Anch’io sono d’accordo con chi ha dichiarato di non dare nemmeno un euro per l’Abruzzo, motivando la sua scelta non con la mancanza di sensibilità, ma con la rabbia di vedere sprecati il denaro pubblico e quello dei cittadini onesti che pagano le tasse per il funzionamento dello Stato e dei servizi, come dimostra la vicenda dell’aereo personale di Scajola, sotto riportata. Ha perfettamente ragione. Non è morale chiedere ai cittadini di pagare un’altra tassa libera (uno, due euro o quello che si vuole) per fare fronte all’incapacità dello Stato di organizzarsi decentemente. Lo stesso vale per la ricerca, per le varie cure di malattie che ormai contano sulle “giornate speciali”.
Io non mi fido poi di uno Stato che spende l’80% di ciò che raccoglie per organizzare gli aiuti. La protezione civile mantiene se stessa e quello che resta lo distribuisce secondo la bisogna. Aggiungo una notizia fresca fresca che mi manda la mia amica Nella Ramella di Ivrea e riguarda la Liguria e tutti voi che leggete, come anche la morale che alimenta l’attuale governo.
L'insostenibile pesantezza del Ministro Scajola
Il ministro (si fa per dire) Claudio Scajola, boss di Imperia e inviato di Berluscus nel mandamento della Liguria, da ministro degli interni aveva istituito un volo diretto Alitalia “Albenga-Roma Fiumicino, cancellato appena il ministro fu costretto a dimettersi dopo l’incidente di Biagi. Di questo volo il passeggero fisso era – indovinate? – Claudio Scajola. Il massimo di pieno fu di 18 persone.
Divenuto ministro nel governo Berluscus-III, il volo è stato ripristinato perché il sig. Ministro non può fare in macchina i km 50 che distano da Albenga a Genova, ma deve partire, quando vuole, da sotto casa.
L’aereo è un Atr 47 e sta fermo tre giorni a settimana; i passeggeri sono 8, di cui sempre, fisso, il ministro Scajola. Questo servizietto costa all’Alitalia (o come si chiama adesso) circa 100.000 € (centomila) a settimana. Per l’anno passato il ministro Scajola Claudio è costato a tutti noi la modica cifra di euro 6.200.000 € (sei milioni e duecento mila). Il ministro per la Programmazione Economica sa programmare bene i suoi viaggi a carico dei fessi che lo hanno votato e dei doppiamente fessi che lo devono subire.
Di fronte a questa gente, come ci si può fidare? Perché dobbiamo contribuire alla ricostruzione del terremoto? Interrogativi leciti e sacrosanti e viene voglia di mandare all’aria tutto.
Ecco la mia scelta che ho partecipato e partecipo ad amici e amiche:
ho deciso di non partecipare alla finta carità collettiva perché non mi fido dello Stato e di questo governo: per cui non mando anch’io nemmeno un euro. Io conosco una persona di cui sono garante per la dirittura morale, l’impegno civile, la dedizione agli altri: è il prete ALDO ANTONELLI di Antrosano. A lui affiderei la mia vita e quella delle persone care. IO AIUTO LUI e condivido con lui il momento che sta passando con la sua gente. IO so che ogni centesimo, senza spese di sorta, verranno impegnati esattamente per il progetto che sta elaborando insieme al Comune. Egli non fa un “cosa cattolica”, né laica. Egli semplicemente lavora con il Comune per dare un futuro alla sua gente che non deve essere sradicata dalla propria terra e dai propri affetti.
A queste condizioni, non solo darò più di un euro, ma chiedo anche agli altri di collaborare con chi garantisce serietà, onestà, trasparenza e verità. Chi vuole partecipare a questa condivisione di amicizia, può utilizzare i seguenti modelli, come già comunicato ai miei amici:
a) Direttamente a don Aldo, utilizzando i seguenti due strumenti:
-1) Il CC postale n. 48208722 intestato a “Parrocchia Santa Croce – Antrosano”.
-2) Tramite bonifico, codice Iban: IT58Q0760103600000048208722.sempre intestato a Parrocchia Santa Croce - Antrosano
b) Oppure direttamente a me utilizzando il codice iban : IT49 P030 6901 4001 0000 0032 248 intestato a Parrocchia S. Maria Immacolata e San Torpete. P.za San Giorgio 16128 Genova con CAUSALE: “Pro Terremoto Abruzzo”. Darò conto fino al centesimo a ciascuno che avrà un e-mail o fornirà un recapito. Posso rilasciare ricevuta valida ai fini fiscali.
Allego l’articolo che ho pubblicato domenica scorsa su la Repubblica/Il Lavoro di Genova sulla candidatura di Cofferati alle europee per il Nord-Ovest che ha suscitato alcune reazioni risentite e altre scomposte degli addetti ai lavori.
Controcanto su Cofferati leader - di don Paolo Farinella
[pubblicato su la Repubblica/Il lavoro (locale della Liguria) domenica di Pasqua, 19 aprile 2009, p. XVI con il titolo: La candidatura di Cofferati: un PD che non sa rinnovarsi]
E venne il ritorno di Cofferati a Genova. Non solo come cittadino, ma anche come leader alle elezioni europee. Un ritorno politico che nessuno aveva auspicato, ma che gli oligarchi del Pd, affetti dal vizietto antico, vogliono propinarci come «risorsa per Genova». Se devono essere «risorse per Genova», dovrebbero essere i cittadini a scegliere, magari con le primarie. Siamo stufi di questo partito che non impara niente dalla storia recente, di sconfitte su sconfitte, fino al dissolvimento, e continua imperterrito nella logica delle correnti a imporre nomi e personaggi che hanno fatto il loro tempo e che sarebbe bene si ritirassero a vita privata. Mi pare di assistere all’eterno gioco delle tre carte, o a quel sistema perverso che si verifica negli ordini religiosi di matrice cattolica: quando uno diventa superiore, nonostante regole e costituzioni lo definiscano «pro tempore», diventa di fatto superiore a vita, passando da un posto all’altro in un giro di giostra, in omaggio al principio che «tutti siamo utili e nessuno indispensabile», valido però solo per gli altri.
Cofferati ha fallito a Bologna, tanto che se ne scappa via. Perché non si presenta come capolista in Emilia Romagna, se la sua esperienza di sindaco è andata bene? No, deve svernare a Genova. Sia il benvenuto, ma si occupi del suo pargoletto e faccia il papi a tempo pieno perché la Liguria non ha bisogno di «risorse» aggiuntive, ma ha mille e mille volti che l’oligarchia del partito esclude dalla vita politica ed allontana dalla vita sociale. E’ evidente che la candidatura di Cofferati Sergio è un pegno che il PD deve pagare al sindacalista del maggior sindacato di sinistra. E’ evidente che ciò accade a spese di Genova che con l’Europa non ha proprio fortuna. La prima volta con Marta Vincenzi che lascia dopo due anni, e la Liguria perde l’unico deputato a Bruxelles. Pazienza. Sopportiamo. Ora arriva il «papino Sergio» e bisogna fargli strada perché, poverino, con la pensione da segretario generale e con la liquidazione da fame che ha avuto non può farcela a sbarcare il lunario: poverino, bisogna aiutarlo.
Siamo stufi di questi balletti che sono frutto di alchimie e di lotte interne che stanno distruggendo tutta la sinistra (si fa per dire!), regalando l’Italia definitivamente a Berluscus (= doppiamente losco) che già si è assiso sul trono dell’idiozia nazionale. Il PD ligure continui allegramente su questo fronte e si troverà a perdere senza colpo ferire il Comune e la Regione e forse anche la Provincia. Gli irresponsabili che governano il partito non si sono accorti che il mondo è cambiato e aspetta risposte nuove che Cofferati, già «vecchio» non può dare se non nella logica delle camarille, degli accordi sottobanco, del «tu dai una cosa a me e io do una cosa a te?». Genova non è un regalo premio alla carriera. Con quale faccia si parla poi di «conflitto d’interessi» contro Berluscus (=Bis-luscus)? Non abbiamo più bisogno di costoro e nemmeno di Cofferati. Abbiamo bisogno urgente di trasfusione di sangue: nuovo, sicuro, alternativo, e non bisogna vincere ad ogni costo, ma bisogna dare una svolta definitiva alla politica, mandando a casa gli inetti che hanno portato alla deriva non solo il partito, ma anche la politica.
Se il PD presenterà Cofferati alle Europee, giuro che non voterò mai più codesto partito e inviterò a boicottarlo per indegnità, immoralità e indecenza. I lupi di regime hanno dilapidato le primarie di Prodi e quasi quattro milioni di votanti in ogni angolo di città e villaggio, di paese e di contrada in uno spettacolo straordinario di democrazia a cui nessuno degli oligarchi credeva, tanto che avevano stampato poche centinaia di schede. Sommersi dalla democrazia, ora risorgono dagli scantinati dell’ottusità con gli stessi vizi e la stessa furbizia della prima repubblica e credono di darla da bere ancora una volta al popolo genovese. No. Non passeranno. A costo di non andare a votare.
Paolo Farinella, prete
Io non mi fido poi di uno Stato che spende l’80% di ciò che raccoglie per organizzare gli aiuti. La protezione civile mantiene se stessa e quello che resta lo distribuisce secondo la bisogna. Aggiungo una notizia fresca fresca che mi manda la mia amica Nella Ramella di Ivrea e riguarda la Liguria e tutti voi che leggete, come anche la morale che alimenta l’attuale governo.
L'insostenibile pesantezza del Ministro Scajola
Il ministro (si fa per dire) Claudio Scajola, boss di Imperia e inviato di Berluscus nel mandamento della Liguria, da ministro degli interni aveva istituito un volo diretto Alitalia “Albenga-Roma Fiumicino, cancellato appena il ministro fu costretto a dimettersi dopo l’incidente di Biagi. Di questo volo il passeggero fisso era – indovinate? – Claudio Scajola. Il massimo di pieno fu di 18 persone.
Divenuto ministro nel governo Berluscus-III, il volo è stato ripristinato perché il sig. Ministro non può fare in macchina i km 50 che distano da Albenga a Genova, ma deve partire, quando vuole, da sotto casa.
L’aereo è un Atr 47 e sta fermo tre giorni a settimana; i passeggeri sono 8, di cui sempre, fisso, il ministro Scajola. Questo servizietto costa all’Alitalia (o come si chiama adesso) circa 100.000 € (centomila) a settimana. Per l’anno passato il ministro Scajola Claudio è costato a tutti noi la modica cifra di euro 6.200.000 € (sei milioni e duecento mila). Il ministro per la Programmazione Economica sa programmare bene i suoi viaggi a carico dei fessi che lo hanno votato e dei doppiamente fessi che lo devono subire.
Di fronte a questa gente, come ci si può fidare? Perché dobbiamo contribuire alla ricostruzione del terremoto? Interrogativi leciti e sacrosanti e viene voglia di mandare all’aria tutto.
Ecco la mia scelta che ho partecipato e partecipo ad amici e amiche:
ho deciso di non partecipare alla finta carità collettiva perché non mi fido dello Stato e di questo governo: per cui non mando anch’io nemmeno un euro. Io conosco una persona di cui sono garante per la dirittura morale, l’impegno civile, la dedizione agli altri: è il prete ALDO ANTONELLI di Antrosano. A lui affiderei la mia vita e quella delle persone care. IO AIUTO LUI e condivido con lui il momento che sta passando con la sua gente. IO so che ogni centesimo, senza spese di sorta, verranno impegnati esattamente per il progetto che sta elaborando insieme al Comune. Egli non fa un “cosa cattolica”, né laica. Egli semplicemente lavora con il Comune per dare un futuro alla sua gente che non deve essere sradicata dalla propria terra e dai propri affetti.
A queste condizioni, non solo darò più di un euro, ma chiedo anche agli altri di collaborare con chi garantisce serietà, onestà, trasparenza e verità. Chi vuole partecipare a questa condivisione di amicizia, può utilizzare i seguenti modelli, come già comunicato ai miei amici:
a) Direttamente a don Aldo, utilizzando i seguenti due strumenti:
-1) Il CC postale n. 48208722 intestato a “Parrocchia Santa Croce – Antrosano”.
-2) Tramite bonifico, codice Iban: IT58Q0760103600000048208722.sempre intestato a Parrocchia Santa Croce - Antrosano
b) Oppure direttamente a me utilizzando il codice iban : IT49 P030 6901 4001 0000 0032 248 intestato a Parrocchia S. Maria Immacolata e San Torpete. P.za San Giorgio 16128 Genova con CAUSALE: “Pro Terremoto Abruzzo”. Darò conto fino al centesimo a ciascuno che avrà un e-mail o fornirà un recapito. Posso rilasciare ricevuta valida ai fini fiscali.
______________________________________________________________________________________
Allego l’articolo che ho pubblicato domenica scorsa su la Repubblica/Il Lavoro di Genova sulla candidatura di Cofferati alle europee per il Nord-Ovest che ha suscitato alcune reazioni risentite e altre scomposte degli addetti ai lavori.
Controcanto su Cofferati leader - di don Paolo Farinella
[pubblicato su la Repubblica/Il lavoro (locale della Liguria) domenica di Pasqua, 19 aprile 2009, p. XVI con il titolo: La candidatura di Cofferati: un PD che non sa rinnovarsi]
E venne il ritorno di Cofferati a Genova. Non solo come cittadino, ma anche come leader alle elezioni europee. Un ritorno politico che nessuno aveva auspicato, ma che gli oligarchi del Pd, affetti dal vizietto antico, vogliono propinarci come «risorsa per Genova». Se devono essere «risorse per Genova», dovrebbero essere i cittadini a scegliere, magari con le primarie. Siamo stufi di questo partito che non impara niente dalla storia recente, di sconfitte su sconfitte, fino al dissolvimento, e continua imperterrito nella logica delle correnti a imporre nomi e personaggi che hanno fatto il loro tempo e che sarebbe bene si ritirassero a vita privata. Mi pare di assistere all’eterno gioco delle tre carte, o a quel sistema perverso che si verifica negli ordini religiosi di matrice cattolica: quando uno diventa superiore, nonostante regole e costituzioni lo definiscano «pro tempore», diventa di fatto superiore a vita, passando da un posto all’altro in un giro di giostra, in omaggio al principio che «tutti siamo utili e nessuno indispensabile», valido però solo per gli altri.
Cofferati ha fallito a Bologna, tanto che se ne scappa via. Perché non si presenta come capolista in Emilia Romagna, se la sua esperienza di sindaco è andata bene? No, deve svernare a Genova. Sia il benvenuto, ma si occupi del suo pargoletto e faccia il papi a tempo pieno perché la Liguria non ha bisogno di «risorse» aggiuntive, ma ha mille e mille volti che l’oligarchia del partito esclude dalla vita politica ed allontana dalla vita sociale. E’ evidente che la candidatura di Cofferati Sergio è un pegno che il PD deve pagare al sindacalista del maggior sindacato di sinistra. E’ evidente che ciò accade a spese di Genova che con l’Europa non ha proprio fortuna. La prima volta con Marta Vincenzi che lascia dopo due anni, e la Liguria perde l’unico deputato a Bruxelles. Pazienza. Sopportiamo. Ora arriva il «papino Sergio» e bisogna fargli strada perché, poverino, con la pensione da segretario generale e con la liquidazione da fame che ha avuto non può farcela a sbarcare il lunario: poverino, bisogna aiutarlo.
Siamo stufi di questi balletti che sono frutto di alchimie e di lotte interne che stanno distruggendo tutta la sinistra (si fa per dire!), regalando l’Italia definitivamente a Berluscus (= doppiamente losco) che già si è assiso sul trono dell’idiozia nazionale. Il PD ligure continui allegramente su questo fronte e si troverà a perdere senza colpo ferire il Comune e la Regione e forse anche la Provincia. Gli irresponsabili che governano il partito non si sono accorti che il mondo è cambiato e aspetta risposte nuove che Cofferati, già «vecchio» non può dare se non nella logica delle camarille, degli accordi sottobanco, del «tu dai una cosa a me e io do una cosa a te?». Genova non è un regalo premio alla carriera. Con quale faccia si parla poi di «conflitto d’interessi» contro Berluscus (=Bis-luscus)? Non abbiamo più bisogno di costoro e nemmeno di Cofferati. Abbiamo bisogno urgente di trasfusione di sangue: nuovo, sicuro, alternativo, e non bisogna vincere ad ogni costo, ma bisogna dare una svolta definitiva alla politica, mandando a casa gli inetti che hanno portato alla deriva non solo il partito, ma anche la politica.
Se il PD presenterà Cofferati alle Europee, giuro che non voterò mai più codesto partito e inviterò a boicottarlo per indegnità, immoralità e indecenza. I lupi di regime hanno dilapidato le primarie di Prodi e quasi quattro milioni di votanti in ogni angolo di città e villaggio, di paese e di contrada in uno spettacolo straordinario di democrazia a cui nessuno degli oligarchi credeva, tanto che avevano stampato poche centinaia di schede. Sommersi dalla democrazia, ora risorgono dagli scantinati dell’ottusità con gli stessi vizi e la stessa furbizia della prima repubblica e credono di darla da bere ancora una volta al popolo genovese. No. Non passeranno. A costo di non andare a votare.
Paolo Farinella, prete
SOCIAL
Follow @Tafanus