Coloro che, al tempo in cui si affrontavano temi come la fecondazione assistita, oppure il riconoscimento delle coppie di fatto, ed ultimamente quello della interruzione delle cure per Eluana Englaro, ritennero che la posizione della Chiesa influisse sugli uomini politici italiani, oggi, alla luce delle vicende riguardanti il respingimento dei barconi dei disperati provenienti dall'Africa, dovrebbero ricredersi, o perlomeno ammettere che l'influenza della Chiesa è alquanto blanda, relativa. La Chiesa, infatti, ha espresso la sua disapprovazione, ma è rimasta inascoltata. Certo, non è arrivata a parlare esplicitamente agli uomini politici, come fece ad esempio quando temeva fossero riconosciute legalmente le unioni tra persone omosessuali, ed uscì il documento della Congregazione per la Dottrina della Fede (28 marzo 2003), approvato da Giovanni Paolo II e firmato dall'allora cardinale Joseph Ratzinger, nel quale era scritto: "Nel caso in cui si proponga per la prima volta all'Assemblea legislativa un progetto di legge favorevole al riconoscimento legale delle unioni omosessuali, il parlamentare cattolico ha il dovere morale di esprimere chiaramente e pubblicamente il suo disaccordo e votare contro il progetto di legge". Non ha parlato in tal modo, e forse è giusto non l'abbia fatto giacché sarebbe vera e propria ingerenza, però ha fatto sentire chiaramente la sua voce, così come l'ha fatta sentire a proposito delle vicende recentissime riguardanti i comportamenti non esemplari del Cavaliere, nonché le bassezze cui è arrivato un giornalista. Voce assolutamente inascoltata. Deduzione: gli uomini politici italiani seguono le indicazione della Chiesa non secondo coscienza ma secondo convenienza. Qualora non si perdano consensi, o meglio ci sia la possibilità di guadagnarne, conviene schierarsi dalla parte della Chiesa. Altrimenti essa diventa solo un ostacolo da combattere o da ignorare.
Renato Pierri
Caro Tafano,
Ti segnalo una chicca che ho notato ieri sera guardando il Tg5 (purtroppo ho il tempo di guardare solo quello, naturalmente con il cervello in "on"!): hanno fatto un'intervista a due militari impegnati in afghanistan, padre e figlio, che hanno un po' raccontato la loro esperienza... A parte l'espressione notevolmente intelligente del figlio il quale ha addirittura raccontato che dopo uno scontro a fuoco per sdrammatizzare si è fatto una risata con i commilitoni (cosa normalissima, come fare un gavettone allo sfigato di turno...) ho notato sullo sfondo un muretto su cui era dipinto lo slogan "Ora e sempre..." e il resto era volutamente coperto nell'inquadratura dal suddetto faccione sprizzante cultura da ogni poro. Ora, visto che sono un po' curioso, ho fatto una ricerca su internet della frase "ora e sempre" e ho trovato anche - guarda un po' - "Ora e sempre duce". Che fosse proprio quella la frase incriminata? Che i nostri militari siano un branco di fascisti nostalgici? Ma noo... Poi ho ricordato i miei giorni di CAR a Trieste e mi sono venuti in mente alcuni slogan dipinti sui muri dei reparti per "motivarci" e qualche piccolo sospetto mi è venuto. Purtroppo non sono riuscito a beccare il video su internet, ti chiedo comunque di postare la notizia sul tuo sito perchè a quanto mi risulta il partito fascista è stato dichiarato illegale da un bel po' e non sarebbe male tirare su un po' di casino con questa storia. E sempre restando in tema il prosindaco di Treviso Gentilini, uomo sempre in vena di "monate", vorrebbe reintrodurre il saluto romano per difenderci da possibili contaggi di influenza suina mediante le strette di mano. Per fortuna che abbiamo geni come lui... Sarà per questo che li paghiamo così tanto? Con Ammirazione,
Silvio Mogno
Caro direttore, per nostra fortuna raramente i giornalisti trasformano il fine principale del loro mestiere (l'informazione) in un mezzo per raggiungere altro scopo. E' ciò che ha fatto, purtroppo, Vittorio Feltri, certamente non rendendosi conto della gravità della sua azione. In qualche modo, il bravo giornalista, inconsapevolmente (almeno spero), ha stravolto il suo mestiere. Si è servito del giornale che dirige, per perseguire una sorta di vendetta, di "punizione", per far del male ad un collega, insomma. Penserà seriamente a dimettersi?
Veronica Tussi
Sig. Antonio, segnalo questa "perla", in riferimento non tanto l'articolo all'articolo in sè, quanto per la rilevanza dei contenuti espressi dal ministro delle pari opportunità. Si prendono di mira stupratori e immigrati responsabili delle mutilazioni genitali femminili, niente da eccepire per carità, ma ci si dimentica, hops che sbadata, del nostro caro presidente del consiglio, che non mi pare abbia dimostrato finora di avere una grande considerazione della donna... [Vedi: Carfagna, no al "machismo"]
Giorgio Bianchini
Si apre la Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, e Avvenire pubblica in prima pagina: "Donne offese 140 milioni di volte", mentre l'Osservatore Romano titola così il suo articolo: "La tutela delle donne garanzia dei diritti fondamentali". Bravi. Strano però che la Chiesa sembra non chiedersi mai che cosa possa fare, nel suo piccolo, per tentare di cambiare la mentalità degli uomini, o perlomeno dei maschi italiani. Mi permetto di suggerire un paio di piccole iniziative. Raccomandare a tutti i docenti cattolici e segnatamente a quelli di religione, di tener nel massimo conto durante il loro insegnamento, a cominciare dalle scuole materne, di libri importanti come quello pubblicato ultimamente da Feltrinelli dal titolo "Ancora da parte delle bambine" di Loredana Lipperini; oppure: "Dalla parte delle bambine" di Elena Gianini Belotti, ed anzi di farli leggere nelle scuole superiori. L'altra cosina da fare invece sarebbe una sorta di vera e propria rivoluzione culturale. Riconoscere che la negazione del sacerdozio alle donne non trova serio fondamento nel Vangelo e stride con la ragione. Il motivo fondamentale che induce la Chiesa ad escludere le donne dal sacerdozio è questo: “Gesù Cristo non ha chiamato alcuna donna a far parte dei dodici. Se egli ha fatto così, non è stato per conformarsi alle usanze del suo tempo, poiché l’atteggiamento, da lui assunto nei confronti delle donne, contrasta singolarmente con quello del suo ambiente e segna una rottura voluta e coraggiosa” (Congregazione per la Dottrina della Fede - Inter Insigniores). La debolezza del ragionamento è evidente. Si fa un'affermazione, si trova un'obiezione facilmente inficiabile, la si confuta e il gioco è fatto. In realtà, l'obiezione e ben più seria e non è confutabile. E’ ovvio che non fu il timore di infrangere le regole dell’epoca a determinare la decisione del Signore, bensì la consapevolezza che chiamare delle donne a far parte degli apostoli, sarebbe stato non solo perfettamente inutile, ma anche di serio ostacolo all’evangelizzazione del mondo. Il Signore sapeva perfettamente che nessuna donna avrebbe potuto sostituire gli apostoli, in quel periodo ed in quella società. Le difficoltà, già insormontabili per un uomo, sarebbero state impossibili da superare per una donna. Al tempo di Gesù, legalmente, la donna era considerata minorenne, e quindi irresponsabile. Come si può pensare che Gesù potesse mandare delle donne “come pecore in mezzo ai lupi”? Ma non è che ancora oggi la Chiesa considera le donne un pochino meno responsabili degli uomini? Un pochino meno capaci di interpretare la volontà di Dio? Eterne minorenni insomma?
Miriam Della Croce
Renato Pierri
Caro Tafano,
Ti segnalo una chicca che ho notato ieri sera guardando il Tg5 (purtroppo ho il tempo di guardare solo quello, naturalmente con il cervello in "on"!): hanno fatto un'intervista a due militari impegnati in afghanistan, padre e figlio, che hanno un po' raccontato la loro esperienza... A parte l'espressione notevolmente intelligente del figlio il quale ha addirittura raccontato che dopo uno scontro a fuoco per sdrammatizzare si è fatto una risata con i commilitoni (cosa normalissima, come fare un gavettone allo sfigato di turno...) ho notato sullo sfondo un muretto su cui era dipinto lo slogan "Ora e sempre..." e il resto era volutamente coperto nell'inquadratura dal suddetto faccione sprizzante cultura da ogni poro. Ora, visto che sono un po' curioso, ho fatto una ricerca su internet della frase "ora e sempre" e ho trovato anche - guarda un po' - "Ora e sempre duce". Che fosse proprio quella la frase incriminata? Che i nostri militari siano un branco di fascisti nostalgici? Ma noo... Poi ho ricordato i miei giorni di CAR a Trieste e mi sono venuti in mente alcuni slogan dipinti sui muri dei reparti per "motivarci" e qualche piccolo sospetto mi è venuto. Purtroppo non sono riuscito a beccare il video su internet, ti chiedo comunque di postare la notizia sul tuo sito perchè a quanto mi risulta il partito fascista è stato dichiarato illegale da un bel po' e non sarebbe male tirare su un po' di casino con questa storia. E sempre restando in tema il prosindaco di Treviso Gentilini, uomo sempre in vena di "monate", vorrebbe reintrodurre il saluto romano per difenderci da possibili contaggi di influenza suina mediante le strette di mano. Per fortuna che abbiamo geni come lui... Sarà per questo che li paghiamo così tanto? Con Ammirazione,
Silvio Mogno
Caro direttore, per nostra fortuna raramente i giornalisti trasformano il fine principale del loro mestiere (l'informazione) in un mezzo per raggiungere altro scopo. E' ciò che ha fatto, purtroppo, Vittorio Feltri, certamente non rendendosi conto della gravità della sua azione. In qualche modo, il bravo giornalista, inconsapevolmente (almeno spero), ha stravolto il suo mestiere. Si è servito del giornale che dirige, per perseguire una sorta di vendetta, di "punizione", per far del male ad un collega, insomma. Penserà seriamente a dimettersi?
Veronica Tussi
Sig. Antonio, segnalo questa "perla", in riferimento non tanto l'articolo all'articolo in sè, quanto per la rilevanza dei contenuti espressi dal ministro delle pari opportunità. Si prendono di mira stupratori e immigrati responsabili delle mutilazioni genitali femminili, niente da eccepire per carità, ma ci si dimentica, hops che sbadata, del nostro caro presidente del consiglio, che non mi pare abbia dimostrato finora di avere una grande considerazione della donna... [Vedi: Carfagna, no al "machismo"]
Giorgio Bianchini
Si apre la Conferenza internazionale contro la violenza sulle donne, e Avvenire pubblica in prima pagina: "Donne offese 140 milioni di volte", mentre l'Osservatore Romano titola così il suo articolo: "La tutela delle donne garanzia dei diritti fondamentali". Bravi. Strano però che la Chiesa sembra non chiedersi mai che cosa possa fare, nel suo piccolo, per tentare di cambiare la mentalità degli uomini, o perlomeno dei maschi italiani. Mi permetto di suggerire un paio di piccole iniziative. Raccomandare a tutti i docenti cattolici e segnatamente a quelli di religione, di tener nel massimo conto durante il loro insegnamento, a cominciare dalle scuole materne, di libri importanti come quello pubblicato ultimamente da Feltrinelli dal titolo "Ancora da parte delle bambine" di Loredana Lipperini; oppure: "Dalla parte delle bambine" di Elena Gianini Belotti, ed anzi di farli leggere nelle scuole superiori. L'altra cosina da fare invece sarebbe una sorta di vera e propria rivoluzione culturale. Riconoscere che la negazione del sacerdozio alle donne non trova serio fondamento nel Vangelo e stride con la ragione. Il motivo fondamentale che induce la Chiesa ad escludere le donne dal sacerdozio è questo: “Gesù Cristo non ha chiamato alcuna donna a far parte dei dodici. Se egli ha fatto così, non è stato per conformarsi alle usanze del suo tempo, poiché l’atteggiamento, da lui assunto nei confronti delle donne, contrasta singolarmente con quello del suo ambiente e segna una rottura voluta e coraggiosa” (Congregazione per la Dottrina della Fede - Inter Insigniores). La debolezza del ragionamento è evidente. Si fa un'affermazione, si trova un'obiezione facilmente inficiabile, la si confuta e il gioco è fatto. In realtà, l'obiezione e ben più seria e non è confutabile. E’ ovvio che non fu il timore di infrangere le regole dell’epoca a determinare la decisione del Signore, bensì la consapevolezza che chiamare delle donne a far parte degli apostoli, sarebbe stato non solo perfettamente inutile, ma anche di serio ostacolo all’evangelizzazione del mondo. Il Signore sapeva perfettamente che nessuna donna avrebbe potuto sostituire gli apostoli, in quel periodo ed in quella società. Le difficoltà, già insormontabili per un uomo, sarebbero state impossibili da superare per una donna. Al tempo di Gesù, legalmente, la donna era considerata minorenne, e quindi irresponsabile. Come si può pensare che Gesù potesse mandare delle donne “come pecore in mezzo ai lupi”? Ma non è che ancora oggi la Chiesa considera le donne un pochino meno responsabili degli uomini? Un pochino meno capaci di interpretare la volontà di Dio? Eterne minorenni insomma?
Miriam Della Croce
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