Correva l’anno 1906 quando, in un giorno d’autunno, lo scienziato britannico Francis Galton, molto noto per i suoi studi su statistica ed ereditarietà, lasciò la sua casa di Plymouth per recarsi ad una fiera di campagna. Aveva 85 anni ,e li aveva spesi per dimostrare che soltanto pochissime persone, particolarmente dotate, avessero le caratteristiche necessarie per mantenere sana una società, mentre la stragrande parte delle persone non le possedeva. Egli aveva, insomma, fino a quel giorno, ben poca fiducia nell’intelligenza della persona media, ed era quindi convinto che una società potesse funzionare soltanto se il potere, ed il controllo, rimanevano nelle mani di pochi eletti “ben nati”!
Quel giorno, però…. tutto cambiò. Galton si imbatté, infatti, in una gara di valutazione del peso: era stato messo in mostra un grosso bue ed una discreta folla di persone aveva comperato per sei pence un biglietto numerato su cui scrivere il proprio nome e la stima del peso. Ottocento persone tentarono la sorte: pochi erano gli esperti (macellai e contadini), la maggior parte non aveva nessuna dimestichezza con il mondo del bestiame, e a Galton venne subito in mente l’analogia con i meccanismi elettorali: secondo lui lo scommettitore medio era probabilmente idoneo a proporre una stima corretta del peso del bue, quanto lo è l’elettore medio a giudicare in merito alle questioni politiche su cui si esprime! A Galton, quindi, interessava, attraverso l’analisi di quel particolare voto, dimostrare che l’elettore medio fosse capace di ben poco.
Perciò si fece dare i biglietti dagli organizzatori e li sottopose ad analisi statistica. Evito la descrizione di tutti i particolari dell’esperimento , che sono presenti nel libro. “La saggezza della folla“ scritto da James Surowiecki , un simpatico economista, ma ne riporto la sintesi. Galton sommò tra loro tutte le stime e calcolò la media delle risposte del gruppo: quel numero rappresentava la saggezza collettiva della folla di Plymouth, ed egli pensava che la stima media del gruppo sarebbe stata totalmente sbagliata… invece la folla, nel suo insieme, aveva ipotizzato un peso di 1.197 libbre, a fronte del giusto peso del bue di 1.198 libbre: in altre parole, il giudizio della folla era stato praticamente perfetto!
Questo risultato fece cambiare a Galton il giudizio sull’elettorato in particolare, e sulla democrazia in generale, e, sicuramente a denti stretti, dovette pronunciare queste parole : “il risultato sembra dare più credito all’affidabilità del giudizio democratico di quanto ci si potesse aspettare“, con buona pace di chi è convinto che la conoscenza sia concentrata nelle mani, o meglio nella testa, di pochissimi individui… E allora, visto che i gruppi si rivelano estremamente intelligenti, spesso più dei loro membri migliori, forse dovremmo consultare di più il parere della folla, della quale, ovviamente fanno parte anche i geni, non solo nel momento elettorale …. a questo servono i blog, i forum e la corrispondenza dei lettori /elettori, che con il loro prezioso e saggio contributo, contribuiscono a mantenere vivo e compatto lo spirito di collaborazione e unità, unica strada per raggiungere obiettivi comuni (peso del bue a parte).
Isabella De Martini
_____________________________________________________________________________________
affascinante la paradossale ipotesi di Galton, ma a mio avviso inficiata sia da riscontri contrari storici, sia da un secondo punto: è vero, le folle includono nel loro interno anche i geni, ma includono anche i mentecatti, ed anche persone che votano non già sulla base di un "raggionamendo", come direbbe Ciriaco De Mita, ma sulla base di interessi spiccioli. Le medie tendono a soffrire, tutte, del paradosso del pollo di Trilussa: una persona mangia due polli, un'altra non ne mangia nessuno, ma per l'ISTAT i due hanno mangiato un pollo a testa.
Sul piano della formazione ed informazione politica, poi, mi fa paura il livello culturale medio degli italiani: uno dei più bassi fra i paesi occidentali, e non solo. Se dovessimo distribuire (ammesso che fossimo in grado di misurarla) la cultura politica dell'universo degli elettori secondo una curva gaussiana, troveremmo una bella "campana" grassa al centro, e magrissima ai lati: pochissimi del tutto privi di opinioni fondate su informazioni; pochissimi assolutamente informati e critici, e la "grassa campana" formata da gente che possiede l'informazione che passa la casa: TV embedded al potere e Bar dello Sport. Se così non fosse, personaggi dominanti della politica dal 1994 sarebbero spariti dal 1995. Così non è stato.
Non avevano ovviamente ragione le folle oceaniche che riempivano le piazze e plebiscitavano dei matti criminali come Hitler, Mussolini, Peron, Stalin...
Il mio amico Diabolik ha proposto più volte, provocatoriamente ma non troppo, l'istituzione di un "patentino" per votare. Paradossalmente, talvolta mi trovo a pensare che il suffraggio universale sia una inevitabile iattura. Pensare che il voto di Rita Levi Montalcini, o di Norberto Bobbio, o di Paolo Farinella, valga esattamente quanto quello del barista del mio paesello, che decide per chi votare a seconda che Berlusconi abbia o meno comprato Ronaldino o venduto Kaka, è una cosa che mi fa scorrere i brividi lungo la schiena. Naturalmente il suffraggio universale resterà (ed è giusto che sia così: anche la curva sud ha diritto ad esprimersi, visto che anche i loro redditi, qualora dichiarati, sono sottoposti a tassazione). Ricordi? "...no taxation without representation...". E viceversa, aggiungerei.
Quindi, teniamoci pure questo sistema, ma continuiamo a lottare perchè chi vuole gareggiare in politica non possa avere il 90% di controllo sull'unico mass-medium di fatto esistente, che è la TV
Tafanus
SOCIAL
Follow @Tafanus