Sull'Espresso di questa settimana, Roberto Di Caro e Denise Pardo tracciano una breve biografia di Mariastella Gelmini, intitolata emblematicamente "E' caduta una Mariastella". Noi, data la costante della mediocrità di questo personaggio, riconfermata in ogni fase della sua vita, abbiamo preferito parlare si "Stella scadente". In fondo, è l'unico ministro della pubblica istruzione che si sia segnalata in breve tempo prima con "l'egìda" (con l'accento sulla ì), e quindi con un fantastico pistolotto "sui carceri minorili". Sic. La nomina di questo pozzo di qultura a ministro sarebbe uno scandalo, a prescindere dalle note ipotesi sul perchè di certe sorprendenti nomine che hanno stupito il mondo, e lasciato molti a bocca aperta...Tafanus
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E' caduta una Mariastella
(Di Caro e Pardo - l'Espresso)
Un curriculum scolastico anonimo. Una laurea in legge senza lode. Una trasferta a Reggio Calabria per il praticantato legale. Poi la folgorante carriera politica. La vita da mediocre della ministra che voleva fare la ballerina e che ora infiamma la scuola
Finora le fabbriche sono state silenziose. Perfino i magistrati sono spaccati. Lei, Mariastella Gelmini, ha portato in piazza tutti: professori, genitori, precari, studenti. La sua riforma è la vera sconfitta del terzo governo Berlusconi.
È una signorina "Signorsì". Tremonti vuole tagli a scuola e università e il via alla privatizzazione strisciante: lei esegue. Il Vaticano vuole l'ora di religione cattolica come materia piena di insegnamento: per lei è subito una "posizione condivisibile". La tattica è elementare, se vuoi far carriera, non ti puoi fare troppi nemici. Se ne hai (le è capitato quando nel 2000 i suoi di Forza Italia la fecero fuori con una mozione di sfiducia dalla carica di presidente del consiglio comunale di Desenzano del Garda, e poi nel 2005 quando Berlusconi la nominò coordinatrice regionale tra i malumori della nomenklatura), meglio star buona, aspettare, prima o poi non mancherà l'occasione di farseli di nuovo amici. Lei, Mariastella Gelmini, in questo è bravissima. L'ha anche spiegato: "Non è mica un delitto andare d'accordo con tutti".
Gelmini, ovvero la temibile leggerezza dello stare nel mezzo (secondo le anime buone) o della mediocrità (secondo quelle malvage). Non male per una che ogni due per tre sillaba, enuncia, predica la meritocrazia. Tattica o carattere? Sarà che ha frequentato le elementari dai preti, 1.700 anime nella Bassa bresciana. Dove suo padre Italo, agricoltore e allevatore, era stato sindaco Dc e, divorziato senza scandalo dalla moglie Carmelina, aveva sposato Wanda, la mamma di Mariastella [...]
Gelmini voleva fare la ballerina. Le è andata male: è diventata ministro. Alle medie, Luigi Sturzo della vicina Gottolengo, dove fino ai 15 anni vivrà in una cascina, Mariastella è la passione della sua professoressa, Maria Nunziata Terzo: studia danza, conduce la battaglia contro l'intercalare dialettale "pota" (...quando si dice le battaglie importanti...), aiuta il compagno down. Al liceo classico le cose si fanno più complicate. Ne cambia tre: il Manin di Cremona dove frequenta i due anni di ginnasio, poi lo statale Bagatta di Desenzano dove comincia la prima liceo per lasciarlo a dicembre e spostarsi a Brescia, liceo privato diocesano Cesare Arici. "Sì, abbiamo fama di severità, ma senza particolari asprezze", racconta Gian Enrico Manzoni, che della liceale Mariastella fu l'insegnante di greco e latino. Quanto al carattere, Manzoni la descrive "riservata, né un'isolata né una leader, nessuna bega con i compagni, non che io ricordi almeno": già allora tendeva ad andare d'accordo con tutti. "Non ero la prima della classe, ma non ho mai avuto problemi", ha sintetizzato quel periodo l'interessata. È vero. In pagella prese 5 in latino scritto al primo quadrimestre, "ma era un'alunna diligente, anche se non mi viene in mente nessun particolare amore per questo o quell'autore, e a fine anno conquistò il 7", ricorda Manzoni. In greco, italiano, matematica oscilla sempre fra il 6 e il 7. Scienze 7, arte e storia 8. Alla maturità, siamo nel luglio 1992, uscì con 50/60 [...]
Finora le fabbriche sono state silenziose. Perfino i magistrati sono spaccati. Lei, Mariastella Gelmini, ha portato in piazza tutti: professori, genitori, precari, studenti. La sua riforma è la vera sconfitta del terzo governo Berlusconi.
È una signorina "Signorsì". Tremonti vuole tagli a scuola e università e il via alla privatizzazione strisciante: lei esegue. Il Vaticano vuole l'ora di religione cattolica come materia piena di insegnamento: per lei è subito una "posizione condivisibile". La tattica è elementare, se vuoi far carriera, non ti puoi fare troppi nemici. Se ne hai (le è capitato quando nel 2000 i suoi di Forza Italia la fecero fuori con una mozione di sfiducia dalla carica di presidente del consiglio comunale di Desenzano del Garda, e poi nel 2005 quando Berlusconi la nominò coordinatrice regionale tra i malumori della nomenklatura), meglio star buona, aspettare, prima o poi non mancherà l'occasione di farseli di nuovo amici. Lei, Mariastella Gelmini, in questo è bravissima. L'ha anche spiegato: "Non è mica un delitto andare d'accordo con tutti".
Gelmini, ovvero la temibile leggerezza dello stare nel mezzo (secondo le anime buone) o della mediocrità (secondo quelle malvage). Non male per una che ogni due per tre sillaba, enuncia, predica la meritocrazia. Tattica o carattere? Sarà che ha frequentato le elementari dai preti, 1.700 anime nella Bassa bresciana. Dove suo padre Italo, agricoltore e allevatore, era stato sindaco Dc e, divorziato senza scandalo dalla moglie Carmelina, aveva sposato Wanda, la mamma di Mariastella [...]
Gelmini voleva fare la ballerina. Le è andata male: è diventata ministro. Alle medie, Luigi Sturzo della vicina Gottolengo, dove fino ai 15 anni vivrà in una cascina, Mariastella è la passione della sua professoressa, Maria Nunziata Terzo: studia danza, conduce la battaglia contro l'intercalare dialettale "pota" (...quando si dice le battaglie importanti...), aiuta il compagno down. Al liceo classico le cose si fanno più complicate. Ne cambia tre: il Manin di Cremona dove frequenta i due anni di ginnasio, poi lo statale Bagatta di Desenzano dove comincia la prima liceo per lasciarlo a dicembre e spostarsi a Brescia, liceo privato diocesano Cesare Arici. "Sì, abbiamo fama di severità, ma senza particolari asprezze", racconta Gian Enrico Manzoni, che della liceale Mariastella fu l'insegnante di greco e latino. Quanto al carattere, Manzoni la descrive "riservata, né un'isolata né una leader, nessuna bega con i compagni, non che io ricordi almeno": già allora tendeva ad andare d'accordo con tutti. "Non ero la prima della classe, ma non ho mai avuto problemi", ha sintetizzato quel periodo l'interessata. È vero. In pagella prese 5 in latino scritto al primo quadrimestre, "ma era un'alunna diligente, anche se non mi viene in mente nessun particolare amore per questo o quell'autore, e a fine anno conquistò il 7", ricorda Manzoni. In greco, italiano, matematica oscilla sempre fra il 6 e il 7. Scienze 7, arte e storia 8. Alla maturità, siamo nel luglio 1992, uscì con 50/60 [...]
Qualche comprensione per la voglia di molti studenti a fine corso di chiudere i conti con la scuola e passare ad altro la dovrebbe avere, Mariastella Gelmini. Perché capitò anche a lei. Non alla maturità, ma nella tesi di laurea, Università di Brescia, facoltà di Giurisprudenza, appello del 12 luglio 1999. (...azz... sette anni per arrivare dalla maturità non alla laurea, ma alla discussione della tesi... Giurisprudenza, non medicina con specializzazione in chirurgia...Insomma, una Stella. NdR) "Era venuta da me spiegandomi che, fuori corso di tre anni, voleva concludere in fretta gli studi, accennando di sfuggita a qualche suo impegno politico a Desenzano", racconta Antonio D'Andrea, ordinario di Diritto costituzionale: che dell'impacciatissima laureanda fu relatore. "Concordammo dunque una tesi non impegnativa: sull'iniziativa referendaria delle Regioni, tema allora d'attualità perché alcune amministrazioni di centrodestra, Lombardia in testa, si apprestavano a usare tale strumento per contrastare il governo Prodi".
Si incontrano cinque o sei volte; l'ultima lui le chiede di rafforzare un po' l'apparato teorico e di completare il compitino almeno con un piccolo apparato di note e una bibliografia accettabile: ma capisce subito "che non è il caso di insistere. Certo non ci si innamora di uno studente come lei, media, diligente, non particolarmente motivata; ma in fondo il suo lavoro era passabile, c'era il minimo indispensabile. Il punto di caduta, inaspettato, fu la discussione della tesi". D'Andrea le rivoge una domanda di ordine generale: lei "rimane sconcertata, imbarazzata, è in difficoltà, mostra di non avere padronanza dell'argomento. In situazioni del genere non si infierisce: le chiedo qualcosa sull'argomento della tesi e in meno di dieci minuti, con un po' di disappunto, la licenziamo con 100/110". Significa che, arrivata con un punteggio d'esami di 99,28 pari a una buona media del 27, la tesi le fu valutata meno di un punto sugli 11 possibili. Dei cinque laureati quel giorno con D'Andrea, due con lode, lei fu la più scarsa. Che ha pensato il professore a vederla oggi ministro alfiere del rigore e del merito? "Non ricordo se mi è venuto da sorridere o se ho alzato gli occhi al cielo. Ma che vuole, la politica ha i suoi criteri. E i suoi peculiari talenti".
E questi a lei non mancano di certo. È il '94, Berlusconi scende in campo, Mariastella ha ventun anni. Fin da subito gioca sui due terreni chiave di un politico: sul territorio, dove costruirà la sua fortuna elettorale, e al centro, nel cuore del potere. A Desenzano, dove ormai vive con la madre separata aiutandola a volte nel negozio di estetica a Sirmione, fonda con Emanuele Giustacchini ed Enrico Frosi, e presiede il primo club locale di Forza Italia [...] due o tre volte la settimana, parte in treno da Desenzano per fare volontariato di partito a Milano: sulla costituzione dei club. Poco dopo comincia anche la storia d'amore di Mariastella con Giuleader bresciano dell'ala ex democristiana di Forza Italia: durerà fino al 2004. Lui continua a dire di lei che è una "una donna tenace, capace, gran tessitrice, la Letta lombarda, uno dei pontieri tra Berlusconi e Formigoni" (...caspita... per una mediocre che faticherà all'università come una scaricatrice di porto, non c'è male... a 21 anni, poi... NdR).
Alle politiche del '96, "con la carica di partito di delegato di collegio, la Gelmini riesce a far eleggere deputato Adriano Paroli, ciellino formigoniano di ferro, paracadutato dall'alto e ignoto al territorio", aggiunge Giustacchini. Poi, nel '98, con 300 preferenze, è la prima eletta al consiglio comunale, di cui diventa presidente. La scalata è cominciata. Ma nel 2000 arriva la tegola: tre su sei dei consiglieri Forza Italia la destituiscono con una mozione votata dagli alleati civici e dall'opposizione [...]
Ma la ragazza è un muro di gomma, incassa come un pugile esperto. Non deve aspettare molto. Nel 2002, passato a Reggio Calabria l'esame di Stato per diventare avvocato (...caspita... ha fatto in fretta... in fondo ci ha messo solo 10 anni dalla maturità, ed un lungo soggiorno a Reggio Calabria. Non c'è male, per la Ministra della Meritocrazia. NdR), c'è un rimpasto in giunta alla Provincia di Brescia: "Romele pretese un posto per lei, io raggiunsi con lui un accordo, Gelmini divenne assessore al Territorio", racconta Nicoli Cristiani.
Dopo le provinciali del 2004 la Lega esige il Territorio, Gelmini e Romele s'inalberano: "Ma siete matti? Prendete l'Agricoltura, vale da solo 10 mila voti: i contadini chiedono sempre, ma non dimenticano mai", le dice Nicoli. Gelmini prende l'Agricoltura. Ma ha un feeling più intenso con i cacciatori, che nel bresciano sono una lobby potentissima per tradizione e per business: la voteranno in massa quando, nell'aprile 2005, diventa consigliere regionale, prima eletta di Forza Italia, a Brescia con 17.500 preferenze. Li ricambierà, racconta Nicoli, battendosi in consiglio regionale per l'approvazione della caccia in deroga, cioè perché possano liberamente sparare a peppole, stornelli e fringuelli.
Non che abbia tempo di fare molto altro, nell'anno esatto in cui resta consigliere regionale. Berlusconi la vuole subito a Roma, nella segreteria di Palazzo Grazioli. Un mese dopo la nomina coordinatrice regionale di Forza Italia. Nel 2006 è eletta deputato. Poi, domenica 18 novembre 2007, in un'ora e mezzo organizza una folla in piazza San Babila per l'annuncio che Silvio ha deciso di fare, bruciando i tempi: la nascita del Popolo delle libertà. Da quel predellino il capo lancia anche lei, Mariastella, nel firmamento delle star del centrodestra. (...insomma, è nata una Stella...)
Peccato che un anno e mezzo su una poltrona da sempre tra le più puntute in qualsiasi governo la facciano oggi sembrare più che altro una stella cadente. Rieletta nel 2008, MaryStar, come la chiama Luciana Littizzetto, è una delle quattro donne al governo. Per il Cavaliere è il pezzo più pregiato. Una volta al consiglio dei ministri sedette nella sedia del premier. " Ecco vedete ha già preso il mio posto", commentò Berlusconi ridendo. Se all'esterno ogni suo gesto sfocia in un corteo, con la burocrazia del ministero si muove in punta di piedi bene attenta a non pestare i calli a nesssuno. E si circonda di personaggi che, in un modo o nell'altro, le tornano utili. Tra i consulenti Alberto Albertini, reperto democristiano della sua Brescia, già al Cnr, personaggio passato attraverso molte grane giudiziarie. Come portavoce sceglie Massimo Zennaro, inizi con Marcello Dell'Utri poi con Tiziana Maiolo al Comune di Milano; qualche mese e lo promuove direttore generale della Direzione generale per lo studente del ministero. Un vero atto da Casta [...] A Roma le gira spesso intorno adorante Renato Farina, per il Sismi "l'agente Betulla", espulso dall'Ordine dei giornalisti, nel 2008 eletto deputato per il Pdl. Tra quelli che non inviterebbero Mariastella al ballo della scuola Giulio Tremonti (anche se quando lui taglia i fondi, lei sbatte i tacchi e decurta i docenti) e Denis Verdini (lui scherzoso le dice davanti a tutti che è sexy, lei, che non trova la cosa appropriata al suo rango, si sforza di sorridere, Verdini è potente e lei lo sa bene).
Roma le ha cambiato il taglio di capelli, dal parrucchiere delle dive Roberto D'Antonio, ma non l'approccio circospetto, il talento di evitare rogne. Se Renato Brunetta si tuffa appena intravede una polemica, Gelmini fugge borbottando che "non si fa così": a giugno, alla contestata presentazione di un libro di Mario Giordano alla Mondadori di piazza Duomo, a luglio quando in una sua conferenza stampa irruppe il senatore Idv Stefano Pedica. Non si nega invece, il ministro Gelmini, dove sa che il parterre è tutto per lei: al campus biomedico di Trigoria presso Roma, Opera apostolica della Prelatura dell'Opus Dei, come al Meeting di Rimini di Cl, dove per tre giorni interi è stata la gemella siamese di Formigoni.
Dovevano scambiarsi le poltrone, i due: lei alla presidenza della Regione, lui al ministero dell'Istruzione: ma è stata proprio lei, un giorno prima di Berlusconi, a dichiarare che Formigoni è e resta l'unico candidato, certo e indiscutibile, alla Regione. In fondo si somigliano, lei e l'ex vergine del Pirellone: in entrambi amabilmente coesistono l'anima crociata e quella mondana, nel senso di uso di mondo, lui con quelle sue giacche arancione, lei con quel bikini con il quale cui a Positano l'ha immortalata "Chi", settimanale della real casa d'Arcore, titolo "In piscina zero in condotta" arpionata con un bacio hard al nuovo fidanzato Giorgio Patelli: 51 anni, geologo, dieci anni fa all'assessorato all'Ambiente della Lombardia, poi immobiliarista, oggi anche imprenditore edile, un bellone ben diverso dal tipo Hulk alla Romele.
Prudente sì, ingrata no, Mariastella. A giugno, provinciali di Brescia, si batté invano fino allo spasimo perché alla Presidenza fosse candidato il suddetto Romele e sembrava profilarsi uno scontro con Viviana Beccalossi di An. "Diciamo la verità, tu vuoi piazzare il tuo ex fidanzato", la azzannò Ignazio La Russa. Lei, piccata, replicò: "Almeno, di me si sa".
Si incontrano cinque o sei volte; l'ultima lui le chiede di rafforzare un po' l'apparato teorico e di completare il compitino almeno con un piccolo apparato di note e una bibliografia accettabile: ma capisce subito "che non è il caso di insistere. Certo non ci si innamora di uno studente come lei, media, diligente, non particolarmente motivata; ma in fondo il suo lavoro era passabile, c'era il minimo indispensabile. Il punto di caduta, inaspettato, fu la discussione della tesi". D'Andrea le rivoge una domanda di ordine generale: lei "rimane sconcertata, imbarazzata, è in difficoltà, mostra di non avere padronanza dell'argomento. In situazioni del genere non si infierisce: le chiedo qualcosa sull'argomento della tesi e in meno di dieci minuti, con un po' di disappunto, la licenziamo con 100/110". Significa che, arrivata con un punteggio d'esami di 99,28 pari a una buona media del 27, la tesi le fu valutata meno di un punto sugli 11 possibili. Dei cinque laureati quel giorno con D'Andrea, due con lode, lei fu la più scarsa. Che ha pensato il professore a vederla oggi ministro alfiere del rigore e del merito? "Non ricordo se mi è venuto da sorridere o se ho alzato gli occhi al cielo. Ma che vuole, la politica ha i suoi criteri. E i suoi peculiari talenti".
E questi a lei non mancano di certo. È il '94, Berlusconi scende in campo, Mariastella ha ventun anni. Fin da subito gioca sui due terreni chiave di un politico: sul territorio, dove costruirà la sua fortuna elettorale, e al centro, nel cuore del potere. A Desenzano, dove ormai vive con la madre separata aiutandola a volte nel negozio di estetica a Sirmione, fonda con Emanuele Giustacchini ed Enrico Frosi, e presiede il primo club locale di Forza Italia [...] due o tre volte la settimana, parte in treno da Desenzano per fare volontariato di partito a Milano: sulla costituzione dei club. Poco dopo comincia anche la storia d'amore di Mariastella con Giuleader bresciano dell'ala ex democristiana di Forza Italia: durerà fino al 2004. Lui continua a dire di lei che è una "una donna tenace, capace, gran tessitrice, la Letta lombarda, uno dei pontieri tra Berlusconi e Formigoni" (...caspita... per una mediocre che faticherà all'università come una scaricatrice di porto, non c'è male... a 21 anni, poi... NdR).
Alle politiche del '96, "con la carica di partito di delegato di collegio, la Gelmini riesce a far eleggere deputato Adriano Paroli, ciellino formigoniano di ferro, paracadutato dall'alto e ignoto al territorio", aggiunge Giustacchini. Poi, nel '98, con 300 preferenze, è la prima eletta al consiglio comunale, di cui diventa presidente. La scalata è cominciata. Ma nel 2000 arriva la tegola: tre su sei dei consiglieri Forza Italia la destituiscono con una mozione votata dagli alleati civici e dall'opposizione [...]
Ma la ragazza è un muro di gomma, incassa come un pugile esperto. Non deve aspettare molto. Nel 2002, passato a Reggio Calabria l'esame di Stato per diventare avvocato (...caspita... ha fatto in fretta... in fondo ci ha messo solo 10 anni dalla maturità, ed un lungo soggiorno a Reggio Calabria. Non c'è male, per la Ministra della Meritocrazia. NdR), c'è un rimpasto in giunta alla Provincia di Brescia: "Romele pretese un posto per lei, io raggiunsi con lui un accordo, Gelmini divenne assessore al Territorio", racconta Nicoli Cristiani.
Dopo le provinciali del 2004 la Lega esige il Territorio, Gelmini e Romele s'inalberano: "Ma siete matti? Prendete l'Agricoltura, vale da solo 10 mila voti: i contadini chiedono sempre, ma non dimenticano mai", le dice Nicoli. Gelmini prende l'Agricoltura. Ma ha un feeling più intenso con i cacciatori, che nel bresciano sono una lobby potentissima per tradizione e per business: la voteranno in massa quando, nell'aprile 2005, diventa consigliere regionale, prima eletta di Forza Italia, a Brescia con 17.500 preferenze. Li ricambierà, racconta Nicoli, battendosi in consiglio regionale per l'approvazione della caccia in deroga, cioè perché possano liberamente sparare a peppole, stornelli e fringuelli.
Non che abbia tempo di fare molto altro, nell'anno esatto in cui resta consigliere regionale. Berlusconi la vuole subito a Roma, nella segreteria di Palazzo Grazioli. Un mese dopo la nomina coordinatrice regionale di Forza Italia. Nel 2006 è eletta deputato. Poi, domenica 18 novembre 2007, in un'ora e mezzo organizza una folla in piazza San Babila per l'annuncio che Silvio ha deciso di fare, bruciando i tempi: la nascita del Popolo delle libertà. Da quel predellino il capo lancia anche lei, Mariastella, nel firmamento delle star del centrodestra. (...insomma, è nata una Stella...)
Peccato che un anno e mezzo su una poltrona da sempre tra le più puntute in qualsiasi governo la facciano oggi sembrare più che altro una stella cadente. Rieletta nel 2008, MaryStar, come la chiama Luciana Littizzetto, è una delle quattro donne al governo. Per il Cavaliere è il pezzo più pregiato. Una volta al consiglio dei ministri sedette nella sedia del premier. " Ecco vedete ha già preso il mio posto", commentò Berlusconi ridendo. Se all'esterno ogni suo gesto sfocia in un corteo, con la burocrazia del ministero si muove in punta di piedi bene attenta a non pestare i calli a nesssuno. E si circonda di personaggi che, in un modo o nell'altro, le tornano utili. Tra i consulenti Alberto Albertini, reperto democristiano della sua Brescia, già al Cnr, personaggio passato attraverso molte grane giudiziarie. Come portavoce sceglie Massimo Zennaro, inizi con Marcello Dell'Utri poi con Tiziana Maiolo al Comune di Milano; qualche mese e lo promuove direttore generale della Direzione generale per lo studente del ministero. Un vero atto da Casta [...] A Roma le gira spesso intorno adorante Renato Farina, per il Sismi "l'agente Betulla", espulso dall'Ordine dei giornalisti, nel 2008 eletto deputato per il Pdl. Tra quelli che non inviterebbero Mariastella al ballo della scuola Giulio Tremonti (anche se quando lui taglia i fondi, lei sbatte i tacchi e decurta i docenti) e Denis Verdini (lui scherzoso le dice davanti a tutti che è sexy, lei, che non trova la cosa appropriata al suo rango, si sforza di sorridere, Verdini è potente e lei lo sa bene).
Roma le ha cambiato il taglio di capelli, dal parrucchiere delle dive Roberto D'Antonio, ma non l'approccio circospetto, il talento di evitare rogne. Se Renato Brunetta si tuffa appena intravede una polemica, Gelmini fugge borbottando che "non si fa così": a giugno, alla contestata presentazione di un libro di Mario Giordano alla Mondadori di piazza Duomo, a luglio quando in una sua conferenza stampa irruppe il senatore Idv Stefano Pedica. Non si nega invece, il ministro Gelmini, dove sa che il parterre è tutto per lei: al campus biomedico di Trigoria presso Roma, Opera apostolica della Prelatura dell'Opus Dei, come al Meeting di Rimini di Cl, dove per tre giorni interi è stata la gemella siamese di Formigoni.
Dovevano scambiarsi le poltrone, i due: lei alla presidenza della Regione, lui al ministero dell'Istruzione: ma è stata proprio lei, un giorno prima di Berlusconi, a dichiarare che Formigoni è e resta l'unico candidato, certo e indiscutibile, alla Regione. In fondo si somigliano, lei e l'ex vergine del Pirellone: in entrambi amabilmente coesistono l'anima crociata e quella mondana, nel senso di uso di mondo, lui con quelle sue giacche arancione, lei con quel bikini con il quale cui a Positano l'ha immortalata "Chi", settimanale della real casa d'Arcore, titolo "In piscina zero in condotta" arpionata con un bacio hard al nuovo fidanzato Giorgio Patelli: 51 anni, geologo, dieci anni fa all'assessorato all'Ambiente della Lombardia, poi immobiliarista, oggi anche imprenditore edile, un bellone ben diverso dal tipo Hulk alla Romele.
Prudente sì, ingrata no, Mariastella. A giugno, provinciali di Brescia, si batté invano fino allo spasimo perché alla Presidenza fosse candidato il suddetto Romele e sembrava profilarsi uno scontro con Viviana Beccalossi di An. "Diciamo la verità, tu vuoi piazzare il tuo ex fidanzato", la azzannò Ignazio La Russa. Lei, piccata, replicò: "Almeno, di me si sa".
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