clandestina. E un clandestino dove cazzo li prende, 10.000 euri? Vuol fire che Maroni gli farà pignorare i cartoni e il materasso. E' un uomo pieno di risorse, il Maroni.
Infine, leggendo le poche statistiche esistenti, apprendiamo che "...chi ha trovato lavoro con i servizi pubblici guadagna e lavora meno di chi ha usato un altro canale: in media il reddito annuo arriva appena a 16.470 euro lordi..." Meno di 14.000 € netti, a occhio. Se ad ognuno di questi disgraziati, oltretutto quasi sempre precari, avessero REGALATO i 350.000 € che sono serviti per selezionarli, e glieli avessero vincolati in BTP, avrebbero assicurato loro lo stesso reddito vita natural durante, senza l'impaccio del lavoro. E senza la certezza che questi, nel giro di mesi o di un anno o due, saranno nuovamente col culo per terra. Grande, Maroni!
Continua l'inchiesta d Emiliano Fittipaldi: "...se il presente è fosco, il futuro dei Cpi potrebbe essere ancora più grigio: tra sei anni il sistema, oggi finanziato anche dalla Ue, peserà unicamente su fondi nazionali. E le performance mediocri rischieranno, se possibile, di peggiorare ancora [...] a volte si finisce nel paradosso: come a Pescara, dove una sessantina di dipendenti dei centri provinciali stanno cercando lavoro innanzitutto per loro stessi: sono precari storici a cui sta per scadere il contratto a tempo determinato..."
Tafanus
Continua l'inchiesta d Emiliano Fittipaldi: "...se il presente è fosco, il futuro dei Cpi potrebbe essere ancora più grigio: tra sei anni il sistema, oggi finanziato anche dalla Ue, peserà unicamente su fondi nazionali. E le performance mediocri rischieranno, se possibile, di peggiorare ancora [...] a volte si finisce nel paradosso: come a Pescara, dove una sessantina di dipendenti dei centri provinciali stanno cercando lavoro innanzitutto per loro stessi: sono precari storici a cui sta per scadere il contratto a tempo determinato..."
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