C'è molta confusione sotto il cielo, e nella nostra testa. Eppure di questi referenda è ora (e forse è persino tardi) che iniziamo a parlare. La vulgata che è circolata fino a qualche settimana fa voleva che la legge - porcata, depurata dalle parti che i referenda cancellerebbero, sarebbe una specie di toccasana contro il porcellum. Senonchè, le peggiori porcate del porcellum risulterebbero o immutate, o rafforzate.
Tanto per cominciare, non è affatto vero che verrebbe reintrodotto il voto di preferenza. Ma la cosa peggiore è che il premio di maggioranza - che darebbe al vincitore il 55% dei parlamentari, non verrebbe più assegnato alla coalizione vincente (le coalizioni sarebbero vietate), ma al partito che conquista la maggioranza RELATIVA. Questo significa che le il PdL dovesse prendere il 35% ed il PD il 34%, il PdL prenderebbe il 55% dei parlamentari, ed il resto (45%) andrebbe diviso presumibilmente fra PD, Lega, IdV, forse UDC. Fine della trasmissione, e fine della Democrazia. L'idea che i fascisti di AN e i fascisti di Forza Italia possano occupare, da soli, il Parlamento, è di quelle che dovrebbero togliere il sonno. Senonché, notiamo con raccapriccio che il PD ha deciso (almeno nei suoi organismi dirigenti) di correre allegramente verso il baratro, aderendo al referendum, e schierandosi per il si. Il Partito del Libertino ringrazia sentitamente, e si appresta a governare "finché morte non sopraggiunga".
Tanto per introdurre il tema, ripartiamo da un articolo dell'amico Marco Ottanelli, di Democrazia&Legalità, pubblicato anche sul Tafanus per sua gentile concessione: [Cosa non fanno i referenda Guzzetta]
Poi, per par condicio (e per completezza d'informazione) diamo uno sguardo al sito - e alle ragioni - del [Comitato Referendario] presieduto dal Prof. Giovanni Guzzetta (provenienza FUCI - absit iniuria verbis).
Leggere i nomi dei componenti del comitato è una esperienza che lascia senza respiro, e sembra di perdere il senso dell'equilibrio, come per una nuova forma di labirintite. Come è potuto accadere che una idea di stravolgimento della democrazia abbia potuto accomunare nomi come Alemanno e Barbera, Segni e Alfano, Bassolino e Brunetta, la Bresso e Calderisi, Berselli e Capezzone, Chiamparino e Oscar Giannino, Piero Marzotto e Gianni Cuperlo, Cacciari e Martino, Gad Lerner e Gianfranco Micciché, Panebianco e Penati, Teresa Petrangolini e la Poli Bortone, Claudia Mancina e Gustavo Selva, la Chiaromonte con Quagliariello, Diego Masi con Ermete Realacci, Marco Taradash con la Melandri...
Se fossimo in un paese normale, questa ammucchiata la si potrebbe definire come un tentativo di alto profilo di accordo fra diversi. Ma non siamo in un paese normale. Siamo in un paese nel quale la destra ha fatto la legge porcata a pochi mesi dalle elezioni, cambiando le regole del gioco a metà del secondo tempo, sulla base non già di logiche di lungo respiro, ma sulla base dei sondaggi del giorno prima. Forse i nostri politici, che volano così alto, non hanno ben letto la lista dei passeggeri. Che cazzo ci facciamo, noi, con Daniele Capezzone e Gustavo Selva?
Ora, è chiaro che qualcuno sta sbagliando i conti. In linea di principio, perchè non esiste al mondo un paese nel quale, in teoria, col 25% dei voti si potrebbe avere in mano il 55% del Parlamento. E li sta sbagliando nel merito spicciolo, perchè sappiamo bene che, allo stato, il PdL è avanti al PD di non meno di 10 punti. Se questo referendum raggiungesse il quorum, e vincesse il si, consegneremmo per vent'anni l'Italia ad "un'aula sorda e grigia" (Benito Mussolini - 16 Gennaio 1922), In confronto a questa possibile evenienza, dobbiamo rimpiangere con struggente nostalgia la "legge-truffa" tentata nel '53 dalla Democrazia Cristiana.
Le ragioni del SI potete trovarle sul già linkato sito dei referendari. Inoltre, con l'avvicinarsi della data fatale, ce le serviranno a pranzo e a cena le TV private e pubbliche, con scarso o nessun contraddittorio. Per quanto concerne le ragioni del No, queste saranno veicolate con mezzi molto più modesti: pochi giornali, spezzoni di RaiTre, una parte della rete (per quello che vale). Il problema è che questa volta l'unico modo per vincere è far fallire il quorum, perchè se il quorum sarà raggiunto, il PdL compatto, più una larga maggioranza del PD, più gran parte dell'IdV, saranno sufficienti a far vincere il si, e a consegnare il paese per vent'anni al nuovo fascismo.
Sui numeri, nelle prossime puntate, in corso d'opera, aggiorneremo valutazioni e decisioni (le nostre, a puro titolo personale). Ma intanto, mentre i due maggiori partiti (uno solo dei quali vincerà la lotteria) spiegheranno ad abundantiam le loro ragioni, noi iniziamo a dar voce a coloro che non andranno in TV con un "Porta a Porta" dedicato.
Iniziamo con un articolo di Pancho Pardi, che ci piaceva molto quando era schierato con l'Ulivo di Prodi, molto poco quando è salito acriticamente sul carro del grillismo, così e così ora che è salito su quello di Di Pietro. Speriamo che si stabilizzi, ma nel frattempo, a prescindere dalle ondivaghe appartenenze, abbiamo apprezzato e condiviso queste sue considerazioni, col le quali iniziamo ad illustrare le ragioni della lotta contro "questi"referenda. Vedi [l'articolo di Pancho Pardi sul Riformista]:
"...pare che molti nel centrosinistra siano orientati a votare Sì nel referendum Guzzetta. Spero che cambino idea. Non c’è una sola ragione al mondo per votare in quel senso. Il quesito del referendum è stato rappresentato come un tentativo di eliminare gli effetti negativi della legge Calderoli. Non è affatto vero. Se accolto produrrebbe un secco peggioramento della legge: il passaggio automatico da un bipolarismo coatto a un bipartitismo coatto. E non solo: la lista di partito che prende più voti ottiene la maggioranza assoluta dei seggi.
C’è chi ripete che una riforma non deve essere giudicata in base alla contingenza ma per i suoi effetti di sistema. L’assunto può avere senso in una democrazia normale, ma in Italia non c’è una democrazia normale. Non si capisce perché si dovrebbe giudicare la soluzione Guzzetta trascurando le sue conseguenze nei prossimi dieci o venti anni. Dopo ciò che accadrà in questo periodo gli effetti di sistema della legge uscita dal referendum avrebbero l’efficacia di una medicina sul corpo del morto. Perché?
Perché nelle condizioni date oggi in Italia, il successo del Sì ha un solo significato: la vittoria definitiva di Berlusconi. Se passa il Sì potrà sostenere che si deve andare a elezioni anticipate con la nuova legge elettorale. Il PdL vincerà e otterrà una maggioranza schiacciante che gli permetterà di fare ciò che vuole. D’Alema e molti altri sostengono che se vince il Sì sarà necessario scrivere una nuova legge elettorale. L’ipotesi è già stata smentita dal PdL: la legge cambiata dal Sì sarà immediatamente applicabile e applicata.
La Lega ha capito benissimo che così perderà ogni potere di condizionamento sul centrodestra e che il PdL potrà governare da solo. Perciò si oppone con decisione. E se davvero Berlusconi fosse intenzionato a far votare Sì, la Lega non avrebbe forse altra scelta che far cadere il governo prima del referendum. Che lo faccia o no dipenderà dalla sua volontà. Ma in ogni caso nelle sue file l’allarme è suonato.
Non si capisce invece perché i partiti del centrosinistra dovrebbero scegliere un voto che li avvia a un sereno suicidio. Il PD può accampare il motivo di aver da tempo sostenuto la validità di una soluzione molto bipolare. Ma a questo punto dovrebbe essersi reso conto che la scelta “coraggiosa” di andare da solo lo fa passare solo da una sconfitta all’altra. Da parte sua IdV può giustificare la scelta del Sì solo perché aveva raccolto le firme per il referendum. Ma oggi è assai più chiaro di allora che la soluzione Guzzetta è un netto peggioramento della legge Calderoli, (...detto da uno come Pancho Pardi, che milita, pro-tempore, nell'IdV, non è male... NdR) Dunque perché insistere? E poi la coerenza verso una scelta infelice e ormai superata vale molto di meno della coerenza dovuta alla propria vocazione: sì alla democrazia pluralistica, no al potere unico.
In ogni caso PD e IdV devono confrontarsi con un futuro già segnato. Se vincerà il Sì, dopo elezioni anticipate Berlusconi avrà da solo il pieno possesso del Parlamento. Cambierà la Costituzione e la Corte Costituzionale. Diventerà presidente della repubblica con accresciuti poteri. Le assemblee elettive, che già oggi contano ben poco, diventeranno l’arredo di contorno del presidenzialismo. La democrazia italiana sarà sfigurata per sempre.
Di fronte a questa prospettiva non si può nemmeno propagandare il No. Lo schieramento a favore del Sì, anche senza l’inclinazione al suicidio del centrosinistra, è già abbastanza temibile. Si deve sperare che il 21 giugno sia una data che di per sé scoraggi la partecipazione popolare e occorre mobilitarsi con tutte le nostre forze per far mancare il quorum. Non si tratta di dire: andate al mare. Si deve spiegare con cura estrema: la soluzione Guzzetta dà tutto il potere in mano a chi ha già il pieno dominio sui mezzi di comunicazione. Questa non è democrazia. E’ instaurazione di un potere plebiscitario assoluto. Far mancare il quorum non è manifestazione di indifferenza. E’ difesa attiva della democrazia..."
I sostenitori del referendum elettorale stanno cominciando a dividersi. Prima l'Italia dei Valori ha messo in dubbio il proprio sostegno essendosi finalmente accorta di cosa sia davvero il referendum : non l'abrogazione della legge elettorale vigente ma il suo ulteriore peggioramento. Poi è arrivata la nuova fantasia dei promotori referendari di area PD : fare oggi, rapidamente, una nuova legge per tornare alla vecchia legge del 1993, il mattarellum. Fuori della realtà. Non sanno uscire dal pasticcio in cui si sono messi e hanno messo il paese. Per evitare i danni che farebbe il referendum elettorale approvato, la sola strada civilmente praticabile è batterlo. Per questo ci stiamo impegnando.
In alternativa, i promotori dovrebbero arrendersi prima, dichiarandosi disponibili a cambiare le norme referendarie per introdurre un loro potere di rinuncia alla consultazione nei trenta giorni precedenti. L'Italia risparmierebbe molto in tutti i sensi.
Comitato Batti il Referendum - Roma 6 maggio 2009
(continua)
Wikio
Tanto per cominciare, non è affatto vero che verrebbe reintrodotto il voto di preferenza. Ma la cosa peggiore è che il premio di maggioranza - che darebbe al vincitore il 55% dei parlamentari, non verrebbe più assegnato alla coalizione vincente (le coalizioni sarebbero vietate), ma al partito che conquista la maggioranza RELATIVA. Questo significa che le il PdL dovesse prendere il 35% ed il PD il 34%, il PdL prenderebbe il 55% dei parlamentari, ed il resto (45%) andrebbe diviso presumibilmente fra PD, Lega, IdV, forse UDC. Fine della trasmissione, e fine della Democrazia. L'idea che i fascisti di AN e i fascisti di Forza Italia possano occupare, da soli, il Parlamento, è di quelle che dovrebbero togliere il sonno. Senonché, notiamo con raccapriccio che il PD ha deciso (almeno nei suoi organismi dirigenti) di correre allegramente verso il baratro, aderendo al referendum, e schierandosi per il si. Il Partito del Libertino ringrazia sentitamente, e si appresta a governare "finché morte non sopraggiunga".
Tanto per introdurre il tema, ripartiamo da un articolo dell'amico Marco Ottanelli, di Democrazia&Legalità, pubblicato anche sul Tafanus per sua gentile concessione: [Cosa non fanno i referenda Guzzetta]
Poi, per par condicio (e per completezza d'informazione) diamo uno sguardo al sito - e alle ragioni - del [Comitato Referendario] presieduto dal Prof. Giovanni Guzzetta (provenienza FUCI - absit iniuria verbis).
Leggere i nomi dei componenti del comitato è una esperienza che lascia senza respiro, e sembra di perdere il senso dell'equilibrio, come per una nuova forma di labirintite. Come è potuto accadere che una idea di stravolgimento della democrazia abbia potuto accomunare nomi come Alemanno e Barbera, Segni e Alfano, Bassolino e Brunetta, la Bresso e Calderisi, Berselli e Capezzone, Chiamparino e Oscar Giannino, Piero Marzotto e Gianni Cuperlo, Cacciari e Martino, Gad Lerner e Gianfranco Micciché, Panebianco e Penati, Teresa Petrangolini e la Poli Bortone, Claudia Mancina e Gustavo Selva, la Chiaromonte con Quagliariello, Diego Masi con Ermete Realacci, Marco Taradash con la Melandri...
Se fossimo in un paese normale, questa ammucchiata la si potrebbe definire come un tentativo di alto profilo di accordo fra diversi. Ma non siamo in un paese normale. Siamo in un paese nel quale la destra ha fatto la legge porcata a pochi mesi dalle elezioni, cambiando le regole del gioco a metà del secondo tempo, sulla base non già di logiche di lungo respiro, ma sulla base dei sondaggi del giorno prima. Forse i nostri politici, che volano così alto, non hanno ben letto la lista dei passeggeri. Che cazzo ci facciamo, noi, con Daniele Capezzone e Gustavo Selva?
Ora, è chiaro che qualcuno sta sbagliando i conti. In linea di principio, perchè non esiste al mondo un paese nel quale, in teoria, col 25% dei voti si potrebbe avere in mano il 55% del Parlamento. E li sta sbagliando nel merito spicciolo, perchè sappiamo bene che, allo stato, il PdL è avanti al PD di non meno di 10 punti. Se questo referendum raggiungesse il quorum, e vincesse il si, consegneremmo per vent'anni l'Italia ad "un'aula sorda e grigia" (Benito Mussolini - 16 Gennaio 1922), In confronto a questa possibile evenienza, dobbiamo rimpiangere con struggente nostalgia la "legge-truffa" tentata nel '53 dalla Democrazia Cristiana.
Le ragioni del SI potete trovarle sul già linkato sito dei referendari. Inoltre, con l'avvicinarsi della data fatale, ce le serviranno a pranzo e a cena le TV private e pubbliche, con scarso o nessun contraddittorio. Per quanto concerne le ragioni del No, queste saranno veicolate con mezzi molto più modesti: pochi giornali, spezzoni di RaiTre, una parte della rete (per quello che vale). Il problema è che questa volta l'unico modo per vincere è far fallire il quorum, perchè se il quorum sarà raggiunto, il PdL compatto, più una larga maggioranza del PD, più gran parte dell'IdV, saranno sufficienti a far vincere il si, e a consegnare il paese per vent'anni al nuovo fascismo.
Sui numeri, nelle prossime puntate, in corso d'opera, aggiorneremo valutazioni e decisioni (le nostre, a puro titolo personale). Ma intanto, mentre i due maggiori partiti (uno solo dei quali vincerà la lotteria) spiegheranno ad abundantiam le loro ragioni, noi iniziamo a dar voce a coloro che non andranno in TV con un "Porta a Porta" dedicato.
Iniziamo con un articolo di Pancho Pardi, che ci piaceva molto quando era schierato con l'Ulivo di Prodi, molto poco quando è salito acriticamente sul carro del grillismo, così e così ora che è salito su quello di Di Pietro. Speriamo che si stabilizzi, ma nel frattempo, a prescindere dalle ondivaghe appartenenze, abbiamo apprezzato e condiviso queste sue considerazioni, col le quali iniziamo ad illustrare le ragioni della lotta contro "questi"referenda. Vedi [l'articolo di Pancho Pardi sul Riformista]:
"...pare che molti nel centrosinistra siano orientati a votare Sì nel referendum Guzzetta. Spero che cambino idea. Non c’è una sola ragione al mondo per votare in quel senso. Il quesito del referendum è stato rappresentato come un tentativo di eliminare gli effetti negativi della legge Calderoli. Non è affatto vero. Se accolto produrrebbe un secco peggioramento della legge: il passaggio automatico da un bipolarismo coatto a un bipartitismo coatto. E non solo: la lista di partito che prende più voti ottiene la maggioranza assoluta dei seggi.
C’è chi ripete che una riforma non deve essere giudicata in base alla contingenza ma per i suoi effetti di sistema. L’assunto può avere senso in una democrazia normale, ma in Italia non c’è una democrazia normale. Non si capisce perché si dovrebbe giudicare la soluzione Guzzetta trascurando le sue conseguenze nei prossimi dieci o venti anni. Dopo ciò che accadrà in questo periodo gli effetti di sistema della legge uscita dal referendum avrebbero l’efficacia di una medicina sul corpo del morto. Perché?
Perché nelle condizioni date oggi in Italia, il successo del Sì ha un solo significato: la vittoria definitiva di Berlusconi. Se passa il Sì potrà sostenere che si deve andare a elezioni anticipate con la nuova legge elettorale. Il PdL vincerà e otterrà una maggioranza schiacciante che gli permetterà di fare ciò che vuole. D’Alema e molti altri sostengono che se vince il Sì sarà necessario scrivere una nuova legge elettorale. L’ipotesi è già stata smentita dal PdL: la legge cambiata dal Sì sarà immediatamente applicabile e applicata.
La Lega ha capito benissimo che così perderà ogni potere di condizionamento sul centrodestra e che il PdL potrà governare da solo. Perciò si oppone con decisione. E se davvero Berlusconi fosse intenzionato a far votare Sì, la Lega non avrebbe forse altra scelta che far cadere il governo prima del referendum. Che lo faccia o no dipenderà dalla sua volontà. Ma in ogni caso nelle sue file l’allarme è suonato.
Non si capisce invece perché i partiti del centrosinistra dovrebbero scegliere un voto che li avvia a un sereno suicidio. Il PD può accampare il motivo di aver da tempo sostenuto la validità di una soluzione molto bipolare. Ma a questo punto dovrebbe essersi reso conto che la scelta “coraggiosa” di andare da solo lo fa passare solo da una sconfitta all’altra. Da parte sua IdV può giustificare la scelta del Sì solo perché aveva raccolto le firme per il referendum. Ma oggi è assai più chiaro di allora che la soluzione Guzzetta è un netto peggioramento della legge Calderoli, (...detto da uno come Pancho Pardi, che milita, pro-tempore, nell'IdV, non è male... NdR) Dunque perché insistere? E poi la coerenza verso una scelta infelice e ormai superata vale molto di meno della coerenza dovuta alla propria vocazione: sì alla democrazia pluralistica, no al potere unico.
In ogni caso PD e IdV devono confrontarsi con un futuro già segnato. Se vincerà il Sì, dopo elezioni anticipate Berlusconi avrà da solo il pieno possesso del Parlamento. Cambierà la Costituzione e la Corte Costituzionale. Diventerà presidente della repubblica con accresciuti poteri. Le assemblee elettive, che già oggi contano ben poco, diventeranno l’arredo di contorno del presidenzialismo. La democrazia italiana sarà sfigurata per sempre.
Di fronte a questa prospettiva non si può nemmeno propagandare il No. Lo schieramento a favore del Sì, anche senza l’inclinazione al suicidio del centrosinistra, è già abbastanza temibile. Si deve sperare che il 21 giugno sia una data che di per sé scoraggi la partecipazione popolare e occorre mobilitarsi con tutte le nostre forze per far mancare il quorum. Non si tratta di dire: andate al mare. Si deve spiegare con cura estrema: la soluzione Guzzetta dà tutto il potere in mano a chi ha già il pieno dominio sui mezzi di comunicazione. Questa non è democrazia. E’ instaurazione di un potere plebiscitario assoluto. Far mancare il quorum non è manifestazione di indifferenza. E’ difesa attiva della democrazia..."
Riceviamo anche (e pubblichiamo) il seguente comunicato del comitato "Batti il Referendum":
I sostenitori del referendum elettorale stanno cominciando a dividersi. Prima l'Italia dei Valori ha messo in dubbio il proprio sostegno essendosi finalmente accorta di cosa sia davvero il referendum : non l'abrogazione della legge elettorale vigente ma il suo ulteriore peggioramento. Poi è arrivata la nuova fantasia dei promotori referendari di area PD : fare oggi, rapidamente, una nuova legge per tornare alla vecchia legge del 1993, il mattarellum. Fuori della realtà. Non sanno uscire dal pasticcio in cui si sono messi e hanno messo il paese. Per evitare i danni che farebbe il referendum elettorale approvato, la sola strada civilmente praticabile è batterlo. Per questo ci stiamo impegnando.
In alternativa, i promotori dovrebbero arrendersi prima, dichiarandosi disponibili a cambiare le norme referendarie per introdurre un loro potere di rinuncia alla consultazione nei trenta giorni precedenti. L'Italia risparmierebbe molto in tutti i sensi.
Comitato Batti il Referendum - Roma 6 maggio 2009
(continua)
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