Chi nel pomeriggio avesse digitato su google congolese aggredito, ai primi posti avrebbe trovato un articolo del "Messaggero", il giornale del papi di Azzurra Caltagirone in Casini, nel quale, pudicamente, si parlava del congolese selvaggiamente picchiato nel quartiere bene di Monteverde Alta, Roma, a cura di tre "bbrava ggente" italioti. Il Messaggero riportava il particolare che il congolese avesse riportato "superficiali escoriazioni". Insomma, dei graffietti. Vuoi vedere che Casini e il papi della Azzurra non volevano che si sapesse che invece si trattava di razzismo e violenza vere, fomentate dalla politica del PdL, verso il quale Casini sta cercando di risalire, visto che "è lì la festa"?
Nessun accenno neanche al fatto che il congolese (ci scusiamo, ma non ne conosciamo il nome) non fosse un rompicazzo clandestino, ma uno con un regolare status di rifugiato politico; che fosse in Italia da 5 anni; che si fosse sposato in Italia, dove ha avuto anche una bambina; che non stesse spacciando, ma stesse facendo il lavoro, come tutti possono immaginare MOLTO remunerativo, di distribuire volantini pubblicitari nella cassetta delle lettere, previa citofonata agli inquilini per chiedere il permesso di lasciare il volantino.
Poi stasera cerco quegli articoli e, Miracolo!!! non li trovo più. Spariti dalla rete, e spariti anche dalla cache di google tutti gli accenni ad "escoriazioni superficiali". Nessun modo di ritrovare l'articolo del Messaggero letto da me, coi miei occhi.
Perchè è sparito l'articolo del Messaggero? perchè dopo i resoconti degli altri giornali, che parlavano non di "superficiali escoriazioni", ma di "escoriazioni superficiali e profonde, e di trauma cranico" (informazioni contenute nel referto medico), il Messaggero dev'essersi accorto di aver fatto una minzolinata, e quindi ha fatto retromarcia. E l'ha fatta tanto bene, da riuscire a far sparire da Google anche le copie cache, che in genere resistono per mesi e mesi... Ma tant'è... da questo momento in poi, le versioni del Messaggero si allineano a quelle degli altri giornali, con le stesse parole. Stesse agenzie di stampa, forse...
Vittima dell'aggressione avvenuta nella zona di Monteverde a
Roma un cittadino congolese, rifugiato politico, che è riuscito a scappare
riparandosi nell'androne di un palazzo. L'uomo portato all'ospedale San Camillo,
ha avuto una prognosi di sette giorni per trauma cranico non commotivo e una
ferita lacero-contusa. Il fatto è avvenuto lo scorso 2 luglio ma è stato reso
noto solo oggi. Gli aggressori sono tre uomini, tra i 30 e i 50 anni, fuggiti
all'arrivo della polizia chiamata da alcuni testimoni.
Secondo una prima
ricostruzione il congolese stava suonando ai citofoni di un edificio di via di
Donna Olimpia per effettuare un volantinaggio porta a porta quando alcuni
residenti gli hanno intimato di andarsene, affacciandosi alle finestre e
lanciandogli anche alcune bottiglie. Infine uno di loro è sceso in strada ed è
iniziata una discussione, a cui si sono aggiunte altre due persone del palazzo,
poi degenerata in una colluttazione. Alla fine il congolese è riuscito a fuggire
e a rifugiarsi in un palazzo vicino da dove ha chiamato il 113.
Lo
straniero, padre di una bambina, spiega di amare l'Italia, dove si è sposato e
vive dal 2004, dopo la fuga dal suo Paese d'origine. Ora si chiede come spiegare
alla figlia perché è stato picchiato: «Mia figlia - spiega in un italiano
stentato ai microfoni del Tg3 - mi guarda e mi dice "papà, che cosa è successo,
ti hanno fatto del male?"». E aggiunge: «Mi sono mancate le parole per
risponderle, perché non so come può vivere una cosa del
genere».
L'Alemannata. «L'insulto razziale offende persino più della
violenza fisica. Indubbiamente quello che rende grave l'aggressione a Monteverde
non è tanto l'entità delle lesioni riportate, quanto l'idea che nella nostra
città si aggirino personaggi che odiano e assalgono in base al colore della
pelle». Lo afferma, in una nota, il sindaco di Roma Gianni Alemanno. «Esprimo
piena solidarietà alla vittima di questa aggressione razzista e chiedo -
conclude - agli inquirenti un'indagine approfondita per individuare e punire i
responsabili».
Bravo, Alemanno. Condivido la sua impazienza di "individuare e colpire i responsabili". Se vuole, le do una mano. E' un lavoretto che può essere fatto in due ore (basta volerlo): dunque, il congolese è stato preso a bottigliate da un energumenno il cui sonnellino è stato disturbato dal citofono del negro di merda; mi affidi due vigili urbani, e il negro di merda, per due ore, e i responsabili (o almeno il primo, e principale) glieli trovo io. Si fa così: si torna col "negro di merda" sul luogo del delitto; si individua il palazzo da cui è iniziato il bombardamento di bottiglie e da cui è poi emerso l'energumeno lanciatore per assestare la bottigliata definitiva in testa; poi si torna in comune, si fa l'elenco degli individui che abitano in Via Tale N° Zero, si va con lo sporco negro a vedere le copie delle foto nell'archivio delle carte d'identità, e il gioco è fatto. Forza, Alemanno, ci dia prova della sua efficienza, e del suo rinnovato amore e rispetto per i negri di merda. Lo deve a "Roma Città Aperta e Sicura" Tafanus
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Negro di merda/2
Come molti sanno, nel pomeriggio di ieri sono andato a dare il doloroso, ultimo saluto alla mia cara amica Lucia C., con la quale io e Marisa abbiamo condiviso vent'anni di buon vicinato, e di vita di club insieme. Poi le nostre strade si sono separate. Lei e Gino si sono trasferiti in Corsica, nella splendida Baia di Santa Manza. Qualche mese fa, quando la malattia ha iniziato a picchiare duro, si sono trasferiti a Nizza, perchè avevano bisogno di strutture più adeguate.
Si è sentita a telefono con Marisa la settimana scorsa. Aveva un filo di voce, e ha detto che sarebbe stata poco a telefono, perchè si sentiva molto stanca. E' andata avanti ancora due giorni, Poi, nel pomeriggio di ieri, i funerali, dove eravamo stati amici per vent'anni.
Centro Edilnord (prima "new-town" del nano di Arcore): milieu al 60% italoforzuto e leghista. Sono entrato in chiesa per ultimo, ultime file, perchè sapevo che ne sarei uscito dopo pochi minuti. Invece...
Invece ho scoperto che ad officiare la cerimonia era un giovane prete di colore, nigeriano. Sono rimasto: prima per vedere la faccia di quelli che non lo conoscevano e non se lo aspettavano. Facce prima smarrite. Poi, man mano che il prete parlava, incredule e rasserenate. Era un prete vero. Colto, fine oratore, a tratti persino commovente. Ho avuto l'impressione che oggi qualcuno fra gli italoforzuti dell'Edilnord, per la prima volta in vita sua, abbia realizzato che si possa essere contemporaneamente negro e uomo, e persino negro e prete.
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Negri di merda di tutto il mondo
Prima di questi due accadimenti, c'era stata la Chiesa di Merda. Quella ufficiale, che si era affrettata a spiegare che i vescovi che avevano parlato contro la nuova legge razziale appena approvata, festosamente, dalla destra, non parlavano a nome della Chiesa, ma esprimevano posizioni personali. Poi è arrivato il Cardinal Tettamanzi (molto stimato - e non a caso - dall'amico Paolo Farinella), per spiegare ai mentecatti della Chiesa ufficiale la sua posizione:
"...le sofferenze dei migranti sono causate anche da "discutibili"
provvedimenti messi in pratica da quei Paesi ricchi che dovrebbero
impegnarsi più degli altri in "seri" percorsi di accoglienza. E' questo
un passaggio dell'omelia della Messa presieduta oggi pomeriggio in
Duomo dall'arcivescovo di Milano, cardinale Dionigi Tettamanzi, e
concelebrata con i vescovi provenienti da Africa, Asia e America Latina
che fanno parte della delegazione del G8.
"Milioni di persone al mondo - afferma Tettamanzi - subiscono ingiuste
e drammatiche sofferenze, costrette come sono a migrare a causa delle
difficili condizioni di vita nei Paesi d'origine. Molte di queste
sofferenze sono causate ai migranti talvolta da discutibili
provvedimenti messi in atto da quei Paesi ricchi che dovrebbero
maggiormente impegnarsi in percorsi di accoglienza e integrazione seri,
ragionati e rigorosi".
Tettamanzi ha messo quindi in guardia dal "quanto mai diffuso",
"egoismo che potremmo chiamare 'sociale', un egoismo che, dietro il
velo dell'apparente difesa dei propri diritti, nasconde visioni quanto
mai ristrette, di chiusura, di vera e propria contrapposizione. E se
queste visioni vengono lasciate cadere è solo quando si è certi che gli
altri possano essere funzionali ai propri interessi".
E così "sia nei comportamenti individuali sia in quelli pubblici,
l'apertura agli altri e il riconoscimento dei loro giusti diritti
spesso cambia a seconda che gli altri rientrino o meno nei nostri
progetti e ci possano recare qualche vantaggio". Ma si tratta, secondo
l'arcivescovo di "una forma di ingiustizia accuratamente ricoperta di
apparenti 'buone' ragioni. Troppo spesso l'ingiustizia si diffonde
nascondendosi sotto il velo dell'apparente difesa dei propri diritti!
Eppure, per chi è onesto, non è difficile distinguere la vera dalla
falsa giustizia: il criterio principale è riconoscere se è compatibile
con i diritti di tutti o di alcuni soltanto".
Card. Tettamanzi
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